Trauma infantile riemerso
Gentilissimi dottori,
Ho 59 anni e negli ultimi quindici ho vissuto uno splendido e appagante rapporto con una donna quasi coetanea, sebbene condotto in semi-clandestinita’ per motivi che tralascio per non dilungarmi troppo. Resta il fatto comunque che pur non vivendo sotto lo stesso tetto, passiamo insieme la maggior parte del tempo tutti i giorni. Oltre a volerci immensamente bene, i nostri rapporti sessuali sono sempre stati perfetti e piacevoli, con eccitazione reciproca e senza forzature. Il problema e’ sorto alcuni mesi fa, quando durante un episodio accaduto nella sua famiglia, da alcuni colloqui con la sorella, lei si e’ ricordata di uno o piu’ episodi riguardanti la sua infanzia che aveva completamente rimosso, anche se mi ha detto di avere avuto piu’ volte ricordi confusi ai quali non dava peso credendoli frutto della sua immaginazione. Dal poco che riesco a farmi confidare con molta difficolta’ ho capito che avrebbe avuto uno o piu’ abusi, anche se non so ancora di quale entita’, da suo padre, morto ormai molti anni or sono e al quale voleva bene, uso il termine “voleva” perche’ adesso non saprei dire quale siano i suoi sentimenti, dato che fino al riemergere della cosa credeva di avere una famiglia del tutto normale.
Il nostro rapporto e’ completamente cambiato, precipitando piano piano in una sorta di problemi affettivi molto diversi da quella intimita’ gioiosa che avevamo. All’inizio non voleva parlarmene, poi qualcosa e’ trapelato e ha dovuto confessarmi che non riesce piu’ ad amarmi, pur volendomi ancora bene come una parte importantissima della sua vita. I rapporti sessuali sono andati a divenire rari, in pratica, dopo i pochi che potevamo avere in momenti nei quali aveva una certa eccitazione, sentiva in seguito di provare dei sensi di colpa e adesso cerca di fuggire il contatto fisico genitale per paura di “cedere e stare male dopo”. Riusciamo ad avere contatti fisici che tuttora non disdegna, a patto che non si evolvano in rapporti sessuali completi. Ha paura della mia insistenza, mi sfugge e allo stesso tempo ha bisogno di essere abbracciata, manifestandolo quando la mia insistenza si allenta. Ultimamente anche una eventuale sua eccitazione la vedo piu’ lontana. Se capita di toccarci piu’ intimamente deve sembrare solo un gioco innocente svolto dietro qualche risata.
Talvolta ha espresso il suo desiderio di tornare quella di prima, ma sente di non poterci riuscire. Inoltre ha perso molti interessi sentendosi svogliata di fare le cose che non facciano parte degli obblighi quotidiani.
A tutto questo si aggiunge il problema di non volersi sottoporre ad un aiuto terapeutico pur facendole io notare quanto questo sia necessario. Magari, sempre dietro la mia insistenza, grazie alla sua fiducia in me, avrebbe quasi deciso di assecondare la mia richiesta di parlarmi di quanto puo’ essere successo, ma col tempo.
La domanda e’ appunto, come mi devo comportare per aiutarla e di conseguenza per aiutarmi?
Vi ringrazio per l’attenzione
Ho 59 anni e negli ultimi quindici ho vissuto uno splendido e appagante rapporto con una donna quasi coetanea, sebbene condotto in semi-clandestinita’ per motivi che tralascio per non dilungarmi troppo. Resta il fatto comunque che pur non vivendo sotto lo stesso tetto, passiamo insieme la maggior parte del tempo tutti i giorni. Oltre a volerci immensamente bene, i nostri rapporti sessuali sono sempre stati perfetti e piacevoli, con eccitazione reciproca e senza forzature. Il problema e’ sorto alcuni mesi fa, quando durante un episodio accaduto nella sua famiglia, da alcuni colloqui con la sorella, lei si e’ ricordata di uno o piu’ episodi riguardanti la sua infanzia che aveva completamente rimosso, anche se mi ha detto di avere avuto piu’ volte ricordi confusi ai quali non dava peso credendoli frutto della sua immaginazione. Dal poco che riesco a farmi confidare con molta difficolta’ ho capito che avrebbe avuto uno o piu’ abusi, anche se non so ancora di quale entita’, da suo padre, morto ormai molti anni or sono e al quale voleva bene, uso il termine “voleva” perche’ adesso non saprei dire quale siano i suoi sentimenti, dato che fino al riemergere della cosa credeva di avere una famiglia del tutto normale.
