Identità di genere, cambio di sesso - PARTE UNO
Buonasera Dott/Dott.ssa,
vi scrivo perché sono arrivato a un vicolo cieco della mia vita.
Tutto ebbe inizio all'età di 12 anni quando nell'armadio di mia mamma trovai un paio di pantaloni di pelle con ricami laterali, mi piacquero così tanto che non esitai ad indossarli, fino ad allora avevo sempre giocato con i miei amici e le ragazze mi incuriosivano, ma indossati quei pantaloni provai una strana sensazione come se mi appartenessero.
Giorni dopo a scuola ricordo come fosse ieri una mia compagna di classe, alta bionda si presentò con un maglione rosso e dei pantaloni in pelle nera, ricordo vagamente che ne rimasi acciecato dalla bellezza e dalla sicurezza con cui si atteggiava e pensai voglio essere come lei.
Nelle settimane e mesi seguenti continuavo a indossare i pantaloni in casa e passai mentre i miei non c'erano a provare i primi trucchi, le scarpe, arrivando infine all'intimo.
Arrivai nei primi due anni di liceo ad andare a scuola con i pantaloni di pelle sotto i jeans, orgoglioso di portarli e terrorizzato all'idea che qualcuno lo scoprisse.
Poi in terza liceo il primo amore, una ragazza e tutto svani, successivamente ci lasciammo e iniziai una storia con una seconda e ancora nulla del passato, ma la terza ragazza in quarta liceo fu un cambio.
Non ricordo esattamente il motivo, ricordo solo benissimo che indossava un modello di jeans (Diesel Hush), ne rimasi talmente elettrizzato che comprai lo stesso modello e lo indossai fino a quando mi scopri e rimase di stucco, ricordo ancora l'affermazione, carini quei jeans da donna, ebbi solo il coraggio di ringraziarla, mentre in gola rimase la frase che avrei voluto gridare con tutto me stesso "MI SENTO DONNA".
Ci lasciammo e rimasi solo per un anno, iniziarono i piccoli lavoretti e la paghetta e con i primi soldi scoprii YOOX e fu un fulmine a ciel sereno, comprare online senza dover entrare in un negozio, il sogno di una vita comprare intimo, borse, vestiti tutto insomma passando inosservato. Iniziai lentamente a comprare il guardaroba partendo dai jeans andando su delle giacchette e magliette, non volevo che i miei genitori mi scoprissero ero terrorizzato solo all'idea che mi buttassero fuori di casa o peggio una reazione negativa da parte di mio fratello.
Nessuno si accorse dei vestiti, li compravo da donna, ma cercavo di avvicinarmi a uno stile maschile per passare inosservato fino a quando... un giorno comprai un piumino, non ricordo la marca, ricordo solo quel collo avvolgente, nero, lucido, mi piacque così tanto che non esitai a comprarlo e appena arrivò a casa ricordo ancora l'eccitazione nell'indossarlo, poi lo riposi nell'armadio.
FINE PRIMA PARTE
vi scrivo perché sono arrivato a un vicolo cieco della mia vita.
Tutto ebbe inizio all'età di 12 anni quando nell'armadio di mia mamma trovai un paio di pantaloni di pelle con ricami laterali, mi piacquero così tanto che non esitai ad indossarli, fino ad allora avevo sempre giocato con i miei amici e le ragazze mi incuriosivano, ma indossati quei pantaloni provai una strana sensazione come se mi appartenessero.
Giorni dopo a scuola ricordo come fosse ieri una mia compagna di classe, alta bionda si presentò con un maglione rosso e dei pantaloni in pelle nera, ricordo vagamente che ne rimasi acciecato dalla bellezza e dalla sicurezza con cui si atteggiava e pensai voglio essere come lei.
Nelle settimane e mesi seguenti continuavo a indossare i pantaloni in casa e passai mentre i miei non c'erano a provare i primi trucchi, le scarpe, arrivando infine all'intimo.
Arrivai nei primi due anni di liceo ad andare a scuola con i pantaloni di pelle sotto i jeans, orgoglioso di portarli e terrorizzato all'idea che qualcuno lo scoprisse.
Poi in terza liceo il primo amore, una ragazza e tutto svani, successivamente ci lasciammo e iniziai una storia con una seconda e ancora nulla del passato, ma la terza ragazza in quarta liceo fu un cambio.
Non ricordo esattamente il motivo, ricordo solo benissimo che indossava un modello di jeans (Diesel Hush), ne rimasi talmente elettrizzato che comprai lo stesso modello e lo indossai fino a quando mi scopri e rimase di stucco, ricordo ancora l'affermazione, carini quei jeans da donna, ebbi solo il coraggio di ringraziarla, mentre in gola rimase la frase che avrei voluto gridare con tutto me stesso "MI SENTO DONNA".
Ci lasciammo e rimasi solo per un anno, iniziarono i piccoli lavoretti e la paghetta e con i primi soldi scoprii YOOX e fu un fulmine a ciel sereno, comprare online senza dover entrare in un negozio, il sogno di una vita comprare intimo, borse, vestiti tutto insomma passando inosservato. Iniziai lentamente a comprare il guardaroba partendo dai jeans andando su delle giacchette e magliette, non volevo che i miei genitori mi scoprissero ero terrorizzato solo all'idea che mi buttassero fuori di casa o peggio una reazione negativa da parte di mio fratello.
