Forte insicurezza
Buongiorno, scrivo perché alla soglia dei 30 anni, soffro di una forma insicurezza tale da impedirmi di vivere con serenità i rapporti con gli altri. Sono sempre stata tendenzialmente chiusa, soprattutto all'inizio di una nuova conoscenza o di una nuova situazione. Negli anni però sono riuscita a costruirmi una certa sicurezza, anche se molto faticosamente, al punto da riuscire a essere e a sentirmi sicura e disinvolta. Negli ultimi tempi, invece, sono sprofondata in uno stato di insicurezza davvero pesante, che mi fa sentire inadeguata sempre e comunque. Parte di questo mio problema è legato anche alla non accettazione del mio aspetto fisico. Non mi piaccio e questo influisce pesantemente quando mi rapporto con gli altri perché sento di esssre continuamente osservata per i miei difetti fisici e di conseguenza non riesco a essere sciolta. Quando mi viene fatto un complimento penso subito che la persona che me l'ha fatto non è stata sincera, che ha voluto solo essere gentile. In passato mi è capitato di essere presa in giro anche per strada, e questo mi ha fatto molto soffrire. Non so a quanti possa essere capitato un episodio simile perché non ne ho mai voluto parlare con nessuno, ma è davvero umiliante. È successo lo scorso anno e da allora quando giro a piedi lo faccio a testa bassa e con la continua paura che possa passare l'idiota di turno e urlarmi qualche insulto sul mio aspetto fisico, come quella volta. Sembra strano ma questi episodi, rari per la verità, hanno compromesso le situazioni, molto più numerose, in cui invece venivo apprezzata. Un paio di volte mi è stato proposto di lavorare come ragazza immagine, per esempio. Ma la mia autostima non ne ha avuto nessun giovamento. Ultimamente, poi, ci resto male anche se qualche amico o amica scherza sui miei difetti in maniera bonaria. Vorrei tornare ad accettarmi e non permettere che questi complessi continuino a rovinare la mia vita sociale, ma non so da che parte iniziare. Credevo che questo tipo di problemi fossero tipico dell'adolescenza e invece mi sbagliavo.
Grazie mille in anticipo
Grazie mille in anticipo
[#1]
Cara Utente,
tutto quello che non viene superato con la fine dell'adolescenza permane e quindi è comprensibile che i problemi che non ha mai davvero risolto ancora la tormentino.
Se lei per prima non si accetta non saranno certo gli altri a farlo al posto suo, questo è chiaro ed è importante che lo tenga in grande considerazione.
Se si sente brutta si relazionerà in modo tale da trasmettere questa sua visione anche agli altri, ad esempio mantenendo una postura curva per nascondersi, parlando poco, tenendosi in disparte e così via.
Gli altri ovviamente reagiranno di conseguenza: osservando con curiosità una persona che cerca di nascondersi e lasciando in pace una persona che si isola.
Nonostante questo le è stata fatta una proposta di lavoro che segnala che probabilmente si vede molto più brutta o indesiderabile di quanto sia in realtà, ed è normale che proprio per questa sua visione di sè ritenga che i complimenti che riceve non siano sinceri.
Può dire oggettivamente di avere difetti tali da attirare complimenti espressi per gentilezza (o pietà?) e sberleffi da parte di estranei?
Cosa non va in lei, a suo parere?
Cos'è successo di preciso quella volta che si è sentita prendere in giro per strada? E' sicura di non aver travisato quello che è successo, sempre alla luce della convinzione di essere brutta?
tutto quello che non viene superato con la fine dell'adolescenza permane e quindi è comprensibile che i problemi che non ha mai davvero risolto ancora la tormentino.
Se lei per prima non si accetta non saranno certo gli altri a farlo al posto suo, questo è chiaro ed è importante che lo tenga in grande considerazione.
Se si sente brutta si relazionerà in modo tale da trasmettere questa sua visione anche agli altri, ad esempio mantenendo una postura curva per nascondersi, parlando poco, tenendosi in disparte e così via.
