Tornare a vivere con serenità, anche in rapporto all'alimentazione
Buonasera,
sono un venticinquenne che conduce un'esistenza degna di un ottantenne.
Non vivo. Soprattutto non vivo serenamente. Al liceo sembravo destinato a vincere il Nobel, poi all'università ho avuto paura di mettermi in gioco (forse perché avevo paura di fallire e non essere più eccellente come prima), ho scelto la facoltà più facile di tutte ed ora mi ritrovo senza competenze e senza futuro.
Sono fortemente depresso, non ho quasi amici, non esco mai, non ho una vita. Tutto mi mette ansia, tutto mi rattrista. Non lavoro e le mie giornate sono tutte uguali. Ho iniziato ad uscire a caso e vagare per i supermercati della mia zona giusto per riempire il tempo. Ho buttato via gli anni migliori della mia vita e mi sento un fallito da ogni punto di vista.
Inizialmente pensavo di poterne uscire da solo, poi verso la primavera scorsa ho cominciato ad avere anche un rapporto conflittuale con il cibo, cosa che prima nella mia vita era un concetto assolutamente estraneo. Nonostante non avessi alcun bisogno di dimagrire (ero già magrolino) ho iniziato a contare ossessivamente le calorie, a fare esercizio fisico assiduo ed esagerato, a rinunciare alle poche uscite per paura di mangiare qualcosa di dannoso per la mia linea. Alla fine mi sono accorto di essere diventato decisamente troppo magro e di essere davvero sull'orlo di procurarmi danni gravi. Mi sono preoccupato e sono corso ai ripari rivolgendomi ad uno psicologo con cui mi vedrò a breve, oltre che ad una mia amica nutrizionista.
Il risultato di tutto ciò è che penso costantemente al cibo ed in particolare al cibo che "non posso prendere". Penso a tutte le pizze che vorrei, a un bel gelatino gustato in compagnia, a un dolcetto natalizio. Ieri ad esempio ero a pranzo fuori e sognavo un pezzo di pizza margherita fumante come quelli che prendevo regolarmente fino all'anno scorso, ma non ho avuto il coraggio di comprarlo ed ho optato per un piatto pronto del supermercato, più leggero e con le calorie indicate, ma che non mi ha soddisfatto neanche un po' e mi ha lasciato più frustrato e triste di prima, mentre intorno a me la gente mangiava quello che voleva tranquillamente.
Quello che chiedo a voi è: sarà possibile, per me, tornare mai ad avere un rapporto, diciamo così, istintivo ed intuitivo col cibo? Io voglio semplicemente tornare ad essere quello di prima, quando all'università mi prendevo un panino o una pizza al taglio per pranzo, poi magari cenavo fuori, se a colazione mi andava un dolce lo prendevo, durante le feste natalizie mangiavo tutto quello che c'era e alla fine nemmeno ingrassavo ma più in generale non me ne preoccupavo. Voglio godermi almeno l'aspetto alimentare visto che era l'unico che fino a pochi mesi fa mi dava una certa soddisfazione, soprattutto perché so che la mia giovane età non durerà per sempre ed un giorno non potrò più scegliere se limitarmi o meno ma dovrò farlo per forza. Vorrei poi che partendo da questo problema io possa affrontare anche gli altri e provare a raggiungere quel minimo di serenità, tranquillità e soddisfazione propria di una vita normale e che non ricordo più da quanto tempo non provo. Però vorrei sapere se un percorso psicoterapeutico è davvero sufficiente a raggiungere questi obiettivi e, se sì, quanto tempo ci vuole: non lo chiedo per mettere in dubbio la vostra competenza e professionalità, ma proprio perché sono del tutto ignorante in materia e non ho idea di come funzioni. Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi risposta e vi saluto.
sono un venticinquenne che conduce un'esistenza degna di un ottantenne.
Non vivo. Soprattutto non vivo serenamente. Al liceo sembravo destinato a vincere il Nobel, poi all'università ho avuto paura di mettermi in gioco (forse perché avevo paura di fallire e non essere più eccellente come prima), ho scelto la facoltà più facile di tutte ed ora mi ritrovo senza competenze e senza futuro.
