Lesbica mai avuto relazioni
Buonasera,
ho quasi 30 e da circa 2 ho acquisito piena consapevolezza di essere lesbica, quando una ragazza mi ha chiesto di uscire. E’ stata un’epifania rivelatami da un soggetto esterno di qualcosa che avevo dentro da sempre ma di cui non ero a conoscenza. Ho accolto con sollievo la notizia che io stessa mi stavo dando e, in modo abbastanza naturale, nel corso di mesi e anni, ho fatto coming out con le persone che sono importanti per me. Della famiglia lo sa invece solo mia madre perché è colei con la qual ho sempre instaurato un dialogo più aperto.
In tutto questo tempo in cui il processo di consapevolezza avanzava, dentro di me, non ho fatto test con i ragazzi, non sono nemmeno mai uscita con uno di loro, né tantomeno con ragazze. Ho sempre difeso con convinzione i diritti dell’amore gay. Ma credevo che nel mio libro dell’esistenza il capitolo amore non fosse proprio presente. In parte ne soffrivo e non mi davo una spiegazione, pensavo di non sapermi innamorare, di avere problemi affettivi o che mi mancasse qualcosa. Poi, finalmente, ho capito che era sbagliato l’oggetto del mio possibile amore, che mi prefiguravo di sesso maschile, innamorandomi nel frattempo o legandomi molto a ragazze, in amicizie che mi parevano incomplete.
Dopo un periodo liberatorio post-epifania, tuttavia, mi rendo conto di quanto per me resti difficile accettare la realtà di non aver avuto alcuna relazione. Una sorta di diversità nella diversità che m’induce a tergiversare nelle conversazioni personali, talvolta a mentire, anche con le persone con cui ho un rapporto di sincerità su tutto il resto. Cerco di costruire un’immagine normale che per me sarebbe quella di una donna che ha già vissuto storie con altre donne. Il fatto che ciò non sia stato mi fa provare un senso d’inferiorità a volte, quando le altre mie amiche etero o gay mi parlano di loro relazioni e del percorso delle loro esperienze, mi chiudo e m’incupisco, mi sento nel ruolo della sfigata di turno. Penso che ho perso un tempo che sarà molto difficile recuperare e che ci sia una paura in me più forte del desiderio di mettermi davvero in gioco in una possibile relazione.
Riesco nel resto delle attività sociali, sto bene con gli altri, ho molti amici, frequento una palestra, ho soddisfazioni professionali e vivo questo aspetto del non aver vissuto relazioni come un non essere riuscita, non riuscire. Ho provato ad avvicinare alcune ragazze, lesbiche, senza che io però piacessi loro, altre ragazze si sono avvicinate a me ma non mi hanno colpito o forse non ho voluto conoscerle fino in fondo, perché temevo una possibilità.
Vorrei ci fossero delle azioni, dei modi per comprendere cosa voglio realmente e se sono pronta a cercare una storia con una ragazza o se invece, non volendolo davvero, continuerò a cercarmi rifiuti e ad allontanare chi potrebbe amarmi. C’è una strada che posso percorrere che si basi sulle mie scelte o devo solo aspettare le decisioni di un fantomatico Cupido?
Grazie
ho quasi 30 e da circa 2 ho acquisito piena consapevolezza di essere lesbica, quando una ragazza mi ha chiesto di uscire. E’ stata un’epifania rivelatami da un soggetto esterno di qualcosa che avevo dentro da sempre ma di cui non ero a conoscenza. Ho accolto con sollievo la notizia che io stessa mi stavo dando e, in modo abbastanza naturale, nel corso di mesi e anni, ho fatto coming out con le persone che sono importanti per me. Della famiglia lo sa invece solo mia madre perché è colei con la qual ho sempre instaurato un dialogo più aperto.