Gli altri ovviamente reagiranno di conseguenza: osservando con curiosità una persona che cerca di nascondersi e lasciando in pace una persona che si isola.
Nonostante questo le è stata fatta una proposta di lavoro che segnala che probabilmente si vede molto più brutta o indesiderabile di quanto sia in realtà, ed è normale che proprio per questa sua visione di sè ritenga che i complimenti che riceve non siano sinceri.
Può dire oggettivamente di avere difetti tali da attirare complimenti espressi per gentilezza (o pietà?) e sberleffi da parte di estranei?
Cosa non va in lei, a suo parere?
Cos'è successo di preciso quella volta che si è sentita prendere in giro per strada? E' sicura di non aver travisato quello che è successo, sempre alla luce della convinzione di essere brutta?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile ragazza, l'emozione che lei sperimenta/avverte, nei casi descritti, è ANSIA legata probabilmente al timore del giudizio degli altri rispetto al suo aspetto fisico. Ansia che la fa soffrire considerevolmente e pregiudica una serena vita sociale.
*come mai ha questo timore del giudizio?
*si ricorda la prima volta/occasione in cui lo ha avvertito, che emozione ha provato?
* teme altro oltre al giudizio? Esempio: ha timore di sbagliare e/o di fare figuracce?
* se si, in quali occasioni?
* quando accade di stare con i suoi amici o con altre persone, le capita di avvertire una sensazione di estraneità e/o inadeguatezza? (Un po come dire a se stessi: ma che ci faccio qui? non mi sento a mio agio, come se ci fosse un muro tra lei e gli altri)
*come mai ha questo timore del giudizio?
*si ricorda la prima volta/occasione in cui lo ha avvertito, che emozione ha provato?
* teme altro oltre al giudizio? Esempio: ha timore di sbagliare e/o di fare figuracce?
* se si, in quali occasioni?
* quando accade di stare con i suoi amici o con altre persone, le capita di avvertire una sensazione di estraneità e/o inadeguatezza? (Un po come dire a se stessi: ma che ci faccio qui? non mi sento a mio agio, come se ci fosse un muro tra lei e gli altri)
[#3]
Utente
Gentili dottori, grazie innanzitutto per le celeri risposte. Per quanto riguarda il mio aspetto fisico, razionalmente non credo di attirare su di me pena o comunque complimenti di circostanza. Tuttavia, quando un complimento mi viene fatto tendo a non crederci, a credere che si riferisca invece alla mia persona nel complesso. Le offese che ho ricevuto nella mia vita sono state per me qualcosa di tremendo. Quello che mi chiedo è come sia possibile che qualche episodio possa poi compromettere l'accettazione di sè e offuscare quello che ci viene detto da chi ci apprezza davvero. Io detesto il mio naso, davvero grosso e sgraziato, e i miei capelli, ricci e crespi che mi danno sempre un'aria a mio parere disordinata. Sono stata offesa proprio per questi miei difetti, in modo inequivocabile da un ragazzo per strada. Non so perché. Allora ho forse dei difetti tali da attirare gli sberleffi di estranei? Questo pensai.
Per rispondere invece alle domande del dottor Pizzoleo direi che in genere amo la compagnia ma mi capita spesso di provare timore del giudizio degli altri sia sul mio aspetto, sia su qualcosa che posso dire o fare. Aggiungo che mi sforzo tantissimo per nascondere queste mie insicurezze. Non ricordo la prima volta che ho avvertito questi disagi dato che sono sempre stata un po' insicura, specialmente in adolescenza quando, dopo serate passate con amici passavo in rassegna le mie frasi e i miei comportamenti per trovare, poi, immancabilmente qualcosa che avevo detto o fatto a mio parere sbagliato. Crescendo però ero riuscita ad acquisire una certa disinvoltura proprio perché riuscivo a non curarmi del parere altrui ed ero molto più serena. Da un po' invece ho fatto dei passi indietro, forse anche a causa del cambiamento lavorativo che mi ha portato in situazioni completamente nuove e a contatto con tante nuove persone. Non saprei. Quel che è certo è che non sono serena, mi si ferisce facilmente. I confronti con gli altri mi feriscono perché mi sento sempre da meno: meno bella, meno brava, meno capace, meno simpatica. Sicché, mi chiudo. È come un circolo vizioso.
