Depressione post parto, rabbia, ira, insonnia, panico.

Gentili dottori,

vi scrivo per avere qualche consiglio su una situazione che sta compromettendo la mia vita. Premessa: qualche anno fa ho lasciato il mio amatissimo lavoro (lavoro splendido che avevo ottenuto dopo anni di sacrifici). Dopo aver vissuto dodici anni in una seconda bellissima dimensione, ho deciso di cambiare. Il mio fidanzato mi aveva detto che o smettevo di fare quella vita e realizzavoe qualcosa con lui o era meglio prendere strade diverse. E così ho lasciato il mio lavoro e mi sono trasferita. Ho passato cinque anni a cercare di trovare un lavoro adatto a me. Passavo da un lavoro all´altro, lavori estranei alla mia professione (che non posso esercitare qui), sentendomi inutile e frustrata. Sono andata avanti, cercando di dimenticarmi della mia vita precedente. L´anno scorso sono rimasta incinta. Il dramma è iniziato dopo la sua nascita.
Lei piangeva, il suo pianto mi mandava in panico completo. Ero incapace di sentire quel suono terrificante, mi causava dolore addirittura fisico. Tornati a casa, l´inferno. I pianti che non riuscivo a tollerare, la convinzione di essere ormai in trappola (e di essermici messa da sola), il desiderio bruciante di tornare indietro e non lasciare mai la mia vita di prima. Sono iniziate le notti da incubo. Lei che non dormiva, e quando dormiva ero io a non chiudere occhio, in preda a tremori violenti, affanno, panico allo stato puro. Ho iniziato a nutrire una rabbia e un odio profondo nei confronti del mio compagno, che mi aveva convinto a cambiare vita facendomi precipitare in questo inferno, e a volte a nutrire la stessa rabbia nei confronti di mia figlia, colpevole di piangere e di aver trasformato la notte nel peggiore degli incubi.
Ora la bimba dorme un po meglio e piange meno, ma io non sono uscita da questo vortice. Le mie giornate si dividono tra un lavoro che detesto, tra gli scatti di rabbia nei confronti dei miei famigliari, gli attacchi di panico, la più cupa disperazione. Infine arriva la notte, incubo finale, che mi lascia stremata a ricominciare da capo il giorno dopo con questa terribile trafila. Spesso spero di ammalarmi di qualcosa di fulminante e morire, libera finalmente. Quel poco che dormo di notte sogno solo la mia vecchia vita, e mi sembra di essere salva, ma quando mi sveglio tutto è di nuovo nero. Sono ovviamente andata in terapia, ma la psicologa mi ha detto che devo solo imparare ad accettare questa nuova vita che conduco. Accettare questa esistenza? Rassegnarmi?
Probabilmente sarebbe la cosa giusta da fare, ma non riesco a rassegnarmi al fatto che questa sofferenza non avrá fine. E intanto carico odio e rabbia e disperazione, sono sempre più stremata e desidero sempre di più tornare alla vita che mi vedeva serena e felice. Non so più che cosa fare, se rivolgermi ad uno psichiatra o continuare con la psicoterapia, che però non mi sta aiutando. Sono in balia completa della rabbia e della disperazione. Vi ringrazio per i suggerimenti che potrete darmi.
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

quanto dispiace sentire la Sua sofferenza.

Forse è andata in terapia troppo tardi:
<<Sono ovviamente andata in terapia, ma la psicologa mi ha detto che devo solo imparare ad accettare questa nuova vita che conduco. Accettare questa esistenza? Rassegnarmi?<<
quando il momento necessario era al momento della scelta tra partner e lavoro...

Ora è piena di rabbia
e le domande inevase sono ricomparse.
Ma indietro non si può tornare,
la nostalgia non aiuta.

Riprenda la terapia con un/a Collega esperta in queste tematiche, eventualmente cambiando terapeuta.
Se il peso della rabbia e dell'odio è eccessivo, veda se può farsi aiutare anche farmacologicamente dallo psichiatra .

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio molto per l´attenzione, dottoressa.
Sto andando avanti il piú possibile con la terapia, ma non ho appunto avuto fino ad ora buoni risultati.
Ho provato anche un paio di altri terapeuti, ma purtroppo non mi sono mai trovata bene. Questa con cui sono adesso alla fine é quella con cui mi sono relazionata meglio (perché é l´unica che non ha giudicato il mio odio nei confronti del mio compagno e anche di mia figlia), peró tende a spingermi verso la rassegnazione, e io ancora non riesco a cedere, non riesco ancora a votarmi all´accettazione.
In piú, in questi giorni, si sono aperte alcune possibilitá per me, che mi permetterebbero di tornare a fare la mia vecchia vita. Questo, peró, significherebbe abbandonare la mia famiglia. Il pensiero di lasciarli mi fa sentire bene, mi fa sentire libera, e anche per questo mi sento un mostro.
Il mio compagno ha giá detto che non é disposto a scendere a compromessi. Se voglio tornare a fare il mio lavoro dovró accettare che lui si terrá la bambina e che le nostre strade si divideranno definitivamente.
Al momento mi sembrerebbe quasi la cosa migliore per tutti, ma secondo la terapeuta se dovessi veramente lasciarli poi starei ancora peggio.
Insomma, sembra che non esista via d´uscita per me.
Il tunnel non ha uno sbocco.
Perché mai sono stata tanto stupida da fare una cosa del genere? Posso odiare solo me stessa per tutto questo.
Stavo pensando seriamente ad un aiuto farmacologico, in particolare per gestire la voglia che mi prende di adagiarmi nel fiume che scorre vicino a casa, ma ho delle remore per via dell´allattamento. Tutti mi dicono che devo continuare ad allattare, che mi pentiró amaramente in futuro se dovessi smettere adesso (la bimba ha nove mesi), che la renderó suscettibile a tutte le infezioni, che le verrá l´ansia da separazione se le tolgo il seno, ecc.
Insomma, esiste una via per me o ovunque mi volti ci sono muri altissimi?
[#3]
Dr.ssa Sara Ronchi Psicologo 559 8
Gentilissima

Non sono d'accordo alla rassegnazione ma sono invece d'accordo che bisogna essere cauti in qualsiasi decisione visto che ora c'è un figlio piccolo che avrebbe bisogno solo di amore e serenità.
Lei è sotto stress importante....vuoi la nascita di un figlio che sconvolge le dinamiche di coppia...vuoi un lavoro che non la soddisfa....vuoi gli ultimatum di suo marito.
Ma qualcuno si è chiesto e si è fermato a chiederle come sta?
Perché non consultate uno psicoterapeuta sistemico relazionale che possa prendere in carico tutti voi?
La capisco benissimo. Prima c'era il sole ora non riesce a vederlo; anche la bimba che e' un dono della vita non le sembra tale.
Si faccia aiutare...fatevi aiutare...cercate insieme una soluzione...siete una famiglia ora.
Coraggio!

Cordialmente

Dr. Sara  Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it









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