Solitudine, rapporto con le donne, introversione, depressione

Salve,
non penso di soffrire di depressione oggi, non vado dallo psicologo da circa 3 anni e non ho avuto grossi problemi da quando "cammino con le mie gambe".
Tuttavia in questi anni alcune caratteristiche della mia vita si sono fatte via via più chiare. In primo luogo ho capito che posso aspirare ad avere una ragazza solo se mi metto in uno stato mentale di finzione, ossia: il mio modo di essere (introverso, tranquillo, abbastanza freddo, di poche parole, passivo) cozza con il modello di "uomo" a cui le ragazze di oggi aspirano (estroverso, spiritoso, inserito nella società, ecc..). Difatti le tre brevi relazioni che ho avuto in passato sono state frutto di un'apertura forzata e finta, un volermi adeguare al mondo, fingendo di essere quello che non ero.

Tant'è che qualche anno dopo la fine dell'ultima relazione sono arrivato a un bivio: essere me stesso e perdere il mondo o essere del mondo e perdere me stesso? Ho scelto la prima opzione, perchè la ritengo l'unica possibile. Ho deciso di rinunciare alle donne in toto e di essere me stesso completamente senza compromessi. Niente uscite con amici (l'unico motivo per cui, in passato uscivo la sera, era per conoscere qualcuna di interessante), nessun tentativo di risultare "interessante" o in qualche modo appetibile per il mondo femminile, nessun tentativo di "abbordaggio", ecc... Mi sono dedicato e mi dedico esclusivamente al mio lavoro e alle mie passioni. Passo quasi tutta la giornata da solo al lavoro e devo dire che tutto sembra filare liscio. Ho alcuni amici/collaboratori che frequento spesso sia per svago che per lavoro. La mia vita si svolge più in linea con ciò che sono io. Sono abbastanza sereno anche se non faccio una vita "normale". Ho coscienza di avere 0 possibilità con le donne (quelle che potrebbero interessarmi).
(Per inciso, se dovessi scegliere tra una donna che non mi piace tantissimo e che amo "così così" e il niente, sceglierei il niente)
(Altra precisazione: al momento non mi interessa nessuna in particolare.)


Il ragionamento che faccio è questo: non sono bello, non ho un carattere interessante, ed è inutile e autodistruttivo cercare di cambiare ciò che sono, quindi sarà meglio che accetti la situazione e che mi accetti per ciò che sono.
La parola chiave di questi ultimi anni è ACCETTARE. Tutti i giorni provo ad accettare la realtà. Sono stanco di lottarci contro. La non accettazione della realtà mi ha portato quasi alla morte ed è stata completamente inutile. D'altra parte so anche che se le cose restano così resterò solo per tutta la vita.
Voi che fareste? Io vado avanti così, gli anni passano e non succede assolutamente niente, mentre i miei amici cambiano donne, si sposano, fanno figli. E tutti le volte che vedo una ragazza che mi piace e inizio a fantasticare su come potrebbe essere diversa la mia vita, non posso far altro che strozzare, soffocare questi pensieri. "Uccidili" mi dico. "Non sono cose per te". E fa davvero male.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

posso chiedere come mai ha interrotto le sedute dallo psicologo? Si trattava di una psicoterapia?
Quali obiettivi terapeutici erano stati fissati? Qualcuno di questi è stato raggiunto?

Prendere coscientemente la decisione di accettare e di NON cambiare a mio avviso non può essere una strategia vincente perché sta praticamente decidendo di NON voler uscire dal problema.

A questo punto non serve lo psicologo né scrivere qui.
Oppure, potrebbe rimettere in discussione tale idea. Che ne pensa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno,
le sedute sono state interrotte di comune accordo con lo psicoterapeuta poichè all'epoca della fine degli incontri ero fidanzato, ero più cosciente delle mie emozioni e mi ero aperto molto di più verso il mondo. Ero diventato socievole e facevo una vita "normale". Mi sentivo parte di quel sistema quindi pensavo che un giorno mi sarei sposato, sarei diventato papà, ecc... Poi ho iniziato a stare male perchè ho capito che ero fidanzato ma non amavo la persona con cui stavo (ci stavo solo per la sicurezza che ti dà l'essere fidanzati) e lì tutto il castello è crollato.

Ho provato, provato e riprovato, per anni, in tutti i modi ad adattarmi alla società, a uscire la sera anche quando non ne avevo voglia, a inserirmi in gruppi di amici, a essere socievole, aperto, simpatico, interessante, ma ora col senno di poi penso che tutto quello sforzo per essere ciò che non sono sia tornato indietro con la stessa intensità sottoforma di dolore, quasi a punirmi per non aver avuto rispetto di me stesso.

Non voglio cambiare la mia indole, non mi sembra che i miei amici si sforzino di fare colpo o si impegnino ad apparire in un certo modo. Fanno le cose che fanno perchè hanno voglia di farle e traggono piacere dal farle. Sono naturali, ecco. Io vorrei essere naturale ed essere un valido membro della società al pari delle persone comuni. Perchè essere sullo stesso piano degli altri deve comportare uno sforzo? Perchè essere se stessi non può funzionare per me, mentre per altri sì?

Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> non penso di soffrire di depressione oggi
>>>

Sicuro? Depresso forse no, ma come minimo rinunciatario sembra proprio di sì. E la rinuncia, è una delle caratteristiche psicologiche di base della depressione...

Sembra che non riesca ad affrancarsi da questa maniera di vedere il mondo rigidamente in bianco e nero: o totalmente me stesso o totalmente finto o non accettare nulla o accettare tutto, o donne o niente donne.

Sarebbe, piuttosto, l'ora di imparare ad accettare la necessità di aumentare il suo ventaglio di scelte e diventare più flessibile, non le pare? Si può essere se stessi senza stravolgere il modo in cui si è, accettare solo quanto basta e riconoscere che - per fortuna - esistono donne e donne.

Credo si stia portando dietro diverse convinzioni erronee al riguardo di se stesso, della società e dei rapporti sociali. Sono queste convinzioni erronee, unite alla rigidità di cui dicevo sopra, che probabilmente l'hanno sempre bloccata, in un modo o nell'altro, impedendole di ottenere ciò che vuole.

E chi rimane bloccato per troppo tempo, a volte smette di combattere.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com