Mia madre vuole impormi di tornare a casa e lasciare quello che ho costruito dove vivo

Buongiorno,
Ho 25 anni, non sono ancora riuscita a laurearmi e non riesco a trovare un lavoro con uno straccio di contratto. Fino ad ora sono stata mantenuta da mia madre, ipercritica, maniaca del controllo, ossessiva e a quanto pare anche unico essere umano al mondo dotato della capacità di non sbagliare mai.
Sono stata allevata da mia nonna (incapace di esprimere affetto, aggressiva nel linguaggio e fisicamente quando un vortice di pensieri negativi l'assorbe) e fino alla maggiore età ho vissuto con lei. Mio padre vive all'estero, dall'infanzia fino a circa 18anni mi ha degnato della sua presenza per circa 4 giorni l'anno. I miei hanno divorziato quando io avevo un anno, non ho alcun ricordo. Mio padre, dopo aver giurato di non sposarsi fino a quando non avessi conosciuto la sua donna (una becera megera), si è recato all'altare in gran segreto ed io ho scoperto della felice unione solo quando mia madre ha pensato che fosse opportuno rendermi partecipe della questione. Il tutto avvenne quando avevo circa 7 anni e ricordo che ne soffrii molto. Mio padre, divenne presto succube di questa arpia che pretese da lui "equità" tra me e i figli di lei (SOLO di lei, non di mio padre) per tanto, se ricevevo 20 euro in più di mantenimento anche i suoi figli dovevano ricevere tale cifra (Esempio).Ora che i suoi figli zappano la terra e portano il pane a casa è il momento che anche io vada a raccogliere patate così che lui non debba più darmi un centesimo. Dai miei 13 anni mia madre trovò un compagno, quindi passai dal vederla 3h ogni sera e nel weekend al non vederla proprio perché lei doveva farsi la sua vita ed io questo lo dovevo capire.
Da che ne ho ricordo mi è sempre stato fatto presente che rappresento una spesa, soprattutto dal mio ingresso all'università e dati i miei innumerevoli fallimenti (a 25 anni senza la triennale c'è da vergognarsi e ne sono consapevole) mia madre vuole impormi di tornare a casa e lasciare quello che ho costruito dove vivo, io senza un contratto non posso nemmeno trovare un appartamento per poter rimanere accanto all'uomo che amo che tra l'altro, risente della mia depressione. Scrivo perché mi sono resa conto di non avere nulla a cui aggrapparmi, sono frustrata e non ho più voglia di combattere per cambiare le cose. Vorrei vivere in un posto dove si può decidere di andarsene via in maniera dignitosa, ma purtroppo non posso usufruire del suicidio assistito e comunque non posso permettermelo. Il problema è che non ho il coraggio nemmeno di ammazzarmi perché qualsiasi metodo mi sembra barbaro e ho paura di causare delle sofferenze a terzi, ma allo stesso tempo, non riesco più ad andare avanti pensando (come ho sempre fatto per sopravvivere) che devo farlo per non provocare dolore in chi, a suo modo, forse, mi ha amato o mi ama. Sono confusa, rileggendo mi sembra tutto un miscuglio di frasi a caso... non so cosa devo fare.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Non mi meraviglia affatto che Lei stia meditando di suicidarsi.
Il suicidio infatti non e' che il re-indirizzamento su se stessi della propria aggressivita` e rabbia. E Lei e' piena di entrambe queste tristi compagnie.
Penso che sua utile che Lei ponderi bene sulle cause dei Suoi propositi di suicidarsi.
E non aggiunga male al male!
Ha pensato di rivolgersi ad un servizio che operi sulla *prevenzione dei suicidi*?
Li` trovera' dei professionisti specializzzati che saranno in grado di recepire i messaggi inconsci che Lei trasmette ed aiutarLa a fronteggiare tutta l'aggressivita` che prova!
Auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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