Disturbo ossessivo compulsivo da relazione?
Buongiorno,
sono un ragazzo omosessuale di 26 anni e nella mia vita ho avuto solo una relazione (4 anni fa) con un ragazzo che è durata 2 anni. Premetto che seguo un percorso di psicanalisi da 4 anni che mi ha permesso di capire che il rapporto morboso di eccessivo attaccamento con mia madre da piccolo mi rende le cose difficili ora. In breve, con il mio ex era una vera e propria dipendenza affettiva, ci vedevamo 24 ore su 24 e se stavamo separati qualche giorno la prendevo come una fine, reagendo con malinconia fortissima e crisi di pianto. Però a suo modo ha funzionato per 2 anni.
Da un momento all’altro, senza un evento specifico ho iniziato a sentire un’enorme ansia nei suoi confronti, vedevo difetti che non erano mai esistiti, mi fissavo sulla sua voce che non riconoscevo più e che mi schifava, non volevo stargli vicino né che mi toccasse. Credo che oggettivamente il nostro rapporto non fosse sano per nulla e ci fossimo davvero consumati.
I successivi tentativi di storie sentimentali (3 o 4 in 4 anni) sono tutti falliti in partenza. L’ansia saliva vertiginosamente e ogni volta dopo qualche settimana terminavo la relazione, sentendo per qualche giorno dopo la rottura lo stesso senso di ansia e poi rientravo in uno stato di “quiete” che non assomiglia per nulla alla felicità.
Ora vi scrivo perché ho conosciuto un ragazzo eccezionale e mi sta succedendo la stessa cosa, nella fattispecie in questa persona mi sono fissato sulla forma del suo pene che per molte persone sarebbe assolutamente normale, ma che è diversa dalla mia “idea” di come dovrebbe essere e non riesco a viverla bene. Passo le mie giornate arrovellandomi su questo pensiero e l’idea assume dimensioni enormi dentro di me fino ad arrivare ad essere quasi insopportabile. E’ la seconda volta che ci esco e ho dormito da lui 2 sere di fila, senza concretamente dormire un secondo, a causa di questo pensiero. Lui mi piace davvero come persona ed è da tantissimo tempo che non mi sento “ a casa” tra le braccia di una persona, ma questo pensiero mi sovrasta. Mi rendo conto che è una paura, esattamente come la voce o un altro qualsiasi aspetto fisico. Magari in questo caso il suo pene è oggettivamente “diverso” dalla mia idea, ma non potrei mai pensare di rinunciare alla sua persona in generale per questo, mi fa stare bene. Ovviamente questo è l’oggetto delle mie sedute dallo psicoanalista ora come ora. Ho capito che scappare dalla situazione non mi farà mai raggiungere ciò che mi fa stare bene e che desidero e immagino che il processo giusto potrebbe essere quello di conoscere più a fondo la persona, condividere vita vera e forse non penserei più a quell’aspetto. Ho letto su internet che questo quadro di chiama disturbo ossessivo compulsivo da relazione, è così?
Vorrei solo capire come uscire da questa cosa e poter amare sinceramente e con la spontaneità che ho totalmente perduto questo fantastico ragazzo che ho di fronte adesso.
Grazie mille
sono un ragazzo omosessuale di 26 anni e nella mia vita ho avuto solo una relazione (4 anni fa) con un ragazzo che è durata 2 anni. Premetto che seguo un percorso di psicanalisi da 4 anni che mi ha permesso di capire che il rapporto morboso di eccessivo attaccamento con mia madre da piccolo mi rende le cose difficili ora. In breve, con il mio ex era una vera e propria dipendenza affettiva, ci vedevamo 24 ore su 24 e se stavamo separati qualche giorno la prendevo come una fine, reagendo con malinconia fortissima e crisi di pianto. Però a suo modo ha funzionato per 2 anni.
Da un momento all’altro, senza un evento specifico ho iniziato a sentire un’enorme ansia nei suoi confronti, vedevo difetti che non erano mai esistiti, mi fissavo sulla sua voce che non riconoscevo più e che mi schifava, non volevo stargli vicino né che mi toccasse. Credo che oggettivamente il nostro rapporto non fosse sano per nulla e ci fossimo davvero consumati.
