Lutto madre

Salve. Credo di aver davvero bisogno di aiuto
... e mi sa che sarà difficile essere sintetica, ma ci proverò: ho 49 anni, single, senza figli; soffro di depressione ( so che gli psicologi non amano le diagnosi fai-da-te ... ma conosco bene 'la bestia' ) fin dall'adolescenza, e già da allora avrei gradito molto suicidarmi, ma non l'ho nemmeno mai provato a fare, perché c'era mia madre, l'unico grande amore della mia vita, a cui sentivo di non poter fare un simile 'regalo' ( salvo raccontarle spesso del mio malessere, il che comunque piacere non doveva farle ... e giù sensi di colpa, adesso ). Poco piu di un mese fa mi è stato comunicato che aveva un glioblastoma ( operabile solo per modo di dire ). Il suicidio in quel momento mi è sembrato proprio inevitabile ... Ma poi ho pensato a mamy, a come avrebbe passato i suoi ultimi mesi di vita ( non immaginavo che sarebbero stati addirittura giorni ), senza di me, e a come avrei potuto invece renderglieli il più sereni possibile ( sono ... ero? ... figlia unica e ho perso mio padre a 16 anni, anche lui per una forma di cancro fulminante ). Trovando non so dove ( nell'amore per lei? ) una forza che ha stupito tutti ( me compresa ) ci sono abbastanza riuscita, spero ...
Il problema è che la mia agognata liberazione va rinviata ancora di un po' ( devo/voglio fare ancora delle cose per lei ), e nel frattempo la mia sofferenza va aumentando ogni giorno di più, tanto da farmi dubitare che riuscirò a resistere fino in fondo senza dei farmaci.
Vorrei perciò sapere se è 'normale' ( o se è 'da farmaco' ) che a farmi star peggio siano:
1) più che i ricordi delle sue ultime settimane di vita, quelli dell'estate scorsa, in cui tutto andava 'bene' ( a posteriori mi sembra di poter dire che ci fossero in lei dei lievi cambiamenti, ma niente che mi facesse preoccupare, ancora );
2) l'intermittenza, che è continua ( ! ) tra il senso di irrealtà derivante dal fatto che non c'è più e la consapevolezza del fatto che non c'è più, che è come se mi prendesse di continuo alle spalle ...
Il fatto che quando sto peggio singhiozzo come una bambina di 5 anni, e che arrivo a fine giornata stremata dalla 'fatica' so che è 'normale' ... ( Oppure no? )
Ringrazio fin da adesso chiunque avrà la pazienza di leggermi e di darmi un parere professionale ( sono esasperata dalle frasi fatte che mi vengono dette quando oso parlare di quello che mi succede dentro! ).

Katia
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
La sua richiesta di consulenza obbliga a svariate riflessioni.

Io dividerei la sua richiesta in

1- il suo essere figlia unica dj madre vedova
Come ha reagito sua madre?
Lei?
Entrambe?
Quali dinamiche? Quali elabotazioni del lutto?
Funzionali? Disfunzionali?

2- il suo essere amata single.
Perché?
Delusioni?
Abbandoni?
Patto inconscio di fedeltà a sua madre?
Paura dell'amore?
Altro?


3- la sua vita fino a 49 anni con sua madre.
Dipendente?
Autonoma?

4- la sua depressione
Si è mai curata?
Se si, come?
Se non lo fa fatto che vantaggi aveva dalla sua malattia?
L'aiutva inconsciamente a rimanere single?
Figlia?
Ha paura della dimensione adulta?

5 - le sue fantasie di suicidio.
Quali?
Quante?
Perché?
Quando? Ecc..

6- il glioblastoma di sua madre.
Lei non aveva nessuna risorsa per affrontarlo, sempre se fosse mai affrontabile...

7- il dopo
Più che rispondere ai suoi punti di domanda, spero di averla fatta riflettere sulla sua storia di vita.

Si faccia aiutare davvero, le rimane soltanto la sua di vita, adesso... ne abbia cura.

Auguro di cuore per tutto, e condoglianze per sua mamma

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Katia,

Lei non ha avuto una vita facile e, quando un essere umano si trova ad affrontare situazioni difficili, è possibile pensare a soluzioni estreme che non ci portano a risolvere il problema, semmai ci allontanano dalle soluzioni e dal benessere.

Ma è necessario affrontare queste strategie e idee che Le sono venute in mente, in modo da poter affiancare altre idee, più funzionali ed utili, che Le permettano di provare a vivere più serenamente, risolvendo questioni dolorose che mi sembra Lei si stia portando dietro da troppo tempo.

Ciò premesso, per rispondere alle Sue domande, dopo un lutto è del tutto normale sentirsi come si sente Lei.

1. certamente i ricordi che bruciano di più sono quelli in cui tutto andava bene. La parola "nostalgia" vuol proprio dire "dolore per il ricordo" e di solito questo sentimento lo proviamo proprio pensando a cose belle che sono lontane, passate e non abbiamo più. Quindi ci sta che Lei stia male soprattutto per quei ricordi in cui tutto andava bene.

2. senza elencare le fasi del lutto, che in ogni caso prevedono un senso di incredulità per la perdita di una persona cara, tenga presente che -soprattutto nel Suo caso, avendo vissuto con la mamma da sempre- tutti facciamo fatica a fare i conti col fatto che una persona amata non c'è più. Facciamo fatica a pronunciare la parola "morte", ma anche nella quotidianità (es "lo chiedo alla mamma", oppure "telefono alla mamma", ecc...).
Quindi, si prenda cura di se stessa, perché in questo momento è particolarmente vulnerabile, chieda aiuto alle persone attorno a Lei, anche per le piccole cose, come accadeva anni fa, quando l'occhio sociale era più vigile e ci si aiutava e sosteneva di più.

