Disordini alimentari

Salve , ho 18 anni e da più di 3 anni soffro di disordini alimentari, tutto è iniziato verso i 15 anni quando la convivenza con il mio corpo era diventata impossibile , provavo solo odio e vergogna al tempo avevo un bmi di 19.5 . In meno di 2 mesi ho perso 20kg e sono stata poi ricoverata in ospedale e mi è stata diagnosticata l'anoressia nervosa . Questo è durato poco perchè poi sono passata alla cura in day hospital dove continuavo a rifiutare ogni tipo di aiuto perchè non mi rendevo conto quando fosse grave la situazione . Dopo 4 mesi ho smesso le cure ed è inziata la bulimia nervosa . Da li non è mai finita sono anni ormai che la stessa routine va avanti vomito anche più di 10 volte al giorno e molto spesso quantità di cibo assurde , abuso di magnesio come lassativo che mi provoca dolori forti ,non capisco cosa mi sia successo combatto ogni giorno per smettere ma non riesco e va a finire sempre cosi ,mi ritrovo sempre a vomitare ed è pure troppo semplice tutto a comando senza sforzo , ma subito dopo mi sento svenire ,mi sento stanca,debole e dolorante . Ora il mio peso è nella norma (sono passata da bmi 13 a 18.5) e questa è la cosa che mi fa sentire peggio , è come una pugnalata al cuore per me . Sono andata da molti psicologi ma nessuno mi è stato utile , cosi come i centri DCA , comincio a pensare che non vincerò mai e che nessuno riuscirà mai a togliermi dalla testa la assurda idea che io sia grassa . Ho fatto di tutto per dimagrire ho pure abusato di ormoni tiroidei per un periodo . In più fumo perchè è l'unica cosa che mi tranquillizza . E ancora l'unico obbiettivo che ho nella vita è dimagrire , penso solo a quello , vivo per quello .
E tra pochi mesi dovrò essere operata e ho paura che con le analisi del sangue (che non faccio da piu o meno un anno) salti fuori di nuovo qualche dato non nella norma .
Vorrei sapere se sono a rischio di gravi conseguenze fisiche? Dopo che un paio di anni fa soffrivo di bradicardia ,ipokaliemia e osteoporosi .
Come faccio a convincermi che quello che penso ,vedo e provo non è vero cosí che io riesca a guarire ?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Il rapporto con il proprio corpo e' un *mare magnum* per tutti, ma per taluni prende la forma di una grave patologia.
E come tale va fronteggiata.
Esistono dei Centri specializzati ove Lei potra' rivolgersi e mettersi in cura. Vi operano equipe di psicologi e medici di varie specializzazioni.
Non puo' trovare di meglio!
Le formulo i migliori auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

<<Sono andata da molti psicologi ma nessuno mi è stato utile ,
cosi come i centri DCA <<

I Centri sono i presìdi più adatti, in quanto multi professionali integrati.

Ne ha frequentato uno?
Per quanto tempo?
Ha seguito con regolarità le terapie? Quali erano: farmaci, psicoterapia, ecc... ?

La cura è piuttosto lunga e solo la costanza e la determinazione portano "fuori" dal problema.



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Utente
Utente
Vi ringrazio per le risposte e si di centro per la cura dei DCA ne ho frequentato uno per più di 4 mesi ma la situazione peggiorava e basta , l'unica cosa che riuscivano a suggerirmi era il ricovero ospedaliero . Farmaci me ne hanno prescritti molti ed hanno tutti avuto effetti collaterali facendomi sentire male . L'unico che non mi ha dato problemi è stata la sertralina che ho preso per quasi un anno ma ho sospeso un po' di mesi fa perchè persanalmente e in accordo con il medico che mi seguiva allora non ho riscontrato nessuna differenza se non sull'umore la mattina .
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Temo che il non farsi ricoverare Le sia stato di nocumento.
E' solo 18 enne e credo che prima o poi dovra' riconsiderare la possibilita' di fronteggiare seriamente la Sua patologia.
Auguri!
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<DCA ne ho frequentato uno per più di 4 mesi ma la situazione peggiorava e basta , l'unica cosa che riuscivano a suggerirmi era il ricovero ospedaliero . <<

Gentile ragazza,
il disturbo di cui Lei soffre è complesso e multifattoriale.

A fronte di ciò non avrei scartato né scarterei il ricovero ospedaliero per un breve periodo, come del resto non va scartata nemmeno la comunità terapeutica specifica per disturbi alimentari.. In vari casi è l'unica modalità per "riprogrammare" mente e cervello, oltre che il corpo.

Per fornirLe maggiori info e strumenti che orientino le Sue decisioni in merito Le riporto qualche frase dalla carta dei servizi di una di queste comunità, convenzionata con il Servizio Nazionale:

"Il nostro avvicinamento al problema evita attentamente di ghettizzare il fenomeno e i pazienti, applicando, piuttosto, una filosofia che non sia di delega, ma di condivisione delle responsabilità. Al fine di favorire una possibilità evolutiva e un conseguente superamento del sintomo, valorizziamo il gruppo e l'attenta gestione delle sue dinamiche. Aiutiamo a compiere il primo passo in questa direzione agendo sul quotidiano attraverso quella che è stata definita la “terapia dell'ovvio”, praticata giorno dopo giorno per favorire l’acquisizione di consapevolezza.

Il modello di riferimento del lavoro di Comunità è di tipo psicoterapeutico-psicoanalitico. Ciò che fonda il rapporto terapeutico è la relazione umana finalizzata al riconoscimento, al coinvolgimento e alla partecipazione affettiva, prima che alla comprensione psicologica del soggetto. Si tratta dunque – tramite un rapporto empatico, affettivo, ma anche capace di permettere l'azione interpretativa – di affiancare al fragile e debole IO del paziente, un IO terapeutico rassicurante e strutturante.

Il disturbo alimentare, pur essendo costantemente monitorato, viene considerato come sintomo di un disagio insito nella persona, disagio che viene fatto emergere di giorno in giorno nei diversi momenti della vita comunitaria. La Comunità offre uno spazio per la pedagogia e uno spazio per la terapia. La persona che sta male ha bisogno di cose concrete. La Comunità è fatti e attività: è il vissuto quotidiano. La Comunità è la sveglia al mattino, l'orario, il lavoro, i pasti in comune e assistiti, le riunioni, la psicoterapia di gruppo ed individuale, i training di assertività, l'arte e terapia, gli incontri di cultura generale, il cineforum, gli animali, il gioco, la serra.

In Comunità si giustificano le regole finalizzate, il vivere insieme, il fare terapia, dentro un equilibrio sempre da costruire. In questo percorso è essenziale il rapporto autentico, ma asimmetrico, tra operatori e pazienti, un rapporto tale da permettere a chi soffre di riprendere, all'interno della relazione terapeutica, le dispersioni emozionali e ritrovare valori e fonti di energia bloccati, isteriliti e frammentati. I pazienti possono riallacciare i fili che consentiranno di percorrere il proprio labirinto, riconoscere e vivere la struttura della personalità non più espropriata o sacrificata al sintomo alimentare e al sacrificio del corpo.

Il programma e gli interventi sono personalizzati, ben consci delle diverse e specifiche problematiche di cui ogni soggetto è portatore, al di là del sintomo. All’interno del gruppo terapeutico e nella gestione della quotidianità, la persona affetta da un disturbo alimentare che ne blocca la capacità evolutiva e di crescita può ritrovare relazioni sane, la capacità dell’accettazione del limite, un nuovo rapporto con il proprio corpo e quindi con la realtà propria e del contesto di appartenenza."

Saluti cordiali




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