Tormentata dalla mia scelta universitaria
Gentili dottori,
sono una studentessa di 21 anni e vi scrivo perché negli ultimi anni ho cominciato a provare molta ansia nei confronti dell'università. Sono al terzo anno di Lingue Orientali e studio il cinese. Quando mi sono iscritta ero al settimo cielo per essere entrata in graduatoria, sognavo di studiare il cinese da tempo e finalmente ero lì, tra quelle mura, a fare quello che più mi piaceva. Ero sempre stata attratta dall'Oriente e l'idea di dedicargli il mio studio mi entusiasmava. Questa felicità è durata per tutto il primo anno, mi sentivo leggera e spensierata...poi qualcosa ha cominciato a cambiare. Più mi avvicino alla laurea più mi sembra di aver scelto qualcosa che sì, mi piace, ma che è fine a se stesso. In fondo le lingue, da sole, senza altre conoscenze, non servono a granché. Mi sembra in parte di aver mirato troppo in alto, perché di certo non bastano tre anni per imparare una lingua come quella. Ho l'ansia perché non sono più sicura che andare in Cina sia quello che vorrei, essendomi fidanzata con un ragazzo che amo molto qui a Roma. Insomma, da quando ho cominciato a immaginare la mia vita fuori dal nido dell'università è come se mi fossero piombati addosso dei mattoni di ansia, pessimismo e insicurezza. Guardo i miei amici che si sono dedicati a studi più "concreti", come le scienze ad esempio, che prendono una laurea e sono realmente competenti una volta fuori di lì; poi guardo me stessa, che alla fine di questi 3 anni non so neanche realmente parlare in modo sciolto, e mi sento molto stupida. Oltretutto sono piuttosto timida e non riesco a buttarmi nel parlare con gli stranieri, cosa che mi fa dubitare ulteriormente della scelta che ho fatto. Non so cosa devo fare, se farmi coraggio e proseguire con quella che è la mia passione ma che non mi dà certezze, o se dedicarmi a qualcos'altro di meno complicato e che forse mi farebbe vivere più serenamente. Mi dispiacerebbe abbandonare questi studi, ma a volte mi chiedo se alla fine fossi realmente preparata a farmi carico di un impegno simile.
Spero di non essere stata troppo contorta, ho tanti pensieri da districare.
sono una studentessa di 21 anni e vi scrivo perché negli ultimi anni ho cominciato a provare molta ansia nei confronti dell'università. Sono al terzo anno di Lingue Orientali e studio il cinese. Quando mi sono iscritta ero al settimo cielo per essere entrata in graduatoria, sognavo di studiare il cinese da tempo e finalmente ero lì, tra quelle mura, a fare quello che più mi piaceva. Ero sempre stata attratta dall'Oriente e l'idea di dedicargli il mio studio mi entusiasmava. Questa felicità è durata per tutto il primo anno, mi sentivo leggera e spensierata...poi qualcosa ha cominciato a cambiare. Più mi avvicino alla laurea più mi sembra di aver scelto qualcosa che sì, mi piace, ma che è fine a se stesso. In fondo le lingue, da sole, senza altre conoscenze, non servono a granché. Mi sembra in parte di aver mirato troppo in alto, perché di certo non bastano tre anni per imparare una lingua come quella. Ho l'ansia perché non sono più sicura che andare in Cina sia quello che vorrei, essendomi fidanzata con un ragazzo che amo molto qui a Roma. Insomma, da quando ho cominciato a immaginare la mia vita fuori dal nido dell'università è come se mi fossero piombati addosso dei mattoni di ansia, pessimismo e insicurezza. Guardo i miei amici che si sono dedicati a studi più "concreti", come le scienze ad esempio, che prendono una laurea e sono realmente competenti una volta fuori di lì; poi guardo me stessa, che alla fine di questi 3 anni non so neanche realmente parlare in modo sciolto, e mi sento molto stupida. Oltretutto sono piuttosto timida e non riesco a buttarmi nel parlare con gli stranieri, cosa che mi fa dubitare ulteriormente della scelta che ho fatto. Non so cosa devo fare, se farmi coraggio e proseguire con quella che è la mia passione ma che non mi dà certezze, o se dedicarmi a qualcos'altro di meno complicato e che forse mi farebbe vivere più serenamente. Mi dispiacerebbe abbandonare questi studi, ma a volte mi chiedo se alla fine fossi realmente preparata a farmi carico di un impegno simile.
Spero di non essere stata troppo contorta, ho tanti pensieri da districare.