Nessuno si accorse dei vestiti, li compravo da donna, ma cercavo di avvicinarmi a uno stile maschile per passare inosservato fino a quando... un giorno comprai un piumino, non ricordo la marca, ricordo solo quel collo avvolgente, nero, lucido, mi piacque così tanto che non esitai a comprarlo e appena arrivò a casa ricordo ancora l'eccitazione nell'indossarlo, poi lo riposi nell'armadio.
FINE PRIMA PARTE
[#2]
Ex utente
Grazie Dott.ssa Pileci.
SECONDA PARTE
Mia mamma la sera esclamò con stupore "Cos'è questo?", avrei voluto raccontarle la verità quel segreto che tanto tenevo nascosto, ma non so perché preferii evitare e mentii dicendo: nulla mamma sto vendendo dei vestiti su internet e ho notato che i cappotti femminili vanno di moda adesso così ne ho comprato uno per rivenderlo.
Il piumino rimase nell'armadio per mesi.
Nel frattempo con il termine degli studi universitari arrivò l'opportunità di lavorare all'estero e colsi l'occasione immediatamente, per me non era solo importante lavorare, ma finalmente vivere nella mia vera identità.
Arrivato nel paese straniero ricevetti il benvenuto dalla mia amica (i suo genitori sono amici dei miei genitori) che mi invitò la sera stessa a cena e mi presentò il suo gruppo di amici.
Io la ringraziai e così per i primi 2 mesi iniziai ogni giorno ad uscire con loro la sera e mi fecero conoscere la città e le loro compagnie.
Poi una sera tutto cambiò, avevo portato una cosa con me dall'Italia, il piumino da donna che avevo comprato anni prima oltre ovviamente a qualche jeans e maglietta che però potevano tranquillamente confondersi con indumenti da ragazzo rispetto al piumino sfacciatamente femminile.
Lo indossai nuovamente e decidetti la sera stessa di recarmi al supermercato, buffo non so se per scherzarmi o per complimento, ma la cassiera mi disse "Signora ha la tessera punti?", ricordo ancora tremavo dall'emozione per essere uscito la prima volta di casa così, mi sedetti in macchina e piansi pensando alla frase di quella cassiera, allora mi ha riconosciuto sono una donna.
Ed ecco che MARTA uscì per la prima volta dopo anni con tutta la sua energia.
Ero talmente eccitata ricordo che arrivata a casa misi velocemente la spesa a posto e iniziai a navigare sui siti di moda online.
Ricordo i primi acquisti come fosse ieri giacche di pelle, jeans a sigaretta, magliette super glitterate e con paillettes, leggings di pelle e maglioni e poi arrivarono le borse, le sciarpe, le collane che adoro e i trucchi.
In sole 2 settimane eliminai gli indumenti maschili dall'armadio chiudendoli nella valigia.
Inziai a vestirmi, uscire e atteggiarmi come una donna, ricordo che piansi di gioia nelle prime settimane una gioia immensa di poter finalmente vivere senza paure la propria identità.
Ero talmente felice che una Domenica mi diressi sola al centro commerciale per fare shopping non più dietro un computer ma dal vivo e scelsi tra tutti il negozio Intimissimi, mi tremavano le gambe solo all'idea che qualche cliente mi guardasse male o peggio le commesse ridessero, invece tutto l'opposto entrai, mi servirono e mi consigliarono, acquistai e uscii ancor più sicura di quando ero entrata.
Durante gli anni all'estero ebbi 2 relazioni con due ragazzi e fu all'inizio stranissimo perché mi erano sempre piaciute le ragazze e baciare un uomo per me era la prima volta e soprattutto sessualmente parlando trovarmi io dal lato femminile fu all'inizio imbarazzante ero molto impacciata, ma superai la barriera e lui fu dolcissimo nel mettermi a mio agio.
Tutto procedeva secondo il meglio quando all'improvviso dovetti abbandonare tutto per mancanza di soldi e tornare in Italia.
Il terreno mi franò sotto i piedi, tutte le chiamate fatte ai miei genitori, le visite a sorpresa di mio fratello (ricordo ancora la tristezza quando dovevo rapidamente nascondere tutto) nessuno sapeva nulla nemmeno i miei amici che avevo smesso di frequentare.
Il giorno arrivò e la pressione era tale che decisi di buttare via la metà degli indumenti, accessori e borse, tutto quello che ritenevo palesemente femminile, non avevo il coraggio di dichiararmi ai miei ancora.
Arrivata in Italia passarono due settimane e poi non resistetti iniziai a ricomprare vestiti, intimo, borse e pigiami.
Iniziai a vestirmi ma senza trucco e senza borse e nemmeno accessori, solo vestirmi per dare chiari segnali ai miei genitori, sono una ragazza timida e frequento nella mia città natale un gruppetto di 10 amici ai quali non ho mai detto nulla.
La situazione non durò molto e un pomeriggio d'inverno mio padre mentre passeggiavamo con i cani al parco mi disse: oggi stendendo la biancheria ho trovato un paio di slip in pizzo e un pigiama in seta sono tuoi? Fu così diretto che non ebbi il coraggio di rispondergli e stetti zitta.
In macchina il giorno dopo scoppiai a piangere e raccontai che fin da piccolo (parlavo al maschile e parlo tutt'ora con la mia famiglia perché lo shock ai miei 30 anni d'età è stato terribile per loro) mi ero vestito da donna perché così mi sentivo e all'estero vivevo questa identità quotidianamente, lui ascoltò tutto e mi rassicurò.
