Accettare una situazione
Buongiorno.
Sono uno studente di 27 anni, che sta per conseguire la laurea in ingegneria chimica, con un po' di ritardo causa vari cambi di percorso alla ricerca della mia strada, di quello che voglio essere professionalmente.
Mi trovo in una situazione che mi fa star male e mi fa vedere tutto grigio da anni.
Mi spiego meglio. ho sempre avuto un sogno: studiare medicina e soprattutto esercitare la professione medica.
Non per ragioni economiche o di prestigio, ma perchè quella è sempre stata l'unica professione che mi è davvero interessata.
Non mi dilungherò sulle ragioni per brevità, ma posso affermare di essere sicuro di ciò.
Allora perchè non ho studiato medicina?
Al liceo e negli anni successivi, ero totalmente diverso e molto immaturo.
Mi sentivo giovane, e come se il futuro non mi riguardasse.
Non avevo metodo, non riflettevo sulle conseguenze e soprattutto avevo una gran paura di mettermi in gioco.
Mi sono iscritto al test, ma non sono andato per paura di fallire. Nei primi anni di università, scelte senza non so bene quale criterio rimandavo spesso gli esami per lo stesso motivo.
Insomma, non ho scelto medicina.
Tutto questo, candidamente e stupidamente, sempre col sogno di medicina nel cassetto, ma tanto il futuro era lontano.
A 24 anni mi sono svegliato, un giorno, nella disperazione più totale, avendo perso la sensazione di poter diventare tutto ciò che voglio, e con la sentendomi ormai su un binario, essendo l'età quella che è e dovendo mostrare un minimo di coerenza.
Non credo che le prese di consapevolezza possano essere così istantanee, e non credo molto nelle epifanie, quindi immagino di aver rifiutato ogni forma di responsabilità fino ad essere arrivato ad un punto, oltre il quale non potevo più prendermi in giro.
Fatto sta che ho ininziato a studiare seriamente, a dare esami e ad avere una media alta.
Adesso sto finendo una facoltà difficile e dalle buone prospettive lavorative con un anno di ritardo, quindi nella media come tempistiche e con una media alta.
Sono tutto tranne che felice.
Sento di aver perso un treno, di essermi giocato la possibilità di diventare ciò che volevo e di non poter tornare indietro. Mi sento impotente e rinchiuso in una situazione che mi sono cotruito da solo.
Una persona adulta e responsabile accetterebbe le conseguenze e andrebbe probabilemente avanti, ma io sono due anni che la notte ci dormo poco e male, e non trovo più un senso alle cose che faccio, che ormai faccio perchè devo.
La sensazione che mi da questo percorso è quella di quando si sta con un parthner che non è quello giusto: si cerca di farcelo piacere, cerchiamo di trovare aspetti positivi, ma finiamo per odiarlo. In questi anni ho lavorato e mi sono messo da parte i soldi per fare medicina, ma penso che possa essere un modo per patteggiare, sapendo bene che ormai medicina è probabilemtne andata.
Non sto chiedendo consigli su cosa scegliere ma su come posso fare per accettare questa situazione? A me sembra di perdere/fallire in ogni caso.
Sono uno studente di 27 anni, che sta per conseguire la laurea in ingegneria chimica, con un po' di ritardo causa vari cambi di percorso alla ricerca della mia strada, di quello che voglio essere professionalmente.
Mi trovo in una situazione che mi fa star male e mi fa vedere tutto grigio da anni.
Mi spiego meglio. ho sempre avuto un sogno: studiare medicina e soprattutto esercitare la professione medica.
Non per ragioni economiche o di prestigio, ma perchè quella è sempre stata l'unica professione che mi è davvero interessata.
Non mi dilungherò sulle ragioni per brevità, ma posso affermare di essere sicuro di ciò.
Allora perchè non ho studiato medicina?
Al liceo e negli anni successivi, ero totalmente diverso e molto immaturo.
