Depressione maschile post partum

Gentili dottori, vi scrivo perché non comprendo più la mia vita.
Ho 30 anni e sono sposato da 2 con una ragazza di 27 anni che amo. Da sei mesi sono diventato padre di un maschietto meraviglioso che abbiamo fortemente voluto.
Faccio un lavoro che mi piace e mi sono sempre sentito amato dalla mia famiglia.

Dovrebbe essere un periodo molto felice della mia vita e, invece, da qualche mese sto male.

Sono sempre stanco e svogliato, ho perso interesse per qualsiasi cosa e non riesco neppure ad aiutare mia moglie con il bimbo. Trascorro a letto ogni momento libero e al mattino, se potessi, non mi alzerei mai.
Ho intensificato molto anche il fumo e questo mi porta spesso a litigare con mia moglie che, giustamente, vuole proteggere nostro figlio.
Da quando mia moglie ha partorito non sono più riuscito ad avere rapporti sessuali con lei. E’ un po’ come se non la vedessi più come una donna, ma solo come una madre. Ho completamente perso il desiderio e tutte le volte che lei è venuta a cercare me non sono riuscito ad avere l’erezione.
Mia moglie sta soffrendo molto per questa situazione e ci stiamo allontanando, in un periodo che dovrebbe vederci vicini come non mai.
Non riusciamo a parlare con serenità di questa cosa e io, sinceramente, non ho la forza per l'aiuto di cui lei avrebbe bisogno.

Non so se si possa parlare di depressione legata alla nascita del figlio e pensavo che fosse un problema della donna, ma sono sicuro di vivere uno stato di malessere che mi sta facendo perdere un momento unico della mia vita.

In precedenza ho già vissuto situazioni di malessere psicologo.

Quando avevo quasi 7 anni, in occasione della nascita di mio fratello, ho cominciato ad avere un tic alla bocca, che, per fortuna, dopo circa un anno è passato. Molto molto raramente e solo in occasione di forte stress oggi mi capita di strizzare gli occhi con frequenza.

Quando ho cominciato l’università ho avuto per quasi tre anni problemi con gli attacchi di panico.
In questo caso una terapia farmacologica mi ha aiutato a superare il problema, anche se ho dovuto combattere gli effetti collaterali della terapia che aveva avuto un impatto negativo sulla mia sfera sessuale.

Oggi mi trovo a vivere ancora un momento di difficoltà.

La mia domanda è la seguente: è possibile che tutti questi eventi siano collegati tra loro da una problematica latente e mai risolta o il malessere di oggi è attribuibile alla nascita del figlio?
E' una condizione che si può verificare con la paternità e che si risolve da sola o devo pensare seriamente a riprendere psicofarmaci?

Grazie per il supporto.
M.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

in realtà è conosciuta una condizione di "sofferenza" post partum che riguarda proprio i papà.
Da qui, quindi, non saprei dirLe se la Sua sofferenza attuale sia legata ad un disturbo latente o semplicemente allo stress legato alla gravidanza di Sua moglie, alla nascita di Suo figlio e alla difficoltà che inevitabilmente si incontrano quando si diventa genitori per la prima volta.

Potrebbe anche essere sensato pensare che lo stress di questo momento, la stanchezza o le Sue aspettative (dovrebbe essere il momento più bello della mia vita) Le abbiano giocato un brutto scherzo....

Ma se davvero vuole uscirne, ricominciare a stare accanto a Sua moglie e prendersi cura di lei e del bimbo, perché non inizia a chiedere aiuto di persona al medico di base, in prima battuta, e in seconda battuta allo psicologo?

In questo modo potrà capire meglio di che cosa si tratta; eventualmente, in un secondo momento, potrebbe partecipare alle sedute anche Sua moglie.

Molte persone hanno l'idea che il periodo successivo al parto deve essere bello ed entusiasmante, ma a volte non è così perché cambia definitivamente la nostra identità e perché ci troviamo a fare i conti con situazioni nuove alle quali non avevamo mai pensato....

