Benchè ancora giovane, mi sono già stancato di vivere!
Salve a tutti i medici dello staff e grazie del bel servizio che offrite.
Il titolo è abbastanza “forte”, ma le ragioni di questo mio malessere affondano fin nell’infanzia.
Figlio unico di due genitori borghesi, fin da piccolo mi son sentito addosso il “peso” di non doverli deludere…ricordo che se portavo una sufficienza (non parlo di voti mediocri ma proprio di sufficienza) mi bastava uno sguardo di mio padre per farmi sentire un inetto e una nullità, dato che la mia media era dell’8. Inutile dire che la loro autorevolezza e la mia debolezza di carattere mi hanno fatto essere anche vittima di bullismo per tutto il liceo.
Finito il liceo all’università non volevo andarci, ma anche lì da parte dei miei ricatti psicoligici a “gogò” con frasi del tipo “ma dove vai senza laurea, a fare il fallito?” cosi che mi sono laureato in giurisprudenza (la tipica materia di chi all’epoca mia non sapeva cosa voler fare) al prezzo di un esaurimento nervoso che mi ha visto in cura da una psichiatra per due anni, con assunzione di Sertralina e benzodiazepinici.
La mia carriera lavorativa è stata costellata solo di lavori precari, almeno prima erano impiegatizi, ora invece da 3 anni non trovando piu nulla come impiegato, lavoro in ambito commerciale (prima call center poi rappresentante) e con tutto lo stress di vendita di cui mi caricano, con la minaccia di licenziamento, mi uccidono giorno dopo giorno.
Ho avuto poche esperienze con le donne, l’unica piu lunga (per modo di dire, durata un anno, tanti anni fa) è stata con una ragazza piu pazza di me, che soffre del disturbo di personalità borderline, di cui forse non sono mai stato innamorato… siamo rimasti in buoni rapporti, per modo di dire anche questo, si puo dire che ora siamo solo amici ma io in piu di una occasione le ho fatton da “badante/confidente” dato che la sua famiglia è totalmente assente… ormai le voglio bene come a una sorella, ma di certo i suoi sbalzi d’umore e “tentati suicidi” vari, non incidono positivamente sul mio, di umore, gia abbastanza depresso.
Insomma, morale della favola, mi sento come se la mia vita sia stata spesa per far contenti gli altri…non mi sparo un colpo in testa solo perche non ne ho il coraggio (vigliacco anche in questo ;) ) e perche sono credente (purtroppo…imbottito anche di cavolate religiose come quella che chi si uccide va all’inferno). Ma provo una grande rabbia e odio verso me stesso, verso i miei genitori, verso quegli ex compagni di scuola/bulli che mi hanno deriso e ora hanno un lavoro piu brillante del mio…e ultimamente, credetemi, ho provato una forte ma forte invidia verso un collega a cui hanno diagnosticato una leucemia in stato avanzato e pochi mesi di vita….vi ho detto tutto. E scusate per lo sfogo e per la lunghezza del post.
Il titolo è abbastanza “forte”, ma le ragioni di questo mio malessere affondano fin nell’infanzia.
Figlio unico di due genitori borghesi, fin da piccolo mi son sentito addosso il “peso” di non doverli deludere…ricordo che se portavo una sufficienza (non parlo di voti mediocri ma proprio di sufficienza) mi bastava uno sguardo di mio padre per farmi sentire un inetto e una nullità, dato che la mia media era dell’8. Inutile dire che la loro autorevolezza e la mia debolezza di carattere mi hanno fatto essere anche vittima di bullismo per tutto il liceo.
Finito il liceo all’università non volevo andarci, ma anche lì da parte dei miei ricatti psicoligici a “gogò” con frasi del tipo “ma dove vai senza laurea, a fare il fallito?” cosi che mi sono laureato in giurisprudenza (la tipica materia di chi all’epoca mia non sapeva cosa voler fare) al prezzo di un esaurimento nervoso che mi ha visto in cura da una psichiatra per due anni, con assunzione di Sertralina e benzodiazepinici.
La mia carriera lavorativa è stata costellata solo di lavori precari, almeno prima erano impiegatizi, ora invece da 3 anni non trovando piu nulla come impiegato, lavoro in ambito commerciale (prima call center poi rappresentante) e con tutto lo stress di vendita di cui mi caricano, con la minaccia di licenziamento, mi uccidono giorno dopo giorno.
Ho avuto poche esperienze con le donne, l’unica piu lunga (per modo di dire, durata un anno, tanti anni fa) è stata con una ragazza piu pazza di me, che soffre del disturbo di personalità borderline, di cui forse non sono mai stato innamorato… siamo rimasti in buoni rapporti, per modo di dire anche questo, si puo dire che ora siamo solo amici ma io in piu di una occasione le ho fatton da “badante/confidente” dato che la sua famiglia è totalmente assente… ormai le voglio bene come a una sorella, ma di certo i suoi sbalzi d’umore e “tentati suicidi” vari, non incidono positivamente sul mio, di umore, gia abbastanza depresso.