Non fu così per mia madre che ebbe una reazione violenta quando trovò le borse che avevo nascosto nell'armadio e una di quelle conteneva i trucchi che usavo in casa quando loro non c'erano, la reazione fu tale e la dose di parole così ampia che mi terrorizzò.
Mi disse che non avrebbe mai voluto un figlio così e mi disse che se quella era la mia scelta me ne andavo di casa.
Io soffrii moltissimo perché sono totalmente legato alla mia famiglia a mio fratello e a mia nonna e questa notizia mi terrorizzò.
Decidetti quindi su suo ordine di spostare i vestiti in un altro armadio e tornare a usare camice e indumenti maschili.
Ricordo la sofferenza dei primi giorni nel sentirmi addosso abiti che non mi appartenevano.
Arrivò l'estate e andai in ferie con mia nonna (i miei ci avrebbero raggiunti dopo due mesi), pochi giorni prima che arrivassero i miei ricordo la telefonata di mia mamma, guarda che pulendo la casa con papà ti abbiamo messo tutti i vestiti da donna negli scatoloni che abbiamo messo in cantina, appena torni li vendi o li do alla caritas.
La rabbia era tanta che urlai con mia mamma al telefono, ma a nulla servì.
Nel frattempo durante le ferie conobbi una ragazza molto più adulta di me con cui ebbi una relazione che finì alla fine delle vacanze.
Tornato alla mia città ero sconvolto non tanto per la relazione finita con quella ragazza, ma per i vestiti che mi avevano riposto nelle scatole in cantina, era come se mi avessero strappato volontariamente la mia identità.
Ho ignorato la cosa per una settimana e poi è iniziato a diventare un chiodo fisso e il nono giorno andai a riprenderli in cantina.
Mentre li riponevo nell'armadio sapevo che mia mamma sarebbe esplosa e così fu a distanza di pochi giorni quando pulendo la casa li notò.
Ricordo ero al lavoro e mi chiamò al telefono urlando e piangendo e io ci rimasi davvero male.
Rientrato a casa quella sera mi disse scegli la tua vita se vuoi diventare una donna sappi che nessuno mai ti accetterà sarai un rifiuto per la società non troverai mai un lavoro andrai (testuali parole) a battere sotto i cavalcavia.
Se scegli questa strada prendi le valige e vattene ma in un altra città perché nessuno di noi nemmeno tuo fratello ti vuole così.
Scoppiai a piangere tanto che mi venne un forte mal di testa e crollai a letto.
Adesso sono spalle al muro difronte a due scelte:
1. Lavorare come uomo nell'azienda di famiglia con un futuro roseo, con amici, familiari, parenti, mio fratello e mia nonna e come mi ha detto mia mamma con una futura moglie e figli.
2. Oppure vivere come Marta e scegliere di iniziare la terapia ormonale per il cambio di sesso e vivere la vita che ho sempre sognato. Perderei quello che ho di più caro al mondo la mia famiglia, cambierei città e non saprei se mi accetteranno sul posto di lavoro come transgender.
Sono terribilmente confusa, il mio è solo un gioco sessuale che mi sono inventata all'età di 12 anni e via via si è sviluppato senza controllo? Oppure sono veramente una donna? E se mia mamma avesse ragione? Però anche fisicamente parlando non ho attributi maschili evidenti, pomo d'adamo inesistente, pochissima peluria a parte che sono sempre depilata, struttura ossea esile e generalmente magra.
Apprezzerò il vostro supporto e le risposte che mi darete
Grazie
Marta
SECONDA PARTE
Mia mamma la sera esclamò con stupore "Cos'è questo?", avrei voluto raccontarle la verità quel segreto che tanto tenevo nascosto, ma non so perché preferii evitare e mentii dicendo: nulla mamma sto vendendo dei vestiti su internet e ho notato che i cappotti femminili vanno di moda adesso così ne ho comprato uno per rivenderlo.
Il piumino rimase nell'armadio per mesi.
Nel frattempo con il termine degli studi universitari arrivò l'opportunità di lavorare all'estero e colsi l'occasione immediatamente, per me non era solo importante lavorare, ma finalmente vivere nella mia vera identità.
Arrivato nel paese straniero ricevetti il benvenuto dalla mia amica (i suo genitori sono amici dei miei genitori) che mi invitò la sera stessa a cena e mi presentò il suo gruppo di amici.
Io la ringraziai e così per i primi 2 mesi iniziai ogni giorno ad uscire con loro la sera e mi fecero conoscere la città e le loro compagnie.
Poi una sera tutto cambiò, avevo portato una cosa con me dall'Italia, il piumino da donna che avevo comprato anni prima oltre ovviamente a qualche jeans e maglietta che però potevano tranquillamente confondersi con indumenti da ragazzo rispetto al piumino sfacciatamente femminile.
Lo indossai nuovamente e decidetti la sera stessa di recarmi al supermercato, buffo non so se per scherzarmi o per complimento, ma la cassiera mi disse "Signora ha la tessera punti?", ricordo ancora tremavo dall'emozione per essere uscito la prima volta di casa così, mi sedetti in macchina e piansi pensando alla frase di quella cassiera, allora mi ha riconosciuto sono una donna.
