Depressione? Questa vita non fa per me...

Buongiorno,
vi chiedo un aiuto perché comincio ad aver paura che non ci sia soluzione possibile al mio malessere, paura di star perdendo tutto quello che ho.
Ho 31 anni e da circa due (con sensibile peggioramento negli ultimi mesi) soffro di una immensa tristezza, abbattimento e rabbia di fondo che non mi abbandona. Vivo con il mio compagno da più di 5 anni e da poco più di 2 abbiamo acquistato, con immenso sacrificio, senza alcun aiuto e con mutuo trentennale un appartamento. Sempre da 5 anni lavoro nella stessa azienda, dove lavora anche lui con turni complementari ai miei, per cui ci vediamo pochissimo. Lo stesso mese in cui abbiamo firmato il rogito i miei genitori si sono trasferiti all'estero dopo l'ennesimo fallimento dell'attività di mio padre e sperando, assolutamente contro il mio parere, di potersela cavare meglio lì. Il tempo mi ha dato ragione e dopo poco più di un anno sono tornati in patria (perché mia madre, cardiopatica e con forti sintomi depressivi, diceva che restando lì "sarebbe crepata" e voleva tornare in Italia e da sua figlia). Da poco più di un anno, senza lavori stabili, vivono in casa con me e il mio compagno. Pochi mesi fa, inoltre,mi è stata diagnosticata l'endometriosi. Al momento sono in lista per una laparoscopia a gennaio. Nel frattempo su indicazione della ginecologa abbiamo affrettato i tempi e stiamo già provando ad avere questo bimbo. Ogni mese trascorro i giorni antecedenti al presunto arrivo del ciclo fra la speranza di essere incinta e il terrore di esserlo perché non voglio essere una madre infelice.
Mi sento disperatamente in trappola su tutti i fronti: il mio lavoro mi fa schifo, mi fa sentire umiliata, mi impone ritmi allucinanti (mi sveglio alle 5 ogni mattina e lavoro 9-10 ore senza poter neanche mangiare), sui figli mi sento costretta a correre, con i miei non vedo una fine della situazione e a casa ormai sono tanto triste e nervosa quanto a lavoro, con il mio compagno ci amiamo molto ma vivo con la costante sensazione di ferirlo perché sono sempre infelice. Per me il prezzo che paghiamo per il traguardo di questa casa è troppo alto, per lui è fonte di grande orgoglio riuscire a "reggere e sopportare tutto e farcela da soli". Ogni volta che finiamo di pagare un debito e lui è felice io mi vedo solo schiacciata dai debiti futuri. Io non ce la faccio e penso che questa vita, questa società non facciano per me. Sono stata in terapia (cognitivo comportamentale) per 3 mesi circa e ho dovuto interrompere per motivi economici. Il medico mi diede 3 settimane di riposo per stress lavorativo e ho effettuato una visita psichiatrica dove mi è stato prescritto Cymbalta che non ho mai voluto assumere.
Ogni volta che provo a fare qualcosa di positivo per me fallisco: ho smesso di fumare un mese e ricominciato tra le lacrime, mi sono messa a dieta sempre un mese e ho ripreso a ingozzarmi. Piango sempre, ho tachicardia e non vedo l'ora di operarmi solo per poter stare a casa da lavoro. Cosa posso fare?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Utente,

vista tutta insieme la situazione è complessa e non è gestibile senza scomporla nei vari problemi che la compongono.
Se lei si pone di fronte a tutto quello che ha riferito senza affrontarlo pezzetto per pezzetto non può non sentirsene angosciata e sopraffatta.

Per alcuni aspetti può perseguire una soluzione concreta, come ad esempio potrebbe essere la ricerca di un altro lavoro e la comunicazione ai suoi che non intende averli a suo carico ne' ospitarli all'infinito (se questo le pesa).
Per altri aspetti è invece necessario un aiuto specialistico che le consenta di porsi di fronte alla sua vita con un diverso atteggiamento e spirito.
Come mai non ha voluto assumere il farmaco che le è stato prescritto?
Per quanto riguarda la psicoterapia, ha provato a far presente a chi la seguiva le sue difficoltà economiche? Quel percorso le stava dando dei benefici?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ciò che le dirò probabilmente non le piacerà, ma se non glielo dicessi non l'aiuterei, per quel poco che è possibile aiutare le persone a distanza.

La vita che ha descritto non è così diversa da quella della maggior parte delle persone. Molti hanno un mutuo da pagare, tutti hanno genitori da gestire, problemi di salute, un lavoro che non sempre dà soddisfazioni e, in alcuni casi, ripugna proprio. Per lo meno durante alcune fasi della vita.

Perciò non è la <sua> vita che fa schifo. È la vita <in generale> che non è mai facile e lineare come ognuno di noi vorrebbe.

Allora, si tratta di smontare pezzo per pezzo il suo atteggiamento di rinuncia nei confronti dei problemi e ricostruirlo da capo. Ciò può essere fatto con la sola psicoterapia o in abbinamento a farmaci.