Sono fortemente depresso, non ho quasi amici, non esco mai, non ho una vita. Tutto mi mette ansia, tutto mi rattrista. Non lavoro e le mie giornate sono tutte uguali. Ho iniziato ad uscire a caso e vagare per i supermercati della mia zona giusto per riempire il tempo. Ho buttato via gli anni migliori della mia vita e mi sento un fallito da ogni punto di vista.
Inizialmente pensavo di poterne uscire da solo, poi verso la primavera scorsa ho cominciato ad avere anche un rapporto conflittuale con il cibo, cosa che prima nella mia vita era un concetto assolutamente estraneo. Nonostante non avessi alcun bisogno di dimagrire (ero già magrolino) ho iniziato a contare ossessivamente le calorie, a fare esercizio fisico assiduo ed esagerato, a rinunciare alle poche uscite per paura di mangiare qualcosa di dannoso per la mia linea. Alla fine mi sono accorto di essere diventato decisamente troppo magro e di essere davvero sull'orlo di procurarmi danni gravi. Mi sono preoccupato e sono corso ai ripari rivolgendomi ad uno psicologo con cui mi vedrò a breve, oltre che ad una mia amica nutrizionista.
Il risultato di tutto ciò è che penso costantemente al cibo ed in particolare al cibo che "non posso prendere". Penso a tutte le pizze che vorrei, a un bel gelatino gustato in compagnia, a un dolcetto natalizio. Ieri ad esempio ero a pranzo fuori e sognavo un pezzo di pizza margherita fumante come quelli che prendevo regolarmente fino all'anno scorso, ma non ho avuto il coraggio di comprarlo ed ho optato per un piatto pronto del supermercato, più leggero e con le calorie indicate, ma che non mi ha soddisfatto neanche un po' e mi ha lasciato più frustrato e triste di prima, mentre intorno a me la gente mangiava quello che voleva tranquillamente.
Quello che chiedo a voi è: sarà possibile, per me, tornare mai ad avere un rapporto, diciamo così, istintivo ed intuitivo col cibo? Io voglio semplicemente tornare ad essere quello di prima, quando all'università mi prendevo un panino o una pizza al taglio per pranzo, poi magari cenavo fuori, se a colazione mi andava un dolce lo prendevo, durante le feste natalizie mangiavo tutto quello che c'era e alla fine nemmeno ingrassavo ma più in generale non me ne preoccupavo. Voglio godermi almeno l'aspetto alimentare visto che era l'unico che fino a pochi mesi fa mi dava una certa soddisfazione, soprattutto perché so che la mia giovane età non durerà per sempre ed un giorno non potrò più scegliere se limitarmi o meno ma dovrò farlo per forza. Vorrei poi che partendo da questo problema io possa affrontare anche gli altri e provare a raggiungere quel minimo di serenità, tranquillità e soddisfazione propria di una vita normale e che non ricordo più da quanto tempo non provo. Però vorrei sapere se un percorso psicoterapeutico è davvero sufficiente a raggiungere questi obiettivi e, se sì, quanto tempo ci vuole: non lo chiedo per mettere in dubbio la vostra competenza e professionalità, ma proprio perché sono del tutto ignorante in materia e non ho idea di come funzioni. Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi risposta e vi saluto.
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<<Mi sono preoccupato e sono corso ai ripari rivolgendomi ad uno psicologo con cui mi vedrò a breve, oltre che ad una mia amica nutrizionista.>>
Gentile Ragazzo,
penso che questo sia un ottimo punto di (ri-)partenza.
Quando avrà il primo incontro con il nostro collega?
Teoricamente problemi come i suoi sono risolvibili per mezzo di un percorso psicoterapeutico, ma le variabili da considerare nei casi specifici sono molteplici (motivazione, impegno, alleanza terapeutica, regolarità degli incontri, ecc...), pertanto non le si può dare a priori garanzia su quanto andrà a fare.
