Paura e angoscia
Buongiorno gentili dottori,
Scrivo perché non sto per nulla bene e forse sentire anche il vostro parere potrà darmi almeno la parvenza di avere la possibilità di superare questo momento che ormai tanto momento non è più, poiché dura da quasi due anni. Il mio problema è che ho paura, terrore della morte. Quello che mi fa più paura in assoluto è il fatto che prima o dopo tornerò ad essere quello che ero prima di nascere: assolutamente nulla. Non sono credente e so che una volta morta di me non resterà assolutamente nulla. Tutte le cose che sto vivendo, i miei ricordi, le mie esperienze, i miei titoli di studio, i miei affetti... tutto dimenticato, tutto come se non fosse mai esistito. Non trovo più senso in nulla di quello che faccio, guardo le persone e vedo morti che camminano, non faccio altro che chiedermi quanto tempo resterà da vivere a questa o a quella persona, a quanto tempo mi resta con mia mamma, con i miei amici. Ma poi penso che nemmeno di loro resterà più nulla. E allora mi assale l'apatia più totale, non riesco più a godermi niente di quello che faccio, il pensiero della morte condiziona le mie giornate. A soli (?) 25 anni sono qui che non vado ne avanti ne indietro. Non vivo e ho paura di morire. Non faccio altro che chiedermi il senso di tutto. A volte penso che sarebbe stato meglio non essere nata che vivere con la consapevolezza che un giorno tutto questo mi sarà tolto. Ho cercato aiuto, lavoro con uno psicoterapeuta da 1 anno e mezzo, sedute una volta alla settimana. Mi sono rivolta a un'altra psicoterapeuta da qualche mese perché mi sembrava di non fare progressi, ma la situazione è la stessa. Terapia farmacologica per un anno seguita da uno psichiatra. Nulla. Come faccio a superare la paura e l'angoscia per una cosa che è inevitabile? Se potete datemi qualche consiglio su cosa fare perché io non lo so più. Vi ringrazio per l'attenzione.
Scrivo perché non sto per nulla bene e forse sentire anche il vostro parere potrà darmi almeno la parvenza di avere la possibilità di superare questo momento che ormai tanto momento non è più, poiché dura da quasi due anni. Il mio problema è che ho paura, terrore della morte. Quello che mi fa più paura in assoluto è il fatto che prima o dopo tornerò ad essere quello che ero prima di nascere: assolutamente nulla. Non sono credente e so che una volta morta di me non resterà assolutamente nulla. Tutte le cose che sto vivendo, i miei ricordi, le mie esperienze, i miei titoli di studio, i miei affetti... tutto dimenticato, tutto come se non fosse mai esistito. Non trovo più senso in nulla di quello che faccio, guardo le persone e vedo morti che camminano, non faccio altro che chiedermi quanto tempo resterà da vivere a questa o a quella persona, a quanto tempo mi resta con mia mamma, con i miei amici. Ma poi penso che nemmeno di loro resterà più nulla. E allora mi assale l'apatia più totale, non riesco più a godermi niente di quello che faccio, il pensiero della morte condiziona le mie giornate. A soli (?) 25 anni sono qui che non vado ne avanti ne indietro. Non vivo e ho paura di morire. Non faccio altro che chiedermi il senso di tutto. A volte penso che sarebbe stato meglio non essere nata che vivere con la consapevolezza che un giorno tutto questo mi sarà tolto. Ho cercato aiuto, lavoro con uno psicoterapeuta da 1 anno e mezzo, sedute una volta alla settimana. Mi sono rivolta a un'altra psicoterapeuta da qualche mese perché mi sembrava di non fare progressi, ma la situazione è la stessa. Terapia farmacologica per un anno seguita da uno psichiatra. Nulla. Come faccio a superare la paura e l'angoscia per una cosa che è inevitabile? Se potete datemi qualche consiglio su cosa fare perché io non lo so più. Vi ringrazio per l'attenzione.
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Gentile utente,
Lei riprende qui una tematica importante, sulla quale già due mesi fa ci aveva interpellato ricevendono svariate risposte.
Ma, come Lei dice, <<anche il vostro parere potrà darmi almeno la parvenza di avere la possibilità di superare questo momento<<. Sì, la PARVENZA.
Lei sta già lavorando con due Psicoterapeuti (ne ha verificato l'iscrizione all'Albo degli Psicologi?), è preferibile sceglierne uno e lavorarci con determinazione.
Scrivere anche qui, per ricevere un terzo quarto quinto ecc. ecc. parere, non Le giova.
Il disturbo di cui soffre si dimostra resistente, e non ci dice per quale motivo ha smesso i farmaci, se in autonomia o consigliata.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
Buongiorno dottoressa,
Innanzitutto la ringrazio per la sua attenzione e risposta.
Si è vero avevo già posto lo stesso quesito ma nessuno poi mi aveva più risposto.
Si ho verificato l'iscrizione all'albo e si ho scelto lo psicoterapeuta che mi segue dall'inizio ma mi sembra di essere sempre ferma allo stesso punto.