Ma dev'essere innanzitutto pronta e motivata a cambiare, piuttosto che aspettarsi che i problemi si aggiustino da soli. Altrimenti la psicoterapia non può nulla e nemmeno i farmaci (specie se non li prende). E ancora meno possiamo fare noi da qui.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
@ dott.ssa Flavia Massaro: Gentile dott.ssa, la ringrazio molto per la gentile risposta. Per quanto riguarda gli aspetti concreti effettivamente è un anno che cerco altro senza trovare nulla che neanche lontanamente sia paragonabile in termini di tranquillità (mi propongono voucher o piccoli part-time o addirittura il nero... oppure, più spesso, semplicemente costo troppo perché superati i 30 anni e non vengo dalla disoccupazione); con i miei potrei essere più incisiva ma l'alternativa è metterli per strada? Non mi sembra percorribile... sul resto: sì dopo l'inizio della terapia ho avvertito qualche miglioramento anche se lieve (ma mi rendo conto che 3 mesi sono pochi). Non ho voluto seguire la prescrizione del medico perché ho una forte riluttanza in questo senso, non per la medicina in sé ma perché nella mia testa significa che sono io che devo adattarmi a questa società e non esiste una via migliore e quindi per "sedarmi" devo prendere farmaci. Questo non riesco a sopportarlo come idea.
Io so che può esserci altro, che devo imparare a gestire le problematiche in modo meno ossessivo, più forte, più metodico. So che il mio atteggiamento è disfunzionale, è che proprio non so come lavorarci... ho parlato con la psicologa in merito al problema economico ma non ci poteva far nulla nel senso che la tariffa era già agevolata, è che in quel periodo mi è piombata sulla testa una spesa condominiale di 10.000 € da pagare in pochi mesi e io proprio non avevo ( e ancora non ho) neanche quelle poche risorse...
Vorrei cercare di capire se, finché le mie risorse saranno così risicate, c'è qualcosa che io possa fare da me...

@ dott. Giuseppe Santocito: gentile dott. Santocito, ringrazio ovviamente anche lei per la pronta risposta. Com'è ovvio aveva ragione: non sento la sua risposta molto pertinente. O meglio: è ovvio che il mio problema è il modo in cui affronto le difficoltà e non le difficoltà in sé che tutti abbiamo (anche se mi consenta: ok quasi a nessuno piace il proprio lavoro ma una situazione in cui ti pagano a loro piacimento, vietano di mangiare in 9 ore, non garantiscono le ore di legge tra un turno e l'altro facendomi dormire 4 ore... insomma non è proprio la stessa cosa. Così come l'avere genitori "da gestire" e averli invece in casa da mantenere a 30 anni con tutte le ripercussioni del caso su una giovane coppia...) Insomma: sono a chiedere aiuto perché il problema sono io e il mio atteggiamento. Certamente. E mi sento estremamente fragile in questo momento, ho scritto di pianti continui, di tachicardie, di sentirmi inadatta alla vita e di essere in questo momento della mia vita una "poveraccia" che ha dovuto lasciare la terapia sono per motivi economici... siamo sicuri che il famoso "schiaffo per far tornare alla realtà" sia sempre la strategia giusta in ogni momento? Mi rendo conto che non può sapere a distanza se e quanto io mi barcameni in tentativi di cambiare le cose, ma proprio perché non può saperlo mi sembra riduttivo affermare con certezza che "aspetto che i problemi si risolvano da soli"... comunque grazie, so che l'intenzione è positiva.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le rispondo su ciò che ha replicato alla collega Massaro, dato in tale replica ha già detto tutto ciò che c'era da dire.

In particolare:

>>> nella mia testa significa che sono io che devo adattarmi a questa società e non esiste una via migliore e quindi per "sedarmi" devo prendere farmaci. Questo non riesco a sopportarlo come idea
>>>

Sì e no. O meglio, non nel modo che crede lei.

È vero che dev'essere lei ad adattarsi a questa società, è lapalissiano. Sperare che il mondo cambi per adattarsi a noi sarebbe infantile, utopico.

Ma adattamento non significa passività o arrendevolezza; significa flessibilità, per ottenere ciò che serve. Ed è proprio su questo punto che molti pazienti che non fanno progressi inciampano: a parole ammettono che il loro atteggiamento non è produttivo, ma nei fatti non si attivano a sufficienza o con sufficiente flessibilità per raggiungere gli scopi desiderati.

Per il resto, se la nostra società le sembra un inferno, si concentri sui milioni di persone svantaggiate che esistono nel mondo, magari intrappolate in zone di guerra e vedrà che i suoi problemi al confronto ne usciranno magicamente ridimensionati. Se non altro, almeno, lei un lavoro, una casa e un compagno ancora ce l'ha.

Lei non vuole prendere farmaci. Bene, è una scelta sua. Quindi l'unico tipo di cura possibile che resta è la psicoterapia. Non certo uno scambio di battute online, purtroppo.

Ma qualsiasi psicoterapia che per ipotesi dovesse decidere di intraprendere in futuro, se dovrà essere efficace, dovrà necessariamente percorrere il binario che dicevo: dopo aver creato una relazione con lei e accolto tutto lo sfogo e la rabbia per la condizione in cui si trova, dovrà orientarla su come mettere in atto l'adattamento di cui sopra.

Altrimenti, lo sfogo e basta non è curativo. Purtroppo. Altrimenti basterebbe la spalla dell'amica o della zia per fare la magia.

>>> siamo sicuri che il famoso "schiaffo per far tornare alla realtà" sia sempre la strategia giusta in ogni momento?
>>>

Le confermo che purtroppo nemmeno quello funziona, in certi casi.

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se ha dovuto interrompere la terapia per motivi economici e non è stato possibile fare altrimenti le suggerisco di rivolgersi al Consultorio Famigliare o al Centro di salute mentale per effettuare almeno le sedute che erogano: di solito non sono molte a causa della scarsità di risorse, ma le possono essere utili in questo momento di confusione e sofferenza che non può affrontare da sola.

Riguardo ai farmaci, quello che le è stato prescritto non è un sedativo, ma un antidepressivo, e dovrebbe aiutarla a modulare il tono dell'umore che appare piuttosto basso, da quello che scrive, non a calmarla o anestetizzarla come forse si aspetta.
Ci faccia un pensiero, a volte è necessario o comunque almeno preferibile ricorrere ad un aiuto anche di questo tipo che non risolve tutto, ma agevola il cambiamento.
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