Il nostro rapporto e’ completamente cambiato, precipitando piano piano in una sorta di problemi affettivi molto diversi da quella intimita’ gioiosa che avevamo. All’inizio non voleva parlarmene, poi qualcosa e’ trapelato e ha dovuto confessarmi che non riesce piu’ ad amarmi, pur volendomi ancora bene come una parte importantissima della sua vita. I rapporti sessuali sono andati a divenire rari, in pratica, dopo i pochi che potevamo avere in momenti nei quali aveva una certa eccitazione, sentiva in seguito di provare dei sensi di colpa e adesso cerca di fuggire il contatto fisico genitale per paura di “cedere e stare male dopo”. Riusciamo ad avere contatti fisici che tuttora non disdegna, a patto che non si evolvano in rapporti sessuali completi. Ha paura della mia insistenza, mi sfugge e allo stesso tempo ha bisogno di essere abbracciata, manifestandolo quando la mia insistenza si allenta. Ultimamente anche una eventuale sua eccitazione la vedo piu’ lontana. Se capita di toccarci piu’ intimamente deve sembrare solo un gioco innocente svolto dietro qualche risata.
Talvolta ha espresso il suo desiderio di tornare quella di prima, ma sente di non poterci riuscire. Inoltre ha perso molti interessi sentendosi svogliata di fare le cose che non facciano parte degli obblighi quotidiani.
A tutto questo si aggiunge il problema di non volersi sottoporre ad un aiuto terapeutico pur facendole io notare quanto questo sia necessario. Magari, sempre dietro la mia insistenza, grazie alla sua fiducia in me, avrebbe quasi deciso di assecondare la mia richiesta di parlarmi di quanto puo’ essere successo, ma col tempo.
La domanda e’ appunto, come mi devo comportare per aiutarla e di conseguenza per aiutarmi?
Vi ringrazio per l’attenzione
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Gentile utente,
innanzi tutto occorre dire che non sempre il ricordo di un abuso corrisponde alla realtà avvenuta.
"Il ricordo di un abuso può, a volte, essere l'espressione di una costruzione ossessiva priva di alcun fondamento oggettivo." (De Vincentiis).
Per approfondire questo aspetto Le consiglio di leggere con attenzione quanto segue:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
Può essere un po' più preciso riguardo a <<durante un episodio accaduto nella sua famiglia, da alcuni colloqui con la sorella, lei si e’ ricordata di uno o piu’ episodi riguardanti la sua infanzia che aveva completamente rimosso<<?
Riguardo a Lei e al "cosa fare", la signora è sofferente e dunque come tale va trattata.
Tuttavia va anche stimolata a chiedere aiuto, magari per aiutare Lei a capire...
Senza un percorso psicologico è improbabile che la signora riesca a ristabilire la propria serenità, che il trauma sia realmente accaduto o meno.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile Dr.ssa Brunialti
La ringrazio prima di tutto per la celere risposta. Torno sull’argomento facendo una premessa, durante questo tempo ho letto molte cose e vagliato casistiche proprio per cercare in ogni modo di aiutare la mia compagna e soprattutto per limitare i miei errori tipici di una mancata comprensione di cio’ che stava realmente succedendo, benche’ non le attribuissi colpe, all’inizio magari mettevo come si suol dire “il muso”. Ho capito che tutta la faccenda la vede completamente innocente e adesso le sono molto vicino manifestando una completa comprensione.
