Attacchi di ansia
Salve, sono una ragazza di 19 anni molto ansiosa e negativa e da circa 6 anni soffro di quelli che ho sempre definito attacchi di panico . Da piccola ho assistito alle liti dei miei genitori, alle minacce di mio padre ( un po' violento fisicamente e psicologicamente ) soprattutto nei confronti di mia madre che ho sempre cercato di proteggere venendo usata , per cosi dire , da lei come una piccola psicologa- amica ( ogni giorno le ripetevo di lasciare mio padre per il suo bene , indagavo sui tradimenti di mio padre, cercavo di essere sempre presente per evitare disgrazie come omicidi, mi venivano raccontati episodi intimi e personali da mia madre ). Sono sempre stata timida, insicura soprattutto con l'altro sesso ( anche adesso, pur avendo un ragazzo , mi capita di arrossire se parlo con un maschio). Il mio primo attacco di "panico" l'ho avuto alle scuole medie mentre impazientemente aspettavo un'amica che continuava ad ignorarmi facendomi perdere tempo ...l'adrenalina mi é salita al cervello, ho iniziato a vedere la realtà come un sogno e il mio unico istinto é stato quello di correre per cercare aiuto. Da allora é capitato altre volte : dopo un fallimento , dopo un litigio col ragazzo e ancora dopo essere stata stressata senza sosta da mia madre . Però non capisco...su internet i sintomi degli attacchi di panico sono diversi. Quando esco di casa devo sempre accertarmi che in qualsiasi momento qualcosa , un luogo o qualcuno possa darmi aiuto in caso di bisogno. Quando la tensione aumenta mi sento debole, vulnerabile e non sento la forza di autocontrollarmi. Quello che mi spaventa é perdere l'autocontrollo e entrare in quella dimensione di " sogno" che mi porta a fuggire . Mi é capitato, trovandomi sola , di avere degli episodi che però subito si calmavano quando io mi calmavo anche solo respirando profondamente o sorridendo . Ma il fatto é che mi sembra troppo strano stare tranquilla e serena senza essere in tensione per qualcosa...é come se non fossi io...mi manca qualcosa se non lo faccio. per alcuni mesi quest'anno ho lavorato fuori città e i tanti impegni non mi hanno lasciato il tempo di pensare...ho sconfitto tante mie paure, ho avuto tanti e inaspettati successi che hanno aumentato la mia autostima..ma una volta a casa tutto é tornato come prima . Mi sento influenzata negativamente , ma io amo mia madre e voglio renderla felice anche se vorrei tanto che trovasse un uomo che la protegga come io proteggo lei in modo da potermi rilassare e vivere la mia vita . Cosa posso fare? Sono andata da psicologi che mi hanno solo delusa. Non voglio più levare soldi alla mia famiglia per questo. spero possiate aiutarmi .
cordiali saluti
cordiali saluti
[#1]
Cara Utente,
se lei è stata strumentalizzata da sua madre nel modo che ha descritto è più che comprensibile che si senta a disagio nell'interagire con i maschi - avendo ascoltato troppe volte gli sfoghi della mamma -, che si senta la responsabilità della serenità di sua madre e che le sembri strano o impossibile essere serena:
"mi sembra troppo strano stare tranquilla e serena senza essere in tensione per qualcosa...é come se non fossi io...mi manca qualcosa se non lo faccio".
La via d'uscita da tutto questo è solo una: la presa di distanza dalla sua famiglia d'origine, sia fisica che psicologica.
Lei non è responsabile per sua madre e se vuole costruirsi un equilibrio non può riuscirci senza convincersi che il suo ruolo non è quello della salvatrice, ma quello della figlia che può dare un consiglio e poi fare 100 passi indietro.
Di consigli ne ha già dati tanti e sua madre non li ha ascoltati, quindi continuare a darne serve solo a perpetuare il circolo di lamenti e consolazione che non porta a nulla.
Durante la crescita lei non è stata trattata da bambina qual era, ma è stata usata da una persona adulta che doveva rivolgersi altrove per risolvere i propri problemi: non continui a infliggersi da sola il compito e lo scopo di mettere al sicuro la mamma, che è grande e deve cercare aiuto fra gli adulti (parenti, amici, psicologo, avvocato, assistenti sociali, forze dell'ordine, ...) e non da lei.
Rifletta su questo perchè è molto importante non che lei trovi un uomo che protegga sua mamma al suo posto, ma che capisca che questo non è il suo compito e che l'aiuto vero alla mamma può venire solo da chi ha gli strumenti per darglielo, non da lei.
Rimanendo nel ruolo di salvatrice non può che perpetuare il disagio che sente, perchè quello non dev'essere il suo ruolo.
