Incapacità di essere felice
Buongiorno,
sono una ragazza di 23 anni e posso dire, onestamente, che non mi sia mai mancato nulla nella vita. Provengo da una famiglia benestante, molto unita: i miei genitori sono sposati e innamorati da quasi trent'anni e ho una sorella poco più piccola di me per cui stravedo e che è una delle mie più care amiche. Crescendo, i miei genitori hanno sempre fatto di tutto per noi, abbiamo viaggiato moltissimo e se realmente desideravamo qualcosa generalmente ce la concedevano, senza però viziarci e con la giusta dose di severità. Frequento l'università dei miei sogni, ho conseguito la laurea triennale poche settimane fa e ora sto frequentando il corso magistrale, per ora con ottimi risultati. Proprio per essere più comoda con l'università vivo da sola in una città che amo e, se da un lato la mia famiglia abita abbastanza vicino da poter tornare a casa anche in giornata, dall'altro lato non mi sento mai sola qui, essendo io molto socievole e avendo molti amici con cui passo la maggior parte del tempo. Inoltre, sono legatissima alla mia migliore amica che conosco da ormai dieci anni. L'unica cosa che mi manca è un fidanzato, ma non è una cosa che mi pesa e, anzi, sto bene sola e sono convinta di non aver bisogno di un uomo, anche se vorrei trovare l'amore in futuro. Infine, non ho mai subito lutti (toccando ferro) e non ho mai ricevuto un vero dolore.
Tutta questa lunghissima premessa per dire che ho una vita davvero agiata, non mi posso lamentare di nulla e sono consapevole di essere una persona estremamente privilegiata e fortunata, sia a livello economico che affettivo; nonostante ciò, mi sento sempre come se mi mancasse qualcosa, non sono assolutamente infelice, ma non credo di poter nemmeno dire in tutta onestà di essere felice e non capisco il perché di questo mio pensiero e perché io non riesca ad apprezzare tutte le cose che ho, ogni volta che ci penso mi sento un'ingrata. Inoltre, nonostante io abbia molti interessi e hobby, non eccello in nessuno di essi e questo mi ha sempre portato a pensare di non aver nessun talento particolare, ma al di là di questo, anche se so di avere molti difetti e credo di essere abbastanza obiettiva nel riconoscerli e anche se so di poter ancora lavorare su me stessa, sono contenta di come sono caratterialmente e fisicamente, anche se in passato ho avuto problemi col cibo, ora risolti.
Quindi a cosa può essere dovuto questo senso di insoddisfazione e incapacità di essere felice che provo? A volte mi intristisco davvero molto per come mi sento e ciò mi confonde perché non ne capisco il motivo.
Sarebbe il caso che io ne parlassi con un professionista?
Vi ringrazio per l'attenzione e mi scuso per la lunghezza della domanda.
sono una ragazza di 23 anni e posso dire, onestamente, che non mi sia mai mancato nulla nella vita. Provengo da una famiglia benestante, molto unita: i miei genitori sono sposati e innamorati da quasi trent'anni e ho una sorella poco più piccola di me per cui stravedo e che è una delle mie più care amiche. Crescendo, i miei genitori hanno sempre fatto di tutto per noi, abbiamo viaggiato moltissimo e se realmente desideravamo qualcosa generalmente ce la concedevano, senza però viziarci e con la giusta dose di severità. Frequento l'università dei miei sogni, ho conseguito la laurea triennale poche settimane fa e ora sto frequentando il corso magistrale, per ora con ottimi risultati. Proprio per essere più comoda con l'università vivo da sola in una città che amo e, se da un lato la mia famiglia abita abbastanza vicino da poter tornare a casa anche in giornata, dall'altro lato non mi sento mai sola qui, essendo io molto socievole e avendo molti amici con cui passo la maggior parte del tempo. Inoltre, sono legatissima alla mia migliore amica che conosco da ormai dieci anni. L'unica cosa che mi manca è un fidanzato, ma non è una cosa che mi pesa e, anzi, sto bene sola e sono convinta di non aver bisogno di un uomo, anche se vorrei trovare l'amore in futuro. Infine, non ho mai subito lutti (toccando ferro) e non ho mai ricevuto un vero dolore.
Tutta questa lunghissima premessa per dire che ho una vita davvero agiata, non mi posso lamentare di nulla e sono consapevole di essere una persona estremamente privilegiata e fortunata, sia a livello economico che affettivo; nonostante ciò, mi sento sempre come se mi mancasse qualcosa, non sono assolutamente infelice, ma non credo di poter nemmeno dire in tutta onestà di essere felice e non capisco il perché di questo mio pensiero e perché io non riesca ad apprezzare tutte le cose che ho, ogni volta che ci penso mi sento un'ingrata. Inoltre, nonostante io abbia molti interessi e hobby, non eccello in nessuno di essi e questo mi ha sempre portato a pensare di non aver nessun talento particolare, ma al di là di questo, anche se so di avere molti difetti e credo di essere abbastanza obiettiva nel riconoscerli e anche se so di poter ancora lavorare su me stessa, sono contenta di come sono caratterialmente e fisicamente, anche se in passato ho avuto problemi col cibo, ora risolti.
