Paralisi anancastiche, indecisione cronica e assenza di identità. Incapace di cercare lavoro.
Gentili Dottori,
la mia situazione, è che mi ritrovo con un fortissimo problema di blocco mentale nel momento in cui devo cercare lavoro.
7 anni fa ho avuto enormi difficoltà a scegliere l'università. Ero così paralizzato che mi fu rilevata una personalità dai tratti ossessivo-compulsivi. Dopo una breve terapia psicologica avevo maturato una scelta e l'ho completata con successo. Mi sono laureato da 2 anni, ho svolto un tirocinio di quasi 2 anni presso uno studio da cui poi sono fuggito per via degli orari lavorativi strangolanti,e ho capito quanto fosse insostenibile per me quel percorso. Ho seguito un percorso terapeutico per affrontare per lo stato di terrore ansioso e paralizzante in cui ero precipitato dopo essere stato rifiutato da una persona che mi piaceva, e dopo aver scoperto di essere incapace di reggere quel tipo di stress lavorativo, così da superare l'angoscia e la vergogna che provavo. Ora per rimediare ho deciso di iscrivermi ad un nuovo corso di laurea, molto più affine alle passioni che avevo da piccolo e meno orientato alla mera competizione, in modo da provare a riavvicinarmi a me stesso e trovare una mia identità. Ho preso questa decisione in segreto, perché sono terribilmente influenzabile dal giudizio degli altri, e l'ho palesata solo a cose fatte.
Purtroppo anche questa decisione è stata estremamente difficile. Infatti tendo a procrastinare tantissimo, tendo ad avere violente crisi di ripensamento; inoltre mi sento fisicamente ed intellettualmente incapace di fare la maggior parte dei lavori per mantenermi, mi sento un inetto, e ho anche molta vergogna, perché ho molti amici piuttosto competitivi e ne immagino il giudizio negativo. Forse potrei fare un lavoro qualsiasi, però sento come se avessi bisogno di farmaci per poterlo accettare e per potermi specializzare in un settore senza ripensamenti, perché sento il lavoro come una questione identitaria, e per me è importante perché non ho mai avuto un'identità. Se prendessi farmaci che mi permettono di non ripensarci potrei finalmente iniziare una carriera qualsiasi, per esempio umile e manuale, senza temere il giudizio degli altri, oppure più intellettualmente impegnativa, senza temere la terrificante angoscia del ripensamento, e in generale diventando capace di sopportare le critiche e le direttive dei superiori, e diventando più bravo nell'assistenza a mio fratello, che è schizofrenico paranoide e ha bisogno di una quantità oceanica di energie per essere gestito durante gli episodi psicotici. Però so che questi farmaci non esistono, e infatti molto spesso di fronte a queste frequenti paralisi decisionali che mi impediscono di cercare lavoro penso che una soluzione razionalmente ottimale sarebbe il suicidio, perché ormai sono in un'età in cui è obbligatorio che io diventi economicamente indipendente e siccome non sono in grado di farlo è corretto che io mi uccida.
Che consigli mi potreste dare?
la mia situazione, è che mi ritrovo con un fortissimo problema di blocco mentale nel momento in cui devo cercare lavoro.
7 anni fa ho avuto enormi difficoltà a scegliere l'università. Ero così paralizzato che mi fu rilevata una personalità dai tratti ossessivo-compulsivi. Dopo una breve terapia psicologica avevo maturato una scelta e l'ho completata con successo. Mi sono laureato da 2 anni, ho svolto un tirocinio di quasi 2 anni presso uno studio da cui poi sono fuggito per via degli orari lavorativi strangolanti,e ho capito quanto fosse insostenibile per me quel percorso. Ho seguito un percorso terapeutico per affrontare per lo stato di terrore ansioso e paralizzante in cui ero precipitato dopo essere stato rifiutato da una persona che mi piaceva, e dopo aver scoperto di essere incapace di reggere quel tipo di stress lavorativo, così da superare l'angoscia e la vergogna che provavo. Ora per rimediare ho deciso di iscrivermi ad un nuovo corso di laurea, molto più affine alle passioni che avevo da piccolo e meno orientato alla mera competizione, in modo da provare a riavvicinarmi a me stesso e trovare una mia identità. Ho preso questa decisione in segreto, perché sono terribilmente influenzabile dal giudizio degli altri, e l'ho palesata solo a cose fatte.