Ed ecco che MARTA uscì per la prima volta dopo anni con tutta la sua energia.
Ero talmente eccitata ricordo che arrivata a casa misi velocemente la spesa a posto e iniziai a navigare sui siti di moda online.
Ricordo i primi acquisti come fosse ieri giacche di pelle, jeans a sigaretta, magliette super glitterate e con paillettes, leggings di pelle e maglioni e poi arrivarono le borse, le sciarpe, le collane che adoro e i trucchi.
In sole 2 settimane eliminai gli indumenti maschili dall'armadio chiudendoli nella valigia.
Inziai a vestirmi, uscire e atteggiarmi come una donna, ricordo che piansi di gioia nelle prime settimane una gioia immensa di poter finalmente vivere senza paure la propria identità.
Ero talmente felice che una Domenica mi diressi sola al centro commerciale per fare shopping non più dietro un computer ma dal vivo e scelsi tra tutti il negozio Intimissimi, mi tremavano le gambe solo all'idea che qualche cliente mi guardasse male o peggio le commesse ridessero, invece tutto l'opposto entrai, mi servirono e mi consigliarono, acquistai e uscii ancor più sicura di quando ero entrata.
Durante gli anni all'estero ebbi 2 relazioni con due ragazzi e fu all'inizio stranissimo perché mi erano sempre piaciute le ragazze e baciare un uomo per me era la prima volta e soprattutto sessualmente parlando trovarmi io dal lato femminile fu all'inizio imbarazzante ero molto impacciata, ma superai la barriera e lui fu dolcissimo nel mettermi a mio agio.
Tutto procedeva secondo il meglio quando all'improvviso dovetti abbandonare tutto per mancanza di soldi e tornare in Italia.
Il terreno mi franò sotto i piedi, tutte le chiamate fatte ai miei genitori, le visite a sorpresa di mio fratello (ricordo ancora la tristezza quando dovevo rapidamente nascondere tutto) nessuno sapeva nulla nemmeno i miei amici che avevo smesso di frequentare.
Il giorno arrivò e la pressione era tale che decisi di buttare via la metà degli indumenti, accessori e borse, tutto quello che ritenevo palesemente femminile, non avevo il coraggio di dichiararmi ai miei ancora.
Arrivata in Italia passarono due settimane e poi non resistetti iniziai a ricomprare vestiti, intimo, borse e pigiami.
Iniziai a vestirmi ma senza trucco e senza borse e nemmeno accessori, solo vestirmi per dare chiari segnali ai miei genitori, sono una ragazza timida e frequento nella mia città natale un gruppetto di 10 amici ai quali non ho mai detto nulla.
La situazione non durò molto e un pomeriggio d'inverno mio padre mentre passeggiavamo con i cani al parco mi disse: oggi stendendo la biancheria ho trovato un paio di slip in pizzo e un pigiama in seta sono tuoi? Fu così diretto che non ebbi il coraggio di rispondergli e stetti zitta.
In macchina il giorno dopo scoppiai a piangere e raccontai che fin da piccolo (parlavo al maschile e parlo tutt'ora con la mia famiglia perché lo shock ai miei 30 anni d'età è stato terribile per loro) mi ero vestito da donna perché così mi sentivo e all'estero vivevo questa identità quotidianamente, lui ascoltò tutto e mi rassicurò.
Non fu così per mia madre che ebbe una reazione violenta quando trovò le borse che avevo nascosto nell'armadio e una di quelle conteneva i trucchi che usavo in casa quando loro non c'erano, la reazione fu tale e la dose di parole così ampia che mi terrorizzò.
Mi disse che non avrebbe mai voluto un figlio così e mi disse che se quella era la mia scelta me ne andavo di casa.
Io soffrii moltissimo perché sono totalmente legato alla mia famiglia a mio fratello e a mia nonna e questa notizia mi terrorizzò.
Decidetti quindi su suo ordine di spostare i vestiti in un altro armadio e tornare a usare camice e indumenti maschili.
Ricordo la sofferenza dei primi giorni nel sentirmi addosso abiti che non mi appartenevano.
Arrivò l'estate e andai in ferie con mia nonna (i miei ci avrebbero raggiunti dopo due mesi), pochi giorni prima che arrivassero i miei ricordo la telefonata di mia mamma, guarda che pulendo la casa con papà ti abbiamo messo tutti i vestiti da donna negli scatoloni che abbiamo messo in cantina, appena torni li vendi o li do alla caritas.
La rabbia era tanta che urlai con mia mamma al telefono, ma a nulla servì.
Nel frattempo durante le ferie conobbi una ragazza molto più adulta di me con cui ebbi una relazione che finì alla fine delle vacanze.
Tornato alla mia città ero sconvolto non tanto per la relazione finita con quella ragazza, ma per i vestiti che mi avevano riposto nelle scatole in cantina, era come se mi avessero strappato volontariamente la mia identità.
Ho ignorato la cosa per una settimana e poi è iniziato a diventare un chiodo fisso e il nono giorno andai a riprenderli in cantina.
Mentre li riponevo nell'armadio sapevo che mia mamma sarebbe esplosa e così fu a distanza di pochi giorni quando pulendo la casa li notò.
Ricordo ero al lavoro e mi chiamò al telefono urlando e piangendo e io ci rimasi davvero male.
