disaccordo con la psicologa

Ho svolto una terapia cognitivo-comportamentale durata qualche anno in seguito alla quale ho risolto egregiamente problemi di ansia, ed attacchi di panico, e con la psicologa c'è sempre stato un rapporto terapeutico molto buono. Tuttavia, ora che riuscivo finalmente a fare una vita serena senza ansia la situazione è totalmente cambiata in quanto si sono ingigantiti problemi che prima erano solo latenti, non disturbanti, riguardanti la salute. Da qualche mese, ho sempre qualche sintomo fisico e vado in panico, faccio ricerche su internet, penso al peggio....ma.....non vado dal medico, sia per il terrore di una diagnosi infausta, sia perchè capisco di non avere una reale percezione, razionale, della gravità dei miei sintomi. Da quando sono sopraggiunti questi pensieri intrusivi e disturbanti, non sto più bene, e questo mi impedisce di godermi i successi ottenuti in terapia dal punto di vista della rimozione dell'ansia.
Con la psicologa ci stiamo lavorando, ma io non riesco a seguirla come facevo prima. Sto cercando di fare mia la convinzione che questo nuovo "sintomo" è una paura di concedermi di essere felice, o di riuscire a fare le cose senza avere sempre l'ansia.
Il punto per cui vi scrivo, è questo: la psicologa mi fa ragionare sul fatto che le malattie sono incontrollabili e l'unico potere che noi abbiamo su di esse è di fare prevenzione.
Ecco, su questo ci scontriamo, e questa cosa anzichè aiutarmi mi manda ancora più in panico, perchè io interpreto la sua frase come una necessità di dare ascolto ad ogni mio sintomo, e fare indagini mediche per appunto prevenire la possibilità di una brutta malattia. Ne ricavo l'impressione che lei mi chieda di andare dal medico per ogni cosa, mentre come dicevo io non sono razionale nel valutare i miei sintomi. Vorrei recuperare razionalità per capire se sto esagerando, o se veramente sono sintomi che richiedono il medico. In altre parole, so bene che se andassi dal medico ogni volta, mi tranquillizzerei,dopo però, prima ogni visita sarebbe fonte di un'ansia esagerata, e non riesco ad immaginare di vivere così.
Credo di non capire e non riuscire a farmi capire dalla psicologa, per questo scrivo per avere un punto di vista esterno. Se l'impronta terapeutica adesso è andare dal medico ad ogni sintomo, io non ci sto, non ce la faccio. So bene che se facessi valutare il mignolo che mi fa male, mi tranquillizzerei, ma domani mi farebbe male l'alluce! vorrei uscire da questa paura, non condivido l'impronta terapeutica, cioè quella di andare dai medici per indagare su ogni mio sintomo, perchè se questo è il lavoro che mi vuole far fare la mia psicologa, non ci siamo!
Vi ho scritto per avere un parere esterno, perchè probabilmente non riesco a farmi capire dalla psicologa o più probabilmente traviso quello che lei sta cercando di farmi capire. Sono anche molto dispiaciuta di trovarmi in questa situazione di incomprensione dopo anni di relazione terapeutica direi quasi idilliaca.
[#1]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

È comune che, durante un percorso psicoterapico, si possano manifestare:
* incomprensioni con il proprio terapeuta
* ricadute o emersione di sintomi per i quali si è richiesto l'aiuto specialistico.

un parere esterno... oltretutto on line, sarebbe da veggenti poterglielo offrire dato il fatto che lei è un utente e non una nostra paziente di cui conosciamo la storia clinica, il funzionamento cognitivo e nel complesso: tutto il suo background.

È altresì comprensibile il suo malessere sfogato on Line perché il consulto via web consente di avere un distacco significativo anche dal suo dolore

Detto ciò:
Proporrei di riferire esattamente quello che ci ha scritto per mail, direttamente alla collega che la segue... (incluso il suo dispiacere di trovarsi in questa situazione di incomprensioni dopo anni di buona relazione terapeutica). Potrebbe rivelarsi estremamente utile per lei e la sua curante.