Purtroppo anche questa decisione è stata estremamente difficile. Infatti tendo a procrastinare tantissimo, tendo ad avere violente crisi di ripensamento; inoltre mi sento fisicamente ed intellettualmente incapace di fare la maggior parte dei lavori per mantenermi, mi sento un inetto, e ho anche molta vergogna, perché ho molti amici piuttosto competitivi e ne immagino il giudizio negativo. Forse potrei fare un lavoro qualsiasi, però sento come se avessi bisogno di farmaci per poterlo accettare e per potermi specializzare in un settore senza ripensamenti, perché sento il lavoro come una questione identitaria, e per me è importante perché non ho mai avuto un'identità. Se prendessi farmaci che mi permettono di non ripensarci potrei finalmente iniziare una carriera qualsiasi, per esempio umile e manuale, senza temere il giudizio degli altri, oppure più intellettualmente impegnativa, senza temere la terrificante angoscia del ripensamento, e in generale diventando capace di sopportare le critiche e le direttive dei superiori, e diventando più bravo nell'assistenza a mio fratello, che è schizofrenico paranoide e ha bisogno di una quantità oceanica di energie per essere gestito durante gli episodi psicotici. Però so che questi farmaci non esistono, e infatti molto spesso di fronte a queste frequenti paralisi decisionali che mi impediscono di cercare lavoro penso che una soluzione razionalmente ottimale sarebbe il suicidio, perché ormai sono in un'età in cui è obbligatorio che io diventi economicamente indipendente e siccome non sono in grado di farlo è corretto che io mi uccida.
Che consigli mi potreste dare?
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Una prima domanda per capire meglio: in passato Lei ha già fatto una psicoterapia? Non mi pare sia riuscito a risolvere i problemi di natura ansiosa, che La portano anche ad avere difficoltà davanti al giudizio altrui...
Mettere a fuoco degli obiettivi percorribili, proprio a partire da quelle che sono le difficoltà che ha incontrato (es durante il tirocinio), può aiutarLa a trovare a Sua strada, anziché iscriversi a nuovi corsi di laurea. Sarebbe il caso di riflettere se una nuova laurea non nasconda la fuga dalle responsabilità del mondo del lavoro e dal mondo degli adulti.
Chiaramente non possiamo capirlo da un consulto on line, per questa ragione sarebbe indicata una consulenza diretta.
Cordiali saluti,
Mettere a fuoco degli obiettivi percorribili, proprio a partire da quelle che sono le difficoltà che ha incontrato (es durante il tirocinio), può aiutarLa a trovare a Sua strada, anziché iscriversi a nuovi corsi di laurea. Sarebbe il caso di riflettere se una nuova laurea non nasconda la fuga dalle responsabilità del mondo del lavoro e dal mondo degli adulti.
Chiaramente non possiamo capirlo da un consulto on line, per questa ragione sarebbe indicata una consulenza diretta.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Gentile Dottoressa,
Sì esatto ho già fatto due periodi di psicoterapia in concomitanza con i momenti di paralisi ansiosa (scelta dell'università - scelta di licenziarmi).
Ad un certo punto ho percepito come ripugnante il successo che stavo ottenendo nel settore che avevo intrapreso, rendendomi conto che lo avevo scelto rinnegando i miei valori e le mie passioni per ricercare il mero conformismo alle aspettative degli altri, stuprando i miei limiti fisici e mentali in nome del compiacimento dei desideri di ALTRI e non dei miei desideri. D'altra parte nemmeno li conoscevo, i miei desideri.
