Mi sento cambiato.

Salve, vorrei esporre i miei molteplici problemi che hanno causato un cambiamento esponenziale in me.

Voglio premettere che fino a qualche mese/anno fa ero un ragazzo spigliato, responsabile e senza alcun tipo di problema nell'affrontare le situazioni che mi capitavano di volta in volta, poi da qualche tempo a questa parte mi sento "apatico", "vuoto" e quando esco, da solo, provo una certa fobia sociale che comprensibilmente mi fa stare a disagio fuori da casa mia o dal posto di lavoro.

Innanzitutto, è già un po' di tempo che sento la necessità di andare ad abitare da solo. In famiglia non sto più bene. Devo giustificare a mia madre ogni cosa che faccio, a che ora esco e a che ora rientro, dove vado, se ceno o meno a casa, con chi esco ecc ecc. Questa cosa non la sopporto più, so di essere capace a sbrigarmi le cose da solo e non ho bisogno di ricevere continuamente telefonate da casa per rispondere alle inquisitorie che mi vengono poste. Inoltre, quando sono in casa provo una sensazione di "prigionia", di soffocamento. Sento che non ci sto più bene. Queste sensazioni si placano la sera tardi (quando tutti sono a letto) o quando in casa non c'è nessuno. A quel punto mi sento finalmente libero.

A lavoro mi trovo molto bene e paradossalmente non vedo l'ora di andare a lavorare per staccare un po' la mente ed essere quello che sono. Faccio il cameriere e mi trovo a contatto con parecchie persone e a volte quella specie di fobia sociale si presenta anche durante il lavoro (ho paura che ridano di me, parlino di me ecc). Purtroppo, il ristorante ha delle difficoltà economiche e negli ultimi mesi ha fatto molta fatica a pagarmi ed anche questa situazione ha creato un forte stato d'ansia in me.

A livello sentimentale, sono single da circa 3 anni e non ho avuta alcuna altra esperienza da quando mi sono lasciato. Sinceramente il desidero di trovare una partner è forte, ma è altrettanto forte la mia non voglia nel dedicarmi a questa ricerca. Esco "mal volentieri", ho pochissimi amici che vedo raramente e le volte che esco da solo non sono solito parlare con sconosciuti (a differenza di come facevo una volta).

Mi sento particolarmente ansioso, muovo le gambe continuamente, ho degli attacchi di panico anche nelle situazioni più tranquille, tachicardia e prima di addormentarmi mi capita di risvegliarmi di soprassalto, più di una volta, in prenda alla paura. Negli ultimi mesi mi sono lasciato andare, sono ingrassato e non ho più fatto attività fisica o altri hobby. Dormo moltissime ore (con conseguente ritardo negli studi universitari) e non sono più felice della mia vita. Quando non lavoro, come in questi giorni di influenza, il tempo non mi passa mai, guardo continuamente l'orologio sperando che arrivi presto la notte per stare nella mia tranquillità o che rientri presto a lavoro.

So di dover andare da uno psicoterapeuta (tra l'altro studio psicologia), e lo farò al più presto ma vorrei dei consigli generali per superare questa situazione.