I successivi tentativi di storie sentimentali (3 o 4 in 4 anni) sono tutti falliti in partenza. L’ansia saliva vertiginosamente e ogni volta dopo qualche settimana terminavo la relazione, sentendo per qualche giorno dopo la rottura lo stesso senso di ansia e poi rientravo in uno stato di “quiete” che non assomiglia per nulla alla felicità.
Ora vi scrivo perché ho conosciuto un ragazzo eccezionale e mi sta succedendo la stessa cosa, nella fattispecie in questa persona mi sono fissato sulla forma del suo pene che per molte persone sarebbe assolutamente normale, ma che è diversa dalla mia “idea” di come dovrebbe essere e non riesco a viverla bene. Passo le mie giornate arrovellandomi su questo pensiero e l’idea assume dimensioni enormi dentro di me fino ad arrivare ad essere quasi insopportabile. E’ la seconda volta che ci esco e ho dormito da lui 2 sere di fila, senza concretamente dormire un secondo, a causa di questo pensiero. Lui mi piace davvero come persona ed è da tantissimo tempo che non mi sento “ a casa” tra le braccia di una persona, ma questo pensiero mi sovrasta. Mi rendo conto che è una paura, esattamente come la voce o un altro qualsiasi aspetto fisico. Magari in questo caso il suo pene è oggettivamente “diverso” dalla mia idea, ma non potrei mai pensare di rinunciare alla sua persona in generale per questo, mi fa stare bene. Ovviamente questo è l’oggetto delle mie sedute dallo psicoanalista ora come ora. Ho capito che scappare dalla situazione non mi farà mai raggiungere ciò che mi fa stare bene e che desidero e immagino che il processo giusto potrebbe essere quello di conoscere più a fondo la persona, condividere vita vera e forse non penserei più a quell’aspetto. Ho letto su internet che questo quadro di chiama disturbo ossessivo compulsivo da relazione, è così?
Vorrei solo capire come uscire da questa cosa e poter amare sinceramente e con la spontaneità che ho totalmente perduto questo fantastico ragazzo che ho di fronte adesso.
Grazie mille
[#1]
"Ho letto su internet che questo quadro di chiama disturbo ossessivo compulsivo da relazione, è così?"
No, in ogni caso io credo dovrebbe parlarne direttamente con il curante, dal momento che è già in terapia.
E' in cura per un problema d'ansia e relazionale?
Quali sono gli obiettivi terapeutici?
No, in ogni caso io credo dovrebbe parlarne direttamente con il curante, dal momento che è già in terapia.
E' in cura per un problema d'ansia e relazionale?
Quali sono gli obiettivi terapeutici?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Buongiorno,
possono esserci differenti ragioni relativamente al malessere che racconta. Non è possibile darle un'indicazione di Disturbo ossessivo-compulsivo.
Tenga oltretutto presente che il Disturbo ossessivo-compulsivo da relazione non esiste, quindi sarebbe necessario essere sicuri della fonte nel momento in cui si recuperano informazioni su internet.
Mi sono chiesto che cosa dev'essere successo dopo 2 anni di relazione con il suo ex. Lei dice che "da un momento all'altro" ha sentito ansia di una certa qualità, che a me fa pensare a un senso di distanza e di estraneità. Questo mi ha colpito particolarmente se penso che negli anni della vostra storia lei faceva fatica a separarsi.
Mi sembra che lei voglia dire che questa ansia abbia rappresentato da allora un condizionamento per lei nella possibilità di creare un legame.
Se ha voglia di parlarne, posso chiederle la frequenza delle sue sedute e come mai sente di aprire un dialogo con noi, oltre il suo lavoro personale?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
possono esserci differenti ragioni relativamente al malessere che racconta. Non è possibile darle un'indicazione di Disturbo ossessivo-compulsivo.
Tenga oltretutto presente che il Disturbo ossessivo-compulsivo da relazione non esiste, quindi sarebbe necessario essere sicuri della fonte nel momento in cui si recuperano informazioni su internet.
Mi sono chiesto che cosa dev'essere successo dopo 2 anni di relazione con il suo ex. Lei dice che "da un momento all'altro" ha sentito ansia di una certa qualità, che a me fa pensare a un senso di distanza e di estraneità. Questo mi ha colpito particolarmente se penso che negli anni della vostra storia lei faceva fatica a separarsi.
Mi sembra che lei voglia dire che questa ansia abbia rappresentato da allora un condizionamento per lei nella possibilità di creare un legame.
