Familiare depresso

Buongiorno, cercherò di descrivere al meglio la situazione. Ho una sorella di 55 anni nubile, una donna carina che non dimostra i suoi anni ma che da circa 15 anni si trova in depressione. Da 15 anni assume farmaci che la fanno stare bene anche se ci sono alti e bassi. Ha un lavoro che svolge regolarmente e bene. Il suo problema sta nel fatto che soffre molto per non essere riuscita a crearsi una famiglia, avere dei figli, degli amici fidati. A parte il lavoro quindi esce pochissime volte (vive con mia madre) ed il più delle volte con me. Dice che si sente a disagio con gli altri perchè nessuno è nella sua condizione. Infatti credo che le cose migliorerebbero molto se almeno avesse un'amica nubile. Putroppo non è cosi e, a parte le colleghe di lavoro, con gli amici/che della palestra che ogni tanto frequenta non si trova per i motivi che ho detto. Si sente inadeguata, si sente vecchia, inferiore agli altri. Nel corso di questi 15 anni ha cambiato varie terapie farmacologiche e da qualche anno assume rivotril e control e anafranil se ricordo bene ad un dosaggio normale. La sua tristezza viene a galla specialmente nel weekend quando rimane a casa e non esce. Quando qualcuno la invita per una pizza o un cinema il più delle volte rifiuta. Ma al contempo mi manda messaggi in cui mi dice che si sente sola. Un controsenso no? Quando esce con me si sente bene forse perchè non si deve giustificare; ma io non posso dedicare la mia vita a lei. Cerco di esserci ma vorrei facesse uno sforzo per cercare di non chiudersi in casa. Capitolo psicoterapia: l'ha fatta ma non l'ha mai portata a compimento. Io insisto molto su questo ma non mi ascolta.
Devo dire che due anni fa, quando aveva conosciuto un uomo che le piaceva, sembrava che tutto potesse andare al meglio. Lei era felice.. sempre ansiosa ma felice. Perchè era innamorata e pensava che questa relazione potesse durare. Ma non è stato cosi. Quindi io mi chiedo, può l'arrivo di un compagno nella sua vita, risolverle tutti i problemi? E'che cosi non si sentirà diversa no?
Io conosco persone nella sua condizione che non si fanno problemi ma per mia sorella invece è una sorta di disagio insormontabile. Grazie per i vostri consigli.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Sua sorella si trova in una condizione distimica. Ovvero ha acquisito e "pietrificato", nel corso di 15 anni, un carattere ed una emotività depressivi caratterizzati prevalentemente da:
*senso di autosvalutazione
*scarsa autostima
* sentimenti di inadeguatezza.
* deficit di decentramento (non vede l'altro. << Dice che si sente a disagio con gli altri perchè nessuno è nella sua condizione>>  giudica l'altro da sè in funzione della sua condizione di depressa ma non rispetto alla possibilità che l'altro possa avere comunque altri tupi di problemi)

<< Quindi io mi chiedo, può l'arrivo di un compagno nella sua vita, risolverle tutti i problemi?>>. domanda da un milione di dollari...
una volta Woody Allen disse: " sono stato 20anni in analisi...poi ho incontrato la persona della mia vita e da allora sto bene". Probabilmente non ha pensato che forse potevano essere stati i suoi anni di terapia a permettergli di incontrare e costruire una relazione di benessere......

Vede:
sua sorella non ha mai (da quello che leggo) completato un percorso di psicoterapia. Evento comune tra le persone con disturbo depressivo perché probabilmente non si è creata un'alleanza terapeutica con il curante, fondata prima di tutto sulla volontà.

la depressione è la malattia della volontà.

Che tipo di psicoterapia/e (?) ha seguito negli anni?
Che rapporto c'è tra voi?
E con sua madre? Che relazione c'è?
Che tipo di lavoro svolge?
È seguita con regolarità dallo psichiatra?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

l'arrivo dell' "amore della vita" talvolta risove molti problemi,
talatra non serve a nulla.

riguardo alla depressione della sorella, lei fa riferimento ai farmaci.
Ma, mi scusi, occorre andare a fondo di tutte le domande che anche Lei si pone:

Si sente inadeguata, si sente vecchia, inferiore agli altri
rifiuta gli inviti e poi si dichiara "sola" ..
ecc.