Rientrato a casa quella sera mi disse scegli la tua vita se vuoi diventare una donna sappi che nessuno mai ti accetterà sarai un rifiuto per la società non troverai mai un lavoro andrai (testuali parole) a battere sotto i cavalcavia.
Se scegli questa strada prendi le valige e vattene ma in un altra città perché nessuno di noi nemmeno tuo fratello ti vuole così.
Scoppiai a piangere tanto che mi venne un forte mal di testa e crollai a letto.
Adesso sono spalle al muro difronte a due scelte:
1. Lavorare come uomo nell'azienda di famiglia con un futuro roseo, con amici, familiari, parenti, mio fratello e mia nonna e come mi ha detto mia mamma con una futura moglie e figli.
2. Oppure vivere come Marta e scegliere di iniziare la terapia ormonale per il cambio di sesso e vivere la vita che ho sempre sognato. Perderei quello che ho di più caro al mondo la mia famiglia, cambierei città e non saprei se mi accetteranno sul posto di lavoro come transgender.
Sono terribilmente confusa, il mio è solo un gioco sessuale che mi sono inventata all'età di 12 anni e via via si è sviluppato senza controllo? Oppure sono veramente una donna? E se mia mamma avesse ragione? Però anche fisicamente parlando non ho attributi maschili evidenti, pomo d'adamo inesistente, pochissima peluria a parte che sono sempre depilata, struttura ossea esile e generalmente magra.
Apprezzerò il vostro supporto e le risposte che mi darete
Grazie
Marta
[#3]
Salve,
mi sembra di capire che lei viva un senso di disagio per il desiderio di indossare abiti femminili, che contrasta con un senso del dovere che la costringe invece a indossare abiti maschili.
Questo può riguardare l'identità di genere, ma non significa che lei sia una donna. Non sono esclusivamente gli abiti a fare una persona né a farne l'identità di genere. Potremmo dire che questo è un aspetto che riguarda l'identità di genere, ma non la sua totalità.
Uno degli aspetti che normalmente si manifesta nella vita di chi mette in dubbio l'appartenenza al proprio sesso è il rifiuto dello stesso. Nel suo racconto questo non appare. Se ci vuole dire di più in merito, se le sembra di non sentire proprio il suo organo maschile e di desiderare l'organo femminile, potrebbe dare un'indicazione in più.
Sembra inoltre forzare la mano per avvicinarsi agli uomini, mi corregga se mi sbaglio, pur sentendo un'attrazione di tipo eterosessuale.
L'orientamento sessuale e l'identità di genere sono due aree distinte, tuttavia colpisce che lei cerchi di assumere il ruolo femminile e di ricercare così le persone che normalmente sono attratte dalle donne, cioè gli uomini. Anche sessualmente, sembra sceglie un ruolo femminile non per un desiderio sessuale, ma per confermare il suo genere.
Non dobbiamo oltretutto dimenticare che non tutte le donne sono eterosessuali. E con questo voglio sottolineare il fatto che bisogna che ci interroghiamo se forse non stia seguendo una strada che non sia necessariamente sua fino in fondo, poiché non ascolta la sua attrazione, ma segue forse più un ruolo? Forse quando dice di essere "terribilmente confusa" ci testimonia giustamente proprio questo.
Mi ha molto colpito quando ha detto: "Adesso sono spalle al muro difronte a due scelte: 1. Lavorare come uomo nell'azienda di famiglia con un futuro roseo, con amici, familiari, parenti, mio fratello e mia nonna e come mi ha detto mia mamma con una futura moglie e figli.
2. Oppure vivere come Marta e scegliere di iniziare la terapia ormonale per il cambio di sesso e vivere la vita che ho sempre sognato. Perderei quello che ho di più caro al mondo la mia famiglia, cambierei città e non saprei se mi accetteranno sul posto di lavoro come transgender".
Forse questo discorso è cruciale e apre diverse domande, al di là dell'identità di genere.
Parla di due posizioni piuttosto estreme. Nella prima c'è un conformarsi a una cultura familiare che sembra assegnarle un destino indiscutibile, che non può ripensare attraverso la sua soggettività e autenticità. La seconda posizione mostra invece una scelta, che però non tiene conto del suo stato d'animo di "confusione".
Questo bivio sembra mostrare che per poter vivere la vita che sogna deve rinunciare alla sua famiglia oppure, al contrario, per vivere con la sua famiglia deve rinunciare a se stess*.
È un bivio che sembra mostrare un conflitto interiore che potrebbe non essere soltanto relativo all'identità di genere, ma alla possibilità che lei non si autorizzi a essere se stess*, semplicemente per quello che è, nella sua vita in generale.
Potrebbe aiutarci capire se lei sente che ci sono altri aspetti della sua vita che non coltiva per sentirsi accettat* o conforme alle aspettative della sua famiglia ad esempio. Potremmo dire scelte obbligate, mentre forse vorrebbe seguire un'altra strada, la sua.
In ultimo, una precisazione che ci tengo a fare riguarda la distinzione tra transgender e transessuale. Il transgender è colui che mette in dubbio l'identità di genere e il binarismo sessuale. I ruoli maschile e femminile hanno una componente culturale in cui è possibile che le persone transgender non si riconoscano. Il transgender quindi non mostra interesse per una distinzione tra maschio e femmina. Potremmo dire che non è preoccupato di sentirsi uomo o di sentirsi donna. Il transgender, come dice l'etimologia, è oltre il genere, si sente una persona e tende a rigettare le definizioni, che rappresentano per lui una gabbia.