[#1]
Gentile ragazza,
a moltissimi studenti accade la stessa cosa che Lei ha ben descritto così: "da quando ho cominciato a immaginare la mia vita fuori dal nido dell'università è come se mi fossero piombati addosso dei mattoni di ansia, pessimismo e insicurezza."
L'università dà una cornice e una definizione: bene o male lo studente sa qual è il proprio ruolo, cosa deve fare, dove andare.
Una volta fuori le certezze non ci sono più...
Mi permetta però di fare un'osservazione rispetto alla laurea in lingue: Lei può utilizzare le lingue straniere in molti ambiti, forse ancora di più rispetto a chi, come i Suoi amici che hanno studiato una scienza, possono applicarsi solo a quella.
Poi, è chiaro che la vita è imprevedibile: Lei si è innamorata di un ragazzo di Roma che La "costringe" a rivedere i Suoi piani per il futuro. Sono inconciliabili? E' davvero un problema? Vuol dire davvero che ha sbagliato a scegliere il percorso di studi?
a moltissimi studenti accade la stessa cosa che Lei ha ben descritto così: "da quando ho cominciato a immaginare la mia vita fuori dal nido dell'università è come se mi fossero piombati addosso dei mattoni di ansia, pessimismo e insicurezza."
L'università dà una cornice e una definizione: bene o male lo studente sa qual è il proprio ruolo, cosa deve fare, dove andare.
Una volta fuori le certezze non ci sono più...
Mi permetta però di fare un'osservazione rispetto alla laurea in lingue: Lei può utilizzare le lingue straniere in molti ambiti, forse ancora di più rispetto a chi, come i Suoi amici che hanno studiato una scienza, possono applicarsi solo a quella.
Poi, è chiaro che la vita è imprevedibile: Lei si è innamorata di un ragazzo di Roma che La "costringe" a rivedere i Suoi piani per il futuro. Sono inconciliabili? E' davvero un problema? Vuol dire davvero che ha sbagliato a scegliere il percorso di studi?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile utente,
Dalle Sue righe traspare una passione indubbia per quello che sta facendo, per il percorso scelto.
Può esserci stato sì un non considerare i potenziali sbocchi, ma viviamo in un momento dove non vi sono campi "certi", quindi è bello vedere una giovane seguire il percorso che sente come il proprio.
I dubbi sono segno di capacitá di mettersi in forse e maturare, ma quando diventano troppi si fanno insicurezza.
Negli anni la vita, gli incontri, noi stessi mutiamo.
Quindi anche i progetti che ci appartengono.
Detto ciò, solo Lei puo sapere se proseguire con qualcosa che ama senza dubbio molto... Che sarebbe l'esistere senza le nostre passioni?
Potrebbe proseguire e approfondire ulteriormente il cammino intrapreso, suppongo.
Ha il tempo e lo spazio di migliorare e crescere.
Mi spiace per il tono di sfiducia verso se stessa, verso le proprie capacitá e qualitá.
In questo Suo rimettersi in forse, in gioco, svelando anche delle fragilitá forse di vecchia data, ha mai pensato a un percorso con uno specialista?
Come comprensione e crescita personale.
Sinceramente, a me non sembra mettere in dubbio ciò che ha scelto, ma se stessa, e verso molti aspetti.
Ribadisco: c'è molto da imparare, conoscere... Lo spostarsi, l'interagire sono splendide opportunitá, al di lá delle difficoltá lavorative presenti oggigiorno.
Non le veda come ostacolo, ma nel loro potenziale.
Si dia una possbilitá, magari con un aiuto, se crede.
Si dia valore: c'è tanto da apprendere e serve tempo ed esperienza.
E pazienza. Anche con se stessa...
Dalle Sue righe traspare una passione indubbia per quello che sta facendo, per il percorso scelto.
Può esserci stato sì un non considerare i potenziali sbocchi, ma viviamo in un momento dove non vi sono campi "certi", quindi è bello vedere una giovane seguire il percorso che sente come il proprio.
I dubbi sono segno di capacitá di mettersi in forse e maturare, ma quando diventano troppi si fanno insicurezza.
Negli anni la vita, gli incontri, noi stessi mutiamo.
Quindi anche i progetti che ci appartengono.
Detto ciò, solo Lei puo sapere se proseguire con qualcosa che ama senza dubbio molto... Che sarebbe l'esistere senza le nostre passioni?
Potrebbe proseguire e approfondire ulteriormente il cammino intrapreso, suppongo.
Ha il tempo e lo spazio di migliorare e crescere.
Mi spiace per il tono di sfiducia verso se stessa, verso le proprie capacitá e qualitá.
