Incomprensibilità scientificità della disciplina - consigli bibliografici

Salve,
sto effettuando uno studio di carattere storico sulla realtà manicomiale italiana e, devo dire, di essere rimasto perplesso sull'assenza di scientificità della psicologia (basti vedere come a livello di ordinamento universitario è l'unica disciplina medica a rientrare nelle discipline umanistiche) e sulla pochezza dei suoi contenuti.
è un aspetto che non concerne il mio lavoro, ma mi sarebbe utile comprendere (anche con indicazioni bibliografiche) ai fini di strutturare il testo. Tolto l'organicismo e considerato come pratiche mediche, quali la Tec, si sono continuate a utilizzare su tali presupposti fino agli anni 1980 (e forse oltre - ancora oggi), mi lascia francamente perplessa la capacità di curare della psicologia in quanto tale e mi paiono molto azzardate diverse sue prese di posizione.
La mia impressione è che, in ultima analisi, essa sia stata la traduzione del potere normativo della società, rispetto alla quale comportamenti devianti e non "normali" andavano pur in qualche modo trattati, un tempo (non molto tempo fa) con i manicomi, adesso con presunte sedute e terminologie complesse, che nascondono molta retorica e "buon sensismo".
Leggo per motivi di apprendimento anche le risposte date su questo forum e resto molto perplesso dall'individualismo indicato come opportuno in tutti i casi a persone con gravi disturbi. è vero: nessuna disciplina medica può pretendere di dare una soluzione unitaria a tutti i problemi di una medesima tipologia (neppure a un raffreddore), ma indicazioni di massima esistono eccome, anche per patologie molto gravi e complesse. Questo non esiste in psicologia: ogni caso è a sé, giustamente, proprio perché non esistono mezzi o terapie di cura di alcun tipo.
Si presenta un elemento disfunzionale? un tempo lo si rinchiudeva, ora lo si affida a terapie che, al massimo, lo aiutano a convivere con i suoi disturbi, senza però curarlo.
Perché mi domando, con un po' di retorica, si è voluta dare una scientificità a una disciplina, che, a quanto mi risulta, di scientifico non ha nulla? Il dato obbiettivo, se non il giudizio sociale sulla disfunzionzalità dell'individuo, la profilassi, la cura (sono rimasto del tutto scioccato nell'apprendere, in un secolo di storia manicomiale, che non esistono statistiche certe e scientifiche sui pazienti curati, molti dei quali finivano male o rientravano a periodi alterni in manicomio). Il dato ultimo che risulta dall'indagine storica è quello di uno strapotere medico psicologico non molto giustificato se non per ragioni del tutto estranee alla professione (sociali, economiche, di potere, ecc).
Sono mie impressioni da non professionista del settore (ho condotto anche ricerche storiche sulla cura del tumore) e chiedo un parere per curiosità e per avere una risposta a questo dubbio, specie con indicazioni bibliografiche.
Se la cosa non è ritenuta pertinente, mi si risponda in buon modo, come io ho esposto le mie perplessità.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

sui manicomi può chiedere in area psichiatria.