Un caro saluto,
se lei è stata strumentalizzata da sua madre nel modo che ha descritto è più che comprensibile che si senta a disagio nell'interagire con i maschi - avendo ascoltato troppe volte gli sfoghi della mamma -, che si senta la responsabilità della serenità di sua madre e che le sembri strano o impossibile essere serena:
"mi sembra troppo strano stare tranquilla e serena senza essere in tensione per qualcosa...é come se non fossi io...mi manca qualcosa se non lo faccio".
La via d'uscita da tutto questo è solo una: la presa di distanza dalla sua famiglia d'origine, sia fisica che psicologica.
Lei non è responsabile per sua madre e se vuole costruirsi un equilibrio non può riuscirci senza convincersi che il suo ruolo non è quello della salvatrice, ma quello della figlia che può dare un consiglio e poi fare 100 passi indietro.
Di consigli ne ha già dati tanti e sua madre non li ha ascoltati, quindi continuare a darne serve solo a perpetuare il circolo di lamenti e consolazione che non porta a nulla.
Durante la crescita lei non è stata trattata da bambina qual era, ma è stata usata da una persona adulta che doveva rivolgersi altrove per risolvere i propri problemi: non continui a infliggersi da sola il compito e lo scopo di mettere al sicuro la mamma, che è grande e deve cercare aiuto fra gli adulti (parenti, amici, psicologo, avvocato, assistenti sociali, forze dell'ordine, ...) e non da lei.
Rifletta su questo perchè è molto importante non che lei trovi un uomo che protegga sua mamma al suo posto, ma che capisca che questo non è il suo compito e che l'aiuto vero alla mamma può venire solo da chi ha gli strumenti per darglielo, non da lei.
Rimanendo nel ruolo di salvatrice non può che perpetuare il disagio che sente, perchè quello non dev'essere il suo ruolo.
Un caro saluto,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Grazie della sua risposta. Il fatto é che non so come fare, mi sembra di farle un torto e mi sembra di fuggire da un problema senza affrontarlo . Anche per quello che ho scritto mi sento colpevole e cattiva e ho paura che venga a sapere quello che ho scritto e che compia qualche insano gesto per i sensi di colpa . Il fatto é che mi sento molto più piccola della mia età. É come se avessi sempre bisogno di protezione . Quando sono fuori casa entro in tensione perché mi sento sola ed entro nel panico come un bambino che perde la madre . Mia madre non é cattiva, é solo debole perché ha paura dei cambiamenti , ma alla fine la via giusta l'ha intrapresa. Non avrei nemmeno le possibilità per andare a vivere da sola per adesso. Ci sono persone che l'aiutano , ha anche qualche problemino di salute e per questo non posso e voglio abbandonarla . Non esiste un'altra via? Forse dovrei parlarle ?
[#3]
Se sua madre è debole ha la responsabilità di cercare aiuto, ma non da lei, e non è giusto nè utile a nessuno (ma anzi molto dannoso) che si appoggi su di lei.
Ora spetta a lei capire che le è arrivato il messaggio sbagliato, cioè quello che il benessere della mamma è una sua responsabilità, e che non può essere lei ad aiutarla perchè non è nelle condizioni di farlo - e sta anzi scontando con il malessere che riferisce tutta questa situazione.
Probabilmente ha imparato che deve starle vicino perchè se non ha il controllo di quello che le succede potrebbe accadere di tutto e per questo entra in ansia quando è fuori casa, ma se prova ad analizzare razionalmente la situazione comprenderà che questa dinamica danneggia lei e non aiuta sua madre, ed è quindi da superare.
Può provare a parlarle, soprattutto per farle capire che lei non può riuscire a risolvere tutti i problemi della sua vita e non può continuare a vivere con questa speranza:
"vorrei tanto che trovasse un uomo che la protegga come io proteggo lei in modo da potermi rilassare e vivere la mia vita".
Se la mamma ha bisogno di essere "protetta" non è lei a doverlo e poterlo fare ed è tempo che se ne renda conto.
Capisco che il cambiamento di mentalità che le è necessario è difficile da compiere e per questo sarebbe decisamente utile che si rivolgesse ad uno psicologo.
Se in precedenza si è trovata male non significa che ora non possa trovare il professionista giusto: ciò che conta è che ci vada con il desiderio di cambiare e di trovare un ruolo all'interno della famiglia diverso da quello che ha adesso, altrimenti sarebbe inutile iniziare qualsiasi percorso.
Ora spetta a lei capire che le è arrivato il messaggio sbagliato, cioè quello che il benessere della mamma è una sua responsabilità, e che non può essere lei ad aiutarla perchè non è nelle condizioni di farlo - e sta anzi scontando con il malessere che riferisce tutta questa situazione.
Probabilmente ha imparato che deve starle vicino perchè se non ha il controllo di quello che le succede potrebbe accadere di tutto e per questo entra in ansia quando è fuori casa, ma se prova ad analizzare razionalmente la situazione comprenderà che questa dinamica danneggia lei e non aiuta sua madre, ed è quindi da superare.
