Ricaduta attacchi di panico

Salve,
Vorrei chiedervi un parere rispetto alla mia situazione. Per diversi anni ho sofferto di attacchi di panico che mi hanno limitato molto in questo periodo... Ho seguito prima una terapia farmacologica ma oltre agli effetti continuavo ad evitare. A fine 2015 ho iniziato un percorso di psicoterapia comportamentale (dopo aver già provato in passato senza successo) e questa volta i benefici li avevo avuti. Nel giro di 5/6 mesi avevo superato gran parte delle paure e contemporaneamente abbassato i dosaggi dei farmaci...(oggi prendo solo una compressa di trittico la sera)
Se non ché a causa della fine della relazione con la mia ex dove me ne ha fatte di ogni ho avuto una brusca ricaduta...mentre prima riuscivo a rialzarmi e continuare nel percorso ora ho riiniziato ad avetitare tutte quelle situazioni in cui ho paura. Ovviamente ciò mi ha destabilizzato pensando di aver superato il problema...
Ora il mio problema è se continuare dallo stesso psicologo di prima o se cambiare e se riiniziare con il trattamento farmaceutico. Mi consigliate un altro professionista?
Sarei molto grato se mi rispondeste,
Grazie mille
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Utente,
la terapia farmacologica va monitorata periodicamente dallo specialista che l'ha prescritta, presumo in questo caso si tratti di uno psichiatra, con il quale valutare l'opportunità di un eventuale modifica relativo al farmaco e al suo dosaggio.
Per quanto riguarda la psicoterapia, sembrerebbe che Lei abbia identificato il cambiamento con il superamento delle paure ma forse tale processo pur essendo avviato va consolidato e completato, offrendoti la possibilità di attingere alle tue risorse quando è necessario, altrimenti ogni qualvolta si troverà ad affrontare una difficoltà oppure una situazione stressogena tornerà a mettere in atto le stesse reazioni che si sono rivelate disfunzionali e fonte di disagio.
Il regolamento del portale non ci consente di fare invii diretti ad uno specialista ma se lo ritiene opportuno può scriverci privatamente per ricevere informazioni.
In alternativa può fare una ricerca inserendo la sua città
in questa pagina:
https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Buonasera,

Potrebbe provare a contattare il terapeuta che già la conosce e spiegare la problematica. Sulla ricaduta concordo con la dott. Camplone. Tenga presente che può capitare nei momenti di crisi di avere qualche difficoltà, superabili se ha chiaro come fare.

Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Grazie mille per le risposte dottoresse. È vero legavo il superamento del problema al non avere paura di quelle situazioni, ma evidentemente non è stato cosi se a causa di questo stress sono ricaduto cosi bruscamente.
Ritenete che questo problema sia superabile definitivamente? Sono un po' demoralizzato...è la seconda volta che credo di aver risolto e poi ci ricado.
Contatterò la psichiatria per parlare del farmaco che non ha effetto.
Grazie mille Dott.ssa Camplone, la contatterò in privato per un consiglio
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
La consulenza on line non consente di fare valutazioni diagnostiche o previsioni, è possibile che non sia necessario ripartire da "zero" e che i percorsi terapeutici precedenti l'abbiano aiutata per alcuni aspetti, non a caso ho parlato di consolidamento e completamento del processo di cambiamento.
[#5]
Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
L'ultima domanda e poi non la disturbo dott.ssa. Secondo lei è il caso di continuare con il terapeuta precedente o sarebbe opportuno valutare altro? Il percorso orami è iniziato 15 mesi fa e mi rendo conto che il problema l'avevo messo in un angolo e non superato come credevo...non so se sia il caso di cambiare anche approccio teurapetico rispetto a quello comportamentale. Glie lo chiedo perché i costi sono alti e non voglio perdere ulteriore tempo e soldi. Grazie e mi scusi se me ne approfitto
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente, trovandomi in totale accordo con le colleghe Camplone e Pileci sulla possibilità frequente di ricadute e sulla utilità di completare e consolidare il percorso terapeutico sostenuto,

vorrei chiederle:
*in cosa è consistita la terapia comportamentale che ha seguito?
* che metodologie terapeutiche avete utilizzato?
* ha lavorato sui comportamenti disfunzionali o anche sui suoi vissuti cognitivi (pensieri ed emozioni)

