Sensibilità personale e sintonia tra persone

Salve, sto attraversando un momento di crisi (un altro, ennesimo) con il mio terapeuta e mi ritrovo a riflettere; il punto è questo: spesso ho l'impressione di tenere più io alle amicizie e agli altri che-per un motivo o un altro- fanno parte della mia vita che viceversa. La razionalità mi spinge a pensare che siamo tutti diversi e ciascuno di noi ha un modo di fare e di manifestare gli affetti, la stima etc. e che tra persone si può chiarire.
Poi però accade che chiamo un'amica, è impegnata e rimaniamo d'accordo che ci sentiamo quando può; è per un saluto. Poi però accade che passano due giorni e lei non richiama nè si fa sentire in altro modo ed io comincio a pensare che è una ennesima prova del suo disinteresse verso di me, verso la mia amicizia. In passato abbiamo avuto già un confronto importante su questo punto; ci conosciamo da 30 anni e passa e c'è stato un momento in cui io ho pensato che fossi sempre io a cercarla, fino a che smisi e lei dopo mesi se ne accorse (quando ricevette gli auguri da parte mia, per la prima volta in tanti anni, a fine giornata e con un messaggio). Mi disse di rendersi conto che lei non chiama mai, ma che è fatta così, ma che mi vuole bene; io le dissi che però il bene va mostrato. A distanza di anni le cose sono come prima e la mia amarezza è data dal fatto che penso: ha visto che ha rischiato di perdere la mia amicizia (mi disse che in quel periodo che non l'avevo cercata le ero mancata), ma nulla è cambiato.
La mia razionalità mi dice anche che nessuno cambia se non vuole e che conviene investire su se stessi; ma la mia domanda è: devo cambiare io per imparare ad accettare più facilmente le mancanze degli altri? (Può sembrare una domanda cinica/presuntuosa, ma lo sto chiedendo davvero).
Accade anche che ci sono rimasta male, gravemente, nei confronti del mio terapeuta perchè secondo me, dopo un mio movimento carino nei suoi confronti (il nostro rapporto è sempre stato molto accidentato e con difficoltà nei suoi confronti), lui mi ha risposto in maniera fredda e distaccata, cosa che mi ha scaturito un allontanamento repentino da lui ed una delusione; alla fine la sua fredda e distaccata risposta mi ha fatto pensare alla stragrande maggioranza delle uomini che prima fanno un passo verso di te (cosa che ha fatto il mio terapeuta) e poi quando tu provi a dare continuità al passo loro agiscono come a dirti "che ti sei messa in testa? Io a casa mia, tu a casa tua". Ed anche qui ci sono rimasta male perchè penso che il mio terapeuta mi conosce e allora perchè quella risposta fredda e distaccata? A che pro ai fini della terapia? Questa situazione mi ha posto davanti un altro quesito: cosa è la sintonia tra persone e nel rapporto terapueutico?
Può essere che la (mia) sensibilità è, il più delle volte, una malattia?
Il problema più grosso è quello con il mio terapeuta, perchè quando va male il rapporto con lui, io sto male e non riesco a portare avanti la mia vita.
Dove faccio corto circuito?
Grazie, cordiali saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

si pone delle buone domande, e delle ottime osservazioni, ad iniziare da " ed io comincio a pensare che è una ennesima prova del suo disinteresse verso di me".

Questa affermazione sembrerebbe sottolineare e fare luce sul Suo modo di pensare e di comportarsi. Probabilmente per Lei, che ha una sensibilità notevole ed un modo di dimostrare l'affetto, ogni volta che non viene salutata con affetto o non viene cercata da determinate persone sulle quali aveva investito molto, si accende questo schema che però sembra disfunzionale perchè genera sofferenza e in più non Le permette di essere lucida.

Ha ragione quando dice che ciascuno di noi ha il proprio stile, anche i terapeuti... ma è necessario in terapia lavorare su questo schema disfunzionale per fare in modo che Lei sia sempre la persona sensibile che è, ma utilizzando anche altre modalità, magari più funzionali.

Ad esempio, ci sono persone che non chiamano mai, per tanti motivi, ma non perchè non vogliono bene agli altri. Sicuramente Lei è importante per questa amica, ma questa persona funziona così. Allora è il caso di lavorare sulle soluzioni.

Il terapeuta La sta aiutando su questi aspetti?
Come mai ci sono problematiche anche nella relazione col terapeuta che non vengono esplicitate e modificate?

E' molto probabile che tutto ciò abbia radici nella relazione di attaccamento, allora è lì che bisogna capire cosa fare.

Le faccio tanti auguri,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Grazie dott.ssa Pileci. Io però continuo a non capire.

Lo so che ciascuno di noi ha un suo stile e lo stesso è per i terapeuti, ma relativamente a questo mi domando: devo cercarmi un terapeuta con una sensibilità più vicina alla mia? Non certo disfunsionale come la mia, ma più vicina alla mia? A che pro, darmi una risposta fredda e distaccata, quando il primo passo "affettuoso" non sono stata io a farlo e considerando la precarietà del nostro rapporto ed il mio stato emotivo, mai facile?

Faccio psicoterapia da più di sei anni; non sono soddisfatta, molto dipenderà da me sicuramente, ma resta che ancora non riesco ad avere niente nella mia vita.
Con il terapeuta di relazioni ho iniziato a parlarne da poco; il problema è che ho problemi su tutto..

E' possibile sia un problema di attaccamento (per quanto poi io non dia l'impressione di una che si "attacchi"); la diagnosi è quella di un disturbo di personalità dipendente.

Una domanda "sensibilità notevole", significa "troppo"? Cosa intende? Dovrei esserlo meno per essere "normale"?

[#3]
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
... Dott.ssa Pileci, mi permetto di riprendere l'argomento; che mi ha lasciato un pò "cuocere nel mio brodo caldo", insomma questo mi ha consentito di continuare a riflettere, rileggere e rielaborare le Sue parole e credo che a qualcosa in più sono giunta; La ringrazio. Devo dire che per la prima volta in vita mia mi sono andata a cercare qualche articolo sull' "attaccamento" (e mi è venuta in mente una domanda che nelle prime sedute mi fece il mio terapeuta; nonchè ad altre cose da lui dette).
Riguardo la mia delusione scaturita dalla risposta fredda e distaccata a cui ho fatto cenno nella richiesta di consulto, ne parlerò con il mio terapeuta, sperando di venir capita e anche di riuscire ad esprimere ciò che penso e sperando questo possa servire al rapporto, purtroppo ancora troppo vacillante dal mio punto di vista.
Quindi grazie Dott.ssa Pileci e colgo i Suoi auguri a che io riesca a risolvere i miei problemi.
Cordiali saluti