Anche rispetto ai tempi non ci si può sbilanciare: dipende, ad esempio, dall'orientamento seguito dal terapeuta, dalla lentezza/velocità con cui il paziente "lavora"...
Sono comunque interrogativi legittimi, per cui potrà avere una risposta più calata sulla sua situazione dopo alcuni incontri con lo psicologo che la incontrerà di persona.
Nel frattempo, le suggerisco queste utili letture:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Saluti cordiali.
Gentile Ragazzo,
penso che questo sia un ottimo punto di (ri-)partenza.
Quando avrà il primo incontro con il nostro collega?
Teoricamente problemi come i suoi sono risolvibili per mezzo di un percorso psicoterapeutico, ma le variabili da considerare nei casi specifici sono molteplici (motivazione, impegno, alleanza terapeutica, regolarità degli incontri, ecc...), pertanto non le si può dare a priori garanzia su quanto andrà a fare.
Anche rispetto ai tempi non ci si può sbilanciare: dipende, ad esempio, dall'orientamento seguito dal terapeuta, dalla lentezza/velocità con cui il paziente "lavora"...
Sono comunque interrogativi legittimi, per cui potrà avere una risposta più calata sulla sua situazione dopo alcuni incontri con lo psicologo che la incontrerà di persona.
Nel frattempo, le suggerisco queste utili letture:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Saluti cordiali.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
la ringrazio per la risposta e per i link, che leggerò con attenzione.
Avrò il primo incontro con il terapeuta tra pochi giorni. Non so in realtà che cosa ne sarà degli altri miei problemi ma voglio impegnarmi al massimo quantomeno per risolvere i miei conflitti con il cibo, perché davvero non mi fanno più vivere e nonostante io sia infelice da anni questo problema particolare è del tutto nuovo ed estraneo, di conseguenza spero anche che sia più velocemente risolvibile.
la ringrazio per la risposta e per i link, che leggerò con attenzione.
Avrò il primo incontro con il terapeuta tra pochi giorni. Non so in realtà che cosa ne sarà degli altri miei problemi ma voglio impegnarmi al massimo quantomeno per risolvere i miei conflitti con il cibo, perché davvero non mi fanno più vivere e nonostante io sia infelice da anni questo problema particolare è del tutto nuovo ed estraneo, di conseguenza spero anche che sia più velocemente risolvibile.
[#3]
Gentile utente,
cinque giorni fa scriveva al nostro portale:
<<ho 25 anni, sono alto ca. 1 e 63 e peso 42 kg. <<
La situazione mi sembra preoccupante e dunque non ci girerò intorno.
I disturbi del comportamento alimentare generalmente sono la risposta a un disagio e a una sofferenza personale, ma ben presto si strutturano in un disturbo complesso, che coinvolge il corpo, la psiche, i comportamenti, le relazioni.
Per questo una équipe multidisciplinare - che comprende lo/a psicologo/a ma anche altri specialisti - è maggiormente efficace.
E' infatti in quella sede che si compie la alutazione diagnostica integrata e si propone alla persona il piano terapeutico che vede coinvolte tutte le figure professionali sopra elencate.
Vorrei sottolineare che quanto sopra espresso non è solo una mia personale convinzione, bensì discende dalle “linee guida” internazionali (linee guida internazionali NICE e APA).
E’ la stessa Azienda Sanitaria pubblica a farsi carico di tali aspetti (il pagamento è di un modesto ticket; e gratuità completa per sempre quando il disturbo viene diagnosticato)
Immagino che con 42 Kg Lei abbia problemi fisici ed estetici.
E' arrivato proprio il momento di metterci mano "seriamente", di cui il consulto qui da noi auspichiamo possa rappresentare un piccolo passo "verso", anche come occasione per affrontare le problematiche di cui ci parlò negli scorsi anni se non sono state ancora risolte.
Nel Suo capoluogo funzionano ottimamente vari "Centro per i disturbi del comportamento almentare".
