Non so con chi parlare del mio problema
Gentili dottori,
Mi trovo in un punto di non ritorno. Qualche anno fa ho scoperto di essere lesbica. L'ho scoperto stando con uomo e, naturalmente, mi è piaciuta qualche ragazza.
Nel 2015, dopo 5 anni, ho concluso la mia relazione etero, perché ho capito che non potevo vivere la vita di qualcun'altro, una vita che non mi apparteneva.
In quei 5 anni, ho avuto spesso ansia e attacchi di panico, che hanno compromesso anche le mie capacità di apprendimento lavorativo. Non dormivo e questo ha portato irritabilità, carenza di concentrazione e quant'altro.
Ora dormo meglio, ma mi rendo conto di aver problemi di concentrazione e cognitivi. Sono ancora abbastanza irritabile e spesso faccio discorsi senza senso. E ho spesso scatti aggressivi, violenti.
Non oso dire a nessuno che i miei problemi sono legati alla mia sessualità. Non voglio fare coming out perché sono convinta che non mi crederebbero.
Il punto è che fino a qualche anno fa anche io credevo di essere etero, altrimenti non mi sarei mai messa con un uomo!
Se avessi saputo prima di essere lesbica, avrei fatto finta di nulla e avrei finto di essere disinteressata alle relazioni. Ed è esattamente quello che sto facendo ora, per rimanere fedele almeno a me stessa e non compromettere ulteriormente la mia salute.
Mi sto anche isolando il più possibile, per non rispondere alle domande di amici e parenti. Domande sulla vita sentimentale non me ne fanno più da un pezzo, perché hanno capito che non è un bel periodo, sotto questo aspetto.
Per quanto riguarda il lavoro, sanno che sono sfiduciata nei confronti del mio futuro professionale, ma qualche domanda in merito me la fanno ancora.
I miei genitori dicono che devo andare da uno psicologo per sfogarmi. Ma mi vergogno troppo a parlare di persona con uno psicologo, anche se si tratta di un dottore. E' irrazionale, lo so. Ma è così.
Per questo, mi rivolgo a voi. Che cosa mi consigliate di fare?
Grazie mille e buon anno!
Licia
Mi trovo in un punto di non ritorno. Qualche anno fa ho scoperto di essere lesbica. L'ho scoperto stando con uomo e, naturalmente, mi è piaciuta qualche ragazza.
Nel 2015, dopo 5 anni, ho concluso la mia relazione etero, perché ho capito che non potevo vivere la vita di qualcun'altro, una vita che non mi apparteneva.
In quei 5 anni, ho avuto spesso ansia e attacchi di panico, che hanno compromesso anche le mie capacità di apprendimento lavorativo. Non dormivo e questo ha portato irritabilità, carenza di concentrazione e quant'altro.
Ora dormo meglio, ma mi rendo conto di aver problemi di concentrazione e cognitivi. Sono ancora abbastanza irritabile e spesso faccio discorsi senza senso. E ho spesso scatti aggressivi, violenti.
Non oso dire a nessuno che i miei problemi sono legati alla mia sessualità. Non voglio fare coming out perché sono convinta che non mi crederebbero.
Il punto è che fino a qualche anno fa anche io credevo di essere etero, altrimenti non mi sarei mai messa con un uomo!
Se avessi saputo prima di essere lesbica, avrei fatto finta di nulla e avrei finto di essere disinteressata alle relazioni. Ed è esattamente quello che sto facendo ora, per rimanere fedele almeno a me stessa e non compromettere ulteriormente la mia salute.
Mi sto anche isolando il più possibile, per non rispondere alle domande di amici e parenti. Domande sulla vita sentimentale non me ne fanno più da un pezzo, perché hanno capito che non è un bel periodo, sotto questo aspetto.
Per quanto riguarda il lavoro, sanno che sono sfiduciata nei confronti del mio futuro professionale, ma qualche domanda in merito me la fanno ancora.