Il transessuale, invece, è colui a cui importa l'identità di genere e l'appartenenza a un sesso specifico e definito. Esiste il transessuale che si opera e quello che non effettua terapie ormonali né compie la transizione chirurgica. Indipendentemente dalle cure e dall'intervento chirurgico, il transessuale interiormente sente di voler appartenere al genere opposto al proprio.
Prima di salutarla, vorrei farle un'ultima domanda e chiederle come mai ha scelto di dividere in due parti il suo racconto, se le va di dirci.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
mi sembra di capire che lei viva un senso di disagio per il desiderio di indossare abiti femminili, che contrasta con un senso del dovere che la costringe invece a indossare abiti maschili.
Questo può riguardare l'identità di genere, ma non significa che lei sia una donna. Non sono esclusivamente gli abiti a fare una persona né a farne l'identità di genere. Potremmo dire che questo è un aspetto che riguarda l'identità di genere, ma non la sua totalità.
Uno degli aspetti che normalmente si manifesta nella vita di chi mette in dubbio l'appartenenza al proprio sesso è il rifiuto dello stesso. Nel suo racconto questo non appare. Se ci vuole dire di più in merito, se le sembra di non sentire proprio il suo organo maschile e di desiderare l'organo femminile, potrebbe dare un'indicazione in più.
Sembra inoltre forzare la mano per avvicinarsi agli uomini, mi corregga se mi sbaglio, pur sentendo un'attrazione di tipo eterosessuale.
L'orientamento sessuale e l'identità di genere sono due aree distinte, tuttavia colpisce che lei cerchi di assumere il ruolo femminile e di ricercare così le persone che normalmente sono attratte dalle donne, cioè gli uomini. Anche sessualmente, sembra sceglie un ruolo femminile non per un desiderio sessuale, ma per confermare il suo genere.
Non dobbiamo oltretutto dimenticare che non tutte le donne sono eterosessuali. E con questo voglio sottolineare il fatto che bisogna che ci interroghiamo se forse non stia seguendo una strada che non sia necessariamente sua fino in fondo, poiché non ascolta la sua attrazione, ma segue forse più un ruolo? Forse quando dice di essere "terribilmente confusa" ci testimonia giustamente proprio questo.
Mi ha molto colpito quando ha detto: "Adesso sono spalle al muro difronte a due scelte: 1. Lavorare come uomo nell'azienda di famiglia con un futuro roseo, con amici, familiari, parenti, mio fratello e mia nonna e come mi ha detto mia mamma con una futura moglie e figli.
2. Oppure vivere come Marta e scegliere di iniziare la terapia ormonale per il cambio di sesso e vivere la vita che ho sempre sognato. Perderei quello che ho di più caro al mondo la mia famiglia, cambierei città e non saprei se mi accetteranno sul posto di lavoro come transgender".
Forse questo discorso è cruciale e apre diverse domande, al di là dell'identità di genere.
Parla di due posizioni piuttosto estreme. Nella prima c'è un conformarsi a una cultura familiare che sembra assegnarle un destino indiscutibile, che non può ripensare attraverso la sua soggettività e autenticità. La seconda posizione mostra invece una scelta, che però non tiene conto del suo stato d'animo di "confusione".
Questo bivio sembra mostrare che per poter vivere la vita che sogna deve rinunciare alla sua famiglia oppure, al contrario, per vivere con la sua famiglia deve rinunciare a se stess*.
È un bivio che sembra mostrare un conflitto interiore che potrebbe non essere soltanto relativo all'identità di genere, ma alla possibilità che lei non si autorizzi a essere se stess*, semplicemente per quello che è, nella sua vita in generale.
Potrebbe aiutarci capire se lei sente che ci sono altri aspetti della sua vita che non coltiva per sentirsi accettat* o conforme alle aspettative della sua famiglia ad esempio. Potremmo dire scelte obbligate, mentre forse vorrebbe seguire un'altra strada, la sua.
In ultimo, una precisazione che ci tengo a fare riguarda la distinzione tra transgender e transessuale. Il transgender è colui che mette in dubbio l'identità di genere e il binarismo sessuale. I ruoli maschile e femminile hanno una componente culturale in cui è possibile che le persone transgender non si riconoscano. Il transgender quindi non mostra interesse per una distinzione tra maschio e femmina. Potremmo dire che non è preoccupato di sentirsi uomo o di sentirsi donna. Il transgender, come dice l'etimologia, è oltre il genere, si sente una persona e tende a rigettare le definizioni, che rappresentano per lui una gabbia.
Il transessuale, invece, è colui a cui importa l'identità di genere e l'appartenenza a un sesso specifico e definito. Esiste il transessuale che si opera e quello che non effettua terapie ormonali né compie la transizione chirurgica. Indipendentemente dalle cure e dall'intervento chirurgico, il transessuale interiormente sente di voler appartenere al genere opposto al proprio.
Prima di salutarla, vorrei farle un'ultima domanda e chiederle come mai ha scelto di dividere in due parti il suo racconto, se le va di dirci.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#4]
Ex utente
Buongiorno Dr. De Sanctis,
la ringrazio di cuore per la risposta dettagliata.