Mi sentivo giovane, e come se il futuro non mi riguardasse.
Non avevo metodo, non riflettevo sulle conseguenze e soprattutto avevo una gran paura di mettermi in gioco.
Mi sono iscritto al test, ma non sono andato per paura di fallire. Nei primi anni di università, scelte senza non so bene quale criterio rimandavo spesso gli esami per lo stesso motivo.
Insomma, non ho scelto medicina.
Tutto questo, candidamente e stupidamente, sempre col sogno di medicina nel cassetto, ma tanto il futuro era lontano.
A 24 anni mi sono svegliato, un giorno, nella disperazione più totale, avendo perso la sensazione di poter diventare tutto ciò che voglio, e con la sentendomi ormai su un binario, essendo l'età quella che è e dovendo mostrare un minimo di coerenza.
Non credo che le prese di consapevolezza possano essere così istantanee, e non credo molto nelle epifanie, quindi immagino di aver rifiutato ogni forma di responsabilità fino ad essere arrivato ad un punto, oltre il quale non potevo più prendermi in giro.
Fatto sta che ho ininziato a studiare seriamente, a dare esami e ad avere una media alta.
Adesso sto finendo una facoltà difficile e dalle buone prospettive lavorative con un anno di ritardo, quindi nella media come tempistiche e con una media alta.
Sono tutto tranne che felice.
Sento di aver perso un treno, di essermi giocato la possibilità di diventare ciò che volevo e di non poter tornare indietro. Mi sento impotente e rinchiuso in una situazione che mi sono cotruito da solo.
Una persona adulta e responsabile accetterebbe le conseguenze e andrebbe probabilemente avanti, ma io sono due anni che la notte ci dormo poco e male, e non trovo più un senso alle cose che faccio, che ormai faccio perchè devo.
La sensazione che mi da questo percorso è quella di quando si sta con un parthner che non è quello giusto: si cerca di farcelo piacere, cerchiamo di trovare aspetti positivi, ma finiamo per odiarlo. In questi anni ho lavorato e mi sono messo da parte i soldi per fare medicina, ma penso che possa essere un modo per patteggiare, sapendo bene che ormai medicina è probabilemtne andata.
Non sto chiedendo consigli su cosa scegliere ma su come posso fare per accettare questa situazione? A me sembra di perdere/fallire in ogni caso.
[#1]
Gentile Utente,
ha provato a valutare pro e contro di questa scelta di intraprendere gli studi di medicina per diventare un medico?
Le pare una strada percorribile, non solo in termini economici (avendo Lei provveduto a risparmiare), ma anche in termini di impegno, difficoltà, ecc... e avendo Lei 27 anni?
Quali potrebbero essere gli ostacoli e le difficoltà?
Oltre allo studio, vuole dirci qualcos'altro di Lei?
ha provato a valutare pro e contro di questa scelta di intraprendere gli studi di medicina per diventare un medico?
Le pare una strada percorribile, non solo in termini economici (avendo Lei provveduto a risparmiare), ma anche in termini di impegno, difficoltà, ecc... e avendo Lei 27 anni?
Quali potrebbero essere gli ostacoli e le difficoltà?
Oltre allo studio, vuole dirci qualcos'altro di Lei?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Grazie per la risposta così veloce dottoressa.
Sono anni che valuto i pro e i contro.
Da una parte, pur avendo una ragazza da anni, un ottimo rapporto con i miei genitori e vari interessi, sento il bisogno di un lavoro che mi assorba completamente e che mi dia una scopo.
Sono stato ricoverato in ospedale più di una volta e operato, e ricordo anche in sala operatoria di aver chiesto al chirurgo di girare il monitor perchè ero interessato all'operazione.
Mi piace aiutare le persone, mi sento gratificato e completato da questo, e nel tempo libero leggo articoli e libri di medicina. Durante queste letture il tempo mi vola, e mi sento falice.
