Dopo "fallimento" università, demotivato e scoraggiato
Gentilissimi dottori, vi scrivo per avere un primo vostro parere su quello che io reputo un grande problema.
Tutto è partito dall'inizio dell'avvenuta universitaria: mi sono iscritto ad una università fuori sede in un corso di laurea a cui tenevo tanto, in cui ci credevo molto e che avevo scelto già dal quarto anno di superiori. Nonostante non avessi certezze per il futuro, sapevo o comunque credevo che il percorso di studi era quello giusto per me. Per una serie di motivi, anche di natura personale legate alla paura di andar via e alla paura della novità immediata (sono ansioso), il trasferimento è stato posticipato al mese di febbraio, avviando la fase di studio autonomamente a casa (non c'era obbligo di frequenza): errore fatale, forse. Mi sono ritrovato a febbraio con zero esami su tre dati. Non me ne sono dato una colpa perché sapevo che era pressoché impossibile avviarmi ad uno studio di una materia nuova che richiede particolari applicazioni, nuovi metodi di studio, un ambiente totalmente nuovo, senza aver prima assaggiato l'università vivendola dalle lezioni al contatto con professori e assistenti.
Una volta trasferito, mi sono accorto che vivevo male (la città non mi piaceva e non mi stimolava, non avevo nessun amico, la convivenza era difficile) e sono giunto a luglio con il recupero di un solo esame (diritto costituzionale) che dovevo dare a febbraio e basta: la votazione è 27, un voto discreto per un esame a cui molti vengono bocciati ma che certamente veniva appesantito da tutto l'arretrato.
Giunto a settmbre, avendo passato l'estate qui, dopo 15 giorni decido di tornare nella mia città, dando indietro la casa. Perché? Perché mi sono accorto di avere moltissime difficoltà nel concentrarmi, nello studio e nella memoria: facevo fatica a mantenere lo sguardo sui libri anche per solo 2 minuti, dimenticavo quello che studiavo il giorno prima o addirittura quello che avevo letto un attimo prima.
Oggi mi ritrovo totalmente demotivato, privo di ogni forza e voglia ad andare avanti. La cosa più grave è che questa demotivazione si è estesa a tutto. Mia madre, molto comprensiva, mi ha anche offerto la possibilità di fermarmi per questo anno e ritentare l'anno prossimo all'università più vicina casa (un'ora di macchina/treno) ma l'aver fallito e l'essermi sentito fallito mi sta lentamente divorando togliendomi ogni voglia e ogni interesse.
Anche se ognuno ha il proprio percorso di studi e di vita e non c'è un tempo preciso per niente, a me rimane difficile sottoportare la mia situazione vedendo alcuni miei amici che vanno egregiamente all'università, che trovano lavoro o che comunque sono sereni e contenti.
Io vorrei superare questa fase demotivazionale e risolvere i problemi di concentrazione e di memoria che il mio medico ha attribuito al mio stato di salute (obesità, su cui sto lavorando, e possibili apnee notturne) ma, soprattutto, capire se tutto questo possa essere correlato ad un disinteresse, ad una illusione del corso di laurea..
Tutto è partito dall'inizio dell'avvenuta universitaria: mi sono iscritto ad una università fuori sede in un corso di laurea a cui tenevo tanto, in cui ci credevo molto e che avevo scelto già dal quarto anno di superiori. Nonostante non avessi certezze per il futuro, sapevo o comunque credevo che il percorso di studi era quello giusto per me. Per una serie di motivi, anche di natura personale legate alla paura di andar via e alla paura della novità immediata (sono ansioso), il trasferimento è stato posticipato al mese di febbraio, avviando la fase di studio autonomamente a casa (non c'era obbligo di frequenza): errore fatale, forse. Mi sono ritrovato a febbraio con zero esami su tre dati. Non me ne sono dato una colpa perché sapevo che era pressoché impossibile avviarmi ad uno studio di una materia nuova che richiede particolari applicazioni, nuovi metodi di studio, un ambiente totalmente nuovo, senza aver prima assaggiato l'università vivendola dalle lezioni al contatto con professori e assistenti.