c'è qualcosa che la frenerebbe a fare ciò?
Teme possa accadere qualcosa rispetto a ciò? Se si, cosa?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#2]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Buongiorno e grazie Dottor Pizzoleo. Io non sono una persona timida, e con la terapeuta ho una buona confidenza, ma ho sempre avuto estrema difficoltà a dire ad una persona qualcosa tipo "non sono d'accordo con te" o "stai sbagliando", a meno che ovviamente non si tratti di amici o familiari con cui ho estrema confidenza.
Quindi mi rendo conto che alla terapeuta ho espresso le mie perplessità, ma forse in modo fin troppo educato, e non tale da farle capire quanta fosse la mia sofferenza.
Ora non posso andare per impegni lavorativi, spero di riprendere tra una decina di giorni e cercherò di forzarmi ed essere più diretta, perchè mi rendo conto che più il tempo passa, più il mio malessere aumenta. Sia quello relativo al problema in sè......ma a farmi stare male è anche questa incomprensione, o diciamo meglio il fatto di non riuscire più a riconoscere in lei, nella terapeuta, un sostegno, cosa che è stata fin'ora.
[#3]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Concordo! Credo che l'essere più diretta con la collega sia la strategia più coerente!

Ciò potrebbe tornare utile ad entrambe e....... perché no? Variare la confidenza che avete costruito da buona ad estrema con la possibile finalità di giovare al processo terapeutico ;-)

Un caro saluto e ci faccia sapete se vuole
[#4]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Allo stato attuale delle cose, quello che percepisco è che la psicologa mi sta indirizzando ad agire in un senso che, forse, per lei è la soluzione. Per me sarebbe tutt'altro: una cosa che non riuscirei a fare e che mi farebbe stare peggio.
Siccome voglio credere di aver capito male,o a mia volta non essere riuscita a spiegare a che livello è la mia sofferenza, mi farò coraggio e ne parlerò sicuramente con lei.
Sperando che la seduta e quindi il chiarimento avvengano il prima possibile, la terrò sicuramente aggiornata e la ringrazio per la sua cortesia.
[#5]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Di nulla, si figuri...

Restiamo in ascolto in attesa di aggiornamenti! Noi siamo qui per lei.

NON È SOLA! ;-)

Un saluto

[#6]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Vorrei aggiungere un tassello al racconto....pensavo non fosse importante ma riflettendoci non è così, almeno per me.
Prima dell'estate stavo molto bene e sia io che la psicologa pensavamo che ci fosse ancora qualcosina da sistemare ma poi la terapia potesse essere conclusa.
Da qui inizia il mio peggioramento, inizio a fissarmi sulla paura delle malattie e lentamente cado nello stato bruttissimo in cui mi trovo adesso. Non ho voglia di niente, faccio un lavoro che odio e vado avanti per inerzia, ho crisi di pianto ogni giorno, zero concentrazione e zero appetito. Così prima di natale la psicologa (dopo aver parlato telefonicamente con la psichiatra che la affianca, ma che io non ho mai visto) mi prescrive una blandissima cura di samyr (200 mg/die) e mi chiede di fare una pausa con la terapia, perchè mi vede stanca e capisce che non riesco più a seguirla. Questo è vero, ultimamente non ero d'accordo con le soluzioni che lei mi presentava e glielo dicevo, ma questa pausa l'ho subita, ho accettato le sue ragioni e ho accettato solo perchè mi ha chiesto di tenerci in contatto coi messaggi, come peraltro abbiamo sempre fatto. Messaggi ai quali però rispondeva poco, e male, spesso minimizzando il problema. Io credo che non vedendomi non si renda conto del mio peggioramento. Ora le ho chiesto un appuntamento (per motivi di lavoro in questi mesi sono raramente in città)....sono giorni che aspetto conferma.
Vorrei capire, se questo comportamento di uno psicologo/medico è prassi normale, è forse un modo di distaccare un paziente a fine terapia, perchè non me lo spiego.
Il samyr l'ho buttato perchè sto sempre peggio.......in passato ho assunto antidepressivi, ho il contatto di una psichiatra.....se la psicologa continua ad essere evasiva, sono tentata di chiamare la psichiatra e cedere ai farmaci, perchè così non posso andare avanti.
[#7]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
<<Vorrei capire, se questo comportamento di uno psicologo/medico è prassi normale, è forse un modo di distaccare un paziente a fine terapia, perchè non me lo spiego.>>

A questa domanda, da questa postazione, senza conoscerla personalmente, sarebbe da veggenti rispondere...

quello che le posso dire è che ogni psicologo/medico ha modalità proprie di gestione dei propri pazienti.

Eventualmente provi a ricontattarla ancora!

Noi restiamo in ascolto.. ;-)

un saluto
[#8]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
si, mi rendo conto che via web non è possibile rispondere alla mia domanda....ma già da quello che mi scrive capisco che potrebbe essere una modalità. A questo punto del tutto inadeguata, dato che per me non è assolutamente arrivato il momento di chiudere.
Oggi proverò a mandarle un messaggio diretto, forzandomi, chiedendole solamente un SI o un NO.
Anche se ormai....credo si sia rotto qualcosa!
[#9]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Bene. La ricontatti

Cerchi però anche di pensare a possibili alternative della situazione...

