Conseguenze infanzia-età adulta

Buongiorno,
vorrei togliermi un dubbio.
Leggevo stamattina un articolo in cui si parlava di quanto l'essere sato un bambino poco amato dai propri genitori comporti una personalità adulta poco motivata, infelice e spesso incapace di realizzarsi.
La domanda è: questo avviene se parliamo solo di rapporto genitore-figlio o anche se consideriamo il rapporto tra il bambino e gli altri?
Mi spiego.
Un bambino che cresce in una famiglia con difficoltà economiche e quindi motivo di litigi (normali) in famiglia, con altri 4 fratelli/sorelle, in un sereno (per quel che ricordi io) contesto affettivo ed educativo, ma che per le questioni suddette vive una situazione di lieve emarginazione sociale tra i bambini (come il non essere invitato alle feste o essere escluso da discorsi o giochi), potrà accusare delle conseguenze psicologiche in età adulta, quali frustrazione, demotivazione, ansia, etc?
Questa anomalia ha la stessa valenza della mancanza di affetto nel nucleo familiare a livello psicologico?
Grazie per l'attenzione.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

gentilmente può riformulare la domanda in termini personali,
anzichè come richiesta informativa?
Il portale, infatti, ha questo "taglio".

Grazie.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la risposta Dottoressa, cercherò di essere più chiaro:
credo di avere avuto un infanzia normalissima in famiglia, a parte numerose difficoltà economiche, in base a quello che ricordo non credo sia mai mancato affetto ed amore da parte dei miei genitori anche se spesso litigavano fra loro sempre per la questione economica.
Educazione assolutamente non violenta però improntata all'estrema onestà e all'estremo rispetto degli altri. E dico estremo in senso negativo.
In realtà però avevo problemi a scuola (alle elementari) dove gli altri bambini a causa del mio status sociale, cioè al fatto che non partecipavo alle gite, alle collette varie, insomma a tutti questi motivi (i più classici del genere) mi escludevano.
Questo in realtà ha iniziato a creare in me un reciproco senso di ostilità nei loro confronti.
Questo rapporto si è protratto in questa maniera fino alle superiori ed anche fuori dall'ambito scolastico, mi sono reso conto di aver sviluppato una vera e propria difficoltà a socializzare tanto da avere un ristrettissimo numero di amici rispetto alla facilità con cui era facile avere amici nel mio paese.
Oggi ho 30 anni, a differenza di molti altri lavoro da quando ne avevo 19, sono fidanzato da 11 anni, ma continuo a non avere un grande rapporto con gli altri, anche se la cosa non mi dispiace più da molti anni.
Soffro però di sbalzi di umore, alterno momenti di fortissima carica a momenti di grande demotivazione, non riesco a portare a termine quasi nulla, anche se quando inizio qualcosa lo faccio con ottimi risultati ma poi quasi sempre abbandono tutto.
Ho un carattere molto egoista, narcisista e introverso, sono molto simpatico all'inizio ma le uniche persone che restano vicino a me sono i miei genitori e la mia fidanzata (quest'ultima non senza fatica, poveretta).
Potrei continuare per ore ma mi fermo qui.
Aggiungo solo che in 10anni di lavoro non sono riuscito a crearmi una posizione, non riesco a dare il minimo valore ai soldi e questo mi mette un ansia incredibile.
Dopo tutto questo sfogo: è possibile che tutto questo sia dovuto a quelle difficoltà che trovavo a scuola da bambino?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,

Grazie dell'aggiunta.

Cercare nell'ieri le cause dei disagi di oggi porta a creare delle ralazioni causa-effetto talvolta molto soggettive, aleatorie, o addirittura disfunzionali per la soluzione delle difficoltà, quando dovessero rappresentare un alibi per certi comportamenti.

Pur comprendendo che la domanda
"Perchè sono così?"
affascina o tormenta molte persone,

nel suo caso direi che è preferibile concentrarsi sull'oggi e, partendo da ciò, fare quanche concreto passo verso un miglioramento della situazione.