Una volta trasferito, mi sono accorto che vivevo male (la città non mi piaceva e non mi stimolava, non avevo nessun amico, la convivenza era difficile) e sono giunto a luglio con il recupero di un solo esame (diritto costituzionale) che dovevo dare a febbraio e basta: la votazione è 27, un voto discreto per un esame a cui molti vengono bocciati ma che certamente veniva appesantito da tutto l'arretrato.
Giunto a settmbre, avendo passato l'estate qui, dopo 15 giorni decido di tornare nella mia città, dando indietro la casa. Perché? Perché mi sono accorto di avere moltissime difficoltà nel concentrarmi, nello studio e nella memoria: facevo fatica a mantenere lo sguardo sui libri anche per solo 2 minuti, dimenticavo quello che studiavo il giorno prima o addirittura quello che avevo letto un attimo prima.
Oggi mi ritrovo totalmente demotivato, privo di ogni forza e voglia ad andare avanti. La cosa più grave è che questa demotivazione si è estesa a tutto. Mia madre, molto comprensiva, mi ha anche offerto la possibilità di fermarmi per questo anno e ritentare l'anno prossimo all'università più vicina casa (un'ora di macchina/treno) ma l'aver fallito e l'essermi sentito fallito mi sta lentamente divorando togliendomi ogni voglia e ogni interesse.
Anche se ognuno ha il proprio percorso di studi e di vita e non c'è un tempo preciso per niente, a me rimane difficile sottoportare la mia situazione vedendo alcuni miei amici che vanno egregiamente all'università, che trovano lavoro o che comunque sono sereni e contenti.
Io vorrei superare questa fase demotivazionale e risolvere i problemi di concentrazione e di memoria che il mio medico ha attribuito al mio stato di salute (obesità, su cui sto lavorando, e possibili apnee notturne) ma, soprattutto, capire se tutto questo possa essere correlato ad un disinteresse, ad una illusione del corso di laurea..
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Carissimo,
Vorrei innanzitutto rassicurarti sul fatto che i primi anni di Università sono sicuramente i più difficili per tutti, in quanto si esce dal mondo ovattato delle scuole superiori e ci si scontra con una nuova realta' tutta da scoprire e soprattutto comprendere. Il primo anno soprattutto bisogna riadattare il proprio metodo di studio e bisogna imparare ad autogestirsi, ancor più se si cambia città e casa.
Quindi tu stesso ammetti di essere una persona "ansiosa" e sicuramente il cambiamento così drastico ha accentuato questo tuo stato, provocando in te angoscia e stress.
Questa condizione sicuramente non ha aiutato per nulla la tua concentrazione, ripercuotendosi anche sullo studio e sulla tua vita socio-relazionale.
Dunque a mio parere, non è' stato assolutamente un "fallimento", come lo hai definito tu, ma piuttosto un'esperienza di crescita e di conoscenza personale. Credo tu abbia potuto riflettere e prendere coscienza di quanto possa essere difficile adattarsi ad una nuova città, lontano dai propri affetti, ma soprattutto credo tu abbia anche compreso se questo corso di laurea è' realmente adatto alle tue esigenze. In ogni caso, dovresti assaporare i tuoi piccoli successi, i primi voti positivi, senza fossilizzarti sui tuoi insuccessi. Tutti abbiamo avuto rallentamenti all'università, esami che non si riescono a passare o periodi no che rallentano il nostro studio, ma l'importante è' fissare un obiettivo e cercare di raggiungerlo. Non siamo alla scuola superiore siamo all'Universita i tempi e i modi in cui raggiungere il tuo obiettivo li decidi tu, rispettando le tue esigenze. Quindi hai tutte le carte per poter raggiungere la tua laurea, magari avvicinandoti a casa con il calore delle persone che ti vogliono bene , riconquistando un po' di serenita' e con meno stress, vedrai che piano piano ce la farai.
Cerca di credere maggiormente nella tua forza e nelle tue capacità, non tutti sarebbero stati capaci e forti come lo sei stato tu, nel mollare tutto, famiglia e amici per studiare in un'altra città. Dovresti essere orgoglioso di quello che hai fatto, almeno ci hai provato!