Esempio: la sua psicologa potrebbe essere influenzata o avere degli impegni urgenti etc etc...

Non metta ora il carro davanti ai buoi pensando che qualcosa si sia rotto. È preferibile che senta la sua curante prima di prendere decisioni sul da farsi
[#10]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Certo! la ringrazio molto.
E' lo sconforto, e la solitudine che provo in questi giorni, che mi fanno pensare a conclusioni drastiche. In realtà la conosco e la stimo, quindi penso anch'io che abbia dei motivi personali a giustificazione e mi auguro di riprendere il nostro rapporto terapeutico nel migliore dei modi.
[#11]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
È normale che il malessere dell'anima, lo sconforto e la solitudine che lei avverte, la conducano ora a catastrofizzare...

Per quanto concerne il vostro rapporto... glielo auguro anche io!

[#12]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Buongiorno Dottore, e Dottori,
chiedo scusa se approfitto ancora di questo spazio. Ho finalmente ottenuto l'appuntamento con la psicologa per la prossima settimana e nel frattempo, dopo aver passato giornate infernali, ho deciso di fare di testa mia, anche perchè non avevo altra scelta! sospeso il samyr e sono tornata ad assumere, al bisogno, una compressa di xanax, come consigliatomi anni fa da una psichiatra. Mi è bastato assumerlo un giorno e sono stata subito meglio. Suggestione? forse.....ma tant'è!
Il problema ora è che ho sviluppato, e voglio risolvere, una forma di fobia che riguardano la sfera delle malattie, medicine ecc, e proprio su questo aspetto noto una totale impreparazione della mia psicologa. Sono laureata in chimica, mi diletto in letture mediche (non per niente sono ipocondriaca!) e mi accorgo della sua impreparazione lampante! Che faccio adesso?
Sono in crisi....professionista perfetta, competente, bravissima, mi ha aiutato tanto e non smetterò mai di ringraziarla per quello che sono oggi....pensando a com'ero il primo giorno che sono entrata nel suo studio.
Ma ora? devo affrontare una fobia e su questo aspetto non mi fido di lei....a dirla tutta in un angolino di me si è insinuato il dubbio che sia stata lei ad alimentare in qualche modo la mia fobia, con le sue teorie del tutto errate su prevenzione, cure, farmaci . Vorrei parlare molto di più di quanto non posso fare qui.....vorrei avere un secondo parere.....nello stesso momento ho paura....lei mi ha aiutato, con lei c'è empatia.....ma su questo......una delusione. Non sono nemmeno certa di riuscire a dirle queste cose.....come le dico, che le spiegazioni che mi da sul funzionamento di un farmaco, per me che conosco la chimica,sono.....bestialità?
[#13]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Cara utente,

Ogni specialista è detto tale perché ha una propria specializzazione. Se ho tosse costante da un mese, non vado dal dermatologo... pur sapendo che è medico. Opto per uno pneumologo.

Le posso proporre di parlare con la sua psicologa di queste incomprensioni?
Le dica tutto. Anche del dubbio che ha espresso.
<< in un angolino di me si è insinuato il dubbio che sia stata lei ad alimentare in qualche modo la mia fobia>>.
Teme qualcosa in proposito?

Per quanto concerne l'aspetto chimico farmacologico, potrebbe chiederle di potersi avvalere di una consulenza medico psichiatrica.
Che ne pensa?
[#14]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Quando mi ha consigliato quel farmaco/integratore, ha parlato al telefono con una psichiatra....le ha parlato lei, mentre avrei preferito vederla io. Comunque mi ha fatto piacere che almeno si siano parlate telefonicamente in mia presenza.
In qualche modo devo esprimere queste mie insoddisfazioni alla psicologa, perchè mi dispiacerebbe dover lasciare la terapia, e continuare con una incomprensione di fondo non avrebbe senso.
Il problema è quello che le accennavo ad inizio consulto.....non ne sono capace, non so dire ad una persona "sbagli!", mi imbarazza tantissimo e temo sempre di risultare inopportuna.....ma mi rendo conto che a maggior ragione in questo caso, riuscire a parlarle è fondamentale.
Vorrei dirle che non sono d'accordo sulla modalità con cui sta impostando la terapia, che non mi sono sentita ascoltata/capita e che credo che i suoi suggerimenti , ora, non siano risolutivi ma mi buttino ancora di più nel panico. Una cosa semplicissima, scritta qui, ma che mi sembra difficilissimo riuscire a dire, vis a vis. ma devo farlo! altre soluzioni non ne ho.
[#15]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Parlare con la sua psicologa dicendole: "sbagli!", la imbarazza molto temendo di apparire inopportuna.