Per rispondere invece alle domande del dottor Pizzoleo direi che in genere amo la compagnia ma mi capita spesso di provare timore del giudizio degli altri sia sul mio aspetto, sia su qualcosa che posso dire o fare. Aggiungo che mi sforzo tantissimo per nascondere queste mie insicurezze. Non ricordo la prima volta che ho avvertito questi disagi dato che sono sempre stata un po' insicura, specialmente in adolescenza quando, dopo serate passate con amici passavo in rassegna le mie frasi e i miei comportamenti per trovare, poi, immancabilmente qualcosa che avevo detto o fatto a mio parere sbagliato. Crescendo però ero riuscita ad acquisire una certa disinvoltura proprio perché riuscivo a non curarmi del parere altrui ed ero molto più serena. Da un po' invece ho fatto dei passi indietro, forse anche a causa del cambiamento lavorativo che mi ha portato in situazioni completamente nuove e a contatto con tante nuove persone. Non saprei. Quel che è certo è che non sono serena, mi si ferisce facilmente. I confronti con gli altri mi feriscono perché mi sento sempre da meno: meno bella, meno brava, meno capace, meno simpatica. Sicché, mi chiudo. È come un circolo vizioso.
[#4]
Andiamo per ordine cercando di costruire insieme un quadro di come lei "funziona" cognitivamente (pensieri ed emozioni) e proporre strategie di intervento rispetto ai suoi malesseri.
1) << Le offese che ho ricevuto nella mia vita sono state per me qualcosa di tremendo. Quello che mi chiedo è come sia possibile che qualche episodio possa poi compromettere l'accettazione di sè e offuscare quello che ci viene detto da chi ci apprezza davvero.>>.
emerge che lei è stata vittima di svalutazioni da parte di altri che ha, nel tempo, fatto sue! portando lei stessa ad autosvalutarsi e criticarsi.
Ragionando dal punto di vista neuroscientifico:
Il cervello è costituito da circa 100 miliardi di neuroni (cellule cerebrali), ciascuna delle quali a sua volta si connette con altri 10.000 neuroni. Queste cellule specializzate si mandano continuamente segnali e comunicano tra loro attraverso connessioni chiamate sinapsi. I ricordi si creano grazie a queste interconnessioni sinaptiche. Il primo passo nella formazione di un ricordo è detto:
codificazione. Durante questo processo le informazioni nuove entrano nel nostro cervello tramite i sensi e lo stato emotivo di quel momento e vengono trasferite da un neurone all’altro attraverso impulsi elettrici. Quando un ricordo passa tra due neuroni vicini avviene una connessione (sinapsi. Vedi sopra) ma molte di queste svaniscono. Affinché un ricordo venga ricordato la connessione deve essere rinforzata (codificata) attraverso la ripetizione. Quindi avviene che, come nel suo caso, i ricordi dei giudizi negativi subiti si "incistano" nella nostra mente tendendo così ad essere pensati più frequentemente provocando i disagi che lei ci descrive: << passavo in rassegna le mie frasi e i miei comportamenti per trovare, poi, immancabilmente qualcosa che avevo detto o fatto a mio parere sbagliato>>.
2) << mi capita spesso di provare timore del giudizio degli altri sia sul mio aspetto, sia su qualcosa che posso dire o fare>>. Questo stile di pensiero che lei ha adottato prende il nome proprio di: timore del giudizio degli altri. Qui avviene un meccanismo: tanto più si teme di fare e/o dire qualcosa di sbagliato -> più si tende a controllare se stessi con il rischio che l'ansia aumenti e ci porti veramente a commettere errori. Insomma: una sorta di profezia che si autoavvera.
