Senso di fallimento e paura

Buonasera gentili dottori e dottoresse,
vi scrivo per un problema che mi attanaglia da qualche mese. Sono una delle tante vittime della scarsità di lavoro di questo particolare periodo storico. Ho purtroppo perso il mio lavoro circa un anno fa e da allora non sono riuscita a trovarne una altro, sebbene ne abbia cercato (e cerchi ancora) un altro incessantemente, anche umile o comunque non attinente i miei studi. Così negli ultimi tempi, poichè odio stare con le mani in mano, ho preso a dare ripetizioni private ed ho anche iniziato a seguire un corso che arricchirà il mio curriculum. Ovviamente non sto a descrivere il dolore, la disillusione e il senso di frustrazione e fallimento che provo: a 18 anni, appena iniziai a frequentare l'università, sognavo un futuro radioso ed impegnato, oggi invece mi sento una mezza fallita e sono piena di paure per quanto riguarda il mio futuro che attualmente vedo nero che più nero non si può, anche perchè ho molti amici nella mia stessa condizione e la cosa, lungi dal rinfrancarmi (della serie: mal comune mezzo gaudio), mi getta ancor di più nella più cupa disperazione. O meglio, ci sono delle giornate in cui mi sento anche grintosa, forte delle mie capacità, conoscenze, della mia esperienza acquisita e della mia determinazione e caparbietà, e vengo presa da una ventata di ottimismo; altre in cui la lucidità, la consapevolezza ed il realismo si fanno strada e con esse il senso di impotenza e di fallimento... Vengo però al nocciolo del problema: date le mie difficoltà economiche ultimamente sono tornata a vivere dai miei, che sono due persone eccezionali, e assolutamente non mi fanno pesare la cosa, standomi anzi molto vicino. Il fatto è che ultimamente si fanno strada in me certi pensieri che mi gettano nell'angoscia più totale: non posso fare infatti a meno di pensare che, data la mia attuale situazione, se ai miei succedesse qualcosa di brutto proprio ora, io praticamente finirei in mezzo ad una strada... E così ho tanta paura di perderli, vivo nel costante terrore che gli accada qualche disgrazia. Se ad esempio escono, se dopo una mezz'ora non tornano a casa o non chiamano vado in panico perchè temo che gli sia successo qualcosa di brutto. Se mia madre al mattino va a fare la spesa e non torna al solito orario inizio ad agitarmi perchè penso che possa esserle successo qualcosa di male. Oppure ancora, appena i miei (che godono di ottima salute) accennano anche solo ad un colpo di tosse o ad uno starnuto inizio subito a temere che possano avere un brutto male e mi assale l'angoscia. Questi brutti pensieri sono più o meno quotidiani e sempre molto angoscianti, ma non ne parlo con nessuno, tanto meno con i miei, poichè non voglio dargli alcuna preoccupazione, atteso anche il fatto che fanno già moltissimo per me. Volevo chiedervi se esiste un sorta di tecnica che possa aiutarmi a scacciare via questi brutti pensieri che non mi fanno per niente vivere bene. Grazie.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Lei ci descrive una situazione lavorativa dove i figli si appoggiano necessariamente ai genitori:
<<date le mie difficoltà economiche ultimamente sono tornata a vivere dai miei, che sono due persone eccezionali, e assolutamente non mi fanno pesare la cosa, standomi anzi molto vicino. <<

Certamente che se abbiamo una stampella e pensiamo che si possa rompere
entriamo.. nel pallone!

Ma Lei ha vissuto da sola,
ha avuto un lavoro con cui sostenersi,

e dunque fare leva su quanto ha saputo fare
La può sostenere forse anche in questo momento
di grande fragilità psicologica.

Ma Lei
come e in quali modi ha provato a contrastare questa eccessiva preoccupazione rispetto ai Suoi?


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Io sono di parere diverso dal Suo.
Lei e' convinta razionalmente che la paventata scomparsa dei Suoi venga da Lei presagita con terrore. Io invece penso che Lei si stia preparando, predisponendo. Affinche' quando dovesse accadere Lei abbia gia' maturato una *esperienza*, sebbene solo immaginativa.

Come puo' intuire attribuisco una valenza molto positiva a tale costrutto *immaginativo* che costituisce un passaggio evolutivo rispetto ad un *reale* un po' frustrante.
I miei saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#3]
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentili dottoresse, vi ringrazio per le vostre preziose risposte.

@dott.ssa Brunialti: sto cercando di contrastare questi pensieri alla bell'e meglio, ogni tanto mi fermo e inizio a ripetermi: "non accadrà nulla, non accadrà nulla, non accadrà nulla", e cerco come posso di distrarmi.

All'inizio, appena persi il lavoro, ero consapevole che sarebbero arrivati dei momenti di sconforto, ma ai primi tempi mi sentivo fortissima, memore dell'esperienza appena terminata. Si, ero molto più forte psicologicamente, ora sento che questa forza mi sta gradualmente abbandonando. Non saprei bene come spiegare, ma è come se stessi canalizzando l'angoscia per il mio futuro sulle condizioni di salute dei miei genitori, che peraltro stanno benissimo e sono ancora relativamente giovani. Ci sono delle giornate in cui sono davvero molto giù, e in genere dopo questi momenti di grande sconforto mi viene una forza incredibile e riprendo in mano con ancora più determinazione le redini della mia vita. Solo che... ecco, mi piacerebbe imparare a seguire una linea più equilibrata, se non altro per il mio umore, ed evitare queste montagne russe... Anche se, devo ammetterlo, da queste montagne russe sta nascendo una persona nuova. Non so ancora se migliore o peggiore, ma nuova di sicuro.

@ dott.ssa Esposito: sa che anche io, in realtà, avevo pensato ad una cosa simile a quella scritta da Lei? Solo che, a differenza Sua, io pensavo che questa mia interpretazione fosse una sorta di "scusa" che la mia mente aveva creato per distogliermi dal fatto che sto concentrando la mia angoscia sui miei... Il suo parere però mi fa capire che quella interpretazione forse non è del tutto peregrina...
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