Può averne informazioni dettagliate digitando:
centro-disturbi-comportamento-alimentare, seguito dalla sigla della Sua provincia e dalla sigla della azienda sanitaria (mi esprimo in tale maniera per tutelare rigorosamente la Sua privacy).
La invito caldamente a non attendere oltre,
saluti cordiali.
cinque giorni fa scriveva al nostro portale:
<<ho 25 anni, sono alto ca. 1 e 63 e peso 42 kg. <<
La situazione mi sembra preoccupante e dunque non ci girerò intorno.
I disturbi del comportamento alimentare generalmente sono la risposta a un disagio e a una sofferenza personale, ma ben presto si strutturano in un disturbo complesso, che coinvolge il corpo, la psiche, i comportamenti, le relazioni.
Per questo una équipe multidisciplinare - che comprende lo/a psicologo/a ma anche altri specialisti - è maggiormente efficace.
E' infatti in quella sede che si compie la alutazione diagnostica integrata e si propone alla persona il piano terapeutico che vede coinvolte tutte le figure professionali sopra elencate.
Vorrei sottolineare che quanto sopra espresso non è solo una mia personale convinzione, bensì discende dalle “linee guida” internazionali (linee guida internazionali NICE e APA).
E’ la stessa Azienda Sanitaria pubblica a farsi carico di tali aspetti (il pagamento è di un modesto ticket; e gratuità completa per sempre quando il disturbo viene diagnosticato)
Immagino che con 42 Kg Lei abbia problemi fisici ed estetici.
E' arrivato proprio il momento di metterci mano "seriamente", di cui il consulto qui da noi auspichiamo possa rappresentare un piccolo passo "verso", anche come occasione per affrontare le problematiche di cui ci parlò negli scorsi anni se non sono state ancora risolte.
Nel Suo capoluogo funzionano ottimamente vari "Centro per i disturbi del comportamento almentare".
Può averne informazioni dettagliate digitando:
centro-disturbi-comportamento-alimentare, seguito dalla sigla della Sua provincia e dalla sigla della azienda sanitaria (mi esprimo in tale maniera per tutelare rigorosamente la Sua privacy).
La invito caldamente a non attendere oltre,
saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Utente
Gentili dottori,
vorrei avere ancora un vostro parere riguardo al problema da me descritto.
Mi sono rivolto ad un terapeuta e ad una nutrizionista e ho il fermo proposito di non tornare più a non mangiare, o a mangiare troppo poco nelle modalità descritte nel primo messaggio di questo consulto.
La mattina del 24 dicembre mi sono pesato ed ho scoperto di aver perso ancora peso, nonostante fossi tornato a mangiare normalmente già da qualche giorno: pesavo infatti 40 kg spaccati. Ho quindi concluso che durante le feste potevo mangiare senza limiti e così ho fatto, spronato dalle parole dello psicologo e della nutrizionista che più e più volte mi hanno rassicurato dicendomi che non mi succederà niente, che è normale, che tutti mangiano un po' sregolatamente durante le feste e che nel mio caso è, in un certo senso, necessario.
Mi sono sentito come se fossi stato liberato dopo mesi di prigionia. Ho mangiato di tutto, felicemente ed in quantità che oserei definire imbarazzanti - non che gli altri abbiano scherzato, ma di certo non hanno mangiato quanto me. Mi sono sentito come se finalmente mi avessero aperto le porte a dei piaceri che negli ultimi mesi avevo completamente dimenticato.
