Voglia famelica di vivere
Salve,
sono una donna di quasi 34 anni. Vorrei chiedervi un parere circa una mia sensazione generalizzata nei confronti della vita.
In breve la mia storia.
Da bambina avevo una grande voglia di studiare, mi piaceva leggere, in alcune materie andavo avanti con i programmi scolastici da sola. Temperamento malinconico di base (pensieri negativi nei confronti del futuro, ansia sociale, intolleranza alle imposizioni, pianto cronico, problemi a regolare le emozioni, avversione verso le femmine nel senso che mi sentivo più simile a mio padre che a mia madre e detestavo i modi di fare da reginette delle bambine, spirito d'avventura ecc.
A 12 anni sono rimasta orfana di padre e dopo qualche anno, in seguito all'arrivo dell'adolescenza ho vissuto varie esperienze (divertimenti, primi amori, amiche ecc) che mi portarono ad abbandonare un po' la scuola. La voglia di studiare mi riprese dopo i 25 anni e ho notato che più passavano gli anni più questa voglia aumentava. A 30 anni ho scoperto, mettendomi a studiare psicologia, che avevo (ho) una passione per le materie scientifiche che effettivamente capisco meglio ora di quando ero piccola (per un momento, l'anno scorso ho pensato di iscrivermi a medicina). Credo di avere una sorta di sindrome di Dorian Grey, nel senso che più passa il tempo più mi faccio progetti a lungo termine (soprattutto nello studio) come se avessi sempre 20 anni. Ho come l'impressione di avere avuto uno sviluppo tardivo un po' in tutti i campi della vita, cioè cose che mi riescono molto bene ora non mi riuscivano quando avevo 20 anni o meno. Non mi accontento più di lavori banali (anche se nella mia vita ho fatto di tutto, dalle pulizie alla segretaria). La gente mi da 7 anni meno (effettivamente ho le sembianze di una liceale) e questo ha rinforzato il mio attaccamento alla vita e anche un po' la mia vanità femminile.
Ad oggi soffro ancora di disturbi dell'umore e delle emozioni, senso di vuoto e ansia generalizzata, intolleranza alla noia, voglia di emergere, di rimanere giovane, di studiare (una voglia famelica, che come ho detto, va sempre aumentando) anche se lavoro anche se voglio, un giorno, diventare mamma ecc.
Purtroppo pero ho problemi di umore nei confronti della vita. E ho paura che invecchiando non riuscirò ad accettare che la gioventù non c'e più, che potrei perdermi le varie occasioni della vita di diventare qualcuno, o di essere attraente, di fare cose importanti. Vorrei avere il pieno controllo della mia vita e delle cose che mi prefiggo di fare. E' come se volessi possedere il mondo e tutto ciò che offre.
Come posso contrastare i miei disturbi dell'umore nei confronti della vita? E se mi sento cosi ora, come vivro la vita quando avrò superato i 40 e cominceranno a vedersi i segni del tempo?
In attesa di un vostro cordiale responso,
sono una donna di quasi 34 anni. Vorrei chiedervi un parere circa una mia sensazione generalizzata nei confronti della vita.
In breve la mia storia.
Da bambina avevo una grande voglia di studiare, mi piaceva leggere, in alcune materie andavo avanti con i programmi scolastici da sola. Temperamento malinconico di base (pensieri negativi nei confronti del futuro, ansia sociale, intolleranza alle imposizioni, pianto cronico, problemi a regolare le emozioni, avversione verso le femmine nel senso che mi sentivo più simile a mio padre che a mia madre e detestavo i modi di fare da reginette delle bambine, spirito d'avventura ecc.