Insomma, morale della favola, mi sento come se la mia vita sia stata spesa per far contenti gli altri…non mi sparo un colpo in testa solo perche non ne ho il coraggio (vigliacco anche in questo ;) ) e perche sono credente (purtroppo…imbottito anche di cavolate religiose come quella che chi si uccide va all’inferno). Ma provo una grande rabbia e odio verso me stesso, verso i miei genitori, verso quegli ex compagni di scuola/bulli che mi hanno deriso e ora hanno un lavoro piu brillante del mio…e ultimamente, credetemi, ho provato una forte ma forte invidia verso un collega a cui hanno diagnosticato una leucemia in stato avanzato e pochi mesi di vita….vi ho detto tutto. E scusate per lo sfogo e per la lunghezza del post.
[#1]
Gentile Utente,
comprensibile la Sua rabbia, date le premesse.
Ma questa rabbia deve essere lasciata andare o eventualmente utilizzata a Suo vantaggio ad esempio per mettere ordine nella Sua vita e come benzina per ripartire.
Per questa ragione, un lavoro psicologico sarebbe a mio avviso indicato, in modo da riprendere questi temi delicati, la mission di dover essere sempre in un certo modo e mai sotto le aspettative di altri, imparare a scoprire che cosa Le piace, oltre a quello che deve fare.
Insomma, cambiando prospettiva (anche se mi rendo conto che in questo momento probabilmente non riesce a vedere alternative né soluzioni), Le sarà possibile iniziare ad apprezzare la Sua vita e a ripartire.
Avendo perso le speranze di potercela fare e di poter cambiare, è chiaro che non riesce a vedere le soluzioni.
Cordiali saluti,
comprensibile la Sua rabbia, date le premesse.
Ma questa rabbia deve essere lasciata andare o eventualmente utilizzata a Suo vantaggio ad esempio per mettere ordine nella Sua vita e come benzina per ripartire.
Per questa ragione, un lavoro psicologico sarebbe a mio avviso indicato, in modo da riprendere questi temi delicati, la mission di dover essere sempre in un certo modo e mai sotto le aspettative di altri, imparare a scoprire che cosa Le piace, oltre a quello che deve fare.
Insomma, cambiando prospettiva (anche se mi rendo conto che in questo momento probabilmente non riesce a vedere alternative né soluzioni), Le sarà possibile iniziare ad apprezzare la Sua vita e a ripartire.
Avendo perso le speranze di potercela fare e di poter cambiare, è chiaro che non riesce a vedere le soluzioni.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
La ringrazio, cara dottoressa, per il consiglio che mi ha dato...in effetti ci pensavo gia da tempo a tornare in psicoterapia....temporeggiavo solo perché, a differenza di 10 anni fa, quando mi "ammalai" per l'università, ancora conservo l'equilibrio bioritmico, ovvero, aver fame senza crampi allo stomaco, dormo regolarmente ecc. Mentre invece 10 anni fa avevo somatizzato molto a livello fisico e stavo molto peggio....quindi pensavo che in una situazione come quella attuale fosse inutile tornare in terapia....ma in effetti gia una pulce nell'orecchio mi diceva di tornarci, e dopo il Suo consiglio, ne sono ancora più convinto ;) Grazie ancora.
[#3]
Talvolta la sofferenza psicologica si esprime anche attraverso il corpo. La stessa tristezza può "attaccare" il corpo e renderlo malato. Ma non è sempre detto che sia così.
Anche la perdita della speranza, il rimuginio, ecc... possono intaccare la salute e necessitare dunque di un aiuto specialistico.
Tornare in terapia è una buona idea per mettere ordine alle idee e ripartire.
Mi faccia sapere in futuro, se vuole.
Cordiali saluti,
Anche la perdita della speranza, il rimuginio, ecc... possono intaccare la salute e necessitare dunque di un aiuto specialistico.
Tornare in terapia è una buona idea per mettere ordine alle idee e ripartire.
Mi faccia sapere in futuro, se vuole.
Cordiali saluti,
[#4]
Gentile utente,
può accadere che per qualche decennio si sia legati alle aspettive genitoriali.
E che esse, se per un verso sono servite da spinta per raggiungere certi obiettivi, ad un certo punti si rivelino "palle al piede" che impediscono di camminare speditamente, e soprattutto per la strada che la persona stessa sceglie.
Lei si sente "stanco di vivere";
di vivere in questo modo, ritengo; non in assoluto.
Riprendere la psicoterapia in tale situazione avrebbe il significato non tanto di rivolgersi ai sintomi (che rispetto alla prima volta sono poco appariscenti), bensì di appropriarsi delle Sua vita. Alla Sua età ciò è ancora perfettamente possibile.
può accadere che per qualche decennio si sia legati alle aspettive genitoriali.
E che esse, se per un verso sono servite da spinta per raggiungere certi obiettivi, ad un certo punti si rivelino "palle al piede" che impediscono di camminare speditamente, e soprattutto per la strada che la persona stessa sceglie.
Lei si sente "stanco di vivere";
di vivere in questo modo, ritengo; non in assoluto.
Riprendere la psicoterapia in tale situazione avrebbe il significato non tanto di rivolgersi ai sintomi (che rispetto alla prima volta sono poco appariscenti), bensì di appropriarsi delle Sua vita. Alla Sua età ciò è ancora perfettamente possibile.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 7.1k visite dal 19/01/2017.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).