Quindi a cosa può essere dovuto questo senso di insoddisfazione e incapacità di essere felice che provo? A volte mi intristisco davvero molto per come mi sento e ciò mi confonde perché non ne capisco il motivo.
Sarebbe il caso che io ne parlassi con un professionista?
Vi ringrazio per l'attenzione e mi scuso per la lunghezza della domanda.
[#1]
Gentile utente,
Lei pone l'asticella molto alta, quando esprime il desiderio di:
<< ...essere felice ..<< ,
e mette alla prova anche noi, considerato che gli "Studi sulla felicità" negli ultimi decenni sono diventati interdisciplinari, tra cui molto interessanti quelli riguardanti il rapporto tra economia e felicità.
La tematica ha interpellato saggi di ogni luogo e tempo; con risposte differenti in modo impressionante:
felicità per alcuni è gustare la pace davanti al fiume che scorre,
per altri assistere al fuggevole sbocciare dei fiori di ciliegio,
per altri ancora nel rinunciare a tutti i beni materiali... .
Il termine "felicità" è utilizzato soprattutto dagli adolescenti che - come si sa - amano l'assoluto.
Oppure da certe correnti psicologiche che enfatizzano l'ottimismo.
Ritengo la felicità uno stato transitorio, che si presenta in modo in-costante nella vita; magari tutti i giorni, ma non tutti i minuti/secondi delle 24 ore.
Se la felicità è lo "stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri", si può intuire che sia un equilibrio instabile.
Uno di questi è l'innamoramento, quando il cervello subisce una sorta di transitorio doping
( https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5734-sei-innamorato-a-il-cervello-ti-si-illumina.html );
altre situazioni in cui si sperimenta la felicità sono legate alle aspettative personali e a all'atteggiamento col quale ci si pone di fronte alle cose. In questo senso si può parlare di dimensione che è possibile potenziare.
E poi ci sono altri vocaboli che descrivono altri stati d'animo non di serie B:
soddisfazione di sè, serenità, contentezza, pace..
<<Sarebbe il caso che io ne parlassi con un professionista?<<
Direi di sì, considerato che
la tematica è talmente sfaccettata che mal si presta ad un confronto "virtuale",
può essere l'occasione per chiarirsi con se stessa e verificare se Lei sta facendo tutto quanto in Suo potere per vivere interiormente al meglio per Lei possibile.
Saluti cordiali.
Lei pone l'asticella molto alta, quando esprime il desiderio di:
<< ...essere felice ..<< ,
e mette alla prova anche noi, considerato che gli "Studi sulla felicità" negli ultimi decenni sono diventati interdisciplinari, tra cui molto interessanti quelli riguardanti il rapporto tra economia e felicità.
La tematica ha interpellato saggi di ogni luogo e tempo; con risposte differenti in modo impressionante:
felicità per alcuni è gustare la pace davanti al fiume che scorre,
per altri assistere al fuggevole sbocciare dei fiori di ciliegio,
per altri ancora nel rinunciare a tutti i beni materiali... .
Il termine "felicità" è utilizzato soprattutto dagli adolescenti che - come si sa - amano l'assoluto.
Oppure da certe correnti psicologiche che enfatizzano l'ottimismo.
Ritengo la felicità uno stato transitorio, che si presenta in modo in-costante nella vita; magari tutti i giorni, ma non tutti i minuti/secondi delle 24 ore.
Se la felicità è lo "stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri", si può intuire che sia un equilibrio instabile.
Uno di questi è l'innamoramento, quando il cervello subisce una sorta di transitorio doping
( https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5734-sei-innamorato-a-il-cervello-ti-si-illumina.html );
altre situazioni in cui si sperimenta la felicità sono legate alle aspettative personali e a all'atteggiamento col quale ci si pone di fronte alle cose. In questo senso si può parlare di dimensione che è possibile potenziare.
E poi ci sono altri vocaboli che descrivono altri stati d'animo non di serie B:
soddisfazione di sè, serenità, contentezza, pace..
<<Sarebbe il caso che io ne parlassi con un professionista?<<
Direi di sì, considerato che
la tematica è talmente sfaccettata che mal si presta ad un confronto "virtuale",
può essere l'occasione per chiarirsi con se stessa e verificare se Lei sta facendo tutto quanto in Suo potere per vivere interiormente al meglio per Lei possibile.
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.4k visite dal 11/01/2017.
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