Psicoterapia e fiducia
Salve, premetto che faccio psicoterapia ed il disturbo che mi è stato diagnosticato é quello di personalità dipendente con tratti del cluster A. Ho tanti dubbi confusi, ma vorrei chiedere: in che modo si trattano pazienti con le mie problematiche ed in che modo si istaura la fiducia tra il terapeuta ed il paziente; più, specificamente, in che modo il terapeuta crea fiducia nel paziente.
Ed ancora: un paziente adulto (e vorrei sottolineare la parola "adulto") con le problematiche connesse al mio disturbo, può davvero realizzarsi? Realizzarsi a livello lavorativo (che secondo me é la base per sentirsi realizzati come persona, nella sua individualità) e nel resto (quindi a livello sentimentale)? A riguardo vorrei una risposta sulla base della Vostra esperienza come psicoterapeuti, insomma esperienza concreta.
Ringraziando, porgo un cordiale saluto.
Ed ancora: un paziente adulto (e vorrei sottolineare la parola "adulto") con le problematiche connesse al mio disturbo, può davvero realizzarsi? Realizzarsi a livello lavorativo (che secondo me é la base per sentirsi realizzati come persona, nella sua individualità) e nel resto (quindi a livello sentimentale)? A riguardo vorrei una risposta sulla base della Vostra esperienza come psicoterapeuti, insomma esperienza concreta.
Ringraziando, porgo un cordiale saluto.
[#1]
Gentile signora,
ci sono diversi approcci in psicoterapia per affrontare problematiche come la Sua e molto dipende dagli obiettivi che avete fissato all'inizio della psicoterapia. Ovviamente gli obiettivi devono essere sensati, percorribili e misurabili.
Posso sapere quali obiettivi avete fissato?
Posso chiederLe se si fida del terapeuta? Come mai pone proprio queste domande?
ci sono diversi approcci in psicoterapia per affrontare problematiche come la Sua e molto dipende dagli obiettivi che avete fissato all'inizio della psicoterapia. Ovviamente gli obiettivi devono essere sensati, percorribili e misurabili.
Posso sapere quali obiettivi avete fissato?
Posso chiederLe se si fida del terapeuta? Come mai pone proprio queste domande?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Grazie innanzitutto per la Sua risposta.
Rispondere alle Sue domande mi viene difficile.
All'inizio della psicoterapia, volevo "solo" stare bene, ero bloccata su tutto e ferma da anni con l'università, a cui tenevo molto.
Sugli obiettivi credo non fossimo d'accordo con il mio terapeuta: per me era importante laurearmi, lui -insisteva- che non avevo più l'età della studentessa (potevo si laurearmi, ma alla mia età dovevo lavorare, avere una mia casa, una relazione). Si, mi sono laureata ma non sono soddisfatta, nel senso non lo considero un raggiungimento della terapia. Ho patito molto e mi sono sentita sola.
No, non mi fido del mio terapeuta, perché non mi sono sentita accolta ed aiutata ed anche se ora è un pò diverso con me (non facevo che dirgli che non stavo bene nel rapporto con lui), provo astio e rabbia nei suoi confronti ed è un pò come quando una persona dice ad un'altra "non mi porti mai i fiori" e l'altra ogni tanto le porta i fiori; non so se mi spiego, ma i fiori non sono un gesto spontaneo: ci sarebbe stata maggiore affinità se il gesto dei fiori fosse avvenuto spontaneamente.
Vede, io non capisco se la mia sfiducia dipenda dai miei problemi (legati alle mie problematiche) o non so.
Sulla questione degli obiettivi ha ragione, forse ancora io stessa non sono chiara, che non sono fiduciosa nè in me nè in lui.
Rispondere alle Sue domande mi viene difficile.
All'inizio della psicoterapia, volevo "solo" stare bene, ero bloccata su tutto e ferma da anni con l'università, a cui tenevo molto.
Sugli obiettivi credo non fossimo d'accordo con il mio terapeuta: per me era importante laurearmi, lui -insisteva- che non avevo più l'età della studentessa (potevo si laurearmi, ma alla mia età dovevo lavorare, avere una mia casa, una relazione). Si, mi sono laureata ma non sono soddisfatta, nel senso non lo considero un raggiungimento della terapia. Ho patito molto e mi sono sentita sola.
No, non mi fido del mio terapeuta, perché non mi sono sentita accolta ed aiutata ed anche se ora è un pò diverso con me (non facevo che dirgli che non stavo bene nel rapporto con lui), provo astio e rabbia nei suoi confronti ed è un pò come quando una persona dice ad un'altra "non mi porti mai i fiori" e l'altra ogni tanto le porta i fiori; non so se mi spiego, ma i fiori non sono un gesto spontaneo: ci sarebbe stata maggiore affinità se il gesto dei fiori fosse avvenuto spontaneamente.
Vede, io non capisco se la mia sfiducia dipenda dai miei problemi (legati alle mie problematiche) o non so.
Sulla questione degli obiettivi ha ragione, forse ancora io stessa non sono chiara, che non sono fiduciosa nè in me nè in lui.
[#3]
Gentile Utente,
la fiducia in un professionista (e non mi riferisco solo allo psicoterapeuta) è fondamentale.
Immagini di rivolgersi ad un ingegnere per un progetto e di non fidarsi del professionista. Che cosa farebbe?
Ma nella psicoterapia la fiducia assume un ruolo ancora più importante: la relazione terapeutica fa parte del processo che cura.
Quindi, o discute chiaramente col terapeuta la problematica e la risolvete insieme (potrebbe far parte dei Suo modo di fare, ma se non lo esplicita il terapeuta non lo saprà mai), oppure cambia terapeuta e ne sceglie uno di cui si fida.
Provare rabbia verso il terapeuta può capitare, ma è chiaro che deve essere un momento molto limitato, perché la coppia terapeuta-paziente deve essere alleata contro la sofferenza del paziente e NON uno contro l'altro.
Quindi, prima di pensare come si cura un disturbo (che è il lavoro del terapeuta!), prenda seriamente in considerazione questo suggerimento.
Cordiali saluti,
la fiducia in un professionista (e non mi riferisco solo allo psicoterapeuta) è fondamentale.
Immagini di rivolgersi ad un ingegnere per un progetto e di non fidarsi del professionista. Che cosa farebbe?
Ma nella psicoterapia la fiducia assume un ruolo ancora più importante: la relazione terapeutica fa parte del processo che cura.
Quindi, o discute chiaramente col terapeuta la problematica e la risolvete insieme (potrebbe far parte dei Suo modo di fare, ma se non lo esplicita il terapeuta non lo saprà mai), oppure cambia terapeuta e ne sceglie uno di cui si fida.
Provare rabbia verso il terapeuta può capitare, ma è chiaro che deve essere un momento molto limitato, perché la coppia terapeuta-paziente deve essere alleata contro la sofferenza del paziente e NON uno contro l'altro.
Quindi, prima di pensare come si cura un disturbo (che è il lavoro del terapeuta!), prenda seriamente in considerazione questo suggerimento.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.6k visite dal 19/09/2016.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.