Se hai bisogno scrivimi anche in privato claudiaravasi@gmail.com.
Spero che le mie parole possano esserti d'aiuto per affrontare le sfide della vita in modo propositivo.
Ciao..
Dr.ssa Claudia Ravasi
Vorrei innanzitutto rassicurarti sul fatto che i primi anni di Università sono sicuramente i più difficili per tutti, in quanto si esce dal mondo ovattato delle scuole superiori e ci si scontra con una nuova realta' tutta da scoprire e soprattutto comprendere. Il primo anno soprattutto bisogna riadattare il proprio metodo di studio e bisogna imparare ad autogestirsi, ancor più se si cambia città e casa.
Quindi tu stesso ammetti di essere una persona "ansiosa" e sicuramente il cambiamento così drastico ha accentuato questo tuo stato, provocando in te angoscia e stress.
Questa condizione sicuramente non ha aiutato per nulla la tua concentrazione, ripercuotendosi anche sullo studio e sulla tua vita socio-relazionale.
Dunque a mio parere, non è' stato assolutamente un "fallimento", come lo hai definito tu, ma piuttosto un'esperienza di crescita e di conoscenza personale. Credo tu abbia potuto riflettere e prendere coscienza di quanto possa essere difficile adattarsi ad una nuova città, lontano dai propri affetti, ma soprattutto credo tu abbia anche compreso se questo corso di laurea è' realmente adatto alle tue esigenze. In ogni caso, dovresti assaporare i tuoi piccoli successi, i primi voti positivi, senza fossilizzarti sui tuoi insuccessi. Tutti abbiamo avuto rallentamenti all'università, esami che non si riescono a passare o periodi no che rallentano il nostro studio, ma l'importante è' fissare un obiettivo e cercare di raggiungerlo. Non siamo alla scuola superiore siamo all'Universita i tempi e i modi in cui raggiungere il tuo obiettivo li decidi tu, rispettando le tue esigenze. Quindi hai tutte le carte per poter raggiungere la tua laurea, magari avvicinandoti a casa con il calore delle persone che ti vogliono bene , riconquistando un po' di serenita' e con meno stress, vedrai che piano piano ce la farai.
Cerca di credere maggiormente nella tua forza e nelle tue capacità, non tutti sarebbero stati capaci e forti come lo sei stato tu, nel mollare tutto, famiglia e amici per studiare in un'altra città. Dovresti essere orgoglioso di quello che hai fatto, almeno ci hai provato!
Se hai bisogno scrivimi anche in privato claudiaravasi@gmail.com.
Spero che le mie parole possano esserti d'aiuto per affrontare le sfide della vita in modo propositivo.
Ciao..
Dr.ssa Claudia Ravasi
Dr.ssa Psicologa Claudia Ravasi
[#2]
Utente
La ringrazio Dr.ssa Ravasi per la sua gentile risposta.
Le sue sono parole bellissime che certamente mi incoraggiano da una parte e che mi rincuorano dall'altra, comprendendo come la visione di "fallimento" della mia situazione è solo ed unicamente mia.
Al di là dei problemi con la concentrazione e con la memoria che il mio medico e il mio nutrizionista individuano con quasi assoluta convizione nel mio stato di obesità e nella qualità del sonno (sono passato dalla pallanuoto agonistica al nulla, ingrassando 50kg in poco più di tre anni) e sui sto lavorando e che conto di avere degli ottimi risultati nel giro di alcuni mesi, credo di avere anche un blocco psicologico.
Le sembrerà paraddosale, forse, che una persona sia cosciente di avere un blocco psicologico ma che non lo riesce a risolvere autonomamente. Il fatto che io veda questo come fallimento è legato alle mie aspettative e ai miei progetti che, almeno al momento, sono inesistenti. Il piccolo castello che mi ero immaginato e che volevo costruire, non si sta elevando. Mi sento di aver deluso le mie aspettative e quelle degli altri. Purtroppo sento molto il peso dei pareri e delle opinioni altrui, sulle aspettative deluse, sulle false idee o delle cattive opinioni su di me, anche se non avrei nulla di cui vergognarmi o nulla su cui giustificarmi.