Se ha voglia di parlarne, posso chiederle la frequenza delle sue sedute e come mai sente di aprire un dialogo con noi, oltre il suo lavoro personale?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#3]
Utente
Certo,
mi trovo molto bene con il mio terapeuta e stiamo facendo un percorso analitico che, sebbene lento, mi sta facendo esplorare parti di me che mi aiutano a capirmi meglio.
E' proprio come dice "questa ansia abbia rappresentato da allora un condizionamento per lei nella possibilità di creare un legame". Il ragazzo che ora frequento mi fa sentire, per la prima volta, dopo 4 anni da single quel senso di "casa", di "vicinanza" alla mia persona, lo sento "mio". Solo che parto prevenuto, la prima sera che ci siamo incontrati è andato tutto bene, ero tranquillo ma non sentivo le farfalle nello stomaco come con il mio unico ex. Non so legarmi, o forse questo mi provoca paura... In più il problema principale è questa caratteristica fisica sua, ma mi rendo conto che se fosse diverso quello il problema sarebbe in ogni caso uguale.
Mi sento come se non riuscissi a sviluppare un legame, che non mi farebbe vedere questi "difetti" mentre mi ci attacco e diventano ossessioni. Mi sembra incredibile chiudere con una persona quando l'unico motivo sarebbe la forma del pene diversa dalla mia aspettativa.
Faccio una seduta a settimana di psicanalisi
mi trovo molto bene con il mio terapeuta e stiamo facendo un percorso analitico che, sebbene lento, mi sta facendo esplorare parti di me che mi aiutano a capirmi meglio.
E' proprio come dice "questa ansia abbia rappresentato da allora un condizionamento per lei nella possibilità di creare un legame". Il ragazzo che ora frequento mi fa sentire, per la prima volta, dopo 4 anni da single quel senso di "casa", di "vicinanza" alla mia persona, lo sento "mio". Solo che parto prevenuto, la prima sera che ci siamo incontrati è andato tutto bene, ero tranquillo ma non sentivo le farfalle nello stomaco come con il mio unico ex. Non so legarmi, o forse questo mi provoca paura... In più il problema principale è questa caratteristica fisica sua, ma mi rendo conto che se fosse diverso quello il problema sarebbe in ogni caso uguale.
Mi sento come se non riuscissi a sviluppare un legame, che non mi farebbe vedere questi "difetti" mentre mi ci attacco e diventano ossessioni. Mi sembra incredibile chiudere con una persona quando l'unico motivo sarebbe la forma del pene diversa dalla mia aspettativa.
Faccio una seduta a settimana di psicanalisi
[#4]
Non sono sicuro che non sia in grado di legarsi, il fatto che senta vicinanza e appartenenza potrebbe essere un segno di legame.
Allo stesso tempo quando dice che "le sembra incredibile chiudere con una persona quando l'unico motivo sarebbe la forma del pene", sembra trascurare la sua affermazione fatta poco prima, se non ho capito male, quando ha detto: "Il problema principale è questa caratteristica fisica sua, ma mi rendo conto che se fosse diverso quello il problema sarebbe in ogni caso uguale".
In questa affermazione sostiene di rendersi conto che il problema non è la forma del pene di lui.
Mi colpisce, infatti, che dica che non ha sentito le "farfalle nello stomaco". Possono venire anche dopo, ma è importante che ci siano. Quindi forse questo potrebbe essere un punto da tenere in conto.
Mi domando se dubita troppo di se stesso e non valorizza le sue sensazioni, come se non potesse essere sicuro di se stesso, aspetti che vanno approfonditi dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Allo stesso tempo quando dice che "le sembra incredibile chiudere con una persona quando l'unico motivo sarebbe la forma del pene", sembra trascurare la sua affermazione fatta poco prima, se non ho capito male, quando ha detto: "Il problema principale è questa caratteristica fisica sua, ma mi rendo conto che se fosse diverso quello il problema sarebbe in ogni caso uguale".
In questa affermazione sostiene di rendersi conto che il problema non è la forma del pene di lui.
Mi colpisce, infatti, che dica che non ha sentito le "farfalle nello stomaco". Possono venire anche dopo, ma è importante che ci siano. Quindi forse questo potrebbe essere un punto da tenere in conto.
Mi domando se dubita troppo di se stesso e non valorizza le sue sensazioni, come se non potesse essere sicuro di se stesso, aspetti che vanno approfonditi dal vivo.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.5k visite dal 22/09/2016.
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