3) il timore del giudizio altrui è molto comune in chi è eccessivamente autocritico e autosvalutante. Tuttavia era e resta sempre un giudizio altrui che configura come quella persona ci vede e NON come siamo in realtà. Ironicamente le potrei fare l'esempio che se mi dicessero "sei una pecora!"... non inizierei a belare ;-). Se mi dicessero "sei un imbranato", sarebbe bene considerare questa affermazione come un giudizio che esce dalla bocca dell'altro e che non ha a che fare con me.
Certo è che un cambiamento lavorativo e quindi un cambiamento di colleghi di lavoro, può portarci, se temiamo il giudizio, ad una ricaduta di questo timore.
Detto ciò, gentile ragazza, occorrerebbe affidarsi alla consulenza - dal vivo - di un collega con il quale eventualmente scegliere di lavorare su:
* senso di autosvalutazione;
* timore del giudizio altrui;
* rapporto con il proprio corpo.
3 elementi fortemente legati tra essi.
Un saluto
1) << Le offese che ho ricevuto nella mia vita sono state per me qualcosa di tremendo. Quello che mi chiedo è come sia possibile che qualche episodio possa poi compromettere l'accettazione di sè e offuscare quello che ci viene detto da chi ci apprezza davvero.>>.
emerge che lei è stata vittima di svalutazioni da parte di altri che ha, nel tempo, fatto sue! portando lei stessa ad autosvalutarsi e criticarsi.
Ragionando dal punto di vista neuroscientifico:
Il cervello è costituito da circa 100 miliardi di neuroni (cellule cerebrali), ciascuna delle quali a sua volta si connette con altri 10.000 neuroni. Queste cellule specializzate si mandano continuamente segnali e comunicano tra loro attraverso connessioni chiamate sinapsi. I ricordi si creano grazie a queste interconnessioni sinaptiche. Il primo passo nella formazione di un ricordo è detto:
codificazione. Durante questo processo le informazioni nuove entrano nel nostro cervello tramite i sensi e lo stato emotivo di quel momento e vengono trasferite da un neurone all’altro attraverso impulsi elettrici. Quando un ricordo passa tra due neuroni vicini avviene una connessione (sinapsi. Vedi sopra) ma molte di queste svaniscono. Affinché un ricordo venga ricordato la connessione deve essere rinforzata (codificata) attraverso la ripetizione. Quindi avviene che, come nel suo caso, i ricordi dei giudizi negativi subiti si "incistano" nella nostra mente tendendo così ad essere pensati più frequentemente provocando i disagi che lei ci descrive: << passavo in rassegna le mie frasi e i miei comportamenti per trovare, poi, immancabilmente qualcosa che avevo detto o fatto a mio parere sbagliato>>.
2) << mi capita spesso di provare timore del giudizio degli altri sia sul mio aspetto, sia su qualcosa che posso dire o fare>>. Questo stile di pensiero che lei ha adottato prende il nome proprio di: timore del giudizio degli altri. Qui avviene un meccanismo: tanto più si teme di fare e/o dire qualcosa di sbagliato -> più si tende a controllare se stessi con il rischio che l'ansia aumenti e ci porti veramente a commettere errori. Insomma: una sorta di profezia che si autoavvera.
3) il timore del giudizio altrui è molto comune in chi è eccessivamente autocritico e autosvalutante. Tuttavia era e resta sempre un giudizio altrui che configura come quella persona ci vede e NON come siamo in realtà. Ironicamente le potrei fare l'esempio che se mi dicessero "sei una pecora!"... non inizierei a belare ;-). Se mi dicessero "sei un imbranato", sarebbe bene considerare questa affermazione come un giudizio che esce dalla bocca dell'altro e che non ha a che fare con me.
Certo è che un cambiamento lavorativo e quindi un cambiamento di colleghi di lavoro, può portarci, se temiamo il giudizio, ad una ricaduta di questo timore.
Detto ciò, gentile ragazza, occorrerebbe affidarsi alla consulenza - dal vivo - di un collega con il quale eventualmente scegliere di lavorare su:
* senso di autosvalutazione;
* timore del giudizio altrui;
* rapporto con il proprio corpo.
3 elementi fortemente legati tra essi.