A 12 anni sono rimasta orfana di padre e dopo qualche anno, in seguito all'arrivo dell'adolescenza ho vissuto varie esperienze (divertimenti, primi amori, amiche ecc) che mi portarono ad abbandonare un po' la scuola. La voglia di studiare mi riprese dopo i 25 anni e ho notato che più passavano gli anni più questa voglia aumentava. A 30 anni ho scoperto, mettendomi a studiare psicologia, che avevo (ho) una passione per le materie scientifiche che effettivamente capisco meglio ora di quando ero piccola (per un momento, l'anno scorso ho pensato di iscrivermi a medicina). Credo di avere una sorta di sindrome di Dorian Grey, nel senso che più passa il tempo più mi faccio progetti a lungo termine (soprattutto nello studio) come se avessi sempre 20 anni. Ho come l'impressione di avere avuto uno sviluppo tardivo un po' in tutti i campi della vita, cioè cose che mi riescono molto bene ora non mi riuscivano quando avevo 20 anni o meno. Non mi accontento più di lavori banali (anche se nella mia vita ho fatto di tutto, dalle pulizie alla segretaria). La gente mi da 7 anni meno (effettivamente ho le sembianze di una liceale) e questo ha rinforzato il mio attaccamento alla vita e anche un po' la mia vanità femminile.
Ad oggi soffro ancora di disturbi dell'umore e delle emozioni, senso di vuoto e ansia generalizzata, intolleranza alla noia, voglia di emergere, di rimanere giovane, di studiare (una voglia famelica, che come ho detto, va sempre aumentando) anche se lavoro anche se voglio, un giorno, diventare mamma ecc.
Purtroppo pero ho problemi di umore nei confronti della vita. E ho paura che invecchiando non riuscirò ad accettare che la gioventù non c'e più, che potrei perdermi le varie occasioni della vita di diventare qualcuno, o di essere attraente, di fare cose importanti. Vorrei avere il pieno controllo della mia vita e delle cose che mi prefiggo di fare. E' come se volessi possedere il mondo e tutto ciò che offre.
Come posso contrastare i miei disturbi dell'umore nei confronti della vita? E se mi sento cosi ora, come vivro la vita quando avrò superato i 40 e cominceranno a vedersi i segni del tempo?
In attesa di un vostro cordiale responso,
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"Ad oggi soffro ancora di disturbi dell'umore e delle emozioni, senso di vuoto e ansia generalizzata, intolleranza alla noia, voglia di emergere, di rimanere giovane, di studiare (una voglia famelica, che come ho detto, va sempre aumentando) anche se lavoro anche se voglio, un giorno, diventare mamma ecc."
Gentile Utente,
Non è chiaro dal suo racconto, chi le ha erogato questa diagnosi.
È ancora in cura?
Si è mai curata?
Se si, come?
Le riposiate dipendono dal percorso che ha, o avrebbe dovuto, intraprendere
Gentile Utente,
Non è chiaro dal suo racconto, chi le ha erogato questa diagnosi.
È ancora in cura?
Si è mai curata?
Se si, come?
Le riposiate dipendono dal percorso che ha, o avrebbe dovuto, intraprendere
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Ex utente
Salve, grazie per la tempestiva risposta.
Uso il termine soffrire nel senso che questo mio modo di vivere la vita mi causa sofferenza psicologica.
Non capisco se e' attaccamento alla vita o mal di vivere. Qualche anno fa sono andata da una psicoterapeuta, che in modo amichevole, mi definì come uno di quei poeti tormentati che sono tendenzialmente malinconici.
In generale pero non capisco cosa ci sia in me che non va. Più passa il tempo più che mi sento cosi nei confronti della vita, e sono spaventata per il futuro.
Uso il termine soffrire nel senso che questo mio modo di vivere la vita mi causa sofferenza psicologica.
Non capisco se e' attaccamento alla vita o mal di vivere. Qualche anno fa sono andata da una psicoterapeuta, che in modo amichevole, mi definì come uno di quei poeti tormentati che sono tendenzialmente malinconici.
In generale pero non capisco cosa ci sia in me che non va. Più passa il tempo più che mi sento cosi nei confronti della vita, e sono spaventata per il futuro.