Vorrei chiederle in proposito: (potrebbero essere domande con lo scopo una di riflessione in proposito)
* ha la certezza di apparire inopportuna dicendole quello che prova e pensa?
* teme il giudizio degli altri? Se si, come mai?
* lei è autocriticista?
* nella sua storia di vita ci sono stati momenti in cui affetti familiari e/o scolastici, culturali etc. Le hanno fatto pensare/sentire di sentirsi:
- incompresa/non capita?
- sbagliata?
-imbarazzata?
-Inopportuna?

[#16]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Buonasera dottore.....
...tutte domande alle quali ho spesso risposto in terapia, in quanto i miei problemi attuali derivano principalmente da una infanzia in cui figure di riferimento mi hanno SEMPRE fatto sentire sbagliata/non adatta/ non apprezzata per come sono.

Quindi la risposta è si, temo moltissimo il giudizio degli altri e sono fortemente autocritica nei miei confronti....e diciamo pure critica verso gli altro!

Tra parentesi, stasera avrei proprio voluto riprendere il post perchè mancano pochi giorni alla seduta ed io sono sempre più convinta di non voler continuare....o meglio di non voler seguire l'approccio terapeutico che mi propone ora la mia dottoressa. Non so che fare.....
vorrei da una parte non andare alla seduta e chiederle ora, io, la "pausa di riflessione" che lei mi ha chiesto qualche mese fa, per vedere cosa succede, in tempi un po' più lunghi, a stare senza. Devo ammettere che ho perso la fiducia in lei.....non in toto....ma mi sembra non adatta a seguirmi ora, per il mio problema specifico, la vedo troppo poco professionale e troppo coinvolta emotivamente (mi scusi ma non posso aggiungere dettagli).
[#17]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara Utente,

ho letto con interesse i suoi post, da cui sembra emergere un'altalena emotiva che vira alternativamente dalla stima incondizionata e la gratitudine verso la sua terapeuta, da una parte, alla totale sfiducia nei suoi confronti fino ad arrivare ad una svalutazione completa delle sue capacità professionali.

Ma andiamo per gradi.
Quello che subito mi ha colpito nel suo primo post, è stato leggere:
<<ho risolto egregiamente problemi di ansia, ed attacchi di panico>>,
seguito dopo poche righe da:
<<si sono ingigantiti problemi che prima erano solo latenti, non disturbanti, riguardanti la salute. Da qualche mese, ho sempre qualche sintomo fisico e vado in panico, faccio ricerche su internet, penso al peggio...>>.

Sembra, da quanto scrive, che i sintomi iniziali, di natura comunque ansiosa, si siano in qualche modo spostati e non siano, quindi, stati risolti egregiamente.

Se questa è la situazione, un'ipotesi potrebbe essere che, da una parte, lei stia cercando di idealizzare il lavoro fatto dalla sua terapeuta, anche per preservare in modo incosapevole, il suo investimento emotivo, economico, di tempo e di risorse nella terapia. Dall'altra, è come se non riuscisse ad accettare che la terapeuta non sia, di fatto, riuscita a "guarirla".

Da qui nascerebbe il suo risentimento, la sua rabbia inespressa, e la sua ambivalenza emotiva nei suoi confronti di cui scrivevo all'inizio.
Si tratta, ovviamente, di una ipotesi su cui, se le va, la invito a fare qualche riflessione.

Per quanto attiene il suo dubbio sulla prossima seduta, il mio consiglio è di presentarsi all'appuntamento e utilizzare quello spazio per sviscerare tutti i dubbi, le emozioni e i sentimenti che ha espresso qui.
Comprendo che possa essere difficile e imbarazzante farlo, ma questo potrebbe, in una certa misura, preservare il suo investimento di questi anni, qualunque sia poi la decisione che prenderà.

Non dovrà necessariamente riprendere il percorso interrotto, potrà magari decidere di sentire un secondo parere di persona, così come potrà decidere di prendersi una "pausa di riflessione", ma una chiusura chiarificatrice non potrà che dare un senso a quanto ha fatto fino ad oggi.