Appunto leggendo qua e la’ avevo visto anche i casi di immaginazione trasformata in realta’ ed avevo provato a parlargliene. La sua reazione e’ comunque di assoluta sicurezza, e mi riservo di farmi un’idea quando entro breve, come abbiamo concordato, mi parlera’ della cosa fornendomi maggiori dettagli. Forse puo’ essere una forzatura, ma da piu’ letture pare che la condivisione con una persona di fiducia puo’ essere un inizio per elaborare il fatto. Confesso che ne ho un po’ paura, soprattutto nel poterla gestire dato che non ho certo esperienza in merito, ma una prima apertura potrebbe magari facilitarla in seguito a rivolgersi ad quella terapia professionale alla quale cerco di orientarla, cosa che adesso rifiuta con forza. Mi corregga pure se sbaglio.
Dell’episodio che ho citato, riguardante il colloquio con sua sorella, no ho solo dei frammenti che ho ricostruito da qualche sua frase. Pare che il tutto nasca da un’accusa di abusi verso minori, che un vicino di casa di sua sorella avrebbe avuto da un’altra famiglia del condominio, e da li’ la sorella avrebbe parlato del loro padre confidandole alcune cose che non conosco e, sempre ipotizzando dai frammenti che riesco ad avere, la mia compagna avrebbe appunto confermato un qualcosa che non aveva mai focalizzato bene, ma che adesso aveva ben chiaro e l’aveva distrutta.
Aggiungo comunque a tutto questo che nonostante il suo stato descritto nel precedente messaggio, passiamo tuttora momenti belli, talvolta apparentemente spensierati e divertenti, a patto che i nostri contatti fisici si fermino prima del rapporto sessuale vero e proprio, e che non le chieda quali sono i suoi sentimenti verso di me adesso, perche' su questo ga difficolta' a rispondere.
Mi ripeto nel dire che resta per adesso la difficolta’ di stimolarla ad un percorso psicologico, per quanto mi sforzi, pur cercando anche di non essere soffocante. Conto molto nella fiducia che ripone in me per arrivare ad un obbiettivo comune.
Grazie ancora.
La ringrazio prima di tutto per la celere risposta. Torno sull’argomento facendo una premessa, durante questo tempo ho letto molte cose e vagliato casistiche proprio per cercare in ogni modo di aiutare la mia compagna e soprattutto per limitare i miei errori tipici di una mancata comprensione di cio’ che stava realmente succedendo, benche’ non le attribuissi colpe, all’inizio magari mettevo come si suol dire “il muso”. Ho capito che tutta la faccenda la vede completamente innocente e adesso le sono molto vicino manifestando una completa comprensione.
Appunto leggendo qua e la’ avevo visto anche i casi di immaginazione trasformata in realta’ ed avevo provato a parlargliene. La sua reazione e’ comunque di assoluta sicurezza, e mi riservo di farmi un’idea quando entro breve, come abbiamo concordato, mi parlera’ della cosa fornendomi maggiori dettagli. Forse puo’ essere una forzatura, ma da piu’ letture pare che la condivisione con una persona di fiducia puo’ essere un inizio per elaborare il fatto. Confesso che ne ho un po’ paura, soprattutto nel poterla gestire dato che non ho certo esperienza in merito, ma una prima apertura potrebbe magari facilitarla in seguito a rivolgersi ad quella terapia professionale alla quale cerco di orientarla, cosa che adesso rifiuta con forza. Mi corregga pure se sbaglio.
Dell’episodio che ho citato, riguardante il colloquio con sua sorella, no ho solo dei frammenti che ho ricostruito da qualche sua frase. Pare che il tutto nasca da un’accusa di abusi verso minori, che un vicino di casa di sua sorella avrebbe avuto da un’altra famiglia del condominio, e da li’ la sorella avrebbe parlato del loro padre confidandole alcune cose che non conosco e, sempre ipotizzando dai frammenti che riesco ad avere, la mia compagna avrebbe appunto confermato un qualcosa che non aveva mai focalizzato bene, ma che adesso aveva ben chiaro e l’aveva distrutta.