I miei genitori dicono che devo andare da uno psicologo per sfogarmi. Ma mi vergogno troppo a parlare di persona con uno psicologo, anche se si tratta di un dottore. E' irrazionale, lo so. Ma è così.
Per questo, mi rivolgo a voi. Che cosa mi consigliate di fare?
Grazie mille e buon anno!
Licia
[#1]
<<Non oso dire a nessuno che i miei problemi sono legati alla mia sessualità. >>
Gentile Licia,
condivido il suggerimento datole dai suoi genitori: perché continuare a stare male e non provare a farsi aiutare?
Andare da uno psicologo non (solo) per sfogarsi, ma per comprendere e cercare di migliorare attivamente la propria situazione.
Un professionista non la giudicherà, ma la affiancherà in un percorso di conoscenza di sé e di messa in discussione di convinzioni che magari stanno alla base del suo disagio attuale.
Non sia così certa che tutto dipenda dal suo orientamento sessuale (tema anche questo, a mio avviso, da approfondire per benino...).
Scrivere qui è stato un primo passo, ma a distanza non le si può essere più di tanto d'aiuto, se non a spronarla alla richiesta di un aiuto concreto da parte di un nostro collega della sua zona.
Saluti cordiali.
Gentile Licia,
condivido il suggerimento datole dai suoi genitori: perché continuare a stare male e non provare a farsi aiutare?
Andare da uno psicologo non (solo) per sfogarsi, ma per comprendere e cercare di migliorare attivamente la propria situazione.
Un professionista non la giudicherà, ma la affiancherà in un percorso di conoscenza di sé e di messa in discussione di convinzioni che magari stanno alla base del suo disagio attuale.
Non sia così certa che tutto dipenda dal suo orientamento sessuale (tema anche questo, a mio avviso, da approfondire per benino...).
Scrivere qui è stato un primo passo, ma a distanza non le si può essere più di tanto d'aiuto, se non a spronarla alla richiesta di un aiuto concreto da parte di un nostro collega della sua zona.
Saluti cordiali.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Gentile Licia,
Rimanere con il motore acceso senza avere la possibilità di ripartire, capisco che è estremamente faticoso e doloroso. Tuttavia, se si è acceso il motore è preferibile partire altrimenti la batteria va in down... non crede?
Quello che vorrei chiarirle, leggendo la sua richiesta di aiuto, è che uno/a psicologo (preferibilmente anche psicoterapeuta):
Non distribuisce consigli, non siamo solo contenitori senza fondo di "sfoghi dell'anima che grida aiuto", non siamo preti, non siamo amici, non curiamo i matti.
Siamo professionisti che innanzitutto NON GIUDICANO. Il nostro lavoro non è fondato sul giudizio ma sulla possibilità concreta di tendere una mano a chi ne ha bisogno, attraverso l'utilizzo di metodi e tecniche specifiche.
Tra uno psicologo e un paziente si costruisce,metaforicamente , lo stesso rapporto che c'è tra pilota e co-pilota nelle corse con macchine da rally. Noi psicologi siamo al volante perché sappiamo guidare ( piloti/psicologi senior), i nostri pazienti sono i nostri co-pilota. Hanno in mano la cartina della strada della loro vita e ci comunicano strade da percorrere o meno, curve e sentieri più o meno insidiosi, stabilità e pendenza della strada cognitiva (pensieri ed emozioni). Co-piloti/psicologi junior.
Detto ciò
Questa, sarebbe la strada più saggia e più utile da percorrere ai fini del suo benessere.
Che cosa teme di più nel trovarsi di fronte ad un collega in carne ed ossa?
Crede che sia la strada più giusta da seguire?
Rimanere con il motore acceso senza avere la possibilità di ripartire, capisco che è estremamente faticoso e doloroso. Tuttavia, se si è acceso il motore è preferibile partire altrimenti la batteria va in down... non crede?
Quello che vorrei chiarirle, leggendo la sua richiesta di aiuto, è che uno/a psicologo (preferibilmente anche psicoterapeuta):
Non distribuisce consigli, non siamo solo contenitori senza fondo di "sfoghi dell'anima che grida aiuto", non siamo preti, non siamo amici, non curiamo i matti.