Restiamo in ascolto.
Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#18]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile Dottor Callina, la ringrazio per i preziosi spunti di riflessione che mi ha fornito.
Inizierei col dire che questo mio intervento è stato scritto in giorni diversi, iniziato un giorno in cui stavo veramente male.....ora invece mi sento molto meglio e anche i miei pensieri vanno di pari passo.
Ho passato giornate veramente nere, e questo mi ha portato a riflettere su tante cose.
Anche a me è venuto il dubbio che la mia ansia si sia spostata verso altri sintomi, e quindi di non averla risolta. Ma accanto a questo ho il dubbio, sempre più presente, che sia la psicologa ad indirizzarmi verso questa ansia....nel senso che io, di base, ho una certa paura verso la salute, e lei spesso e volentieri è sembrata dare man forte a questa paura, spingendomi a fare più indagini del dovuto, sentire doppi pareri, questo perchè in questi anni l'ho coinvolta nei miei problemini di salute (tutti banalissimi). Ovviamente, partendo dalla mia base, sentirmi dire questo, non mi aiuta. Soprattutto mi ha deluso moltissimo essermi accorta che i suoi consigli non derivano da fondate conoscenze in materia.
Ecco, essenzialmente i miei dubbi e la mia ambivalenza verso il lavoro fatto dalla dottoressa derivano da qui.
Non so che altro aggiungere. Sinceramente non ho voglia di ricominciare da capo con un altro professionista. O le cose si sistemano, e concludo il mio percorso con lei. Oppure.....è proprio necessario risolvere tutto? grosso modo ho trovato il mio equilibrio. Avrò sempre un po' paura delle malattie.....ma forse ne avrò un po' meno se a fianco non ho una persona che me le ingigantisce!
[#19]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32
Cara Utente,

<<Oppure.....è proprio necessario risolvere tutto?>>

non credo sia indispensabile risolvere tutto; spesso il lavoro che viene fatto in terapia non mira a una soluzione "tout court" dei problemi.

Si tratta, molto più frequentemente, di avere una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento e di raggiungere una armonia e un equilibrio con sè stessi e con il proprio modo di essere, sempre unico ed irripetibile.

<< grosso modo ho trovato il mio equilibrio>>

Aver trovato un proprio equilibrio è un ottimo traguardo. Bene! Non rappresenta, forse, esso stesso la soluzione dei problemi?

Un colloquio, anche solo conclusivo, con la sua curante, potrebbe aiutarla a tesaurizzare tutto il percorso che avete fatto insieme e a limitare il rischio di coltivare sentimenti di rabbia che potrebbero alimentare, magari a fasi alterne, una svalutazione dei risultati raggiunti.

E' solo questa la ragione per cui le suggerivo di non rinunciare alla seduta che ha fissato e di sfruttarla per elaborare l'ambivalenza emotiva che anche lei riconosce; potrebbe utilizzare questa occasione per un'ulteriore crescita personale.

Se vuole, mi tenga informato sugli sviluppi.
Un caro saluto
[#20]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le darò un parere da terapeuta strategico.

>>> Sto cercando di fare mia la convinzione che questo nuovo "sintomo" è una paura di concedermi di essere felice, o di riuscire a fare le cose senza avere sempre l'ansia
>>>

E infatti è proprio questo il problema. Dall'ansia non si esce attraverso i ragionamenti, specie quando l'ansia assume una marcata colorazione ossessiva come sembra essere il suo caso.

In altre parole, ragionare su dubbi e ossessioni è una tentata soluzione che finisce per alimentare il problema.

Il decorso tipico dell'ansia è partire dal fisico per arrivare a corrompere la mente, riempendola di dubbi. Pertanto, ragionandoci sopra l'esito scontato è di aumentare ancor di più dubbi e paure, non di farli diminuire.

La mia impressione è che questa terapia potrebbe averle ormai dato quello che poteva darle e che forse è necessario cercare aiuto altrove. Non per la competenza della collega, che do per scontata, ma per il fatto che sembrate viaggiare su binari diversi.

Sempre da un punto di vista strategico, per i disturbi d'ansia è imprescindibile iniziare a fare delle cose in modo diverso, ossia parlare, analizzare e interpretare va bene, ma non basta. Occorre ricevere istruzioni precise dal terapeuta e seguirle passo passo.

Questo sta avvenendo nella terapia attuale?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#21]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentili dottori,
vi ringrazio tutti per l'attenzione che mi avete dedicato.
Vista la confusione,e trovandomi a portata di mano una scusa molto credibile, ho rimandato l'appuntamento a data da destinarsi.
So di non essere stata corretta verso una professionista che mi aveva riservato il suo tempo, e che dal punto di vista psicologico sono scappata, invece di affrontare una situazione temuta. Non nego di aver sbagliato, ma mi trovo in una situazione di confusione tale che ho bisogno di prendermi del tempo per riflettere.