In questo Suo rimettersi in forse, in gioco, svelando anche delle fragilitá forse di vecchia data, ha mai pensato a un percorso con uno specialista?
Come comprensione e crescita personale.
Sinceramente, a me non sembra mettere in dubbio ciò che ha scelto, ma se stessa, e verso molti aspetti.
Ribadisco: c'è molto da imparare, conoscere... Lo spostarsi, l'interagire sono splendide opportunitá, al di lá delle difficoltá lavorative presenti oggigiorno.
Non le veda come ostacolo, ma nel loro potenziale.
Si dia una possbilitá, magari con un aiuto, se crede.
Si dia valore: c'è tanto da apprendere e serve tempo ed esperienza.
E pazienza. Anche con se stessa...
dr.ssa Alessia Ghisi Migliari
[#3]
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci,
la ringrazio per la risposta rapidissima. In realtà quello che mi crea tanti interrogativi è proprio il fatto di non avere un percorso. Sono una persona piuttosto pragmatica, forse per difetto tendo a vedere puramente il riscontro pratico delle cose, e inoltre rimugino moltissimo su quello che faccio, come devo farlo, quando, perché, ecc. Proprio il fatto che le lingue siano uno studio, come dire, "malleabile" mi mette in difficoltà, perché mi sembra che ci si possa fare tutto e niente. Insomma, una cosa bella ma molto nebulosa. Il mio ragazzo non mi mette assolutamente dei paletti, anzi, mi incoraggia sempre a fare quello che mi piace...credo il problema sia più che altro nella mia testa. Mi fa paura pensare che magari a causa dei miei studi dovrò trasferirmi lontana da lui, e mi sentirei doppiamente male perché me li sono pure scelti. Diciamo che a volte penso che forse avrei vissuto meglio a tenermi il cinese come hobby.
la ringrazio per la risposta rapidissima. In realtà quello che mi crea tanti interrogativi è proprio il fatto di non avere un percorso. Sono una persona piuttosto pragmatica, forse per difetto tendo a vedere puramente il riscontro pratico delle cose, e inoltre rimugino moltissimo su quello che faccio, come devo farlo, quando, perché, ecc. Proprio il fatto che le lingue siano uno studio, come dire, "malleabile" mi mette in difficoltà, perché mi sembra che ci si possa fare tutto e niente. Insomma, una cosa bella ma molto nebulosa. Il mio ragazzo non mi mette assolutamente dei paletti, anzi, mi incoraggia sempre a fare quello che mi piace...credo il problema sia più che altro nella mia testa. Mi fa paura pensare che magari a causa dei miei studi dovrò trasferirmi lontana da lui, e mi sentirei doppiamente male perché me li sono pure scelti. Diciamo che a volte penso che forse avrei vissuto meglio a tenermi il cinese come hobby.
[#4]
Forse mi sono spiegata male... Nulla Le impedisce di essere pragmatica utilizzando le lingue straniere!
Ad esempio una segretaria di direzione che deve parlare in lingua ogni giorno per interfacciarsi con gli altri ha un ruolo molto pragmatico.
Mi pare che Lei stia creando un problema dove non c'è.
Perché non prova ad informarsi meglio (cosa che l'università di solito non fa) sugli sbocchi professionali?
Rimuginare tanto è la cosa meno pragmatica che può fare... :-)
Cordiali saluti,
Ad esempio una segretaria di direzione che deve parlare in lingua ogni giorno per interfacciarsi con gli altri ha un ruolo molto pragmatico.
Mi pare che Lei stia creando un problema dove non c'è.
Perché non prova ad informarsi meglio (cosa che l'università di solito non fa) sugli sbocchi professionali?
Rimuginare tanto è la cosa meno pragmatica che può fare... :-)
Cordiali saluti,
[#5]
Utente
Gentile Dr.ssa Migliari,
grazie per il responso. In effetti, il problema centrale è il mio approccio verso le cose piuttosto che le cose in sé, anche se a volte faccio fatica a distinguerle. Sono sempre stata molto insicura, secondo mia madre è perché passo troppo tempo a pensare e poco ad agire. Sono molto introversa, una parte di me cerca di prendere di petto il mondo ma in realtà mi spaventa tantissimo ed io stessa spesso mi sento inadeguata. Forse rivolgermi a uno specialista sarebbe la cosa migliore, mi sembra di essermi messa da sola in una gabbia da cui non riesco più uscire.
grazie per il responso. In effetti, il problema centrale è il mio approccio verso le cose piuttosto che le cose in sé, anche se a volte faccio fatica a distinguerle. Sono sempre stata molto insicura, secondo mia madre è perché passo troppo tempo a pensare e poco ad agire. Sono molto introversa, una parte di me cerca di prendere di petto il mondo ma in realtà mi spaventa tantissimo ed io stessa spesso mi sento inadeguata. Forse rivolgermi a uno specialista sarebbe la cosa migliore, mi sembra di essermi messa da sola in una gabbia da cui non riesco più uscire.