Inoltre sono maturato molto: quando fisso un esame, passo le nottate a studiare pur di rispettare la data e di sostenere le prove al massimo delle mie possibilità, ci metto tutto me stesso e non ho più quel blocco dovuto al terrore di essere valutato che avevo qualche anno fa.
Questi sono i pro, i contro sono che iniziare medicina a 28-29 anni, significa prendere la prima laurea, nel migliore dei casi a 35, e uscire di specialistica a 40. La carriera medica è lunga, stancante, e io la inizierei davvero, davvero tardi, con tutte le conseguenze:
a differenza dei miei coetanei non sarei così autonomo economicamente, non potrei praticamente costruirmi una famiglia quando arriverà il momento ecc.
In ogni caso, che continui nel settore chimico o cerchi di realizzare il mio sogno, mi sembra di suicidarmi dal punto di vista lavorativo.
Se cerco di vedere la situazione dall'esterno, m i sembra di dare troppa importanza all'aspetto lavorativo, mi spiego meglio: vedo molte persone, comprese miei genitori, che lavorano per guadagnare uno stipendio, e di conseguenza per andare avanti. Quando finisce l'orario di lavoro, staccano, vanno a casa e non ci pensano più.
Io, magari sbagliando, sento il bisogno di qualcosa di diverso: come ho già detto, uno scopo, qualcosa che dia un senso alla mia vita in un modo più ampio e profondo, che mi faccia sapere chi sono e perchè la mattina mi sveglio.
Sono anni che valuto i pro e i contro.
Da una parte, pur avendo una ragazza da anni, un ottimo rapporto con i miei genitori e vari interessi, sento il bisogno di un lavoro che mi assorba completamente e che mi dia una scopo.
Sono stato ricoverato in ospedale più di una volta e operato, e ricordo anche in sala operatoria di aver chiesto al chirurgo di girare il monitor perchè ero interessato all'operazione.
Mi piace aiutare le persone, mi sento gratificato e completato da questo, e nel tempo libero leggo articoli e libri di medicina. Durante queste letture il tempo mi vola, e mi sento falice.
Inoltre sono maturato molto: quando fisso un esame, passo le nottate a studiare pur di rispettare la data e di sostenere le prove al massimo delle mie possibilità, ci metto tutto me stesso e non ho più quel blocco dovuto al terrore di essere valutato che avevo qualche anno fa.
Questi sono i pro, i contro sono che iniziare medicina a 28-29 anni, significa prendere la prima laurea, nel migliore dei casi a 35, e uscire di specialistica a 40. La carriera medica è lunga, stancante, e io la inizierei davvero, davvero tardi, con tutte le conseguenze:
a differenza dei miei coetanei non sarei così autonomo economicamente, non potrei praticamente costruirmi una famiglia quando arriverà il momento ecc.
In ogni caso, che continui nel settore chimico o cerchi di realizzare il mio sogno, mi sembra di suicidarmi dal punto di vista lavorativo.
Se cerco di vedere la situazione dall'esterno, m i sembra di dare troppa importanza all'aspetto lavorativo, mi spiego meglio: vedo molte persone, comprese miei genitori, che lavorano per guadagnare uno stipendio, e di conseguenza per andare avanti. Quando finisce l'orario di lavoro, staccano, vanno a casa e non ci pensano più.
Io, magari sbagliando, sento il bisogno di qualcosa di diverso: come ho già detto, uno scopo, qualcosa che dia un senso alla mia vita in un modo più ampio e profondo, che mi faccia sapere chi sono e perchè la mattina mi sveglio.
[#3]
Oggi si leggono sempre più spesso articoli, soprattutto scritti negli USA, che dicono: non fare un lavoro che ti piace; fai un lavoro che ti faccia guadagnare bene e ti dia sicurezza.
Io ho sempre avuto il punto di vista opposto: fa' un lavoro che ti piace, fallo con passione, e molto probabilmente riuscirà a darti da vivere.
