Paura della paternita?
Salve,
ho 45 anni e una relazione che prosegue da otto anni improntata all'apertura. Entrambi abbiamo relazioni sessuali occasionali che ci raccontiamo subito reciprocamente e che fino ad oggi hanno mantenuto vivo e ricco il nostro rapporto.
Da pochi giorni la mia compagna ha scoperto di essere incinta. E' qualcosa che abbiamo cercato senza forzature. Ragionevolemente il padre dovrei essere io. Eppure non riesco ad accettare questa cosa e sto reagendo con una certa freddezza alla novità. Non riesco ad essere intimamente certo dei essere davvero il padre.
Qualche mese fa la mia compagna ha iniziato una relazione saltuaria con un altro uomo. Dopo il primo rapporto, diversamente da quanto mi aveva assicurato, ho capito che lei non aveva rispettato i nostri accordi e non aveva usato il condom. Lei lo ha ammesso e ne è nato un litigio al seguito del quale mi ha giurato che la cosa non si sarebbe ripetuta. La relazione con quest'uomo è comunque proseguita, e lei ha avuto un altro rapporto sessuale con quest'uomo proprio nel periodo in cui presumibilmente è avvenuto il concepimento. Nel frattempo i nostri rapporti sessuali sono stati regolari e non protetti. Mi ha giurato di avere usato sempre il profilattico con il suo amante.
Dopo qualche settimana la scoperta della maternità.
Ora, io credo alla mia sincerità della mia compagna eppure una piccola parte di me non riesce ad avere la serena certezza di essere il padre del concepito. Al momento non le ho ancora parlato di questo grande disagio, ho pensato di attendere alcuni giorni per non turbarla e capire meglio i miei sentimenti. Lei è felice, con i normali timori di una donna che ha appena scoperto di essere incinta, è da per scontato che il padre non possa che essere io.
Quello che mi domando è se sto usando quell'evento come strumento per rifiutare il ruolo di padre che mi devo apprestare a ricoprire. Non posso nascondere di averne grande timore da sempre.
Come dicevo non le ho ancora parlato di questo. Sono certo che per lei sarebbe devastante d'altro canto non credo di riuscire a superare autonomamente questa paura e rischio di vivere i prossimi nove mesi con questa paura e quello che ne consegue. Contemporaneamente temo le conseguenze della mia schiettezza. Le mi rassicurerà ma non cambierà molto. Dovrei chiederle di fare un test di paternità prenatale? Devo fidarmi e basta? È solo la mia paura della paternità?
ho 45 anni e una relazione che prosegue da otto anni improntata all'apertura. Entrambi abbiamo relazioni sessuali occasionali che ci raccontiamo subito reciprocamente e che fino ad oggi hanno mantenuto vivo e ricco il nostro rapporto.
Da pochi giorni la mia compagna ha scoperto di essere incinta. E' qualcosa che abbiamo cercato senza forzature. Ragionevolemente il padre dovrei essere io. Eppure non riesco ad accettare questa cosa e sto reagendo con una certa freddezza alla novità. Non riesco ad essere intimamente certo dei essere davvero il padre.
Qualche mese fa la mia compagna ha iniziato una relazione saltuaria con un altro uomo. Dopo il primo rapporto, diversamente da quanto mi aveva assicurato, ho capito che lei non aveva rispettato i nostri accordi e non aveva usato il condom. Lei lo ha ammesso e ne è nato un litigio al seguito del quale mi ha giurato che la cosa non si sarebbe ripetuta. La relazione con quest'uomo è comunque proseguita, e lei ha avuto un altro rapporto sessuale con quest'uomo proprio nel periodo in cui presumibilmente è avvenuto il concepimento. Nel frattempo i nostri rapporti sessuali sono stati regolari e non protetti. Mi ha giurato di avere usato sempre il profilattico con il suo amante.
Dopo qualche settimana la scoperta della maternità.