In tutto questo tempo in cui il processo di consapevolezza avanzava, dentro di me, non ho fatto test con i ragazzi, non sono nemmeno mai uscita con uno di loro, né tantomeno con ragazze. Ho sempre difeso con convinzione i diritti dell’amore gay. Ma credevo che nel mio libro dell’esistenza il capitolo amore non fosse proprio presente. In parte ne soffrivo e non mi davo una spiegazione, pensavo di non sapermi innamorare, di avere problemi affettivi o che mi mancasse qualcosa. Poi, finalmente, ho capito che era sbagliato l’oggetto del mio possibile amore, che mi prefiguravo di sesso maschile, innamorandomi nel frattempo o legandomi molto a ragazze, in amicizie che mi parevano incomplete.
Dopo un periodo liberatorio post-epifania, tuttavia, mi rendo conto di quanto per me resti difficile accettare la realtà di non aver avuto alcuna relazione. Una sorta di diversità nella diversità che m’induce a tergiversare nelle conversazioni personali, talvolta a mentire, anche con le persone con cui ho un rapporto di sincerità su tutto il resto. Cerco di costruire un’immagine normale che per me sarebbe quella di una donna che ha già vissuto storie con altre donne. Il fatto che ciò non sia stato mi fa provare un senso d’inferiorità a volte, quando le altre mie amiche etero o gay mi parlano di loro relazioni e del percorso delle loro esperienze, mi chiudo e m’incupisco, mi sento nel ruolo della sfigata di turno. Penso che ho perso un tempo che sarà molto difficile recuperare e che ci sia una paura in me più forte del desiderio di mettermi davvero in gioco in una possibile relazione.
Riesco nel resto delle attività sociali, sto bene con gli altri, ho molti amici, frequento una palestra, ho soddisfazioni professionali e vivo questo aspetto del non aver vissuto relazioni come un non essere riuscita, non riuscire. Ho provato ad avvicinare alcune ragazze, lesbiche, senza che io però piacessi loro, altre ragazze si sono avvicinate a me ma non mi hanno colpito o forse non ho voluto conoscerle fino in fondo, perché temevo una possibilità.
Vorrei ci fossero delle azioni, dei modi per comprendere cosa voglio realmente e se sono pronta a cercare una storia con una ragazza o se invece, non volendolo davvero, continuerò a cercarmi rifiuti e ad allontanare chi potrebbe amarmi. C’è una strada che posso percorrere che si basi sulle mie scelte o devo solo aspettare le decisioni di un fantomatico Cupido?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
i percorsi dell'identità e dell'amore sono spesso complessi
e sfuggono a tempi predeterminati; soprattutto quando non sono "regolari".
Lei ora si sente in difficoltà per
<<non aver avuto alcuna relazione. <<
E questa <<sorta di diversità nella diversità che m’induce a tergiversare nelle conversazioni personali, talvolta a mentire, anche con le persone con cui ho un rapporto di sincerità su tutto il resto. <<
Tenga conto che altre persone, altre donne, stanno percorrendo la stessa strada. Talvolta si sfiorano, talaltra provano ad incontrarsi.
Il coraggio di guardarsi negli occhi per riconoscersi by-passa il <<fantomatico Cupido<<.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Direbbe che si tratta, nel suo caso, più di una paura a lasciarsi andare a qualcosa che ha scoperto ma che ancora teme per mancanza di esperienza, oppure più a un non ancora sicuro, sincero interesse verso qualcuno(a)?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Utente
quando ho provato interesse verso qualcuna l'ho comunicato alla persona interessata, seppur timidamente, e purché questa avesse preferenze per il genere femminile. Se accadesse di nuovo credo che lo ammetterei e lo direi al momento che mi sembrerebbe opportuno. Non so però dire quale sarebbe la mia reazione rispetto a un feedback positivo, se scapperei, se avrei paura, nel passaggio dall'astratto al concreto.
E' probabile che una componente di paura per mancanza di esperienza ci sia, non la paura che mi piacciano le ragazze, che trovo cosa indiscutibile, ma la paura di non saper e voler aprirmi a una intimità. Credo che la paura stessa possa impedire il verificarsi delle condizioni giuste anche solo di avvicinare una persona e che mi faccia alimentare amori astratti, con persone a cui non interesso affatto (come accaduto nell'ultimo anno).