Talvolta nel percorso di cambiamento tornano alla mente ricordi, impressioni, sensazioni, che illuminano piccoli tratti del passato gettando quelche luce sul presente.
Ma la vita è oggi.
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Utente
Utente
Grazie Dottoressa,
la Sua è una risposta carica di significati e di buoni consigli per chi li sa comprendere.
Tuttavia le confido che non sono molto fiducioso sul migliorare la situazione, un po' per il mio carattere pessimista, un po' perchè il periodo che stiamo vivendo purtroppo porta a creare questo tipo di disagi un po' in tutti noi.
Il problema è che fin'ora non ho trovato niente che mi stimoli, E' come se non mi piacesse nulla e niente destasse il mio interesse. Sono più che convinto (mi perdoni se risulto presuntuoso) che se trovassi un obiettivo che mi piacesse sarei capace di raggiungerlo a qualsiasi costo.
Credo che il mio "dramma" sia questo, quello di non aver trovato la mia vocazione. Di adattarmi a fare qualcosa per ingannare l'attesa non se ne parla.
Ecco perchè cerco in maniera ossessiva di trovare risposte nel passato.
Forse perchè non ho il coraggio o la forza di affrontare il presente.
Ma se non ho la forza di farlo, che senso dovrei dare alla mia vita? Abbandonarmi agli eventi? In realtà lo sto già facendo, ma convivere con questa eterna insoddisfazione è una cosa troppo dolorosa ed umiliante.
Non pretendo un manuale sul "come essere felici" ma sento di dover guardare nel passato per trovare questa zavorra e potermi liberare.

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597


<<Ecco perchè cerco in maniera ossessiva di trovare risposte nel passato.
Forse perchè non ho il coraggio o la forza di affrontare il presente.<<

Comprendo. E tuttavia la sola ricerca "nel passato" può diventare ossessiva, soggettiva, alibi per non affrontare il presente.

<< sento di dover guardare nel passato per trovare questa zavorra e potermi liberare<<,
Non è detto che trovare la zavorra implichi automaticamente il potersene liberare! Capire non corrisponde al cambiare!
Inoltre attraverso un lavoro introspettivo condotto da solo
è molto difficile che possa raggiugere i risultati auspicati.
Certi tipi di psicoterapia aiutano a compiere questo percorso.
Tuttavia nel suo caso riterrei preferibili altri orientamenti.

Domanda indiscreta e concreta:
cosa intende fare di questo legame che va avanti da 11 (undici) anni di fidanzamento, ad esempio?





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Utente
Utente
Altra situazione questa..
Lei ha iniziato a lavorare da pochi mesi (prima esperienza). Inizio traumatico con crisi di pianto e panico anche violente che ha avuto bisogno di un grande sostegno da parte mia.
Ora si è abituata ma non ci si vede quasi più in quanto io inizio prestissimo e finisco presto, lei inizia tardi e finisce tardi. Praticamente un oretta perchè io ho bisogno di andare a letto presto.
Io non ho una situazione ottima perchè non posso contare sull'aiuto di nessuno e lo stipendio si azzera facilmente.
Ora stiamo iniziando a guardarci attorno nel mercato immobiliare, anche se io non so proprio come farei, lei invece vive in una situazione abbastanza agiata. C'è molta differenza "sociale" tra noi 2 ma abbiamo molti punti di vista in comune e molti obiettivi in comune.
Tuttavia temo che i cambiamenti dovuti all'ingresso nel mondo del lavoro (credo si cambi proprio personalità) la portino a rivalutare tutto nei miei confronti, anche se lei nega e dice di essere molto presa da me.

In merito ai percorsi alternativi da seguire, lei cosa mi consiglierebbe?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597


Non si crei paure preventive rispetto alla coppia, legate al lavoro di lei;
talvolta occorre esercitare la creatività, per modificare le situazioni della relazione.

<<In merito ai percorsi alternativi da seguire, lei cosa mi consiglierebbe?

Le allego due contributi sulla scelta relativa alla psicoterapia.
Sono un po' lunghi,
ma Le apriranno più prospettive.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html

Se ritiene, ci faccia sapere.

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Utente
Utente
D'accordo, grazie ancora per la Sua preziosa assistenza, Le auguro una buona giornata
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

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