Aggiungo comunque a tutto questo che nonostante il suo stato descritto nel precedente messaggio, passiamo tuttora momenti belli, talvolta apparentemente spensierati e divertenti, a patto che i nostri contatti fisici si fermino prima del rapporto sessuale vero e proprio, e che non le chieda quali sono i suoi sentimenti verso di me adesso, perche' su questo ga difficolta' a rispondere.
Mi ripeto nel dire che resta per adesso la difficolta’ di stimolarla ad un percorso psicologico, per quanto mi sforzi, pur cercando anche di non essere soffocante. Conto molto nella fiducia che ripone in me per arrivare ad un obbiettivo comune.
Grazie ancora.
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<<La sua reazione e’ comunque di assoluta sicurezza, e mi riservo di farmi un’idea quando entro breve, come abbiamo concordato, mi parlera’ della cosa fornendomi maggiori dettagli. <<
Le raccomanderei di non schierarsi per il "vero" o per "l'immaginario" dei fatti, difficile anche per il clinico stesso, ma di fornire un ascolto empatico.
Se ad un certo punto Lei si sentirà affaticato, se la Vostra relazione ne risentirà, sarà un buon motivo per recarvi insieme di persona da un/a nostro/a Collega.
Lieta di averLa ascoltata.
[#4]
Utente
Gentile Dr.ssa Brunialti
Mi permetto di rivolgermi ancora a lei dato che posso aggiornarla sul problema gia' trattato. Io e la mia compagna abbiamo parlato molto in questo periodo, quasi come in una piccola terapia. La sua voglia di <<tornare quella di una volta>>, facilita la sua disponibilita' ad dirmi ogni cosa con fiducia, anche se davanti a se' vede un muro insormontabile per ritrovare la serenita' perduta. La situazione vissota direttamente non era poi cosi' esagerata, per quanto non di facile comprensione per una figlia di sette anni, si trattava di un episodio singolo di un contatto "manuale" estorto dal padre, ma reso fugace dalla fuga immediata di lei. A questo non si e' ripetuto altro. Di tale episodio aveva un ricordo vago e apparentemente offuscabile con il dubbio che fosse realmente accaduto o meno. Il problema grave e' sorto quando appunto nel colloquio con la sorella, quest'ultima le ha confidato di avere lei subito piu' volte abusi sessuali dal padre, attualmente non sappiamo ancora di quale entita'. E' da quel momento che il mondo le e' crollato addosso distruggendo completamente la figura paterna e creandole una sorta di pensiero fisso. Mi ha detto che verso di me non prova piu' nessun sentimento di amore, ma mi vuole "solo" bene come figura importantissima della sua vita. Ha costantemente bisogno di essere abbracciata ma non di piu'. Non sa spiegarsi e spiegarmi come un sentimento cosi' forte, e lo era davvero! che ci univa per tanti anni si sia improvvisamente annullato. Abbiamo appurato insieme che sessualmente non e' che mi respinge per paura di rivivere il ricordo o qualcosa di simile, ma semplicemente perche' non vuole prendermi in giro o farmi sperare, e soprattutto non prova nessuna eccitazione. Nella varie ore che parliamo facciamo prgetti su come intervenire e sono quasi riuscito a farle prendere la decisione di essere seguita da un professionista, dicendole che ci sono percorsi a breve non costosissimi, data la sua condizione economica standard. Per adesso pero' (e mi dispiace) rimanda la cosa, anche in vista di un imminente lutto familiare purtroppo previsto a breve. Abbiamo perfino concordato di fare graduatamente prove di natura sessuale ritagliandoci un nostro spazio in ambiente tranquillo dove poter non solo provare a fare sesso ma anche "giocare" al sesso, allo scopo di ritrovare il piacere di una volta. devo pero' dire che su questo non ripone una grande fiducia anche se non si tira indietro da voler provare. Cerco di non forzarla troppo e per quanto anche per me sia difficile la situazione, conoscendone adesso i meccanismi, credo di riuscire a comportarmi bene ed essere un supporto tranquillo. Voglio inoltre aggiungere che nonostante tutto, non abbiamo davanti un soggetto "musone" perennemente triste a causa delle circostanze, riusciamo a ridere insieme e pure a divertirci in qualcosa, riusciamo a trovare forme di distrazione da quell'apatia che in momenti di solitudine l'affligge. Se ci fossero altri accorgimenti o azioni che potrei effettuare mi sarebbe di grande aiuto conoscerli. La ringrazio per l'attenzione.