Siamo professionisti che innanzitutto NON GIUDICANO. Il nostro lavoro non è fondato sul giudizio ma sulla possibilità concreta di tendere una mano a chi ne ha bisogno, attraverso l'utilizzo di metodi e tecniche specifiche.
Tra uno psicologo e un paziente si costruisce,metaforicamente , lo stesso rapporto che c'è tra pilota e co-pilota nelle corse con macchine da rally. Noi psicologi siamo al volante perché sappiamo guidare ( piloti/psicologi senior), i nostri pazienti sono i nostri co-pilota. Hanno in mano la cartina della strada della loro vita e ci comunicano strade da percorrere o meno, curve e sentieri più o meno insidiosi, stabilità e pendenza della strada cognitiva (pensieri ed emozioni). Co-piloti/psicologi junior.
Detto ciò
Questa, sarebbe la strada più saggia e più utile da percorrere ai fini del suo benessere.
Che cosa teme di più nel trovarsi di fronte ad un collega in carne ed ossa?
Crede che sia la strada più giusta da seguire?
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#3]
Ex utente
Gentile dott.ssa Scalco,
No, non dipende tutto dal mio orientamento. Ho anche avuto un grave lutto famigliare e avrà sicuramente influito anche questo.
La scoperta della mia vera natura è un discorso a parte. Solo che, a quanto pare, non riesco ad accettarla del tutto. Così come, probabilmente, non riesco ad accettare la perdita di mio fratello.
A pensarci bene, penso che farei meglio a parlarne di persona. E, rispondendo al Dr. Pizzoleo, la mia paura di parlare con uno specialista credo che sia irrazionale, inspiegabile.
Grazie ancora!
L.
No, non dipende tutto dal mio orientamento. Ho anche avuto un grave lutto famigliare e avrà sicuramente influito anche questo.
La scoperta della mia vera natura è un discorso a parte. Solo che, a quanto pare, non riesco ad accettarla del tutto. Così come, probabilmente, non riesco ad accettare la perdita di mio fratello.
A pensarci bene, penso che farei meglio a parlarne di persona. E, rispondendo al Dr. Pizzoleo, la mia paura di parlare con uno specialista credo che sia irrazionale, inspiegabile.
Grazie ancora!
L.
[#4]
Signorina,
Lei ha subito una perdita tremenda. Un fratello! È terribile e angosciante in modo indescrivibile. Non metta un sasso sulle sue emozioni. Sarebbe importante lavorarci su. Dare un nome ai suoi stati cognitivi (emozioni e pensieri sgradevoli), starci dentro in modo funzionale ovvero senza farsi sopraffare da esse ed infine imparare a gestirli.
Inaccettazione parziale del suo orientamento sessuale e inaccettazione (credo ancora totale) della perdita di suo fratello, andrebbero portati all'attenzione di un collega in carne ed ossa.
L'irrazionale e l'inspiegabile delle sue paure, troverebbero razionalità e spiegazione se accompagnata - in questo doloroso periodo della sua vita - da un collega preferibilmente specializzato in psicoterapia.
Un caro saluto. Se vuole ci faccia sapere
Lei ha subito una perdita tremenda. Un fratello! È terribile e angosciante in modo indescrivibile. Non metta un sasso sulle sue emozioni. Sarebbe importante lavorarci su. Dare un nome ai suoi stati cognitivi (emozioni e pensieri sgradevoli), starci dentro in modo funzionale ovvero senza farsi sopraffare da esse ed infine imparare a gestirli.
Inaccettazione parziale del suo orientamento sessuale e inaccettazione (credo ancora totale) della perdita di suo fratello, andrebbero portati all'attenzione di un collega in carne ed ossa.
L'irrazionale e l'inspiegabile delle sue paure, troverebbero razionalità e spiegazione se accompagnata - in questo doloroso periodo della sua vita - da un collega preferibilmente specializzato in psicoterapia.