Grazie.
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Ragazzo,
il compito dello psicologo non è quello di dare consigli ma di creare le condizioni favorevoli ad avviare un processo di cambiamento, aiutando la persona ad identificare gli aspetti del tuo vissuto che lo ostacolano.
La conclusione della relazione affettiva sembra che abbia alimentato una sorta di "ripiegamento" su te stesso che ha determinato un progressivo disinvestimento sia nello studio, nelle relazioni sociali, nel rapporto con i tuoi familiari e con te stesso.
A tutto ciò si aggiunge la frustrazione derivante dalla condizione lavorativa precaria che interferisce con la possibilità di costruire la tua autonomia e promuova il processo di svincolo dalla tua famiglia di origine.
In questo scenario è comprensibile che a volte l'ansia e la tensione diventino più intense e si manifestano attraverso alcune somatizzazioni come quelle che hai descritto.
Tuttavia non credo ti sia di alcun aiuto rinviare la possibilità di chiedere aiuto rivolgendoti direttamente allo psicologo,
La tua ASL di appartenenza ha sicuramente al suo interno il Consultorio Familiare dove puoi prenotare un colloquio psicologico e poi valutare insieme allo specialista quale modalità d'intervento è più adeguata rispetto agli obiettivi individuati.
Infine mi sembra doveroso ricordare che studiare psicologia all'università non equivale ad affrontare un percorso di crescita personale fai da te, quindi ti invito a riflettere seriamente sulle motivazioni che ti hanno spinto a scegliere questa facoltà.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile utente, comprendo che a 24 anni le regole di casa le vadano strette, un pò bisognerà cedere al fair play ed informare la mamma quando cena fuori, un pò sarà possibile spiegare che non le va di sentirsi inquisito .. braccato, lo faccia gentilmente , i suoi capiranno..
Lei ora si trova dentro ad un conflitto oggettivo, la voglia di vivere da solo e la difficoltà di farlo, tenuto conto dei problemi di lavoro e di soldi.. ..
Potrebbe cercare al Consultorio un appoggio e un aiuto , con prezzi molto buoni e possibili..
Ci vuole forza d'animo, cercare le soluzioni possibili per migliorare a tutti i livelli, la prenda come una sfida e creda alla sua voglia di cambiare e di volersi bene..
Anche nel suo lavoro può migliorare, un corso di sommellier, uno di inglese, per diventare più sicuro e con più carte in mano.
Mi auguro e le auguro , carissimo, che diventeremo colleghi, riprenda a studiare , la psicologia migliora la vita , la propria prima di tutto..
Ci riscriva , se vuole, noi restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#3]
Utente
Utente
Salve e grazie delle risposte.

Per rispondere alla Dott.ssa Camplone,

penso che lei abbia inquadrato molto bene il problema. Ciò che spiega con "ripiegamento" è tutto ciò che ne consegue mi sembra corretto e può essere realmente ciò che è successo e sta accadendo.
Non capisco, però, il riferimento agli studi. Ho scelto questa facoltà con intelligenza e a seguito di un orientamento mirato. Forse non ho capito io, mi perdoni.

Per quanto riguarda la risposta della Dott.ssa Fregonese, ho già parlato con i miei genitori spiegando questa cosa, mio padre ha capito ma mia madre sembra non "trattenersi". Qualche anno fa, paradossalmente, quando ero più piccolo avevo molta più libertà e non avevo problemi di questo tipo. Non so cosa sia cambiato in lei in questi anni.

Vorrei aggiungere che forse il distacco dalla mia ex ha creato qualche "danno" in me. A distanza di anni, mi capita (soprattutto nei momenti di solitudine) di pensarci e di rattristarmi un po'. Ovviamente non in modo morboso, solo qualche pensiero e qualche sensazione di nostalgia ogni tanto.
Un'altra cosa che ho notato, in questi ultimi tempi, è che non riesco a stare più di un certo lasso di tempo in una stanza con tutta la famiglia. Inizio ad innervosirmi, sentendoli ridere, che cercano di inserirmi per forza nei loro discorsi ecc. Provo davvero un certo fastidio che mi porta ad andarmene in camera e stare da solo finché non se ne vanno a letto. Questa cosa capita anche quando mio fratello porta la nuova ragazza, con la quale ovviamente ride, scherza, si bacia ecc ed anche tutto ciò mi crea un forte senso di disappunto tanto da farmi allontanare. Anche quando organizzano delle cene di famiglia (per fortuna, nella maggior parte dei casi quando lavoro), io sono il primo a sedermi e ad andarmene. Cosa che non succede se esco con amici o con i colleghi di lavoro, con i quali posso stare fuori tutta la giornata senza provare alcun senso di disprezzo.
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