Mi permetto di rivolgermi ancora a lei dato che posso aggiornarla sul problema gia' trattato. Io e la mia compagna abbiamo parlato molto in questo periodo, quasi come in una piccola terapia. La sua voglia di <<tornare quella di una volta>>, facilita la sua disponibilita' ad dirmi ogni cosa con fiducia, anche se davanti a se' vede un muro insormontabile per ritrovare la serenita' perduta. La situazione vissota direttamente non era poi cosi' esagerata, per quanto non di facile comprensione per una figlia di sette anni, si trattava di un episodio singolo di un contatto "manuale" estorto dal padre, ma reso fugace dalla fuga immediata di lei. A questo non si e' ripetuto altro. Di tale episodio aveva un ricordo vago e apparentemente offuscabile con il dubbio che fosse realmente accaduto o meno. Il problema grave e' sorto quando appunto nel colloquio con la sorella, quest'ultima le ha confidato di avere lei subito piu' volte abusi sessuali dal padre, attualmente non sappiamo ancora di quale entita'. E' da quel momento che il mondo le e' crollato addosso distruggendo completamente la figura paterna e creandole una sorta di pensiero fisso. Mi ha detto che verso di me non prova piu' nessun sentimento di amore, ma mi vuole "solo" bene come figura importantissima della sua vita. Ha costantemente bisogno di essere abbracciata ma non di piu'. Non sa spiegarsi e spiegarmi come un sentimento cosi' forte, e lo era davvero! che ci univa per tanti anni si sia improvvisamente annullato. Abbiamo appurato insieme che sessualmente non e' che mi respinge per paura di rivivere il ricordo o qualcosa di simile, ma semplicemente perche' non vuole prendermi in giro o farmi sperare, e soprattutto non prova nessuna eccitazione. Nella varie ore che parliamo facciamo prgetti su come intervenire e sono quasi riuscito a farle prendere la decisione di essere seguita da un professionista, dicendole che ci sono percorsi a breve non costosissimi, data la sua condizione economica standard. Per adesso pero' (e mi dispiace) rimanda la cosa, anche in vista di un imminente lutto familiare purtroppo previsto a breve. Abbiamo perfino concordato di fare graduatamente prove di natura sessuale ritagliandoci un nostro spazio in ambiente tranquillo dove poter non solo provare a fare sesso ma anche "giocare" al sesso, allo scopo di ritrovare il piacere di una volta. devo pero' dire che su questo non ripone una grande fiducia anche se non si tira indietro da voler provare. Cerco di non forzarla troppo e per quanto anche per me sia difficile la situazione, conoscendone adesso i meccanismi, credo di riuscire a comportarmi bene ed essere un supporto tranquillo. Voglio inoltre aggiungere che nonostante tutto, non abbiamo davanti un soggetto "musone" perennemente triste a causa delle circostanze, riusciamo a ridere insieme e pure a divertirci in qualcosa, riusciamo a trovare forme di distrazione da quell'apatia che in momenti di solitudine l'affligge. Se ci fossero altri accorgimenti o azioni che potrei effettuare mi sarebbe di grande aiuto conoscerli. La ringrazio per l'attenzione.
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Ai suggerimenti già ricevuti aggiungerei che non si può essere allo stesso tempo terapeuti e compagni di una persona. Il solo fatto che lei abbia accettato di farle da "terapeuta quasi come per gioco" potrebbe essere una manifestazione di cosa ormai è diventato il vostro rapporto.