Un saluto
[#5]
Se sta attraversando un periodo stressante per il cambio di ambiente lavorativo è plausibile che le questioni irrisolte del suo passato riemergano: è così per chiunque.
Se si è finora sforzata con successo di "nascondere l'insicurezza" significa che l'insicurezza c'è sempre stata e che lei è semplicemente riuscita ad accantonarla, ma non a demolirla.
Anche se non basta "ragionarci", vorrei comunque sottolineare che se le è stato offerto più volte di fare la ragazza-immagine il suo aspetto non è così indesiderabile come in fondo pensa e ha continuato a pensare dentro di sè, se oggi quel pensiero è riemerso.
Riguardo al ragazzo che l'ha apostrofata per la strada può provare a pensare che fosse qualcuno che pensava di fare il simpatico con altri prendendola in giro o un ubriaco o comunque una persona che non aveva di meglio da fare: non gli dia tutta questa importanza, non ne vale la pena.
In famiglia cosa ha imparato sul suo aspetto? Da piccola le dicevano che era bella/brutta o non hanno mai detto nulla sul suo fisico?
Ha ereditato da un genitore il naso che vede "importante" e i capelli che non le piacciono?
Se si è finora sforzata con successo di "nascondere l'insicurezza" significa che l'insicurezza c'è sempre stata e che lei è semplicemente riuscita ad accantonarla, ma non a demolirla.
Anche se non basta "ragionarci", vorrei comunque sottolineare che se le è stato offerto più volte di fare la ragazza-immagine il suo aspetto non è così indesiderabile come in fondo pensa e ha continuato a pensare dentro di sè, se oggi quel pensiero è riemerso.
Riguardo al ragazzo che l'ha apostrofata per la strada può provare a pensare che fosse qualcuno che pensava di fare il simpatico con altri prendendola in giro o un ubriaco o comunque una persona che non aveva di meglio da fare: non gli dia tutta questa importanza, non ne vale la pena.
In famiglia cosa ha imparato sul suo aspetto? Da piccola le dicevano che era bella/brutta o non hanno mai detto nulla sul suo fisico?
Ha ereditato da un genitore il naso che vede "importante" e i capelli che non le piacciono?
[#6]
Utente
Gentili dottori, ho letto con interesse le vostre risposte. Ho considerato spesso l'ipotesi di rivolgermi di persona a uno specialista perché sento la necessità di alleggerire questo malessere. Tuttavia, anche se può sembrare stupido, non ho mai guardato il giudizio degli altri come qualcosa di altro da me. Le offese sono diventate il modo in cui io vedo me stessa, come giustamente osserva il dottor Pizzoleo. Cercherò di lavorare su questo.
Mia madre mi ha sempre riempito di complimenti, da piccola ma anche adesso. Ma è normale, sono "opera sua". Il suo giudizio non fa testo per me. Mio padre, a cui somiglio in tutto, difetti compresi, da che ho memoria non mi ha mai detto nulla circa il mio aspetto.
Mia madre mi ha sempre riempito di complimenti, da piccola ma anche adesso. Ma è normale, sono "opera sua". Il suo giudizio non fa testo per me. Mio padre, a cui somiglio in tutto, difetti compresi, da che ho memoria non mi ha mai detto nulla circa il mio aspetto.
[#7]
Carissima,
Non è assolutamente stupido il fatto che il giudizio e le offese altrui, siano diventati elementi del suo modo di essere, pensare e fare. È comune che accada quello che lei ci ha portato.
La possibilità di contattare un collega per poterne parlare e condividere dal vivo il suo stile di pensiero autosvalutante e autocriticista, non potrà che giovarle al fine di appropriarsi di un'identità propria lontana e non contraddistinta dalle valutazioni degli altri, dalla vergogna, dal timore di sbagliare che ORA fanno parte del modo in cui vede e sente se stessa.
Il suo benessere è fondamentale e va messo al primo posto!!!
Un caro saluto
Non è assolutamente stupido il fatto che il giudizio e le offese altrui, siano diventati elementi del suo modo di essere, pensare e fare. È comune che accada quello che lei ci ha portato.