Un saluto

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#7]
Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Dottore, allora abbiamo lavorato sui comportamenti disfunzionali e sui pensieri sbagliati che metto in atto nel momento in cui evito tutte quelle situazioni in cui potrei avere un attacco di panico. Principalmente è il guidare l'auto da solo in autostrada...
A livello di pensieri abbiamo lavorato nel senso che mi ha cercato di far capire che sono pensieri errati in cui non c'è pericolo (detto in modo molto superficiale)
Tutta la terapia si è basata molto sull'affrontare tutte quelle situazioni ansiogene al fine di desisibilizzarmi a quelle paure...ciò ha funzionato bene ma nel momento in cui ho avuto molto stress e ho cominciato a ridurre le esposizioni piano piano sono riemerse. Oggi sono di nuovo bloccato
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Se avesse funzionato avrebbe sperimentato sia in seduta sia nella quotidianità modalità di reazione alternative e funzionali di fronte ad una situazione stressante, invece sembrerebbe che si siano ripresentate le stesse reazioni.
Sarebbe opportuno parlarne con lo psicoterapeuta e fare il bilancio del percorso terapeutico svolto finora, prima di prendere qualsiasi decisione.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
In periodi di stress è abbastanza comune che riemerga la sintomatologia (in questo caso l'ansia acuta).

Tuttavia sarebbe bene che le cognizioni disfunzionali (che in alcuni periodi come quello che sta vivendo, riemergono) fossero sottoposte si a "dusputing" e ristrutturazione cognitiva (come lei ha ben fatto) e che tale lavoro sia consolidato con lo scopo di poter far propri (in un certo senso imparare) modi di gestione autonoma del ritorno del sintomo in situazioni stressogene.

Pertanto, le suggerisco di contattare il collega con cui ha fatto il percorso cognitivo comportamentale, esprimendogli le sue necessità attuali.

Saluti e ci faccia sapere se vuole
In bocca al lupo ;-)
[#10]
Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Grazie mille per le risposte , nella prossima seduta parlerò apertamente con il terapeuta e gli dirò i miei dubbi e perplessità. Sicuramente il periodo di stress è stato molto prolungato e sicuramente ha inciso sul lavoro fatto, ma non pensavo in una ricaduta cosi.
Vi farò sicuramente sapere, grazie ancora
[#11]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Noi siamo qui!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Lieta di esserle stata d'aiuto, sicuramente il confronto aperto con lo psicoterapeuta le consentirà di fare maggiore chiarezza e valutando insieme se e come proseguire il percorso terapeutico.
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Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Grazie :)
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Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Ho fatto altre due sedute con il terapeuta e per lui è una conseguenza dello stress avuto in questi mesi...gli ho detto di essere d'accordo, ma gli ho detto le mie perplessità sul fatto che il problema in effetti non era superato ma solo messo a riposo se dopo un periodo stressante è ricomparso. Lui sostiene che l'approccio sia quello, e cioè affrontare...purtroppo però ora anche con dosaggi più alti di farmaci sono bloccato. Secondo voi sarebbe il caso di cambiare terapia? Mi è venuto il dubbio che l'approccio cognitivo comportamentale sia, si, più veloce nell'immediato, ma che lasci il problema li
[#15]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gli approcci psicoterapeutici fondati sulla direttività specialmente se associati alla terapia farmacologica, possono implicitamente consolidare nella persona che sta vivendo un disagio, la convinzione che il processo di cambiamento può essere realizzato esclusivamente ricorrendo alle "istruzioni per l'uso" delle quali si diventa meri esecutori, e che a lungo termine, si rivelano poco funzionali, da qui la sensazione di aver avuto un beneficio temporaneo, ma reversibile.
In realtà, paradossalmente, cambiare psicoterapeuta sarebbe comunque un modo di continuare a "delegare" in parte al farmaco e in parte allo specialista, la responsabilità di realizzare il processo di cambiamento.
Al contrario, la resistenza al cambiamento, che fa parte inevitabilmente di ogni percorso terapeutico, è una preziosa opportunità che, a mio modesto avviso, non andrebbe confusa e banalizzata archiviandola come la conseguenza di una situazione stressogena, ma utilizzata all'interno del percorso terapeutico.
Naturalmente il mio vuol essere solo uno spunto di riflessione proposto nell'intento di aiutarla a fare chiarezza affrontando questo aspetti all'interno della seduta di psicoterapia.

