Allontanamento dal posto sicuro

Buongiorno,

vi scrivo perché ho bisogno di un parere professionale.
Il mio ragazzo soffre di un disturbo chiamato "allontanamento dal posto sicuro", ci soffre da circa 10 anni, per anni ha utilizzato la tecnica dell'evitamento e soltanto 3/4 anni fa ha deciso di fare terapia. Sono quasi due anni che stiamo insieme e qualche passettino in avanti è stato fatto (prima faceva fatica ad andare oltre i 30 km, adesso arriviamo quasi ai 60) ma la strada è molto lunga e tortuosa.
So che con estrema probabilità non riuscirà mai a prendere un aereo ma va bene così... Ma io sono del sud Italia, vorrà dire che non verrà mai a trascorrere il natale con la mia famiglia? E i nostri figli? Saranno sempre confinati nella provincia dove viviamo?
Il suo problema è che non si spinge oltre i suoi limiti, non vuole assumere farmaci e ci ritroviamo a dover dire di no a tutti gli inviti di amici o a partecipare ad eventi più "lontani", alle ferie, ai week and romantici, ai viaggi. Purtroppo inizia a pesarmi...
L'ultima cosa che voglio è interrompere la relazione con lui perché per me è una relazione davvero speciale, ma ho paura che se la cosa non si risolverà alla fine mi peserà talmente tanto che sarò costretta a lasciarlo. Ma mi guardo dentro e so che non riuscirei a "rinunciare" a questo aspetto della vita per sempre. So che finirei per odiarlo e odierei me stessa per l'odio che proverei per lui, perché mi sentirei in colpa, perché so quanto pesa prima a lui che a me, so come gli piacerebbe portarmi ovunque e visitare posti insieme, so quanto tutto questo lo faccia soffrire. Questo problema gli ha condizionato la vita degli ultimi 10 anni. E' stato lasciato da sue ex per questo motivo, ha la fama di quello che "fa le sole" agli amici, che non partecipa alle cose, che non vuole mai spostarsi e devono essere sempre gli altri a venire da lui. E' una cosa che gli fa sperimentare una sofferenza incredibile.
Ecco, dopo la descrizione del contesto passo alla domanda: come potrebbe reagire una persona con questo tipo di disturbo ad un sorta di "ultimatum"? Mi spiego meglio... Si potrebbe chiedergli di impegnarsi di più e fare dei tentativi come "atto di amore" (per la serie.. per amore si fa tutto)? Io l'ho ascoltato, l'ho accolto, non l'ho giudicato. Ho fatto tutto quello che potevo per farlo sentire accettato. Adesso posso chiedere a lui di darmi qualcosa in più? Posso costringerlo a provare a prendere le medicine per vedere se così riesce a spostarsi? O per questo tipo di problemi la "volontà" non conta e devo continuare a fare come ho fatto fino ad adesso e aspettare altri piccoli passi in avanti? Ho anche pensato di andare insieme a lui da uno psicologo... Insomma, vi sto chiedendo cosa posso fare per aiutarlo.

Vi ringrazio anticipatamente per le risposte e per offrire i vostri consulti on-line e in forma totalmente gratuita. E' una cosa bella.

Resto in attesa
L.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile,

La risposta la conosce già : è ciò che hanno fatto le ex. Il suo ragazzo deve continuare con la terapia ed impegnarsi perché fino a quando tutto ciò non diventerà un problema anche per lui, tutte le donne scapperanno stanche della patologia....

Ha provato a dirgli che per leituttocio è un problema?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Pileci,

le assicuro che anche per lui è un problema ma forse nel corso degli anni ha imparato a conviverci.
Io durante i primi mesi gli ho manifestato la mia preoccupazione a riguardo e gli ho detto che non potevo assicurargli che lo avrei accettato a vita.
Ultimamente però, come dicevo, ho cercato di non farglielo pesare per non aumentare il suo disagio.
Secondo lei quindi devo parlarci e dire che la cosa mi sta creando dei problemi? E vedere come reagisce?

La ringrazio e la saluto
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> le assicuro che anche per lui è un problema ma forse nel corso degli anni ha imparato a conviverci
>>>

Questo potrebbe essere, in effetti, il problema nel problema.

Non si possono forzare le persone a curarsi, la motivazione deve venire dall'interno. Finché non avrà sofferto abbastanza, è possibile che si rassegnerà (accontenterà) a restare dov'è. Mi rendo conto che sia duro da leggere, ma potrebbe essere davvero così.

L'ultimatum di cui parla potrebbe essere efficace oppure controproducente, dipende. Non è possibile dirlo in anticipo e a distanza. Certo se lei potesse consultare un collega in merito, anche da sola, che non sia lo stesso terapeuta del ragazzo, sarebbe meglio.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com