[#6]
Giá avere la consapevolezza che la gabbia è stata forgiata da noi è un buon passo, no?
Adesso è dentro questa gabbia, ma sa il materiale di cui è fatta: insicurezza, introversione, scarsa autostima, un continuo pensare e ripensare...
Per questo Le suggerisco un aiuto, che potrebbe essere utile al di lá delle scelte universitarie, ma nella realtá complessa di tutti i giorni.
Allora, come dice Lei, si può iniziare prendendo "di petto" la gabbia... No?
Lì fuori il mondo vasto può stravolgere, ma c'è anche molta bellezza in attesa.
Un caro saluto.
Adesso è dentro questa gabbia, ma sa il materiale di cui è fatta: insicurezza, introversione, scarsa autostima, un continuo pensare e ripensare...
Per questo Le suggerisco un aiuto, che potrebbe essere utile al di lá delle scelte universitarie, ma nella realtá complessa di tutti i giorni.
Allora, come dice Lei, si può iniziare prendendo "di petto" la gabbia... No?
Lì fuori il mondo vasto può stravolgere, ma c'è anche molta bellezza in attesa.
Un caro saluto.
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Gentile ragazza, la facoltà di lingue, con specializzazione in cinese, è stata quella che rispondeva di più ai tuoi bisogni quando l'hai scelta. In fondo ha fatto "il suo lavoro": ti ha traghettata con entusiasmo dalle scuole superiori all'università, facendoti trascorrere il primo anno con energia e passione. Proprio il 1° anno, che statisticamente è quello più difficile, di transizione. Ora sei al terzo anno, sei cresciuta, hai un fidanzato, altri progetti, tante cose sono cambiate e tante ancora cambieranno.
Sei comunque al terzo anno, con una freccia in più nel tuo arco: conosci le basi di una lingua complessa e in espansione, hai quindi una carta che puoi giocarti nel presente e nel futuro in tanti modi, alcuni dei quali non sono neanche prevedibili. Puoi approfondirla, affiancarla ad altre carte o decidere di tenerla lì , a caratterizzare il tuo profilo culturale e professionale, che comunque non è poco.
Hai comunque messo un mattone sul tuo profilo. Ora può essere utile fare un bilancio, insieme ad uno psicologo del lavoro, che puoi trovare anche nel centro di orientamento della tua università. In questo modo rimetti a fuoco obiettivi, passioni, interessi vecchi e nuovi, progetti vecchi e nuovi, attitudini, e valuti, di fronte a un quadro chiaro e completo di tutti gli elementi sia che appartengono a te, sia che caratterizzano lo scenario lavorativo. Puoi concludere questo ciclo, fare il punto della situazione e valutare, una volta raccolti tutti gli elementi, quali direzioni seguire, valorizzando quello che hai già fatto e facendo in modo che ti torni utile, a prescindere che continuerai o meno su quella direzione. In bocca al lupo!
Sei comunque al terzo anno, con una freccia in più nel tuo arco: conosci le basi di una lingua complessa e in espansione, hai quindi una carta che puoi giocarti nel presente e nel futuro in tanti modi, alcuni dei quali non sono neanche prevedibili. Puoi approfondirla, affiancarla ad altre carte o decidere di tenerla lì , a caratterizzare il tuo profilo culturale e professionale, che comunque non è poco.
Hai comunque messo un mattone sul tuo profilo. Ora può essere utile fare un bilancio, insieme ad uno psicologo del lavoro, che puoi trovare anche nel centro di orientamento della tua università. In questo modo rimetti a fuoco obiettivi, passioni, interessi vecchi e nuovi, progetti vecchi e nuovi, attitudini, e valuti, di fronte a un quadro chiaro e completo di tutti gli elementi sia che appartengono a te, sia che caratterizzano lo scenario lavorativo. Puoi concludere questo ciclo, fare il punto della situazione e valutare, una volta raccolti tutti gli elementi, quali direzioni seguire, valorizzando quello che hai già fatto e facendo in modo che ti torni utile, a prescindere che continuerai o meno su quella direzione. In bocca al lupo!
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Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.9k visite dal 19/01/2017.
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