Ora, io credo alla mia sincerità della mia compagna eppure una piccola parte di me non riesce ad avere la serena certezza di essere il padre del concepito. Al momento non le ho ancora parlato di questo grande disagio, ho pensato di attendere alcuni giorni per non turbarla e capire meglio i miei sentimenti. Lei è felice, con i normali timori di una donna che ha appena scoperto di essere incinta, è da per scontato che il padre non possa che essere io.
Quello che mi domando è se sto usando quell'evento come strumento per rifiutare il ruolo di padre che mi devo apprestare a ricoprire. Non posso nascondere di averne grande timore da sempre.
Come dicevo non le ho ancora parlato di questo. Sono certo che per lei sarebbe devastante d'altro canto non credo di riuscire a superare autonomamente questa paura e rischio di vivere i prossimi nove mesi con questa paura e quello che ne consegue. Contemporaneamente temo le conseguenze della mia schiettezza. Le mi rassicurerà ma non cambierà molto. Dovrei chiederle di fare un test di paternità prenatale? Devo fidarmi e basta? È solo la mia paura della paternità?
[#1]
Gentile utente,
con rapporti "liberi" (seppure per lo più protetti, ma non sempre...) realisticamente il rischio che il figlio non sia Suo va contemplato.
E dunque se
<<una piccola parte di me non riesce ad avere la serena certezza di essere il padre del concepito. <<
non mi pare "strano".
Piuttosto mi sembra "particolare" che Lei non ne parli con la ragazza. Avete tanta comunicazione sincera slla presenza di terzi nella Vostra vita sessuale,
e su questo no?
Perchè <<per lei sarebbe devastante <<?
E' ovvio che se conserva il dubbio e non ne parla <<rischio di vivere i prossimi nove mesi con questa paura e quello che ne consegue.<< Quello che ne consegue può essere il distanziamento o distacco tra Voi.
<<Devo fidarmi e basta? È solo la mia paura della paternità?<<
Prima di passare ad interpretazioni psy,
c'è la concretezza della realtà
e l'eliminazione della paura vs la certezza della paternità (suo o di altro).
con rapporti "liberi" (seppure per lo più protetti, ma non sempre...) realisticamente il rischio che il figlio non sia Suo va contemplato.
E dunque se
<<una piccola parte di me non riesce ad avere la serena certezza di essere il padre del concepito. <<
non mi pare "strano".
Piuttosto mi sembra "particolare" che Lei non ne parli con la ragazza. Avete tanta comunicazione sincera slla presenza di terzi nella Vostra vita sessuale,
e su questo no?
Perchè <<per lei sarebbe devastante <<?
E' ovvio che se conserva il dubbio e non ne parla <<rischio di vivere i prossimi nove mesi con questa paura e quello che ne consegue.<< Quello che ne consegue può essere il distanziamento o distacco tra Voi.
<<Devo fidarmi e basta? È solo la mia paura della paternità?<<
Prima di passare ad interpretazioni psy,
c'è la concretezza della realtà
e l'eliminazione della paura vs la certezza della paternità (suo o di altro).
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Come la dottoressa Brunialti, anche io penso che il suo dubbio sia legittimo.
Quando si chiede se ha paura della paternità, fa una domanda importante. Potremmo anche dire che la sua freddezza potrebbe essere una reazione al dubbio - e al dolore del dubbio -, e anche alla notizia della paternità in sé, che la spaventa. Certo questa paura della paternità sembra contraddittoria rispetto alla sua affermazione su una possibile gravidanza: "E' qualcosa che abbiamo cercato senza forzature", come se dicesse che in parte sarebbe stato favorevole.
Non vorrei pertanto che quando si chiede se ha paura della paternità lo faccia per rifuggire il dolore che vive e per cercare di negare l'accaduto, facendo oltretutto un torto a se stesso che, invece, potrebbe sentire intimamente di poter essere un buon padre.
Mi sono inoltre chiesto se la sua reazione sia dovuta a un rottura di un patto che la sua compagna non ha rispettato: l'assenza dell'uso del preservativo e, non so se mi sbaglio, la replica dell'incontro sessuale che così facendo perde il carattere occasionale. Lei, infatti, parla di una "relazione" tra i due e definisce lui un suo "amante". Questo merita la massima attenzione, poiché per lei potrebbe significare fare i conti con il figlio dell'amante della sua compagna.