Lei ha scritto una cosa importante all'inizio della risposta <<Non sono esclusivamente gli abiti a fare una persona né a farne l'identità di genere.>> a cui desidero rispondere con alcune domande:
1. Vero, ma adesso che mi ritrovo a vestire indumenti maschili sono profondamente a disagio, stamattina mentre ero in macchina diretta verso il lavoro non smettevo di fissare le passanti per immaginarmi vestite come loro, la stessa cosa l'ho provata quest'estate al mare con i miei genitori dove ero obbligata a indossare i bermuda da spiaggia e continuavo a fissare le ragazze in bikini sognando un giorno di poterlo indossare anch'io. Perché tutto questo?
2. Mi piacciono i profumi, i trucchi, la moda, gli atteggiamenti, tutto ciò che ruota intorno al contesto femminile, la moda in primis. Perché?
3. Le brevi relazioni che ho avuto con donne ricordo le domande tali da far allontanare da me alcune di loro, ponevo domande del tipo:
a) cosa provi quando l'uomo ti penetra?
b) quando aveva il ciclo mestruale ricordo ogni genere di domanda a partire da come si usa un tampone, per quanti giorni si tiene l'assorbente, ogni quanto va cambiato e via dicendo.
c) domande di ogni genere riferite a trucchi, che tipo di fondotinta usi, cos'era il phard, gli ombretti etc.
A tutto questo non ho mai dato una spiegazione, mi usciva sempre spontaneo chiedere.
Riguardo la domanda riferita al mio organo genitale rispondo dicendo che cerco di evitare il più possibile di toccarlo, è una parte di me che è li, ma ignoro, non pratico la masturbazione dall'età di 12 anni, da allora al bagno ho fatto sempre pipi seduta e nei rapporti che ho avuto con le ragazze la cosa per loro sorprendente era la grande durata prima di arrivare all'orgasmo questo perché nascondevo loro che non provavo nulla ovvero in quel preciso momento ero concentrata su una sola cosa sentire e vedere la reazione di una donna durante l'atto sessuale infatti al termine ripartivano tutta una serie di domande mirate a cosa aveva provato.
Come informazione aggiuntiva riguardo i miei genitali dalla mia permanenza all'estero oltre al Tucking dei genitali per far si che anche con un paio di jeans o leggings non si notasse il pene, ogni mese a fine mese utilizzavo gli assorbenti, mi ero pure scaricata l'applicazione per lo smartphone che avevo sincronizzato ovviamente con il ciclo di una mia amica per renderla reale e sentirmi ancora più io.
Con il mio "terribilmente confusa" vorrei aggiungere "non sarà forse che l'amore estremo che i miei genitori hanno nei miei confronti, il ruolo ultra-protettivo voglia fare da scudo a cosa vorrei essere?"
Il mio terrore quotidiano, lo stesso che da alcune settimane è un chiodo fisso è "come sarò a 40/50 anni?" "se la mia futura moglie con figli (ipotesi dei miei genitori) scoprisse Marta? Cosa accadrebbe?" I miei piangendo disperati mi hanno detto ti prego fermati perderesti noi e tutto, non ne vale la pena, ti ritroveresti senza un lavoro, non ti vorrebbe nessuno saresti deriso da tutti, saresti un mostro, ti prego fallo per tuo fratello e per noi.
Adesso mi hanno obbligata a imballare in scatole tutti i vestiti e accessori e riporli in cantina e consegnare a loro le chiavi e questo mi sta provocando un enorme stress, vorrei giungere almeno a una trattativa di lasciare tutto nell'armadio e spiegare a mia mamma che per rispetto non indosserò più gli abiti anche perché lavoro durante la giornata, ma soprattutto non sono ancora pronto (con loro parlo ancora al maschile per evitare uno shock troppo forte) a separarmene perché saprei di comprarne altri inevitabilmente.
Grazie
Marta
la ringrazio di cuore per la risposta dettagliata.
Lei ha scritto una cosa importante all'inizio della risposta <<Non sono esclusivamente gli abiti a fare una persona né a farne l'identità di genere.>> a cui desidero rispondere con alcune domande:
1. Vero, ma adesso che mi ritrovo a vestire indumenti maschili sono profondamente a disagio, stamattina mentre ero in macchina diretta verso il lavoro non smettevo di fissare le passanti per immaginarmi vestite come loro, la stessa cosa l'ho provata quest'estate al mare con i miei genitori dove ero obbligata a indossare i bermuda da spiaggia e continuavo a fissare le ragazze in bikini sognando un giorno di poterlo indossare anch'io. Perché tutto questo?
2. Mi piacciono i profumi, i trucchi, la moda, gli atteggiamenti, tutto ciò che ruota intorno al contesto femminile, la moda in primis. Perché?
3. Le brevi relazioni che ho avuto con donne ricordo le domande tali da far allontanare da me alcune di loro, ponevo domande del tipo:
a) cosa provi quando l'uomo ti penetra?
b) quando aveva il ciclo mestruale ricordo ogni genere di domanda a partire da come si usa un tampone, per quanti giorni si tiene l'assorbente, ogni quanto va cambiato e via dicendo.
c) domande di ogni genere riferite a trucchi, che tipo di fondotinta usi, cos'era il phard, gli ombretti etc.
A tutto questo non ho mai dato una spiegazione, mi usciva sempre spontaneo chiedere.