Per quanto riguarda il fatto che la psicologia oggi è una scienza empirica, bisognerebbe rispondere con un intero corso di laurea!
E' ovvio che, leggendo i consulti on line, ogni caso è unico, così come ogni caso è unico in medicina. Non esistono due pazienti uguali.
Ciò non toglie che possono esserci delle linee guida che servono per racchiudere in categorie le psicopatologie, altrimenti davvero potremmo parlare di tutto e niente e che ci siano indicatori sulla base della normatività.
Capisco che per un non addetto ai lavori tutto ciò sembrerà poco sensato, ma è chiaro che bisogna essere professionisti per poter maneggiare queste nozioni e applicarle alle storie dei pz.
Poi è vero che un conto è la psicologia, tutt'altra cosa è la psicoterapia.
Per quanto riguarda la bibliografia, potrebbe iniziare da Popper.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Salve,
la ringrazio per la sua risposta. Conosco Popper (specie "La società aperta e i suoi nemici"), ma credo proprio di avere individuato il nocciolo della questione.
Per quanto autorevole, Popper è un filosofo, le cui conclusioni, alla pari di quelle di qualsiasi sociologo o psicologo, possono, mi pare, essere facilmente contestate, in quanto "nessuno gli dice che è così". Il tutto rischia ed è molto autoreferenziale: "è così perché l'ha detto l'importante personaggio", ecc. ed è l'esatto contrario dell'universalità scientifica.
A livello storico, l'ipse dixit, gli stessi personaggi autorevoli contano ben poco o nulla. Servono dati, cifre, risultati. Nel caso dei manicomi, mi ritrovo di fronte a cartelle cliniche di persone che dimesse vi rientravano dopo poco tempo o al massimo un paio di anni. Dov'è il dato scientifico? Dov'è, in altre parole, "l'unghia incarnita" guarita?
Per fortuna, sono cose che mi riguardano solo per curiosità, ma le indagini storiche effettuate sono molto dure, a dir poco, verso la categoria degli psicologi.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
I manicomi riguardano la psichiatria e quindi la medicina e non la psicologia.
Ribadisco che sarebbe opportuno essere un addetto ai lavori per sapere come si può valutare l ' efficacia di una psicoterapia.
Possiamo occuparci di statistiche, somministrare test che sono quanto di più vicino all' oggettività in quanto costruiti proprio per tali finalità ma tenga presente che anche se vado da due professionisti diversi (di ogni categoria intendo) l ' esame obiettivo o consulenza potrebbe risultare diverso.
Quanto all' unghia incarnita di cui lei parla, salvo errori medici, bisognerebbe capire quelle cartelle cliniche alla luce di tanti aspetti. Alcuni farmaci non esistevano ancora, alcune terapie non erano disponibili, ecc....
Come vede tutto deve essere contestualizzato per poter essere valutato... e capito.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
"Per fortuna, sono cose che mi riguardano solo per curiosità, ma le indagini storiche effettuate sono molto dure, a dir poco, verso la categoria degli psicologi."

Gentile Utente,
Il portale eroga consulti, non disquisisce su curiosità, su fatti storici, metodologici e bibliografia.

Se ha qualcosa di veramente "perosnale" da chiedere faccia pure, riceverà tante riposte da svariati professionisti.



Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Salve, immaginavo una risposta simile. Lo ritenevo un argomento interessante, non solo per me, dopo essere rimasto praticamente scioccato nel constatare come i "presunti" fondamenti scientifici della psicologia non avessero poi espressioni o risultati pratici tracciabili o riscontrabili in alcun modo.
Ringrazio, in ogni caso, per l'attenzione.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

può provare a leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4600-la-psicologia-e-una-scienza-debole.html

Cordiali saluti,
[#7]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Egregia dottoressa Pileci,
la ringrazio per l'indicazione. Ho letto il breve articolo, ma mi lascia ancora più perplesso. La risposta dovrebbe risiedere in un confronto con le altre scienze mediche, se la psicologia è medicina, e non con scienze di tutt'altro genere (come la fisica, e poi in un settore delicato come quello delle particelle, a due passi dalla quantistica).
I miei dubbi si risolverebbero in maniera molto semplice: un'indicazione bibliografica, dove si elencano non le teorie e gli psicologi (ho letto un'infinità di manuali di psichiatria e psicologia), cosa che rassomiglia molto alla filosofia e alla sociologia, ma un elenco dei risultati medici ottenuti, come accade, non a caso, nelle discipline mediche, dove, paradossalmente, poco importa il nome o il teorizzatore (tanto che molte scoperte sono state effettuate a caso).
Curiosa poi la conclusione dell'articolo, che ricorda molto il modo di fare degli psicologi d'epoca passata, che, quando li si contestava, internavano (ora si dà degli ignoranti). Mi sembra un modo di fare ben poco scientifico e piuttosto umanistico, di tacciare di ignoranza chi non si occupa di una cosa (specie se poi la cosa non ha forza di autoevidenza, come accade in tutte le scienze).
Comunque, come ha detto la sua collega, qui non c'è spazio per curiosità, sebbene piuttosto interessanti.
[#8]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"La risposta dovrebbe risiedere in un confronto con le altre scienze mediche, se la psicologia è medicina"