L'idea poi di trovarmi indietro rispetto ai miei colleghi coetanei e di continuare l'università con gente più piccola di me mi rattrista molto perché mi fa sentire una persona in ritardo con i tempi (che tra parentesi mi chiedo quali siano questi tempi ma soprattutto chi li abbia imposti) e diversa.
Un buon peso lo ha anche il fatto che buona parte dei miei amici oggi ha un lavoro (nulla di fisso, ma comunque lavoro), c'è chi studia e chi si è laureato, c'è chi è realizzato anche senza aver nulla di tutto questo.
Ammetto che l'idea di iscrivermi all'università più vicina è forse quella più adatta alle mie esigenze e compatibile con le esperienze negative che ho avuto. Ma questo può avvenire solo a settembre, cosa che, come idea, non mi dispiace molto perché mi permetterebbe di capire bene se e dove sto sbagliando, risolvere tutti i piccoli problemi che ho, scarirmi e soprattutto svuotarmi la mente da ansia e preoccupazione per arrivare libero e carico, perché ad oggi, come ho scritto nel primo post, mi ritrovo demotivato, privo di voglia e di forze come se tutto fosse ormai andato perso, buttato e che non ci sia più niente da fare.
Concludo perché credo di essermi dilungato abbastanza con la risposta. La ringrazio nuovamente per la sua gentile risposta e per la disponibilità che ha offerto.
Le sue sono parole bellissime che certamente mi incoraggiano da una parte e che mi rincuorano dall'altra, comprendendo come la visione di "fallimento" della mia situazione è solo ed unicamente mia.
Al di là dei problemi con la concentrazione e con la memoria che il mio medico e il mio nutrizionista individuano con quasi assoluta convizione nel mio stato di obesità e nella qualità del sonno (sono passato dalla pallanuoto agonistica al nulla, ingrassando 50kg in poco più di tre anni) e sui sto lavorando e che conto di avere degli ottimi risultati nel giro di alcuni mesi, credo di avere anche un blocco psicologico.
Le sembrerà paraddosale, forse, che una persona sia cosciente di avere un blocco psicologico ma che non lo riesce a risolvere autonomamente. Il fatto che io veda questo come fallimento è legato alle mie aspettative e ai miei progetti che, almeno al momento, sono inesistenti. Il piccolo castello che mi ero immaginato e che volevo costruire, non si sta elevando. Mi sento di aver deluso le mie aspettative e quelle degli altri. Purtroppo sento molto il peso dei pareri e delle opinioni altrui, sulle aspettative deluse, sulle false idee o delle cattive opinioni su di me, anche se non avrei nulla di cui vergognarmi o nulla su cui giustificarmi.
L'idea poi di trovarmi indietro rispetto ai miei colleghi coetanei e di continuare l'università con gente più piccola di me mi rattrista molto perché mi fa sentire una persona in ritardo con i tempi (che tra parentesi mi chiedo quali siano questi tempi ma soprattutto chi li abbia imposti) e diversa.
Un buon peso lo ha anche il fatto che buona parte dei miei amici oggi ha un lavoro (nulla di fisso, ma comunque lavoro), c'è chi studia e chi si è laureato, c'è chi è realizzato anche senza aver nulla di tutto questo.
Ammetto che l'idea di iscrivermi all'università più vicina è forse quella più adatta alle mie esigenze e compatibile con le esperienze negative che ho avuto. Ma questo può avvenire solo a settembre, cosa che, come idea, non mi dispiace molto perché mi permetterebbe di capire bene se e dove sto sbagliando, risolvere tutti i piccoli problemi che ho, scarirmi e soprattutto svuotarmi la mente da ansia e preoccupazione per arrivare libero e carico, perché ad oggi, come ho scritto nel primo post, mi ritrovo demotivato, privo di voglia e di forze come se tutto fosse ormai andato perso, buttato e che non ci sia più niente da fare.
Concludo perché credo di essermi dilungato abbastanza con la risposta. La ringrazio nuovamente per la sua gentile risposta e per la disponibilità che ha offerto.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 16.8k visite dal 09/11/2016.
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