Riguardo la domanda riferita al mio organo genitale rispondo dicendo che cerco di evitare il più possibile di toccarlo, è una parte di me che è li, ma ignoro, non pratico la masturbazione dall'età di 12 anni, da allora al bagno ho fatto sempre pipi seduta e nei rapporti che ho avuto con le ragazze la cosa per loro sorprendente era la grande durata prima di arrivare all'orgasmo questo perché nascondevo loro che non provavo nulla ovvero in quel preciso momento ero concentrata su una sola cosa sentire e vedere la reazione di una donna durante l'atto sessuale infatti al termine ripartivano tutta una serie di domande mirate a cosa aveva provato.
Come informazione aggiuntiva riguardo i miei genitali dalla mia permanenza all'estero oltre al Tucking dei genitali per far si che anche con un paio di jeans o leggings non si notasse il pene, ogni mese a fine mese utilizzavo gli assorbenti, mi ero pure scaricata l'applicazione per lo smartphone che avevo sincronizzato ovviamente con il ciclo di una mia amica per renderla reale e sentirmi ancora più io.
Con il mio "terribilmente confusa" vorrei aggiungere "non sarà forse che l'amore estremo che i miei genitori hanno nei miei confronti, il ruolo ultra-protettivo voglia fare da scudo a cosa vorrei essere?"
Il mio terrore quotidiano, lo stesso che da alcune settimane è un chiodo fisso è "come sarò a 40/50 anni?" "se la mia futura moglie con figli (ipotesi dei miei genitori) scoprisse Marta? Cosa accadrebbe?" I miei piangendo disperati mi hanno detto ti prego fermati perderesti noi e tutto, non ne vale la pena, ti ritroveresti senza un lavoro, non ti vorrebbe nessuno saresti deriso da tutti, saresti un mostro, ti prego fallo per tuo fratello e per noi.
Adesso mi hanno obbligata a imballare in scatole tutti i vestiti e accessori e riporli in cantina e consegnare a loro le chiavi e questo mi sta provocando un enorme stress, vorrei giungere almeno a una trattativa di lasciare tutto nell'armadio e spiegare a mia mamma che per rispetto non indosserò più gli abiti anche perché lavoro durante la giornata, ma soprattutto non sono ancora pronto (con loro parlo ancora al maschile per evitare uno shock troppo forte) a separarmene perché saprei di comprarne altri inevitabilmente.
Grazie
Marta
[#5]
Pone domande giuste, sente di provare un interesse forte per l'ambito femminile. Perché questo accada è un interrogativo che necessita di essere approfondito dal vivo, in una sede idonea, con i dovuti tempi. Le risposte potrebbero essere numerose.
Sessualmente colpisce che non ci sia un'attrazione per la persona con la quale ha un rapporto. Nel caso delle donne c'è interesse a conoscere la loro reazione, nel caso degli uomini a sentirsi donna.
Questo mi sembra un ulteriore aspetto del suo racconto che deve essere approfondito, poiché mi sono chiesto se, concentrandosi sulla sua identità e sui ruoli, non si consente di vivere l'attrazione nei confronti degli altri e si depriva non solo della dimensione della sessualità, ma anche dello scambio con l'altro e dell'amore.
Anche relativamente al suo organo maschile, non sembra esserci una repulsione, quanto più un disinteresse e un tentativo di nasconderlo per raggiungere l'obiettivo di assumere sembianze il più possibile femminili.
La sua riflessione è significativa, quando dice: "Non sarà forse che l'amore estremo che i miei genitori hanno nei miei confronti, il ruolo ultra-protettivo voglia fare da scudo a cosa vorrei essere?".
Potremmo dire che vive un forte condizionamento relativamente alla possibilità di essere come vorrebbe. Non so se si tratta del suo desiderio di essere donna, forse potrebbe anche essere il suo desiderio di essere una persona autentica, che oggi non riesce a essere liberamente se stessa, ma fortunatamente lo vorrebbe. Deve trovare solo il modo giusto di diventarlo, per sé e per incontrare gli altri.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Sessualmente colpisce che non ci sia un'attrazione per la persona con la quale ha un rapporto. Nel caso delle donne c'è interesse a conoscere la loro reazione, nel caso degli uomini a sentirsi donna.
Questo mi sembra un ulteriore aspetto del suo racconto che deve essere approfondito, poiché mi sono chiesto se, concentrandosi sulla sua identità e sui ruoli, non si consente di vivere l'attrazione nei confronti degli altri e si depriva non solo della dimensione della sessualità, ma anche dello scambio con l'altro e dell'amore.
Anche relativamente al suo organo maschile, non sembra esserci una repulsione, quanto più un disinteresse e un tentativo di nasconderlo per raggiungere l'obiettivo di assumere sembianze il più possibile femminili.
La sua riflessione è significativa, quando dice: "Non sarà forse che l'amore estremo che i miei genitori hanno nei miei confronti, il ruolo ultra-protettivo voglia fare da scudo a cosa vorrei essere?".
Potremmo dire che vive un forte condizionamento relativamente alla possibilità di essere come vorrebbe. Non so se si tratta del suo desiderio di essere donna, forse potrebbe anche essere il suo desiderio di essere una persona autentica, che oggi non riesce a essere liberamente se stessa, ma fortunatamente lo vorrebbe. Deve trovare solo il modo giusto di diventarlo, per sé e per incontrare gli altri.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 9.3k visite dal 12/10/2016.
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