Gentile Utente,

la psicologia NON è medicina.
Per curiosità professionale posso chiedere che cosa ha letto?
[#9]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Peraltro, noto in fondo all'articolo segnalatomi, nei commenti, come anche altre persone abbiano contestato la scientificità della disciplina.
Faccio un esempio molto semplicistico: nella ricerca storica, il dato scientifico obbiettivo e incontestabile è rappresentato dal documento archivistico. La storia è una disciplina molto pratica, molto "terra terra": se un tale personaggio ha fatto, detto o scritto una cosa, nessuno lo può contestare, ora, domani o ieri, indipendentemente dal parere e dall'opinione di qualsivoglia persona, ignorante o molto istruita, specializzata o meno.
Se in medicina, ho un raffreddore l'ignorante come il medico sa che deve evitare gli spifferi, prendere del brodo caldo, ecc, o medicinali appositi. Alla fine, si ha la guarigione e la cosa è riscontrabile anche obbiettivamente, facendo (per esagerazione) delle analisi del sangue o altri controlli, che attestino che il raffreddore non c'è più (qualora il paziente fosse ipocondriaco o il medico non sapesse riconoscere il raffreddore i sintomi e la cura).
In psicologia, esiste qualcosa di simile? Un dato obbiettivo, insindacabile, libero da opinioni o interpretazioni?
[#10]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Voglio modificare un comportamento, faccio una valutazione pre, il trattamento e una valutazione post e il dato obiettivo è ad esempio la modificazione di quello specifico comportamento e di quanto è stato modificato (misurandolo con delle scale).
Comportamento osservabile e misurabile.

Ho una fobia e faccio una psicoterapia.
Al termine della terapia non ho più quella fobia.
Lo riscontro dal comportamento osservabile, cioè ad esempio non eviterò più l'oggetto fobico.

Questo per semplificare molto come nel Suo esempio del raffreddore...
[#11]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Legga le linee guida per richiedere un consulto, capirà che è davvero fuori tema.

https://www.medicitalia.it/consulti/linee-guida-consulto-online/

[#12]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Peccato. Sarebbe stato interessante chiedere delle delucidazioni.
[#13]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

non credo sia un peccato, dal momento che Le ho già risposto sopra alla Sua domanda. Per Sua comodità Le incollo di seguito la risposta:

"Voglio modificare un comportamento, faccio una valutazione pre, il trattamento e una valutazione post e il dato obiettivo è ad esempio la modificazione di quello specifico comportamento e di quanto è stato modificato (misurandolo con delle scale).
Comportamento osservabile e misurabile.

Ho una fobia e faccio una psicoterapia.
Al termine della terapia non ho più quella fobia.
Lo riscontro dal comportamento osservabile, cioè ad esempio non eviterò più l'oggetto fobico.

Questo per semplificare molto come nel Suo esempio del raffreddore..."

Cordiali saluti,
[#14]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Egregia dottoressa Pileci,
la sua risposta non è per nulla convincente (è troppo soggettivo dire che una persona non ha più paura di una cosa e, per quanto si facciano delle scale, nulla mi autorizza a credere - me esterno e ignorante - che quella persona non abbia più paura della tal cosa).
Siccome, però, la sua collega mi ha sottolineato - giustamente - che non c'è spazio per simili discussioni, inutile continuare a parlarne. Altrimenti verrà richiamata anche lei al rispetto del regolamento.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Bene, allora Lei potrà dire -dopo una bella influenza- che si sente soggettivamente meglio. E per quanto si facciano degli esami, nulla autorizza a credere che stia davvero bene.
Quindi siamo in due a non essere convincenti...:-)

La saluto,
[#16]
Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Se non ho influenza o raffreddore, sto certamente bene. Se non ne sono convinto e gli esami mi dicono che non ho influenza e raffreddore, me ne convinco. Altrimenti diventa tutto relativo e si ingenera una sfiducia verso la medicina e tutto va in catastrofe.
Se si hanno dei malesseri non fisici, ma mentali, ci si adatta e ci si convive, visto che non esistono cure oggettivamente accertate e che la psicologia non è medicina, come lei stessa ha detto.
La ringrazio, comunque, per avermi presentato un punto di vista alternativo, perché il confronto è sempre utile.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Se si hanno dei malesseri non fisici, ma mentali, ci si adatta e ci si convive, visto che non esistono cure oggettivamente accertate "

Non so dove ha letto che non ci sono cure accertate per i disturbi mentali, ma allora la stessa psichiatria (medicina) secondo Lei di che cosa si occupa ?

Inoltre, non capisco perché secondo Lei il "convincimento" vale solo se non ho più il raffreddore, ma non se viene oggettivamente modificato il comportamento, come Le ho detto qui:

"Voglio modificare un comportamento, faccio una valutazione pre, il trattamento e una valutazione post e il dato obiettivo è ad esempio la modificazione di quello specifico comportamento e di quanto è stato modificato (misurandolo con delle scale).
Comportamento osservabile e misurabile.

Ho una fobia e faccio una psicoterapia.
Al termine della terapia non ho più quella fobia.
Lo riscontro dal comportamento osservabile, cioè ad esempio non eviterò più l'oggetto fobico

Non ho detto che soggettivamente non c'è più la paura, ma che oggettivamente osservo che un comportamento si è modificato.

Comunque la saluto,