Ipocondria, ansia, attacchi di panico, paura di morire

Salve ultimamente ho spesso paura di incorrere in qualche malattia grave che poi porti alla morte.
Voglio premettere che soffro di attacchi di panico e sono già stata in cura da diversi psicologi negli scorsi anni per problemi d'ansia causati dalla malattia che ho da appena nata: artrogriposi multipla che colpisce gli arti. Mi sono resa conto che in ogni periodo un po' di stress io cado nel circolo dell'ipocondria, basta che ascolto o leggo una notizia su una malattia grave che subito inizio a cercare i sintomi prima di internet e poi sul mio corpo. Questa cosa però sta iniziando a darmi parecchi problemi nella vita quotidiana..essendo una studentessa fuori sede avete momentaneamente un consiglio da darmi?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Utente,

più che di un "consiglio" penso che lei abbia bisogno di affidarsi con continuità a un professionista che la possa aiutare.

Se nel tempo ha cambiato diversi psicologi, come ci ha detto:

"sono già stata in cura da diversi psicologi negli scorsi anni per problemi d'ansia",

significa che non ha mai intrapreso seriamente un percorso che le consenta di elaborare quello che prova a causa della patologia della quale soffre e di distinguerlo da tutto il resto.

Ha capito come mai soffre di attacchi di panico ed è così vulnerabile allo stress?

La sua paura delle malattie potrebbe ad es. essere scatenata dall'iperprotezione che immagino la sua famiglia abbia attuato nei suoi confronti, vista la condizione di artrogriposi multipla che riferisce e che immagino le abbia complicato non poco la vita.
Se è sempre stata trattata da malata è comprensibile che tema di ammalarsi sul serio di qualche grave patologia che la porti alla morte.

Come è stata cresciuta?

Ci dice che ora studia lontano da casa: la sua autonomia in precedenza è stata incoraggiata dai suoi genitori o è la prima volta che si trova a gestire una situazione di separazione da loro?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa, prima di ogni cosa la ringrazio per la sua risposta.
I problemi di ansia sono stati causati soprattutto dal fatto che, data la mia malattia, sono stata emarginata dagli altri che mi prendevano in giro da quando sono piccola e questo mi ha causato molta sofferenza e senso di inferiorità ed insicurezza. Poi con il passare degli anni l'ansia ha iniziato a portarmi anche attacchi di panico e così ho cambiato lo psicologo con un neuropsichiatra. Il fatto della mia famiglia è vero ma non sono stati loro iperprotettivi,sono stata più io che sola mi sono troppo attaccata a loro ed ora ho molto sofferto per la lontananza dovuta agli studi.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' importante che sia stata seguita, ma il lavoro che può fare a quest'età sarebbe sicuramente diverso da quello che ha fatto da bambina e ragazzina, perchè ha una consapevolezza diversa e si trova in una situazione differente rispetto a quelle che ha dovuto affrontare.

Probabilmente se si è "attaccata" troppo ai suoi familiari è perchè non hanno contribuito a darle sicurezza e non l'hanno messa in condizione di affrontare in altro modo il rapporto con i coetanei e con chi la prendeva in giro.
Se non l'hanno aiutata a costruire e utilizzare strumenti che le consentissero di valorizzare tutte le sue parti sane, invece di identificarsi con la malattia, e di farsi accogliere in altro modo dai suoi pari, hanno anche lasciato che lei si sentisse sola e in pericolo fuori casa - con il risultato di spingerla a sentirsi tranquilla e a suo agio esclusivamente in un contesto per lei familiare e privo di minacce.
Se è andata così questo ha gli stessi effetti di un comportamento iperprotettivo che non contempla la possibilità che il figlio possa cavarsela da solo fuori casa: in entrambi i casi infatti il figlio è considerato irrimediabilmente debole e condannato a non potersi integrare con gli altri.

In ogni caso ora è il momento che sia lei a prendere in mano la sua vita e a preoccuparsi di cercare un aiuto che, come le dicevo, sarà diverso da quello che ha ricevuto da piccola.
Come tutti anche lei ha dei punti di forza da valorizzare e può imparare a sentirsi meno debole e incapace di trovare il suo posto nel mondo, creando relazioni e facendo esperienze che ora forse pensa le siano precluse.
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Dr.ssa Laura De Martino Psicologo, Psicoterapeuta 25 1
Cara utente,
purtroppo non esistono ricette o consigli pratici, quello che posso darle è una lettura di quello che succede a lei e a molte altre persone che vivono il suo stesso disagio. Nella nostra società spesso si fa fatica ad ascoltare e a dare spazio alle emozioni, siamo orientati alla tecnica, alla scientificità all'idea che è vero solo quello che si vede. E' proprio per questo che in alcuni casi riusciamo ad esprimere una paura, un'angoscia solo se connessa al corpo, che è qualcosa di materiale, qualcosa al quale siamo abituati a prestare attenzione, a dare cura e importanza. E' così ci sentiamo in diritto di lamentarcene, di chiedere aiuto. Il corpo inoltre si presta bene ai nostri tentativi di controllo proprio per il suo essere materiale, visibile. Non consideriamo in questo modo che in realtà il malessere che addebitiamo al corpo ha un'altra provenienza. Riguarda il mondo dei vissuti emotivi ed è strettamente connessa alla propria storia personale. E' lì che deve guardare. Un percorso psicoterapeutico potrà esserle utile.
Un caro saluto

Dr.ssa Laura De Martino
Psicologa, Psicoterapeuta Relazionale e Familiare
tel 3280273833 - Napoli

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Utente
Utente
Grazie mille dei consigli.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Ci aggiorni quando vuole.
Le faccio tanti auguri,
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