La terapia farmacologica l'ho sospesa molto molto lentamente sotto controllo dello psichiatra (non farei mai nulla da sola, con la paura che ho).
So che chiedere a chiunque spiegazioni o risposte logiche non giova alla mia situazione ma sono davvero disperata.
Innanzitutto la ringrazio per la sua attenzione e risposta.
Si è vero avevo già posto lo stesso quesito ma nessuno poi mi aveva più risposto.
Si ho verificato l'iscrizione all'albo e si ho scelto lo psicoterapeuta che mi segue dall'inizio ma mi sembra di essere sempre ferma allo stesso punto.
La terapia farmacologica l'ho sospesa molto molto lentamente sotto controllo dello psichiatra (non farei mai nulla da sola, con la paura che ho).
So che chiedere a chiunque spiegazioni o risposte logiche non giova alla mia situazione ma sono davvero disperata.
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Gentile signorina, da quello e da come scrive si denota la sua forte sofferenza che sta concretizzandosi in un circolo vizioso ("il pensiero della morte condiziona le mie giornate").Le posso assicurare che il timore della morte propria e altrui è un pensiero, ossessivo e connotato da costante rimuginio, assolutamente comune a molte persone. Rispetto alla sua domanda: " come faccio a superare la paura e l'angoscia per una cosa che è inevitabile? ". Mi dispiace ma on line e non conoscendola clinicamente, non posso risponderle. L'incapacità personale e credo di altri colleghi, di non poterle offrire suggerimenti, deriva proprio da quello che le ho scritto. Oltretutto lei non specifica da quanti mesi è seguita dalla "nuova" collega ma su questo le posso dire che non ci sono esatti termini di tempo in psicoterapia. Si può prospettare un tempo di terapia ma non necessariamente rispettarlo "al secondo". Oltretutto il lavoro che lei fa con la collega è un lavoro che riguarda pensieri emozioni e comportamenti che la stanno accompagnando da quasi 2 anni e, detto ciò, in qualche mese, è molto difficile ristabilire un modo più sano/funzionale e meno doloroso di pensare, emozionarsi e comportarsi. Oltretutto le consiglio di rimanere sempre in stretto contatto con il suo psichiatra di fiducia. A mio modesto parere lei sta seguendo il percorso standard e ottimale (psicoterapico e psicofarmacologico) che le linee guida sanitarie nazionali ed internazionali, propongono. Infine le dico che SE NE ESCE! Ci vuole pazienza e lavoro ma le auguro di tornare a vedere il sole.... Rimaniamo a disposizione per eventuali domande e/o sviluppi. Un caro saluto di buona giornata
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
[#4]
<<So che chiedere a chiunque spiegazioni o risposte logiche non giova alla mia situazione ma sono davvero disperata<<
Noi non siamo "chiunque", bensì specialisti.
Ma nemmeno noi possiamo aiutarLa efficacemente di fronte alla richiesta di "rassicurazioni"; servono per breve tempo e a quasi nulla.
Parli invece della sua "disperazione" al suo terapeuta, e non disdegni di riprendere contatti con lo psichiatra.
La terapia abbinata risulta la più efficace in questi casi.
Saluti cordiali.
Noi non siamo "chiunque", bensì specialisti.
Ma nemmeno noi possiamo aiutarLa efficacemente di fronte alla richiesta di "rassicurazioni"; servono per breve tempo e a quasi nulla.
Parli invece della sua "disperazione" al suo terapeuta, e non disdegni di riprendere contatti con lo psichiatra.
La terapia abbinata risulta la più efficace in questi casi.
Saluti cordiali.
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Ex utente
Gentili dottori,
Vi ringrazio per le vostre risposte e la pazienza. Dottoressa con "chiunque" intendevo proprio chiunque nel senso che non cerco rassicurazioni solo da specialisti ma stresso anche mamma e amici. Non era mia intenzione mettere in dubbio la vostra professionalità, mi sono espressa male.
Per quanto riguarda il resto so che ci vuole tempo e fatica ma quando mi sento troppo male non ci credo più, mi prende il panico e cerco rassicurazioni e risposte immediate. Oggi ho avuto l'incontro settimanale con il mio terapeuta e ne abbiamo parlato. Tengo duro e spero davvero che sia possibile uscirne.
Cordiali saluti.
Vi ringrazio per le vostre risposte e la pazienza. Dottoressa con "chiunque" intendevo proprio chiunque nel senso che non cerco rassicurazioni solo da specialisti ma stresso anche mamma e amici. Non era mia intenzione mettere in dubbio la vostra professionalità, mi sono espressa male.
Per quanto riguarda il resto so che ci vuole tempo e fatica ma quando mi sento troppo male non ci credo più, mi prende il panico e cerco rassicurazioni e risposte immediate. Oggi ho avuto l'incontro settimanale con il mio terapeuta e ne abbiamo parlato. Tengo duro e spero davvero che sia possibile uscirne.
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.5k visite dal 05/12/2016.
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