Ora però ho paura di star cadendo nell'eccesso opposto e di non sapere quando e come fermarmi. Negli ultimi tre giorni avrò preso un kg (probabilmente di liquidi e quindi probabilmente svanirà in fretta, ma è per far capire quanto ho mangiato); ieri a casa di parenti ho mangiato panettone, pandoro, torrone, patatine, biscotti e ben quattro pasticcini e avevo ancora fame; stamattina oltre a latte + una quantità spropositata di cereali anche, di nuovo, panettone e torta al cioccolato e un po' di frutta disidratata. Ora ho la pancia molto gonfia e sono letteralmente scappato via dalla cucina per evitare di mangiare oltre, ma ho ancora fame. Sottolineando che ne parlerò col mio terapeuta appena lo rivedrò, è possibile in così poco tempo passare da un comportamento simil-anoressico ad un binge-eating disorder? Come faccio a distinguere tra l'esigenza che il mio corpo ha di riprendere peso, quindi di mangiare molto, e delle vere e proprie abbuffate compulsive? Mi rendo conto che ho ancora un rapporto distorto col cibo, ma come sono deciso a non tornare ai comportamenti che avevo fino a due settimane fa così vorrei evitare di riprendere troppo in fretta tutto il peso perso e cadere nel tunnel opposto, ossia quello dell'ingozzarsi senza controllo. Per quanto tutti quelli che mi circondano continuino a rassicurarmi non riesco a stare tranquillo.
vorrei avere ancora un vostro parere riguardo al problema da me descritto.
Mi sono rivolto ad un terapeuta e ad una nutrizionista e ho il fermo proposito di non tornare più a non mangiare, o a mangiare troppo poco nelle modalità descritte nel primo messaggio di questo consulto.
La mattina del 24 dicembre mi sono pesato ed ho scoperto di aver perso ancora peso, nonostante fossi tornato a mangiare normalmente già da qualche giorno: pesavo infatti 40 kg spaccati. Ho quindi concluso che durante le feste potevo mangiare senza limiti e così ho fatto, spronato dalle parole dello psicologo e della nutrizionista che più e più volte mi hanno rassicurato dicendomi che non mi succederà niente, che è normale, che tutti mangiano un po' sregolatamente durante le feste e che nel mio caso è, in un certo senso, necessario.
Mi sono sentito come se fossi stato liberato dopo mesi di prigionia. Ho mangiato di tutto, felicemente ed in quantità che oserei definire imbarazzanti - non che gli altri abbiano scherzato, ma di certo non hanno mangiato quanto me. Mi sono sentito come se finalmente mi avessero aperto le porte a dei piaceri che negli ultimi mesi avevo completamente dimenticato.
Ora però ho paura di star cadendo nell'eccesso opposto e di non sapere quando e come fermarmi. Negli ultimi tre giorni avrò preso un kg (probabilmente di liquidi e quindi probabilmente svanirà in fretta, ma è per far capire quanto ho mangiato); ieri a casa di parenti ho mangiato panettone, pandoro, torrone, patatine, biscotti e ben quattro pasticcini e avevo ancora fame; stamattina oltre a latte + una quantità spropositata di cereali anche, di nuovo, panettone e torta al cioccolato e un po' di frutta disidratata. Ora ho la pancia molto gonfia e sono letteralmente scappato via dalla cucina per evitare di mangiare oltre, ma ho ancora fame. Sottolineando che ne parlerò col mio terapeuta appena lo rivedrò, è possibile in così poco tempo passare da un comportamento simil-anoressico ad un binge-eating disorder? Come faccio a distinguere tra l'esigenza che il mio corpo ha di riprendere peso, quindi di mangiare molto, e delle vere e proprie abbuffate compulsive? Mi rendo conto che ho ancora un rapporto distorto col cibo, ma come sono deciso a non tornare ai comportamenti che avevo fino a due settimane fa così vorrei evitare di riprendere troppo in fretta tutto il peso perso e cadere nel tunnel opposto, ossia quello dell'ingozzarsi senza controllo. Per quanto tutti quelli che mi circondano continuino a rassicurarmi non riesco a stare tranquillo.
[#5]
Gentile utente,
Complimenti per la decisione presa e il passo fatto: quello di chiedere aiuto.
<<Come faccio a distinguere tra l'esigenza che il mio corpo ha di riprendere peso, quindi di mangiare molto, e delle vere e proprie abbuffate compulsive?<<
In Lei l'ansia la fa ancora da padrona per quanto riguarda l'alimentazione.
E dunque rassicurarLa che tutto quanto sta accadendo è nella norma, servirà a poco.