Le persone sono capaci di raccontarsi qualunque cosa pur di giustificare la mutazione di un sentimento e per lenire i sensi di colpa. Questo non vuol dire che le cose siano andate sicuramente così, ma nella gran parte dei casi i "ricordi" relativi a presunti abusi ricevuti in infanzia non giustificano in alcun modo un'influenza su ciò che la persona è oggi.
Ci pensi un attimo: per quale motivo una persona adulta e peraltro ben equilibrata dovrebbe restare scossa dall'apprendere che le cose, 50 anni prima, non erano andate come aveva sempre pensato? Oppure, per quale motivo l'aver perso fiducia nella figura paterna - che ci potrebbe anche stare - dovrebbe andare a inficiare la passione e la solidità di un rapporto attualmente esistente?
Insomma, una possibilità è che la signora abbia sentito dentro di sé delle avvisaglie che qualcosa non stesse più funzionando nei sentimenti che nutriva verso di lei, e che si sia inventata in perfetta buona fede una ragione per giustificarlo. Perché anche per lei potrebbe essere stato molto doloroso darle questa delusione.
Le persone sono capaci di raccontarsi qualunque cosa pur di giustificare la mutazione di un sentimento e per lenire i sensi di colpa. Questo non vuol dire che le cose siano andate sicuramente così, ma nella gran parte dei casi i "ricordi" relativi a presunti abusi ricevuti in infanzia non giustificano in alcun modo un'influenza su ciò che la persona è oggi.
Ci pensi un attimo: per quale motivo una persona adulta e peraltro ben equilibrata dovrebbe restare scossa dall'apprendere che le cose, 50 anni prima, non erano andate come aveva sempre pensato? Oppure, per quale motivo l'aver perso fiducia nella figura paterna - che ci potrebbe anche stare - dovrebbe andare a inficiare la passione e la solidità di un rapporto attualmente esistente?
Insomma, una possibilità è che la signora abbia sentito dentro di sé delle avvisaglie che qualcosa non stesse più funzionando nei sentimenti che nutriva verso di lei, e che si sia inventata in perfetta buona fede una ragione per giustificarlo. Perché anche per lei potrebbe essere stato molto doloroso darle questa delusione.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
Utente
Gent.ma Dr.ssa Brunialti
la ringrazio ancora una volta per il suo incoraggiamento
Gent.mo Dr. Santonocito
La sua giusta osservazione come si suol dire sfonda una porta aperta. Nonostante sia difficile da accettare, sto con i piedi in terra ed ho vagliato piu' volte anche questa ipotesi. Tuttavia pur non escludendo niente ci sono molte avvisaglie della condizione attuale della mia compagna. E' chiaro che non mi sogno neanche di fare le veci di un vero terapeuta, il mio scopo e' quello appunto di orientarla a trovare lo scopo in cui non crede, cioe' quello di "tornare la donna di prima" come piu' volte manifesta nei suoi sfoghi. Tale scopo appunto potrebbe aprirle un varco di speranza e finalmente rivolgersi con fiducia a chi davvero potrebbe curarla. Non avevamo, o almeno non ne avrei sospettati neanche, sintomi di distacco precedentemente, e il fatto che tutto sia accaduto improvvisamente dopo gli eventi narrati con una progressione piu' o meno veloce mi lascia tante cose da pensare. Nella mia ignoranza in materia, pur avendo letto e riletto una miriade di cose, sono quasi arrivato piu' a vedere un distacco da varie sensazioni piuttosto che un trauma vero e proprio, anche perche' gli evitamenti vari non riguarderebbero situazioni che potrebbero accentuarlo, semmai una svogliatezza per tutto e non solo quella sentimentale nei miei confronti. Gli unici compiti che svolge adesso sono quelli cosiddetti obbligatori del tran - tran di tutti i giorni, oltre a problemi familiari in via di definizione (lutto abbastanza prossimo). Per il resto, passiamo il tempo a parlare, senza nessun progetto e senza neanche troppa voglia di uscire, ma con una certa tranquillita' e come accennato precedentemente, talvolta