Per le depressioni resistenti ai farmaci la soluzione migliore la trova in:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html

e dunque l'invito a intraprendere una psicoterapia.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Buonasera e grazie per le vostre tempestive risposte; mia sorella ha seguito una terapia cognitivo-comportamentale per circa un anno e si trovava molto bene con il suo psicoterapeuta. Poi ricordo che per un banale incidente al piede, saltò alcuni appuntamenti e non andò più. C'è da dire che a questi appuntamenti era sempre accompagnata da me.
Ha un impiego statale (impiegata), un lavoro che le piace e si sente apprezzata.
Il nostro rapporto è buono, meno quello con nostra madre che non perde occasione per rinfacciarle cose che poteva fare e non ha fatto etc. etc...
Dallo psichiatra è un pò che non va, forse è il caso di rivedere la terapia?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597


Rivedere la terapia farmacologica e riprendere la psicoterapia.
All'inizio accompagnata da Lei e dopo gradualmente da sola.



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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Concordando pienamente con la collega,

Suggerisco, nel mentre, di:

*Non sdrammatizzare:
Evitare le rassicurazioni facili del tipo: “Vedrai che ogni cosa andrà per il meglio". Serve a nulla e questa espressione può far scaturire rabbia in una persona che vive costantemente e profondamente la tristezza. Ergo evitare anche di minimizzare o di sdrammatizzare. Anche se le intenzioni sono buone, sua sorella potrebbe sentirsi non capita e si chiuderà ancora di più in se stessa.

*Evitare le prediche:
Meglio evitare anche le esortazioni all’ottimismo, o il classico consiglio di “tirarsi su”. Questi atteggiamenti, non sono solo controproducenti perché contribuiscono a colpevolizzare una persona che si colpevolizza e si autosvaluta già abbastanza di suo, ma sono anche inutili. Dire ad una persona depressa di “tirarsi su” è -ad esempio- come dire ad una persona con una gamba rotta di alzarsi e di camminare.
Non si ricorderà mai abbastanza che la depressione è disagio psicologico che annulla la capacità di volere e di prendere delle iniziative. Ovvero di avere volontà!

*Cercare di essere empatici:
Dato il vostro "buon rapporto", un atteggiamento di ascolto, rispetto, empatia e compartecipazione emotivo-affettiva è la soluzione che funziona meglio. Quando si sentirà ascoltata e capita, potrebbe cominciare a vedere e pensare alla situazione e al suo vissuto doloroso in modo più obiettivo e reale.

Informazioni e appoggio concreto servono più dei consigli:
Appurato che le prediche e i consigli servono a poco, meglio invece informarsi su centri, terapie e specialisti per la depressione. Dal momento che la persona depressa è incapace di attivarsi da sola, i familiari possono giocare un ruolo importante nel suo processo di guarigione. Questo può voler dire dare un aiuto concreto: per esempio, telefonare e accompagnare sua sorella alla visita psichiatrica di valutazione della terapia farmacologica e scegliere eventualmente di accompagnarla durante le prime sedute del nuovo percorso psicoterapico.

un saluto


[#6]
Utente
Utente
Buonasera, riprendo questa discussione perché le cose non sono cambiate. Non sono peggiorate ma nemmeno migliorate. Nei mesi scorsi mia sorella ha cambiato terapia farmacologica ma non si è notato granché. Il mio parere è che debba andare da uno psicoterapeuta. Ma non c'è verso. Aveva iniziato con una dottoressa (al primo appuntamento c'ero anche io) ma poi dopo 4 sedute ha lasciato perdere. Senza dirmi nulla. Quando gliel'ho chiesto mi ha risposto che andarci le metteva troppa angoscia. .
Quello che vi chiedo è : come devo comportarmi di fronte ai suoi messaggi giornalieri in cui mi manifesta solitudine, tristezza.. faccio degli esempi:
"Il mio cuore è vuoto"
"La mia vita è finita"
"Sono vecchia e barbona"
"Sono INFELICE"...
Etc.. etc... Tutti più o meno cosi.
Ai quali messaggi io rispondo con emotivo tristi o con Link a psicoterapeuti.
Sbaglio? Che dovrei rispondere?
No perché se non rispondo poi mi telefona per sapere perché ho visualizzato e non risposto.
Cosa vuole da me??? Cosa di miracoloso posso fare ?? Mi sento di avere un peso enorme addosso
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
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