Devo capire se la mia è delusione....rabbia....perdita di fiducia...e se tutto questo è successo per gli ultimi accadimenti.....o perchè ormai sento che la terapia è conclusa.

Come mi dice il Dottor Santocito, probabilmente i miei problemi non sono risolti....e probabilmente con una terapia strategica risolverei (dottore, la leggo sempre.....e comunque i "compiti" li ho fatti, con la mia terapeuta), ma io , oggi, non me la sento.
[#22]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> So di non essere stata corretta verso una professionista che mi aveva riservato il suo tempo, e che dal punto di vista psicologico sono scappata, invece di affrontare una situazione temuta
>>>

Se ha dato disdetta per tempo direi che è stata corretta, almeno per i miei standard. A me basta che i miei pazienti mi avvisino almeno un giorno prima.

In ogni caso potrà sempre richiamarla e fissare un nuovo appuntamento, se ci ripensa.

Forse non è stata una fuga. Se non sta riuscendo a risolvere il problema in questa terapia, più che di fuga si potrebbe forse parlare di logica conseguenza.

Quali sono stati i compiti assegnati?

Quali le sono riusciti più difficili da eseguire?

[#23]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Dottor Santocito, in tre abbondanti anni di terapia di compiti ne ho fatti tanti, essenzialmente riguardavano il fare quelle cose che non riuscivo a fare prima, dopo averne parlato molto in terapia e procedendo per gradi e con i vari accorgimenti dettatimi dalla dottoressa.
Riguardavano soprattutto spostamenti (prendere l'auto, il treno, da sola o accompagnata) ma anche tanti altri, che riassumere qui adesso sarebbe impossibile.
[#24]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se non capisco male si è trattato di compiti indirizzati perlopiù verso gli aspetti fobici iniziali. Ma adesso che l'ansia si è spostata più sul versante ossessivo, tali compiti sarebbero inadatti e andrebbero sostituiti da altri. Forse la collega è abituata a lavorare con ansia di tipo più fobico che ossessivo.

Dopo che si sarà presa il suo tempo per riflettere, potrebbe provare a contattare un terapeuta a indirizzo strategico, per un parere e per lavorare sulla forma attuale del suo problema.

[#25]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Buonasera,
mi sono presa alcuni giorni per riflettere e fare chiarezza e se vi fa piacere vi aggiorno.
Ho riflettuto molto sul mio rapporto con la psicologa, e devo dire che come qualcuno di voi aveva ipotizzato, credo di essere arrabbiata con lei, o più di tutto delusa.
In sostanza, verso fine estate ho sviluppato (o è venuto allo scoperto) questo problema riguardo salute/malattie. Lei mi proponeva una chiave interpretativa sulla quale non ero d'accordo, e continuavo a dirglielo. Nel frattempo mi diceva di non pensarci, pensare ai miei successi ecc. Ho passato due mesi a dirle che non ero d'accordo col suo approccio, che non ne uscivo, che non la seguivo ... e intanto peggioravo.
Quello che mi ha dato fastidio è stato che prima di Natale lei mi abbia dato quel farmaco, con delle indicazioni mediche abbastanza "maccheroniche" e poi, dato che non la seguivo, mi abbia chiesto di prendermi una pausa. Questa cosa l'ho letta come "non sei d'accordo con la terapia che ti propongo, addio!" Ma io non ero d'accordo perchè non era risolutiva.

Successivamente le ho chiesto l'appuntamento e poi l'ho disdetto, ma perchè? perchè prima o poi dovrò affrontare i mostri relativi alle malattie, devo fare delle visite di routine e prevenzione che faccio ogni anno.....e sinceramente non mi va di parlarne con lei, perchè su questo non mi da fiducia, anzi spesso in passato mi ha dato indicazioni totalmente sbagliate (se un medico mi diceva di fare un controllo ogni 2 anni, lei mi consigliava di cambiare medico, perchè quel controllo era meglio farlo ogni due).