Ma soprattutto si rivolga ad un medico psichiatra o ad uno psicologo psicoterapeuta per le cure di cui ha bisogno.

Poi, se vuole, ci faccia sapere.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Randone,
pur perfettamente consapevole del fatto che le Sue domande sono quelle che mi suggerisce di rivolgere a me stessa, le risposte le dò comunque anche a Lei:
1 ) alla morte di mio padre ma' reagì benissimo ( era la donna più dinamica e attiva che io abbia mai conosciuto ), io molto meno ( mi si concederà l''attenuante' dell'età e del maggior attaccamento affettivo ), e so che la mia depressione può essere derivata da una non accettazione della morte ( di chi si ama ), che
2 ) mi ha portata forse anche ad essere single ( paura dell'abbandono, quindi, direi ) ... ma forse sono single semplicemente perché mi va di esserlo ( è mica necessariamente una scelta nevrotica? )
3 ) la mia vita è stata relativamente dipendente e relativamente autonoma ( ho anche vissuto per 10 anni consecutivi in un'altra città ) ... Diciamo che dalla morte di mio padre è derivata una serie di problemi, la cui soluzione ha richiesto decine di anni di 'battaglie' ( legali e non solo ), e ha creato tra me e ma' una interdipendenza, non solo necessaria, ma anche benefica ( nei momenti peggiori io facevo forza a lei e lei a me! ) ... Per cui
4 ) nella dimensione adulta ci sono dovuta entrare, e anche troppo presto, forse ... a meno che Lei non faccia coincidere questo ingresso con l'essere assolutamente soli nell' affrontare le difficoltà ( condizione in cui mi trovo ora ), e allora le rispondo che sì, ne ho paura!
Quanto alla mia depressione: no, mai curata; mi dà il vantaggio di vedere la vita per quello che è, cioè decisamente priva di senso, oltre che dannatamente sgradevole;
5 ) ... e mi ha portata ad elaborare quello che, se per Lei fa lo stesso, preferirei chiamare un progetto di suicidio ....
Con tale progetto la mia attuale lancinante sofferenza, rispetto alla quale avrei bisogno di essere rassicurata barra consigliata, non ha alcuna relazione.
La ringrazio comunque molto per il tempo che mi ha dedicato!
Cordiali saluti
[#4]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci,
La ringrazio per le rassicurazioni che mi ha dato in merito a quello che sto vivendo ... sono 'cose' che quando morì papà non mi erano capitate ( forse perché ero troppo giovane, forse perché all'epoca ho 'rimosso' ... forse perché semplicemente all'epoca avevo mamy accanto! ) e mi preoccupano non poco; ho vissuto con lei tutto il tempo che le rimaneva ( io 'sapevo', lei no, o non proprio ), ed ero lì quando ha respirato l'ultima volta, per cui mi pare assurdo che ora io consideri irreale la sua assenza, e che pianga di più e più forte ricordandole mangiare una granita che ricordandola in preda ad una crisi epilettica!
Se mi dice che pare ma non è ... ok ...
Quanto alle persone che dovrebbero aiutarmi e sostenermi, tocca un tasto ( ulteriormente ) dolente ... sono indispensabili dal punto di vista pratico, al momento, ma dal punto di vista psicologico, ho notato negli ultimi giorni, sono esiziali! Le frasi fatte, le facce allegre, con cui tentano di 'consolarmi', non fanno che aggiungere sofferenza a sofferenza! Sarà che sono particolarmente vulnerabile, appunto, ma mi basta una risata ( che può sfuggire, a chi non è coinvolto quanto me ... ? ), per fare di una giornata, che è già una montagna da scalare, l'Everest! E poi le espressioni che tirano fuori quando dico di avere l'impressione di non farcela abbastanza a lungo, di aver bisogno dell'aiuto di uno psicoterapeuta ... Impietosite, o, peggio, sorprese ( "ma come? hai avuto tanta forza, prima ..." ), o, peggio, vagamente irritate ( "perché, e noi? che ci stiamo a fare? ..." ).
... E al momento o loro o l'isolamento pressoché totale! C'è di che chiedere consulti on line, direi.
Grazie di nuovo

Cordiali saluti
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Katia,

è vero che reagiamo a lutti diversi in momenti diversi nella nostra vita in modo a volte straordinariamente differente. E' verissimo che quando siamo più giovani reagiamo diversamente. Forse perché ci sentiamo meno vulnerabili, più forti, più inconsapevoli....

Il punto è che adesso Lei si sente come si sente ed è giusto che sia così, non c'è nulla da nascondere o negare.

Quanto alle persone, talvolta possiamo non sentirci capiti, ma proprio per questa ragione è importante spiegare e chiedere esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Scelga con cura quelle persone sensibili e di cui si fida e se qualcuno fa un commento che a Lei pare fuori luogo, ne approfitti per puntualizzare e ribadire di che cosa ha davvero bisogno, altrimenti non permetterà mai agli altri di farsi conoscere e soprattutto di farsi consolare come vuole e ha bisogno in questo momento.

Le giungano le mie condoglianze per la perdita della mamma.

Cordiali saluti,
[#6]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
C'è un paradosso nel suo scritto:

Da un lato dichiara un progetto sicudario, dall'altro scrive a noi del portale.

Si chieda, ma lo faccia in silenzio tra se e se, se c'è una parte di lei che è ancora ancorata alla vita

Arrabbiata, oltre che delusa.

Forse, con i dovuti aiuti, vedrà che la vita le potrà conservare ancora qualcosa di bello.
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