Inoltre non è detto che uno debba saper fare una cosa soltanto. La specializzazione assoluta è per gli insetti, ha detto qualcuno. Oggi più che mai, è importante avere competenze multiple e afferenti a campi diversi del sapere e dell'esperienza.
>>> i contro sono che iniziare medicina a 28-29 anni, significa prendere la prima laurea, nel migliore dei casi a 35, e uscire di specialistica a 40. La carriera medica è lunga, stancante
>>>
Anche quella di psicoterapeuta.
La mia storia professionale in breve: da bambino volevo fare l'imprenditore edile; da ragazzo volevo studiare chimica; poi all'ultimo ho cambiato idea e mi sono iscritto all'Istituto Tecnico e sono diventato perito elettronico. Poi sono stato informatico per più di 25 anni. Sono andato a vivere all'estero.
A 33 anni mi sono iscritto a psicologia e dopo 13 anni di studi e tirocini vari sono diventato psicoterapeuta. Le basta come variabilità?
Se fossi in lei, sarei CONTENTISSIMO di aver ottenuto una laurea in chimica. E se mi piacesse fare il medico, mi sarei già iscritto a medicina. In barba ai "si deve" o "non si deve" e alle palle che si raccontano in giro.
Io ho sempre avuto il punto di vista opposto: fa' un lavoro che ti piace, fallo con passione, e molto probabilmente riuscirà a darti da vivere.
Inoltre non è detto che uno debba saper fare una cosa soltanto. La specializzazione assoluta è per gli insetti, ha detto qualcuno. Oggi più che mai, è importante avere competenze multiple e afferenti a campi diversi del sapere e dell'esperienza.
>>> i contro sono che iniziare medicina a 28-29 anni, significa prendere la prima laurea, nel migliore dei casi a 35, e uscire di specialistica a 40. La carriera medica è lunga, stancante
>>>
Anche quella di psicoterapeuta.
La mia storia professionale in breve: da bambino volevo fare l'imprenditore edile; da ragazzo volevo studiare chimica; poi all'ultimo ho cambiato idea e mi sono iscritto all'Istituto Tecnico e sono diventato perito elettronico. Poi sono stato informatico per più di 25 anni. Sono andato a vivere all'estero.
A 33 anni mi sono iscritto a psicologia e dopo 13 anni di studi e tirocini vari sono diventato psicoterapeuta. Le basta come variabilità?
Se fossi in lei, sarei CONTENTISSIMO di aver ottenuto una laurea in chimica. E se mi piacesse fare il medico, mi sarei già iscritto a medicina. In barba ai "si deve" o "non si deve" e alle palle che si raccontano in giro.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Gentile utente,
Vorrei condurla *su un piano di realtà* che forse non avrebbe dovuto abbandonare strada facendo.
Per accedere alla Facolta' di Medicina occorre superare un test di ammissione sulla correttezza del quale penso che presto si muoverà anche il Parlamento.
Perche' e' praticamente impossibile da superare a meno di non essere inseriti in *direttrici* opporrune.
Se vuole capirne di piu' si colleghi ai siti ove si disperano gli studenti che lo tentano inutilmente per la 7a o 8a volta. Essendo motivatissimi e molto preparati.
Una volta tornato nella realta' potra` smettere di rimpiangere una *aberrazione italiana*!
Auguri"
Vorrei condurla *su un piano di realtà* che forse non avrebbe dovuto abbandonare strada facendo.
Per accedere alla Facolta' di Medicina occorre superare un test di ammissione sulla correttezza del quale penso che presto si muoverà anche il Parlamento.
Perche' e' praticamente impossibile da superare a meno di non essere inseriti in *direttrici* opporrune.
Se vuole capirne di piu' si colleghi ai siti ove si disperano gli studenti che lo tentano inutilmente per la 7a o 8a volta. Essendo motivatissimi e molto preparati.
Una volta tornato nella realta' potra` smettere di rimpiangere una *aberrazione italiana*!
Auguri"
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 16.9k visite dal 29/10/2016.
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