Ora che faccio?ho mille dubbi tra ricontattare lei e parlarne, cosa che mi pesa tantissimo. Lasciare passare altro tempo, magari dopo questo periodo avrò anche maggiore serenità (ora sono stressata e nervosa). Cercare un altro terapista per risolvere solo la questione "salute", ma non vorrei ricominciare da capo e metterci altri anni......

nella mia testa ho cercato di fare chiarezza.....ma come si evince da questo post, molto probabilmente sono ancora confusa tanto quanto prima!
[#26]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Buongiorno! se vi fa piacere, vorrei aggiornarvi sulla mia situazione, facendo riferimento a questo messaggio e all'altro simile scritti qualche mese fa.
Dunque.....mi sono presa un periodo in cui ho volutamente deciso di non andare in terapia e di non sentire più la psicologa per gli abituali "aggiornamenti" via telefono a cui ero abituata. E' stato un periodo difficilissimo in cui sono passata dalla delusione, alla rabbia, alla disperazione di sentirmi senza un sostegno. Ho provato a seguire altre strade, contattato altre psicologhe con cui dopo solo un colloquio telefonico capivo che non me la sarei sentita di ricominciare. Ho anche chesto psicofarmaci a una psichiatra, ma non li ho mai presi, e ad oggi sono felice di non aver iniziato.
In questi bruttissimi mesi ho capito che il sentimento principale era una profonda rabbia verso la psicologa, e che non sarei mai stata bene se mi fossi semplicemente allontanata senza parlargliene. Così, dato che lavoro ancora fuori e non posso andare in terapia le ho chiesto se potevamo parlare per telefono...un'ora esatta di telefonata in cui le ho detto tutto quello che ho in sostanza scritto qui, soprattutto riguardo all'impronta che lei stava dando alla terapia e che non condivido. Sono riuscita a dirle queste cose senza rabbia, mi è piaciuta molto la sua reazione, che non si è difesa, non mi ha accusato, ma abbiamo ammesso entrambe le rispettive "colpe" e in grande fraintendimento che è nato di conseguenza. Mi ha spiegato anche i motivi del mio malessere, qualcosa che ha radici profonde, che è legato al rapporto con mia madre e che io non ho mai affrontato fino in fondo....e solo adesso, dopo questa pausa, ho capito di non aver sviscerato abbastanza il problema e di non aver fatto tutto il possibile per uscirne, una sorta di blocco che ho, per timore di provare troppo dolore. Appena potrò tornerò in terapia. Da quando ho parlato con lei sto meglio.....voglio tornare, ora che ci siamo chiarite, e darle fiducia. Fermo restando che le ho espresso i miei dubbi, quello che mi stava facendo male, e mi auguro che da questo si possa ripartire, senza fare gli stessi errori....nè io, nè lei.
[#27]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598


"..In questi bruttissimi mesi ho capito
che il sentimento principale era una profonda rabbia verso la psicologa,
e che non sarei mai stata bene se mi fossi semplicemente allontanata senza parlargliene. .."


Gentile utente,

ho voluto citare questa Sua frase non solo (o non tanto) per Lei, che poi lo ha coraggiosamente messo in atto,
quanto per tutte le persone che hanno letto in questi due mesi il Suo consulto,
sono proprio tante, quasi 900 ad ora.

Segno evidente che il disaccordo con il/la proprio/a Psicoterapeuta può esserci, può accadere, magari ne soffrono più persone di quanto si pensi.

Ma la conclusione a cui è giunta dice anche che
se ambedue - paziente e Terapeuta - sono convinte di andare al fondo del problema relazionale o di impostazione che si è creato,
il chiarimento
anche se difficile
è produttivo;
produce gioia e autostima,
e frequentemente permette di ripartire insieme con un nuovo "passo".

Ritengo vada anche riconosciuta la pazienza e competenza dei Colleghi che qui l'hanno seguita per ben ... 26 ... interazioni nel corso dei mesi.

Saluti cordiali.














Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#28]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Mi sembrava palese, anche se non ho scritto un grazie esplicito, che tornare qui ad aggiornarvi fosse un modo per riconoscere il prezioso aiuto che mi avete fornito!
[#29]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598



Non riguardava me, che non ho partecipato, bensì i Colleghi.

I riscontri peraltro sono sempre graditi.

Saluti cordiali.



[#30]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Uno dei decorsi tipici dell'ansia fobica (panico) è trasformarsi in ansia ossessiva, cioè preoccupazioni angoscianti e intrusive per qualcosa che potrebbe succedere. È raro che chi soffre di panico ne soffra per molto tempo, perché l'ansia ha la tendenza a evolversi e raffinarsi nel tempo e a diventare meno fisica e più mentale.