E' probabile che una componente di paura per mancanza di esperienza ci sia, non la paura che mi piacciano le ragazze, che trovo cosa indiscutibile, ma la paura di non saper e voler aprirmi a una intimità. Credo che la paura stessa possa impedire il verificarsi delle condizioni giuste anche solo di avvicinare una persona e che mi faccia alimentare amori astratti, con persone a cui non interesso affatto (come accaduto nell'ultimo anno).
[#4]
>>> Credo che la paura stessa possa impedire il verificarsi delle condizioni giuste anche solo di avvicinare una persona e che mi faccia alimentare amori astratti
>>>
Direi che potrebbe aver centrato da sola il punto.
L'ansia di avvicinare o essere avvicinati in senso affettivo può far sì che la persona si chiuda e racconti a se stessa "tanto non mi interessa" o storie di altro genere. Come nella favola della volpe e l'uva:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2394-la-volpe-e-l-uva-autoinganni-e-dissonanza-cognitiva.html
L'ansia non sempre causa sensazioni forti, evidenti, somatiche. Spesso può lavorare in sordina, ma il risultato è lo stesso: far restare distanti da ciò che temiamo.
Se fosse questo il caso, potrebbe considerare l'idea di parlare con un nostro collega, di persona.
>>>
Direi che potrebbe aver centrato da sola il punto.
L'ansia di avvicinare o essere avvicinati in senso affettivo può far sì che la persona si chiuda e racconti a se stessa "tanto non mi interessa" o storie di altro genere. Come nella favola della volpe e l'uva:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2394-la-volpe-e-l-uva-autoinganni-e-dissonanza-cognitiva.html
L'ansia non sempre causa sensazioni forti, evidenti, somatiche. Spesso può lavorare in sordina, ma il risultato è lo stesso: far restare distanti da ciò che temiamo.
Se fosse questo il caso, potrebbe considerare l'idea di parlare con un nostro collega, di persona.
[#5]
Utente
Quello che posso dire è che nelle relazioni amicali non ho ansia ad avvicinarmi, a parlare della sfera personale, ad entrare più in intimità. Anzi, ho sempre preferito contesti più circoscritti o a due nell'amicizia, non amo i contesti più dispersivi, anche se mi trovo a relazionarmi in entrambe le modalità.
Qualora quest'ansia ad avvicinarmi o ad essere avvicinata ci fosse, come potrei farla emergere, per capire se esiste? Per portarla in superficie.
Grazie ma non sono sicura di volermi rivolgere a qualcuno dei vostri colleghi di persona.
Qualora quest'ansia ad avvicinarmi o ad essere avvicinata ci fosse, come potrei farla emergere, per capire se esiste? Per portarla in superficie.
Grazie ma non sono sicura di volermi rivolgere a qualcuno dei vostri colleghi di persona.
[#6]
Infatti non stiamo parlando di amicizie, ma relazioni intime, che sono altra cosa.
Preferire i contesti sociali circoscritti ai gruppi può essere segno di introversione, ma l'introversione non è di per sé un problema. Il problema nasce quando si è in presenza di inibizione, come sembra essere il suo caso. L'introversione di per sé è un tratto neutro.
Se tuttavia ritiene di aver bisogno di un aiuto concreto per superare le sue difficoltà, bisogna che lo cerchi di persona. Non possiamo dare indicazioni dirette da qui.
Preferire i contesti sociali circoscritti ai gruppi può essere segno di introversione, ma l'introversione non è di per sé un problema. Il problema nasce quando si è in presenza di inibizione, come sembra essere il suo caso. L'introversione di per sé è un tratto neutro.
Se tuttavia ritiene di aver bisogno di un aiuto concreto per superare le sue difficoltà, bisogna che lo cerchi di persona. Non possiamo dare indicazioni dirette da qui.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.9k visite dal 13/11/2016.
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