Può provare a parlarle, soprattutto per farle capire che lei non può riuscire a risolvere tutti i problemi della sua vita e non può continuare a vivere con questa speranza:
"vorrei tanto che trovasse un uomo che la protegga come io proteggo lei in modo da potermi rilassare e vivere la mia vita".
Se la mamma ha bisogno di essere "protetta" non è lei a doverlo e poterlo fare ed è tempo che se ne renda conto.
Capisco che il cambiamento di mentalità che le è necessario è difficile da compiere e per questo sarebbe decisamente utile che si rivolgesse ad uno psicologo.
Se in precedenza si è trovata male non significa che ora non possa trovare il professionista giusto: ciò che conta è che ci vada con il desiderio di cambiare e di trovare un ruolo all'interno della famiglia diverso da quello che ha adesso, altrimenti sarebbe inutile iniziare qualsiasi percorso.
[#6]
Buongiorno,
Da quello che riporta i suoi sintomi sono tipici degli Attacchi di Panico (AP).L'attacco di panico può essere spontaneo e quindi capitare senza una situazione che lo provoca o situazionale (situazioni temute ad esempio: uscire da sola), in dettaglio:
Derealizzazione e Depersonalizzazione "ho iniziato a vedere la realtà come un sogno"
Evitamento; Desiderio di scappare dalla situazione che provoca disagio "e il mio unico istinto é stato quello di correre per cercare aiuto".
Paura di trovarmi sola in situazioni in cui potrei avere un AP, per questo motivo le persone con AP tendono a girare con un compagno fobico (una persona che li rassicura e che li accompagna nel caso dovessero stare male). "Quando esco di casa devo sempre accertarmi che in qualsiasi momento qualcosa , un luogo o qualcuno possa darmi aiuto in caso di bisogno".
Paura di svenire, di Perdere il controllo e d'Impazzire "Quando la tensione aumenta mi sento debole, vulnerabile e non sento la forza di autocontrollarmi. Quello che mi spaventa é perdere l'autocontrollo e entrare in quella dimensione di " sogno" che mi porta a fuggire" .
Dopo una fase acuta l'AP passa da solo "Mi é capitato, trovandomi sola , di avere degli episodi che però subito si calmavano quando io mi calmavo anche solo respirando profondamente o sorridendo"
Se i dati che ha inserito sono giusti cercherei di capire se attinge energia dalla privazione di cibo "ho avuto tanti e inaspettati successi che hanno aumentato la mia autostima". Questa è solo un'ipotesi che mi suggerisce lei, con la paura del giudizio che sembra essere un suo tema da imparare a gestire. " timida, insicura".
Buon Lavoro
Dottssa Pietra M Romano PhD
Specialista in Psicologia Clinica
Psicoterapeuta Cognitivista
Da quello che riporta i suoi sintomi sono tipici degli Attacchi di Panico (AP).L'attacco di panico può essere spontaneo e quindi capitare senza una situazione che lo provoca o situazionale (situazioni temute ad esempio: uscire da sola), in dettaglio:
Derealizzazione e Depersonalizzazione "ho iniziato a vedere la realtà come un sogno"
Evitamento; Desiderio di scappare dalla situazione che provoca disagio "e il mio unico istinto é stato quello di correre per cercare aiuto".
Paura di trovarmi sola in situazioni in cui potrei avere un AP, per questo motivo le persone con AP tendono a girare con un compagno fobico (una persona che li rassicura e che li accompagna nel caso dovessero stare male). "Quando esco di casa devo sempre accertarmi che in qualsiasi momento qualcosa , un luogo o qualcuno possa darmi aiuto in caso di bisogno".
Paura di svenire, di Perdere il controllo e d'Impazzire "Quando la tensione aumenta mi sento debole, vulnerabile e non sento la forza di autocontrollarmi. Quello che mi spaventa é perdere l'autocontrollo e entrare in quella dimensione di " sogno" che mi porta a fuggire" .
Dopo una fase acuta l'AP passa da solo "Mi é capitato, trovandomi sola , di avere degli episodi che però subito si calmavano quando io mi calmavo anche solo respirando profondamente o sorridendo"
Se i dati che ha inserito sono giusti cercherei di capire se attinge energia dalla privazione di cibo "ho avuto tanti e inaspettati successi che hanno aumentato la mia autostima". Questa è solo un'ipotesi che mi suggerisce lei, con la paura del giudizio che sembra essere un suo tema da imparare a gestire. " timida, insicura".
Buon Lavoro
Dottssa Pietra M Romano PhD
Specialista in Psicologia Clinica
Psicoterapeuta Cognitivista
Dr.ssa Pietra M. Romano, PhD
Specialista in Psicologia Clinica
Psicoterapeuta Cognitivista
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.6k visite dal 10/11/2016.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Attacchi di panico
Scopri cosa sono gli attacchi di panico, i sintomi principali, quanto durano e quali sono le cause. Come affrontarli e come gestire l'ansia che li provoca?