La bilancia Le certificherà però che non è proprio così facile riprendere 15/20 Kg in pochi giorni..
Certamente ha <<ancora un rapporto distorto col cibo<<,
ma tra qualche giorno vedrà nuovamente il Suo terapeuta e riprenderete il percorso.
Non si faccia prendere dalla fretta, dai pensieri ingombranti, ... la strada può essere lunga ma giungerete alla meta.
Non trascuri però di incontrare con regolarità anche la nutrizionista!
Saluti cordiali.
Complimenti per la decisione presa e il passo fatto: quello di chiedere aiuto.
<<Come faccio a distinguere tra l'esigenza che il mio corpo ha di riprendere peso, quindi di mangiare molto, e delle vere e proprie abbuffate compulsive?<<
In Lei l'ansia la fa ancora da padrona per quanto riguarda l'alimentazione.
E dunque rassicurarLa che tutto quanto sta accadendo è nella norma, servirà a poco.
La bilancia Le certificherà però che non è proprio così facile riprendere 15/20 Kg in pochi giorni..
Certamente ha <<ancora un rapporto distorto col cibo<<,
ma tra qualche giorno vedrà nuovamente il Suo terapeuta e riprenderete il percorso.
Non si faccia prendere dalla fretta, dai pensieri ingombranti, ... la strada può essere lunga ma giungerete alla meta.
Non trascuri però di incontrare con regolarità anche la nutrizionista!
Saluti cordiali.
[#6]
Utente
Gentilissima dr.ssa Brunialti,
la ringrazio per la sua rassicurante risposta.
La nutrizionista, essendo una mia carissima amica, la sento costantemente e posso rivolgerle ogni domanda mi passi per la mente quando voglio. Da quel punto di vista mi sento fortunato.
Le faccio solo una domanda: scrivendo "E dunque rassicurarLa che tutto quanto sta accadendo è nella norma, servirà a poco.", sostiene quindi anche lei che io non mi debba preoccupare e che questo comportamento sia, almeno per adesso, normale se non addirittura positivo?
In tal caso spero davvero che lei abbia ragione e che, una volta passate le feste, una volta ripreso un po' di peso ed una volta scomparsi da casa tutti i dolci e tutti i prodotti buonissimi che caratterizzano questo periodo dell'anno, io riesca a tornare a mangiare normalmente. La mia intenzione è semplicemente riconquistare quel rapporto intuitivo, naturale e sereno col cibo che avevo fino a pochi mesi fa, chiaramente inquadrandolo nel contesto di una più ampia terapia psicologica.
la ringrazio per la sua rassicurante risposta.
La nutrizionista, essendo una mia carissima amica, la sento costantemente e posso rivolgerle ogni domanda mi passi per la mente quando voglio. Da quel punto di vista mi sento fortunato.
Le faccio solo una domanda: scrivendo "E dunque rassicurarLa che tutto quanto sta accadendo è nella norma, servirà a poco.", sostiene quindi anche lei che io non mi debba preoccupare e che questo comportamento sia, almeno per adesso, normale se non addirittura positivo?
In tal caso spero davvero che lei abbia ragione e che, una volta passate le feste, una volta ripreso un po' di peso ed una volta scomparsi da casa tutti i dolci e tutti i prodotti buonissimi che caratterizzano questo periodo dell'anno, io riesca a tornare a mangiare normalmente. La mia intenzione è semplicemente riconquistare quel rapporto intuitivo, naturale e sereno col cibo che avevo fino a pochi mesi fa, chiaramente inquadrandolo nel contesto di una più ampia terapia psicologica.
[#7]
Gentile utente
<<La mia intenzione è semplicemente riconquistare quel rapporto intuitivo, naturale e sereno col cibo che avevo fino a pochi mesi fa,<< :
è proprio così.
<<chiaramente inquadrandolo nel contesto di una più ampia terapia psicologica.<<:
nella quale gli obiettivi vanno decisi insieme e perseguiti con costanza.
Si goda le feste!
E un buon 2017.
Saluti cordiali.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.9k visite dal 14/12/2016.
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