[#4]
Ex utente
dalla psicoterapeuta ci sono andata una decina di volte, orientamento gestaltico. Non trasse diagnosi precisa, di volta in volta mi dava delle interpretazioni che mi aiutavano a capire le mie emozioni e i miei pensieri, facendomi prendere coscienza di certe cose che sembrava non vedessi. Mi ricordo che nel periodo del trattamento avevo l'impressione (allucinazioni?) di vedere la psicoterapeuta ovunque....
smisi il trattamento per motivi personali e non perché non mi trovassi bene. Sembra che mi faccia autodiagnosi perché sono molto riflessiva ma sono qui per chiedere a voi esperti un parere più obiettivo.
Comunque, tra le soluzioni proposte dalla psicoterapeuta ci fu quella di provare a parlare con l'altra parte di me, a mo' di dialogo, perché a detta sua, c'era una parte di me forse bambina che mi dominava. Cosa può voler dire?
smisi il trattamento per motivi personali e non perché non mi trovassi bene. Sembra che mi faccia autodiagnosi perché sono molto riflessiva ma sono qui per chiedere a voi esperti un parere più obiettivo.
Comunque, tra le soluzioni proposte dalla psicoterapeuta ci fu quella di provare a parlare con l'altra parte di me, a mo' di dialogo, perché a detta sua, c'era una parte di me forse bambina che mi dominava. Cosa può voler dire?
[#5]
Non so dirle cosa può voler dire.
Non conosco la sua terapeuta. Il suo progetto, ed il suo metodo.
Ma, sembra chiaro, che lei necessiti ancora di un aiuto.
Valuti di tornare da lei, o da qualcun altro con un'altra formazione, se crede.
Online non si può fare terapia, e nemmeno si possono erogare diagnosi.
Non conosco la sua terapeuta. Il suo progetto, ed il suo metodo.
Ma, sembra chiaro, che lei necessiti ancora di un aiuto.
Valuti di tornare da lei, o da qualcun altro con un'altra formazione, se crede.
Online non si può fare terapia, e nemmeno si possono erogare diagnosi.
[#7]
Uno degli aspetti che rende la psicoterapia un'esperienza significativa è la possibilità di sviluppare fiducia nella propria capacità di entrare in contatto con emozioni e vissuti, valorizzando la propria soggettività, e non delegando allo psicoterapeuta il compito di sostituirsi a noi, fornendo risposte e significati oppure interpretazioni che rinforzano l'atteggiamento passivo che caratterizza inizialmente la richiesta di aiuto.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#8]
Ex utente
Salve dott.ssa Camplone, su quello che dice sono pienamente d'accordo e anche consapevole, pero credo che un'interpretazione adeguata di qualche emozione ambigua provata dal pz in un determinato contesto o situazione ( sempre in base ad un quadro teorico) possa aiutare a prendere consapevolezza. Io non credo che l'interpretazione del terapeuta rinforzi la passività. Ad esempio, nel mio caso, quando mi recai dalla psicoterapeuta e le raccontai un episodio di qualche giorno prima con rispettive emozioni da me provate, ad un certo punto, ad una sua domanda mi bloccai e non seppi proprio cosa rispondere, cercavo con gli occhi in giro per la stanza una risposta, finche ad un certo punto lei mi rese consapevole di un'emozione ancora più profonda che io non riuscivo a sentire, ma che era mascherata da quella che io definivo, insistentemente, solitudine. Questo e- solo un esempio.
Sicuramente iniziai il percorso non per cercare conferme ai miei vissuti quanto per comprenderli e guardare oltre le apparenze.
Per quanto riguarda i miei presunti problemi nella sfera emotiva, penso (e non so se c'e- qualcosa di più profondo che non vedo e non riesco a cogliere) che sia paura di invecchiare. Sicuramente mi crea confusione il non capire esattamente se si tratta di mal di vivere o di morboso attaccamento alla vita e paura di perderne il controllo.
La ringrazio per il suo intervento.
Sicuramente iniziai il percorso non per cercare conferme ai miei vissuti quanto per comprenderli e guardare oltre le apparenze.
Per quanto riguarda i miei presunti problemi nella sfera emotiva, penso (e non so se c'e- qualcosa di più profondo che non vedo e non riesco a cogliere) che sia paura di invecchiare. Sicuramente mi crea confusione il non capire esattamente se si tratta di mal di vivere o di morboso attaccamento alla vita e paura di perderne il controllo.