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Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
La ringrazio per la risposta dottoressa. Mi scusi per il ritardo, non avevo visto la notifica della risposta. Il mio timore è di continuare con un approccio che, si, mi aiuta in parte, ma non mi sdradica il problema...
Secondo lei c'è un approccio teurapetico indicato per gli attacchi di panico oltre la cognitivo comportamentale? Ho sentito parlare della bio-energetica o di altri approcci analitici
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ogni approccio terapeutico in linea di principio potrebbe essere adatto per i disturbi di ogni tipo. Tuttavia, i disturbi d'ansia hanno una caratteristica precisa: che solo il paziente può decidere di eliminarli affrontando ciò che lo spaventa. Non il terapeuta, non il farmaco, non l'amico, non il parente. Solo tu.

L'unico modo per liberarsi delle paure è affrontarle in prima persona. Magari gradualmente. Perciò non è un caso se la terapia comportamentale si è rivelata utile per lei.

Credo sia tempo ormai di fare una scelta di campo importante: è davvero deciso a liberarsi da ciò che la spaventa e la limita? Oppure per quanto ancora si lascerà bloccare da una cosa come il guidare in autostrada, che la maggior parte delle persone riesce a fare senza problemi?

Gli approcci non direttivi non danno istruzioni e non incoraggiano ad affrontare le ansie. Si diventa i massimi esperti del problema, s'impara tutto su di esso, ma purtroppo non è "capendo" le cose o attraverso l'empatia che l'ansia si risolve. Si risolve solo affrontandola.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Utente,
come le dicevo nella replica precedente: " la resistenza al cambiamento, che fa parte inevitabilmente di ogni percorso terapeutico, è una preziosa opportunità che, a mio modesto avviso, non andrebbe confusa e banalizzata archiviandola come la conseguenza di una situazione stressogena, ma utilizzata all'interno del percorso terapeutico."

Naturalmente se tale opportunità non viene colta in primis dallo psicoterapeuta (a prescindere dall'orientamento di riferimento), è possibile che il processo di cambiamento subisca un impasse come sembrerebbe stia accadendo a Lei.
D'altra parte, continuare a considerare l'ansia e gli attacchi di panico come il "problema", anziché identificarli come segnali di un disagio che sta cercando di affiorare alla consapevolezza, contribuisce a rinviare per l'ennesima volta la possibilità di entrare in contatto con le proprie emozioni, sopratutto quando esse ci fanno più paura.
Pertanto è necessario promuovere nel cliente la capacità di assumersi la responsabilità del processo di cambiamento attraverso un processo di empowerment (recupero del potere personale) che si realizza in modo efficace facilitando il contatto profondo con le emozioni, attingendo così al loro potere trasformativo.
Infine, oramai da più di trent'anni la ricerca scientifica ci conferma che il fattore discriminante che può fare la differenza in termini di efficacia è connesso alla qualità della relazione psicoterapeuta/cliente, quindi non è corretto parlare di un approccio più indicato di altri per un certo disturbo, perché non il cambiamento non va circoscritto alla cura della patologia, ma inteso in un senso più ampio come processo di crescita personale.

Prendo in prestito le parole di Anais Nin per concludere la mia risposta:
"E venne il giorno in cui il rischio ci rimanere chiuso in un bocciolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare".

Le auguro di incontrare quel dolore nel suo percorso terapeutico anziché continuare a fuggirlo.

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Attivo dal 2013 al 2017
Ex utente
Grazie mille per i consigli e per la disponibilità
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