Tabacco e moderazione
Buongiorno.
So benissimo che il fumo fa male, ma volevo farvi una domanda da scienziato a scienziati.
Io non fumo, ma ho una persona a me molto vicina che lo fa, con moderazione (sulle 5 sigarette al giorno da una decina d'anni).
Voglio sapere quanto devo preoccuparmi, se devo provare a intervenire. Mi spiego.
So bene l'assenza di una soglia minima di rischio per cause di cancro (di tipo stocastico) quali esposizione a radiazioni, agenti chimici, tabagismo.
E so anche che un fumatore tende ad aumentare la dose di sigarette fumate. La mia domanda è, supponendo che una persona si mantenga sulle 5 sigarette, vale la pena assillarla con il consiglio di smettere? Dal punto di vista statistico, il gioco vale la candela?
Tra le tantissime concause possibili (inquinamento, radiazione ambientale naturale, dieta, stile di vita), la probabilità di rischio di contrarre malattie mortali, aumenta significativamente? La comunità scientifica non sembra concorde su questo punto.
Ho sentito medici parlare di moderazione: tutto va fatto con moderazione. E fumare con moderazione, secondo alcuni, non ha impatto significativo sulla salute. Oltre ai pareri ascoltati in giro, ho letto per esempio:
http://www.forcesitaly.org/italy/files3/gagliano7.htm
"Se si sta bene in salute, si fa attività fisica, ci si nutre in modo appropriato una fumatina è gratificante e non ci uccide."
Non so come interpretare tutte le informazioni che ricevo.
Qual è la verità?
Certo è che non fumare è meglio che fumare. Ma a livello statistico, privare una persona di questa dipendenza, non può farle più male che bene (dal punto di vista psicologico), se l'entità della dipendenza è così lieve? Il dubbio non mi fa dormire.
Grazie
So benissimo che il fumo fa male, ma volevo farvi una domanda da scienziato a scienziati.
Io non fumo, ma ho una persona a me molto vicina che lo fa, con moderazione (sulle 5 sigarette al giorno da una decina d'anni).
Voglio sapere quanto devo preoccuparmi, se devo provare a intervenire. Mi spiego.
So bene l'assenza di una soglia minima di rischio per cause di cancro (di tipo stocastico) quali esposizione a radiazioni, agenti chimici, tabagismo.
E so anche che un fumatore tende ad aumentare la dose di sigarette fumate. La mia domanda è, supponendo che una persona si mantenga sulle 5 sigarette, vale la pena assillarla con il consiglio di smettere? Dal punto di vista statistico, il gioco vale la candela?
Tra le tantissime concause possibili (inquinamento, radiazione ambientale naturale, dieta, stile di vita), la probabilità di rischio di contrarre malattie mortali, aumenta significativamente? La comunità scientifica non sembra concorde su questo punto.
Ho sentito medici parlare di moderazione: tutto va fatto con moderazione. E fumare con moderazione, secondo alcuni, non ha impatto significativo sulla salute. Oltre ai pareri ascoltati in giro, ho letto per esempio:
http://www.forcesitaly.org/italy/files3/gagliano7.htm
"Se si sta bene in salute, si fa attività fisica, ci si nutre in modo appropriato una fumatina è gratificante e non ci uccide."
Non so come interpretare tutte le informazioni che ricevo.
Qual è la verità?
Certo è che non fumare è meglio che fumare. Ma a livello statistico, privare una persona di questa dipendenza, non può farle più male che bene (dal punto di vista psicologico), se l'entità della dipendenza è così lieve? Il dubbio non mi fa dormire.
Grazie
[#1]
Gentile Utente,
rispondo esclusivamente ai quesiti psicologici:
"vale la pena assillarla con il consiglio di smettere? " NO, mai!
Questo è il miglior modo per rafforzare il vizio nel fumatore. Non è assillando una persona che possiamo promuovere un cambiamento, né facendo terrorismo psicologico!
"privare una persona di questa dipendenza, non può farle più male che bene"
No! Per definizione la dipendenza non ci rende liberi, quindi privare una persona della dipendenza, o meglio liberarla, non fa che bene!
Cordiali saluti,
rispondo esclusivamente ai quesiti psicologici:
"vale la pena assillarla con il consiglio di smettere? " NO, mai!
Questo è il miglior modo per rafforzare il vizio nel fumatore. Non è assillando una persona che possiamo promuovere un cambiamento, né facendo terrorismo psicologico!
"privare una persona di questa dipendenza, non può farle più male che bene"
No! Per definizione la dipendenza non ci rende liberi, quindi privare una persona della dipendenza, o meglio liberarla, non fa che bene!
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Può inserire una richiesta in area medica.
Per quanto riguarda la psicologia, direi che se da una parte c'è il bisogno di lavorare su altri aspetti e non fare, appunto, terrorismo psicologico, dall'altra sarebbe interessante capire la Sua preoccupazione che diventa come un'ossessione.
Vuole spiegare meglio che cosa intende?
Per quanto riguarda la psicologia, direi che se da una parte c'è il bisogno di lavorare su altri aspetti e non fare, appunto, terrorismo psicologico, dall'altra sarebbe interessante capire la Sua preoccupazione che diventa come un'ossessione.
Vuole spiegare meglio che cosa intende?
[#4]
Utente
Ha perfettamente ragione, ma le spiego: mi sono sempre preoccupato per le persone a me vicine che fumano, ma in modo naturale e senza particolari fissazioni. Ma da quando questi nuovi pacchetti di sigarette sono pieni di immagini tremende, è impossibile vedere un amico o, nel mio caso, un caro parente, che fuma senza pensare che si sta uccidendo. Si vive un senso di morte continua che mina la serenità di ogni momento. Insomma, noi tutti siamo vittime dell'ipocrisia: vendita legale di sigarette + dipendenza + clima del terrore. La nevrosi è una conseguenza sociale, più che personale, e non è bello pensare che da un lato c'è chi si salva, e dall'alto le vittime "che tanto sono affari loro". Lei non lo trova cridele?
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.9k visite dal 05/11/2016.
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