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Forse ha ragione, avevo un po' idealizzato questo momento, ma vedo mia moglie al settimo cielo e piena di energie e io mi sento sempre peggio.
Oggi per esempio c'era una bella giornata di sole e lei avrebbe voluto fare mille cose e invece alla fine è uscita da sola con il bimbo e io mi sono lasciato sprofondare sul divano a fumare.
Mi sono riposato tutto il giorno e adesso sono più stanco di prima.
In effetti dovrei rivolgermi a un professionista, ma ho il timore di dover ricominciare a prendere i farmaci e gli effetti collaterali sul sesso non sono stata un'esperienza piacevole. Ora poi che ho già un calo di desiderio e difficoltà di erezione, sarebbe proprio il colpo del ko...e alla mia età mi sembra proprio un po' presto.
In tutto questo più che le poche energie mi preoccupano l'assenza di rapporti sessuali e il non riuscire a fare con mio figlio quello che vorrei.
Il rapporto con mia moglie è cambiato molto, tutta la mia vita è cambiata molto, pensavo di desiderare questo, ma adesso non lo so più. Non riesco a fare più niente, fumo, mangio in continuazione e dormo male...tutto qui!
Mia moglie e i miei genitori mi spronano continuamente a darmi una mossa, ma invece di aiutarmi riescono solo a farmi sentire più in colpa.
Il fatto che lei mi abbia scritto che è una sofferenza che può succedere ai papà in qualche modo mi da sollievo, anche se mi sto sempre più convincendo che il problema sia mio e che cominci prima della paternità...

Sono sfinito e non so da che parte si cominci a fare una terapia...avrei bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, ma in questo momento non posso chiederlo a mia moglie...non voglio essere ancora un peso per lei...
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

l'arrivo di un figlio non è certo un evento semplice: mette in crisi (movimento, cambiamento) tutte le dinamiche che si erano instaurate nella coppia, che da coppia ora è divenuta ... triangolo.
E nel triangolo, figura con molte "punte", si creano altre coppie (ad es. quella madre - figlio) mentre qualcuno si sente escluso:
<<avrei bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, ma in questo momento non posso chiederlo a mia moglie...<<

In realtà, nella fase presente è un buon padre colui che si prender cura della propria donna, dal punto di vista affettivo, organizzativo, sessuale, come potrà leggere in
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/6803-neo-papa-obbligati-a-casa-per-legge.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html

Dico ciò non tanto per farLa sentire in colpa, sentimento che non aiuta, quanto per farLe intuire l'importanza che Lei riveste in questo momento. E dunque l'importanza dii farsi aiutare, senza sentirsi da ciò umiliato.
Si rivolga individualmente con fiducia ad uno Psicologo preferibilmente Psicoterapeuta esperto in dinamiche familiari.

Riguardo alla Sua paura dei farmaci (chissà poi se ce ne sarà bisogno...) e delle ricadute sulla sfera sessuale, non è che ora - senza farmaci - vada poi così bene, Le pare?

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Dr.ssa Laura De Martino Psicologo, Psicoterapeuta 25 1
Caro M.,
la nascita di un figlio segna un cambiamento che ci coinvolge a più livelli. Se pensiamo alla facilità con cui oggi ci si separa, possiamo facilmente dire, che molto più del matrimonio segna l'ingresso nella mondo degli adulti, chiedendo di assumersi la responsabilità, quella del legame con il nuovo nato, che è per sempre. Modifica inevitabilmente la vita di coppia, chiedendo una nuova organizzazione, ristabilendo priorità e abitudini, una nuova divisione dei compiti ed un lavoro per capire insieme "come essere genitori". Ci stimola a ripensare inoltre alla nostra esperienza come figli, ripercorrendo i genitori che abbiamo avuto per scegliere se fare le stesse cose, se modificarle, cosa modificare ecc. Ripensare a questo a volte sollecita antiche ferite, capita ad esempio spontaneamente di identificarsi con il proprio figlio e di non volere ch'egli provi le stesse cose che abbiamo provato noi. Insomma una vera e propria gestazione di emozioni e nuovi pensieri. Credo che non debba, pertanto, stupire e soprattutto spaventare, se quello che notoriamente è il momento più bello della vita porti con sé anche fatica e stanchezza. Credo che quello che fa male in generale e sentire di "dover essere felici" perchè così dicono che succede. Credo, al contrario, che possiamo essere più amorevoli con noi stessi e accogliere tutte le emozioni e gli stati d'animo belli e brutti che ci arrivano e magari condividerli con le persone che ci sono accanto.
Inoltre, da quello che scrive, pensavo anche ad una fatica sua personale nell'accogliere le "nascite" , i nuovi inizi, che forse rende ancora più delicato questo passaggio all'essere padre. Sicuramente parlarne con uno specialista in uno spazio in cui, come dicevo, accogliere le varie sfumature emotive di questo periodo e magari collegarle ad eventi significativi del suo passato, le possa essere utile.
Infondo non sta nascendo solo un bambino, ma anche un "papà" ed anche lui ha bisogno di tempo e di essere accolto.

Resto a disposizione per eventuali informazioni o chiarimenti

Un caro saluto

Dr.ssa Laura De Martino
Psicologa, Psicoterapeuta Relazionale e Familiare
tel 3280273833 - Napoli

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