La possibilità di contattare un collega per poterne parlare e condividere dal vivo il suo stile di pensiero autosvalutante e autocriticista, non potrà che giovarle al fine di appropriarsi di un'identità propria lontana e non contraddistinta dalle valutazioni degli altri, dalla vergogna, dal timore di sbagliare che ORA fanno parte del modo in cui vede e sente se stessa.
Il suo benessere è fondamentale e va messo al primo posto!!!
Un caro saluto
[#8]
"non ho mai guardato il giudizio degli altri come qualcosa di altro da me"
Infatti da quanto dice sembra che quello che percepisce come "giudizio degli altri" altro non sia che un insieme di proiezioni sugli altri di quello che lei pensa di sè stessa.
Dal punto di vista psicodinamico mi sembra che questa sia la lettura più appropriata: lei ha ricevuto complimenti e offerte di lavoro che sottolineano aspetti positivi della sua esteriorità, ma nonostante questo ciò che pensa di sè prevale e oscura tutti i pareri positivi che vengono invece dagli altri.
Ciò che conta ai suoi occhi viene insomma tutto da lei, non da loro.
Che giudizio ha su suo padre?
E' un modello positivo o negativo?
Che rapporto avete?
Infatti da quanto dice sembra che quello che percepisce come "giudizio degli altri" altro non sia che un insieme di proiezioni sugli altri di quello che lei pensa di sè stessa.
Dal punto di vista psicodinamico mi sembra che questa sia la lettura più appropriata: lei ha ricevuto complimenti e offerte di lavoro che sottolineano aspetti positivi della sua esteriorità, ma nonostante questo ciò che pensa di sè prevale e oscura tutti i pareri positivi che vengono invece dagli altri.
Ciò che conta ai suoi occhi viene insomma tutto da lei, non da loro.
Che giudizio ha su suo padre?
E' un modello positivo o negativo?
Che rapporto avete?
[#9]
Utente
Il rapporto con mio padre ha vissuto fasi alterne: fino a un certo momento è stato il mio punto di riferimento principale. Poi qualcosa si è rotto in seguito ad ad alcune vicende spiacevoli. Continuo ad avere un buon rapporto con lui ma è tutto molto diverso da prima. Ho ben chiaro chi sia lui veramente fuori dal ruolo di padre. Quando guardo attentamente il mio viso rilassato e struccato vedo lui. Ritiene che questo possa essere connesso con quanto da me esposto? Non ci ho mai pensato
[#10]
Sì, se lei assomiglia chiaramente a suo padre e in realtà non vorrebbe assomigliargli (in generale, come persona) è possibile che si veda brutta e indesiderabile perché ciò che glielo fa pensare è (inconsciamente) il desiderio di non essere come papà.
Secondo questa ipotesi potrebbe non accettare il suo aspetto perché le ricorda lui e non vuole essere come lui.
Secondo questa ipotesi potrebbe non accettare il suo aspetto perché le ricorda lui e non vuole essere come lui.
[#11]
Utente
Gentili dottori,
le vostre risposte sono state degli ottimi spunti di riflessione da cui partire per superare quello che, mi auguro, possa essere un problema legato soprattutto ai grandi cambiamenti avvenuti di recente. Le terrò presenti anche in futuro dato che, come accennavo, è mia intenzione quella di non sottovalutare oltre questi miei malesseri e affrontarli definitivamente, magari con l'aiuto di uno specialista. Mille grazie davvero per i vostri preziosi interventi.
Un saluto
le vostre risposte sono state degli ottimi spunti di riflessione da cui partire per superare quello che, mi auguro, possa essere un problema legato soprattutto ai grandi cambiamenti avvenuti di recente. Le terrò presenti anche in futuro dato che, come accennavo, è mia intenzione quella di non sottovalutare oltre questi miei malesseri e affrontarli definitivamente, magari con l'aiuto di uno specialista. Mille grazie davvero per i vostri preziosi interventi.
Un saluto
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 5k visite dal 04/01/2017.
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