Mi sembra oltretutto che la sua compagna non abbia dubbi. Se da una parte questo dovrebbe rassicurare, è anche vero che potrebbe generare in lei un senso di rabbia e delusione, come se si sentisse raggirato. Significa non affrontare un fatto che potrebbe essere vero, significa scappare da una propria responsabilità ad esempio? Forse il fatto che la sua compagna non si preoccupi di lei e della possibilità che non sia il padre, genera in lei un senso di sfiducia, potrebbe sentirsi usato, non amato. Nel dare la paternità "per scontato" rischia anche di non vedere chi è il padre, quasi mostrasse un suo lato superficiale o magari egoista?
Se sente il bisogno di capire i suoi sentimenti, fa bene ad aspettare qualche tempo. Certo colpisce che ipotizza di tenersi tutto dentro e teme "le conseguenze della sua schiettezza". Questo è un discorso che dev'essere approfondito, se lo vorrà, perché mi sembra molto rilevante. Riguarda voi, la vostra intimità emotiva, la possibilità di "aprirsi" internamente e profondamente, affidandosi l'un altro. E potrebbe riguardare anche il suo mondo interiore.
È un momento difficile, qualcosa sembra essere cambiato, e questa potrebbe essere una preziosa occasione per guardarvi dentro e concepire una nuova esperienza di voi e della coppia.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Quando si chiede se ha paura della paternità, fa una domanda importante. Potremmo anche dire che la sua freddezza potrebbe essere una reazione al dubbio - e al dolore del dubbio -, e anche alla notizia della paternità in sé, che la spaventa. Certo questa paura della paternità sembra contraddittoria rispetto alla sua affermazione su una possibile gravidanza: "E' qualcosa che abbiamo cercato senza forzature", come se dicesse che in parte sarebbe stato favorevole.
Non vorrei pertanto che quando si chiede se ha paura della paternità lo faccia per rifuggire il dolore che vive e per cercare di negare l'accaduto, facendo oltretutto un torto a se stesso che, invece, potrebbe sentire intimamente di poter essere un buon padre.
Mi sono inoltre chiesto se la sua reazione sia dovuta a un rottura di un patto che la sua compagna non ha rispettato: l'assenza dell'uso del preservativo e, non so se mi sbaglio, la replica dell'incontro sessuale che così facendo perde il carattere occasionale. Lei, infatti, parla di una "relazione" tra i due e definisce lui un suo "amante". Questo merita la massima attenzione, poiché per lei potrebbe significare fare i conti con il figlio dell'amante della sua compagna.
Mi sembra oltretutto che la sua compagna non abbia dubbi. Se da una parte questo dovrebbe rassicurare, è anche vero che potrebbe generare in lei un senso di rabbia e delusione, come se si sentisse raggirato. Significa non affrontare un fatto che potrebbe essere vero, significa scappare da una propria responsabilità ad esempio? Forse il fatto che la sua compagna non si preoccupi di lei e della possibilità che non sia il padre, genera in lei un senso di sfiducia, potrebbe sentirsi usato, non amato. Nel dare la paternità "per scontato" rischia anche di non vedere chi è il padre, quasi mostrasse un suo lato superficiale o magari egoista?
Se sente il bisogno di capire i suoi sentimenti, fa bene ad aspettare qualche tempo. Certo colpisce che ipotizza di tenersi tutto dentro e teme "le conseguenze della sua schiettezza". Questo è un discorso che dev'essere approfondito, se lo vorrà, perché mi sembra molto rilevante. Riguarda voi, la vostra intimità emotiva, la possibilità di "aprirsi" internamente e profondamente, affidandosi l'un altro. E potrebbe riguardare anche il suo mondo interiore.
È un momento difficile, qualcosa sembra essere cambiato, e questa potrebbe essere una preziosa occasione per guardarvi dentro e concepire una nuova esperienza di voi e della coppia.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.8k visite dal 09/10/2016.
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