La ringrazio per il suo intervento.
[#9]
L'ambiguità non riguarda l'emozione che proviamo ma la scarsa autoconsapevolezza che spesso deriva dalla paura di sentire pienamente quell'emozione, la seduta diventa quindi lo "spazio protetto" nel quale iniziare a correre il rischio di entrare in contatto profondo con se stessi, potendo contare sul rispetto dei propri tempi da parte dello psicoterapeuta.
Naturalmente questo secondo l'Approccio centrato sulla Persona, che è l'orientamento al quale faccio riferimento.
In psicoterapia ci sono orientamenti differenti che determinano un modo diverso di costruire la relazione terapeutica e promuovere il processo di cambiamento.
"Sicuramente iniziai il percorso non per cercare conferme ai miei vissuti quanto per comprenderli e guardare oltre le apparenze."
"mi crea confusione il non capire esattamente se si tratta di mal di vivere o di morboso attaccamento alla vita e paura di perderne il controllo."
La possibilità di sentire la propria paura, di ascoltarla genera una comprensione diversa da quella razionale, poiché scevra dai condizionamenti di convinzioni e opinioni che etichettano la nostra esperienza, ma non ci consentono di elaborarla e quindi attribuire significati funzionali alla gratificazione dei nostri bisogni.
Le auguro di riprendere il suo percorso e trovare le "sue" risposte, le riconoscerà perché risuoneranno nitide dentro di lei.
Naturalmente questo secondo l'Approccio centrato sulla Persona, che è l'orientamento al quale faccio riferimento.
In psicoterapia ci sono orientamenti differenti che determinano un modo diverso di costruire la relazione terapeutica e promuovere il processo di cambiamento.
"Sicuramente iniziai il percorso non per cercare conferme ai miei vissuti quanto per comprenderli e guardare oltre le apparenze."
"mi crea confusione il non capire esattamente se si tratta di mal di vivere o di morboso attaccamento alla vita e paura di perderne il controllo."
La possibilità di sentire la propria paura, di ascoltarla genera una comprensione diversa da quella razionale, poiché scevra dai condizionamenti di convinzioni e opinioni che etichettano la nostra esperienza, ma non ci consentono di elaborarla e quindi attribuire significati funzionali alla gratificazione dei nostri bisogni.
Le auguro di riprendere il suo percorso e trovare le "sue" risposte, le riconoscerà perché risuoneranno nitide dentro di lei.
[#10]
Gentile Utente,
considerato il Suo passato, il fatto che a causa delle vicende di famiglia (perdita del papà) ha forse dovuto crescere in fretta, magari ora nutre questa voglia di vivere che però ha sfumature malinconiche e nostalgiche.
Posso chiedere che cosa fa, oltre a studiare?
Ha una relazione?
Per quanto riguarda la Sua domanda "Comunque, tra le soluzioni proposte dalla psicoterapeuta ci fu quella di provare a parlare con l'altra parte di me, a mo' di dialogo, perché a detta sua, c'era una parte di me forse bambina che mi dominava. Cosa può voler dire?"
si tratta di una tecnica di focusing, che serve proprio a metterla in contatto con quella bambina e a far sperimentare come si sente la bimba e certamente a riconciliarsi con lei.
Posso chiedere come mai ha interrotto il trattamento?
considerato il Suo passato, il fatto che a causa delle vicende di famiglia (perdita del papà) ha forse dovuto crescere in fretta, magari ora nutre questa voglia di vivere che però ha sfumature malinconiche e nostalgiche.
Posso chiedere che cosa fa, oltre a studiare?
Ha una relazione?
Per quanto riguarda la Sua domanda "Comunque, tra le soluzioni proposte dalla psicoterapeuta ci fu quella di provare a parlare con l'altra parte di me, a mo' di dialogo, perché a detta sua, c'era una parte di me forse bambina che mi dominava. Cosa può voler dire?"
si tratta di una tecnica di focusing, che serve proprio a metterla in contatto con quella bambina e a far sperimentare come si sente la bimba e certamente a riconciliarsi con lei.