Ora, invece, dopo una serie di batoste che la vita mi ha riservato, e dopo aver studiato a lungo modi per rientrare in contatto con me stesso, penso di essere finalmente sulla buona strada per una vita più autentica e meno schiava del giudizio degli altri, ma ho sempre paura che i sensi di colpa e il fortissimo terrore di essere giudicato dagli altri si rifacciano vivi e distruggano ciò che sto lentamente cercando di ricostruire facendomi riprecipitare nell'indecisione e nel conformismo. Ho fatto la mia prima scelta di vita non conformista, e per quanto io provi una certa esaltazione, che ho coltivato in segreto e che mi ha permesso di sentire ancora la speranza di essere felice senza dovermi suicidare, sono terrorizzato dai rischi che mi assumo nel fare qualcosa "fuori dagli schemi", e mi sento terribilmente fragile e vulnerabile.
Sì esatto ho già fatto due periodi di psicoterapia in concomitanza con i momenti di paralisi ansiosa (scelta dell'università - scelta di licenziarmi).
Ad un certo punto ho percepito come ripugnante il successo che stavo ottenendo nel settore che avevo intrapreso, rendendomi conto che lo avevo scelto rinnegando i miei valori e le mie passioni per ricercare il mero conformismo alle aspettative degli altri, stuprando i miei limiti fisici e mentali in nome del compiacimento dei desideri di ALTRI e non dei miei desideri. D'altra parte nemmeno li conoscevo, i miei desideri.
Ora, invece, dopo una serie di batoste che la vita mi ha riservato, e dopo aver studiato a lungo modi per rientrare in contatto con me stesso, penso di essere finalmente sulla buona strada per una vita più autentica e meno schiava del giudizio degli altri, ma ho sempre paura che i sensi di colpa e il fortissimo terrore di essere giudicato dagli altri si rifacciano vivi e distruggano ciò che sto lentamente cercando di ricostruire facendomi riprecipitare nell'indecisione e nel conformismo. Ho fatto la mia prima scelta di vita non conformista, e per quanto io provi una certa esaltazione, che ho coltivato in segreto e che mi ha permesso di sentire ancora la speranza di essere felice senza dovermi suicidare, sono terrorizzato dai rischi che mi assumo nel fare qualcosa "fuori dagli schemi", e mi sento terribilmente fragile e vulnerabile.
[#4]
Ex utente
Non c'erano obiettivi specifici, ma ci sono stati enormi risultati.
Con la prima sessione, partendo dal blocco sulla scelta universitaria, ero infine riuscito ad accettare il fatto di essere gay; con la seconda sessione, partendo dall'anormalità della vergogna che provavo per un'infatuazione non corrisposta, ho imparato 1) a concepire con maggior elasticità e compassione i miei blocchi nelle relazioni intime e sessuali, imparando alcune cose sulle emozioni umane che non sapevo 2) a metabolizzare alcune sofferenze mediche/chirurgiche di quando ero piccolo 3) ad accettare l'ineluttabilità della malattia di mio fratello.
Con la prima sessione, partendo dal blocco sulla scelta universitaria, ero infine riuscito ad accettare il fatto di essere gay; con la seconda sessione, partendo dall'anormalità della vergogna che provavo per un'infatuazione non corrisposta, ho imparato 1) a concepire con maggior elasticità e compassione i miei blocchi nelle relazioni intime e sessuali, imparando alcune cose sulle emozioni umane che non sapevo 2) a metabolizzare alcune sofferenze mediche/chirurgiche di quando ero piccolo 3) ad accettare l'ineluttabilità della malattia di mio fratello.
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Se lei riconosce di essere così fortemente influenzabile dal giudizio altrui, i "molti amici piuttosto competitivi" sono probabilmente persone normalmente competitive. È lei che vive male la cosa non essendo capace di far valere il suo punto di vista (che non ha, se ha sempre bisogno di riferirsi all'esterno).
Le terapie precedenti probabilmente sono servite a smuovere qualcosa, ma a quanto ci dice l'ansia è ancora al suo posto, se si sente ancora terribilmente fragile e vulnerabile.
È appena il caso di sottolineare come non deve sperare di poter risolvere il suo problema online. Dovrebbe invece trovarsi un bravo terapeuta che utilizzi di preferenza un approccio centrato sul problema, ad esempio comportamentale o strategico.