Un caro saluto. Se vuole ci faccia sapere
[#5]
Lei ha bisogno di parlare con uno psicoterapeuta, carissima, concordo con i Colleghi.
Gli psicologi sono professionisti , non sono mai giudicanti, per formazione, e perchè sentono sempre storie difficili di persone che soffrono e chiedono aiuto, il che suscita empatia e desiderio di comprendere, accogliere..
La perdita del fratello ritengo che pesi moltissimo sul suo sguardo sul mondo, ed anche sulle sue scelte.. Che rapporto aveva con lui.. quanto tempo è passato ? è indispensabile rileggere la sua storia , la storia della vostra famiglia, comprendere la relazione affettiva che lega ed ha legato tutti voi..Ci riscriva se crede , dobbiamo conoscerla meglio per poterla aiutare, spero che cominci a pensare che deve darsi aiuto, per non restare bloccata nella sua solitudine, sempre in difesa, più arrabbiata e triste.. All'inizio di un anno nuovo tutti noi ci facciamo delle promesse per cercare di essere più felici, più positivi.. si proponga di volersi bene e darsi aiuto, i problemi bisogna capirli per risolverli..essere lesbica , ma bisogna anche capire meglio, come dice la Collega Scalco, non è un problema , nè una colpa.
Noi restiamo in attesa, con auguri, empaticamente..
Gli psicologi sono professionisti , non sono mai giudicanti, per formazione, e perchè sentono sempre storie difficili di persone che soffrono e chiedono aiuto, il che suscita empatia e desiderio di comprendere, accogliere..
La perdita del fratello ritengo che pesi moltissimo sul suo sguardo sul mondo, ed anche sulle sue scelte.. Che rapporto aveva con lui.. quanto tempo è passato ? è indispensabile rileggere la sua storia , la storia della vostra famiglia, comprendere la relazione affettiva che lega ed ha legato tutti voi..Ci riscriva se crede , dobbiamo conoscerla meglio per poterla aiutare, spero che cominci a pensare che deve darsi aiuto, per non restare bloccata nella sua solitudine, sempre in difesa, più arrabbiata e triste.. All'inizio di un anno nuovo tutti noi ci facciamo delle promesse per cercare di essere più felici, più positivi.. si proponga di volersi bene e darsi aiuto, i problemi bisogna capirli per risolverli..essere lesbica , ma bisogna anche capire meglio, come dice la Collega Scalco, non è un problema , nè una colpa.
Noi restiamo in attesa, con auguri, empaticamente..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#6]
Ex utente
Gentili dottori,
Penso proprio che consulterò uno psicoterapeuta.
Quanto alla perdita di mio fratello, è successo 9 anni fa, ma ancora non sono riuscita ad accettarlo.
Con lui avevo il tipico rapporto fratello-sorella: dispetti, scherzi e cose di questo genere.
All'epoca della disgrazia, lui aveva 18 anni e mezzo, io quasi 22. Aveva appena preso la patente e aveva comprato un'auto usata perché già lavorava.
Purtroppo, 1 settimana dopo l'acquisto dell'auto, ha avuto un incidente stradale ed è rimasto in coma per 1 mese.
Ma non ce l'ha fatta...
Grazie ancora per la disponibilità!
Penso proprio che consulterò uno psicoterapeuta.
Quanto alla perdita di mio fratello, è successo 9 anni fa, ma ancora non sono riuscita ad accettarlo.
Con lui avevo il tipico rapporto fratello-sorella: dispetti, scherzi e cose di questo genere.
All'epoca della disgrazia, lui aveva 18 anni e mezzo, io quasi 22. Aveva appena preso la patente e aveva comprato un'auto usata perché già lavorava.
Purtroppo, 1 settimana dopo l'acquisto dell'auto, ha avuto un incidente stradale ed è rimasto in coma per 1 mese.
Ma non ce l'ha fatta...
Grazie ancora per la disponibilità!
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.4k visite dal 01/01/2017.
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