Posso chiedere come mai ha interrotto il trattamento?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#11]
Ex utente
Buongiorno,
grazie per la sua risposta.
Oltre a studiare faccio un lavoro semi-autonomo. Sono fidanzata da 7 anni con un ragazzo che ha un carattere calmo, paziente e siamo innamorati.
Ho interrotto il trattamento perché avevo avuto problemi di disoccupazione. Avevo in mente di riprenderlo perché[ con la psicoterapeuta mi sono trovata molto bene, l'idea che ci fosse qualcuno che mi "leggeva dentro" e che mi faceva migliorare come persona mi piaceva e ne avevo bisogno. Poi per vari motivi ancora non ho ripreso il trattamento.
Per un breve periodo provai a parlare con quella parte di me, ma perdevo la concentrazione dopo poco, avevo l'impressione che fossi io adulta a mettere in bocca parole a quella bambina e quindi non riuscivo a sentire il dialogo come "autentico", chiudevo.
Ha ragione quando dice che sono dovuta crescere in fretta. Mia madre all'epoca era casalinga e disoccupata, una donna poco istruita che ha avuto tanto bisogno di aiuto all'inizio (poi e- riuscita ad ottenere un lavoro per anni). Io nell'adolescenza mi dedicai più agli amici, primi amori ecc quindi lo studio fini per qualche anno nel dimenticatoio, nel frattempo lavoravo qua e la per guadagnarmi qualche soldo. Comunque si parla di anni e anni fa, ora so di essere una donna matura che non vive più esattamente alla giornata e ho delle cose importanti a cui pensare. Pero, a parte lo studio che mi fa sentire viva e il mio fidanzamento, ho continui sbalzi d'umore con micro episodi depressivi e pensieri catastrofici su di me e sulla vita, sulla gioventù, sulla vecchiaia, sulla voglia di sperimentare qualunque cosa.
A volte mi capita di pensare a mio padre e a me bambina. Mi capita di ricordarmi mia madre quando era ancora giovane. Vedere su di lei i segni del tempo mi causa dispiacere.
Grazie
grazie per la sua risposta.
Oltre a studiare faccio un lavoro semi-autonomo. Sono fidanzata da 7 anni con un ragazzo che ha un carattere calmo, paziente e siamo innamorati.
Ho interrotto il trattamento perché avevo avuto problemi di disoccupazione. Avevo in mente di riprenderlo perché[ con la psicoterapeuta mi sono trovata molto bene, l'idea che ci fosse qualcuno che mi "leggeva dentro" e che mi faceva migliorare come persona mi piaceva e ne avevo bisogno. Poi per vari motivi ancora non ho ripreso il trattamento.
Per un breve periodo provai a parlare con quella parte di me, ma perdevo la concentrazione dopo poco, avevo l'impressione che fossi io adulta a mettere in bocca parole a quella bambina e quindi non riuscivo a sentire il dialogo come "autentico", chiudevo.
Ha ragione quando dice che sono dovuta crescere in fretta. Mia madre all'epoca era casalinga e disoccupata, una donna poco istruita che ha avuto tanto bisogno di aiuto all'inizio (poi e- riuscita ad ottenere un lavoro per anni). Io nell'adolescenza mi dedicai più agli amici, primi amori ecc quindi lo studio fini per qualche anno nel dimenticatoio, nel frattempo lavoravo qua e la per guadagnarmi qualche soldo. Comunque si parla di anni e anni fa, ora so di essere una donna matura che non vive più esattamente alla giornata e ho delle cose importanti a cui pensare. Pero, a parte lo studio che mi fa sentire viva e il mio fidanzamento, ho continui sbalzi d'umore con micro episodi depressivi e pensieri catastrofici su di me e sulla vita, sulla gioventù, sulla vecchiaia, sulla voglia di sperimentare qualunque cosa.
A volte mi capita di pensare a mio padre e a me bambina. Mi capita di ricordarmi mia madre quando era ancora giovane. Vedere su di lei i segni del tempo mi causa dispiacere.
Grazie
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 1.7k visite dal 07/01/2017.
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