Le terapie precedenti probabilmente sono servite a smuovere qualcosa, ma a quanto ci dice l'ansia è ancora al suo posto, se si sente ancora terribilmente fragile e vulnerabile.
È appena il caso di sottolineare come non deve sperare di poter risolvere il suo problema online. Dovrebbe invece trovarsi un bravo terapeuta che utilizzi di preferenza un approccio centrato sul problema, ad esempio comportamentale o strategico.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#6]
Ex utente
Gentile Dottor Santonocito,
Purtroppo non ho dubbi sul fatto che il problema sono io, e la mia condanna è il modo in cui percepisco e interpreto la realtà che mi circonda.
E' vero, non ho un punto di vista, anzi le dirò di più, sebbene possa farlo ipoteticamente valere in una discussione, l'opinione contraria attecchirà facilmente nel mio cervello torturandomi fino a produrre un ripensamento e a rimettere in discussione tutto ciò che davo per assodato fino a quel punto. Nei periodi di maggior stress decisionale, infatti, sono in grado di essere convintissimo di una cosa e di convincermi poi del suo esatto contrario nell'arco di pochi minuti, a volte anche nell'arco di pochi secondi.
Per esempio posso essere convinto di avere appena appena le energie per svolgere un lavoro semplicissimo, e pochi secondi dopo convincermi di essere capace di affrontare concorsi difficilissimi, e pochi secondi dopo ancora convincermi del fatto che non ho nemmeno le capacità umane di base per poter soddisfare i requisiti di una qualsiasi offerta di lavoro.
Mi viene un dubbio, riguardo al ricominciare un percorso psicoterapeutico; la mia grave incapacità di proteggermi dal giudizio altrui non rischia di ripetersi nel momento in cui condivido una mia scelta col terapeuta?
Insomma, così come ho la sensazione di aver sempre operato scelte di vita cercando di indagare se riuscissi a compiacere gli altri, non rischierei di fare scelte (o rimettere in discussione scelte) sulla base del tentativo di compiacere il terapeuta?
Purtroppo non ho dubbi sul fatto che il problema sono io, e la mia condanna è il modo in cui percepisco e interpreto la realtà che mi circonda.
E' vero, non ho un punto di vista, anzi le dirò di più, sebbene possa farlo ipoteticamente valere in una discussione, l'opinione contraria attecchirà facilmente nel mio cervello torturandomi fino a produrre un ripensamento e a rimettere in discussione tutto ciò che davo per assodato fino a quel punto. Nei periodi di maggior stress decisionale, infatti, sono in grado di essere convintissimo di una cosa e di convincermi poi del suo esatto contrario nell'arco di pochi minuti, a volte anche nell'arco di pochi secondi.
Per esempio posso essere convinto di avere appena appena le energie per svolgere un lavoro semplicissimo, e pochi secondi dopo convincermi di essere capace di affrontare concorsi difficilissimi, e pochi secondi dopo ancora convincermi del fatto che non ho nemmeno le capacità umane di base per poter soddisfare i requisiti di una qualsiasi offerta di lavoro.
Mi viene un dubbio, riguardo al ricominciare un percorso psicoterapeutico; la mia grave incapacità di proteggermi dal giudizio altrui non rischia di ripetersi nel momento in cui condivido una mia scelta col terapeuta?
Insomma, così come ho la sensazione di aver sempre operato scelte di vita cercando di indagare se riuscissi a compiacere gli altri, non rischierei di fare scelte (o rimettere in discussione scelte) sulla base del tentativo di compiacere il terapeuta?
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Di solito il pz. porta anche in terapia nella relazione col terapeuta ciò che fa fuori dalla stanza della terapia, ma questa è una buona opportunità per il pz di poter finalmente cambiare, perché la relazione col terapeuta è uno degli strumenti della terapia per poter effettuare il cambiamento.
Di questo quindi ne terrei conto, ma non me ne preoccuperei.
Cordiali saluti,
Di questo quindi ne terrei conto, ma non me ne preoccuperei.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 3k visite dal 26/12/2016.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
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