anche con un certo divertimento. Questo fino a quando resta sola, momento in cui si sente piu' scarica. Recentemente mi parla di un pensiero fisso, sempre inerente al fatto, che per tutto il giorno gli passa per la testa e che l'unico momento in cui si attenua con un minimo di senso di liberazione e' in tarda sera quando va a letto. Spesso dice che vuole sapere di piu' da sua sorella, perche' nel momento della discussione non si senti' di approfondire troppo e anzi non le aveva neanche riferito di avere anch'essa subito un seppur minimo episodio per poi confidarlo successivamente. Credo che questo comunque le sia utile per avere una definizione completa della cosa. La ringrazio e terro' ben presente le domande che invita a pormi nel suo intervento cercando di staccarmi dalla figura di compagno per poter vedere meglio come soggetto "esterno" sebbene discutibile. In fondo, non negandone l'enorme difficolta', ho imparato almeno un po' a gestirmi al meglio per mettere davanti il suo benessere piuttosto che il mio. Grazie ancora
la ringrazio ancora una volta per il suo incoraggiamento
Gent.mo Dr. Santonocito
La sua giusta osservazione come si suol dire sfonda una porta aperta. Nonostante sia difficile da accettare, sto con i piedi in terra ed ho vagliato piu' volte anche questa ipotesi. Tuttavia pur non escludendo niente ci sono molte avvisaglie della condizione attuale della mia compagna. E' chiaro che non mi sogno neanche di fare le veci di un vero terapeuta, il mio scopo e' quello appunto di orientarla a trovare lo scopo in cui non crede, cioe' quello di "tornare la donna di prima" come piu' volte manifesta nei suoi sfoghi. Tale scopo appunto potrebbe aprirle un varco di speranza e finalmente rivolgersi con fiducia a chi davvero potrebbe curarla. Non avevamo, o almeno non ne avrei sospettati neanche, sintomi di distacco precedentemente, e il fatto che tutto sia accaduto improvvisamente dopo gli eventi narrati con una progressione piu' o meno veloce mi lascia tante cose da pensare. Nella mia ignoranza in materia, pur avendo letto e riletto una miriade di cose, sono quasi arrivato piu' a vedere un distacco da varie sensazioni piuttosto che un trauma vero e proprio, anche perche' gli evitamenti vari non riguarderebbero situazioni che potrebbero accentuarlo, semmai una svogliatezza per tutto e non solo quella sentimentale nei miei confronti. Gli unici compiti che svolge adesso sono quelli cosiddetti obbligatori del tran - tran di tutti i giorni, oltre a problemi familiari in via di definizione (lutto abbastanza prossimo). Per il resto, passiamo il tempo a parlare, senza nessun progetto e senza neanche troppa voglia di uscire, ma con una certa tranquillita' e come accennato precedentemente, talvolta anche con un certo divertimento. Questo fino a quando resta sola, momento in cui si sente piu' scarica. Recentemente mi parla di un pensiero fisso, sempre inerente al fatto, che per tutto il giorno gli passa per la testa e che l'unico momento in cui si attenua con un minimo di senso di liberazione e' in tarda sera quando va a letto. Spesso dice che vuole sapere di piu' da sua sorella, perche' nel momento della discussione non si senti' di approfondire troppo e anzi non le aveva neanche riferito di avere anch'essa subito un seppur minimo episodio per poi confidarlo successivamente. Credo che questo comunque le sia utile per avere una definizione completa della cosa. La ringrazio e terro' ben presente le domande che invita a pormi nel suo intervento cercando di staccarmi dalla figura di compagno per poter vedere meglio come soggetto "esterno" sebbene discutibile. In fondo, non negandone l'enorme difficolta', ho imparato almeno un po' a gestirmi al meglio per mettere davanti il suo benessere piuttosto che il mio. Grazie ancora
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.2k visite dal 12/12/2016.
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