>>> i motivi del mio malessere, qualcosa che ha radici profonde, che è legato al rapporto con mia madre e che io non ho mai affrontato fino in fondo....e solo adesso, dopo questa pausa, ho capito di non aver sviscerato abbastanza il problema
>>>

Se dopo più di 3 anni l'ansia è sempre al suo posto e nel frattempo è diventata ossessività e paura di ciò che non si può controllare, purtroppo non sarà il recupero di un buon rapporto con la terapeuta *di per sé* che vi farà fare ulteriori progressi. Se soffre di ipocondria, è quella che va trattata.

Perciò va bene l'entusiasmo per esservi chiarite, ma il lavoro vero deve ancora iniziare. Sempre da un punto di vista di terapeuta strategico, è chiaro. Lavoro che non consisterà semplicemente nel riconoscere di avere avuto problemi con i propri genitori. Quasi tutti sanno di averne avuto qualcuno, ma saperlo di solito non aiuta granché.
[#31]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
"Perciò va bene l'entusiasmo per esservi chiarite, ma il lavoro vero deve ancora iniziare. Sempre da un punto di vista di terapeuta strategico, è chiaro."

ho capito dottore che lei mi sta dicendo che l'unica soluzione a ogni mio problema è la terapia strategica, me l'ha scritto mille volte, l'ha scritto a tutti qui dentro.

Io però rimango fedele a quanto ho capito in questi mesi, sbattendoci la testa in prima persona. Mai e poi mai inizierò una nuova terapia con un dottore che mi dice che tutto quello fatto fino ad ora è sbagliato, o non è servito!
[#32]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
No, non ci siamo capiti. Le sto dicendo una cosa diversa: che dalle ossessioni, così come da altri disturbi d'ansia, da un punto di vista strategico, si esce ricevendo prescrizioni specifiche. Che possono essere assegnate ANCHE in terapia strategica, ma non solo. La comportamentale è un'altra ad esempio. Che lei stava già facendo, ma che a quanto pare non si è rivelata efficace fino in fondo. Perché se una terapia comportamentale dura 3 anni e passa, significa probabilmente che non è più terapia, ma è diventata un sostegno. Questo non dice nulla sulla terapia comportamentale in generale, ma dice molto sulla *sua* particolare terapia: che non sta incidendo sul disturbo, probabilmente.

Quando diciamo "da un punto di vista strategico", o "psicodinamico" o altro, è una frase fatta che le linee guida del sito ci obbligano a usare per far presente che il punto di vista espresso è quello derivante dall'approccio usato dal particolare specialista (strategico, nel mio caso). È un modo per incoraggiare la trasparenza e precisione. Lei non poteva sapere di questo, ok, ma non è un modo per tentare di convincerla a iniziare una TBS piuttosto che una TCC o altro.

Ci rifletta solo un attimo: che interesse avrei, io personalmente, a farla andare da un terapeuta piuttosto che un altro? Non ho nulla da dimostrare né avrei nulla da guadagnarci. Ma non ho neanche interesse a che lei guarisca dal suo disturbo, se è per questo.

Quando poi dice:

>>> Mai e poi mai inizierò una nuova terapia con un dottore che mi dice che tutto quello fatto fino ad ora è sbagliato, o non è servito!
>>>

sta forse dicendo che per lei è più importante trovarsi bene con il terapeuta, che risolvere il suo problema? Perché se si trattasse di questo starebbe commettendo un grosso errore.

Perché, sempre da un punto di vista strategico, la relazione terapeutica nei disturbi d'ansia, da sola, non risolve nulla. Fa stare bene solo quando si è in seduta, poi esce, entra in macchina e il problema ricomincia.

Ma non si fidi di ciò che le dico io. Vada avanti, faccia esperienza e poi eventualmente torni qua a riferirci.

Le faccio molti auguri
[#33]
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
sta di fatto che io qui ho raccontato una minima parte di quello che ho fatto in terapia, e l'ho raccontata anche male perchè non è facile parlare di questioni della mente, e sentirmi dire che la mia terapia non ha funzionato solo per quello che ho scritto,e attraverso un mezzo quale è quello telematico, mi perdoni ma mi da molto fastidio.
chi le dice che la terapia non mi ha fatto bene? le ho forse raccontato come stavo quando ho iniziato? cosa faccio ora e cosa facevo o non facevo tre anni fa?
non dico che ora sto bene, ma che prima stavo molto peggio, quindi evidentemente la terapia non è stata solo un sostegno.
Le altre sue elucubrazioni non le commento neanche.
Certo che andrò avanti.....e a scrivere un consulto qui , la prossima volta ci penserò bene, se incontro professionisti che mi buttano a terra, o che tra tutte le cose scritte, ribattono solo per dire che non ho ringraziato.

saluti a tutti.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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