Come chiusa in una gabbia.

Buongiorno, scrivo qui perché mi sento davvero preoccupata per il suo stato psico-fisico.
Non so nemmeno da dove iniziare, ma da qualche parte dovrò.
Ho 33 anni ancora per poco e questi ultimi 7 anni e mezzi sono stata (e tuttora mi trovo) impegnata in una bella ma da quasi subito tortuosa storia a distanza. In questa persona avevo seriamente trovato l'esatta metà e ci siamo trovati in maniera profonda fin da subito. Questo trovarsi, a livello spirituale, permane in fondo, ma la difficoltà,lo stress, gli eventi, il non riuscire ad avere gli stessi tempi nel volere le stesse cose o meglio a manifestarle nella migliore maniera per l'altro, hanno fatto sì che tuttora ci troviamo a distanza, con grande sofferenza e ansia estrema, specie ultimamente, da parte mia. A questo si aggiunge che mi sono volontariamente autosacrificata cercando di non accettare mai lavori che mi impegnassero il week end perchè altrimenti non avremmo potuto vederci e questo ha portato a inevitabili periodi di disoccupazione , inframezzata da qualche lavoretto che sono riuscita a trovare, con un aggravamento del mio stato umorale, che si è fatto apatico/depresso, a cicli alternati. Abbiamo fatto un tentativo di convivenza tre anni fa, nella sua città, ma io avevo già dei dubbi non mi sono trovata, non riuscivo a vedermi lì, mi mancava la terra sotto i piedi, nonostante ci fosse lui. Senza stare a raccontare tutto perché è lunga, ci ritroviamo ora ancora così; ci sono state vicissitudini di mezzo in cui non mi sono sentita capita da lui, sempre su questo discorso della città. Mi ha infatti riproposto ancora la sua , pur avendogli ribadito che non me la sentivo e che era una strada gia battuta, ho proposto così la metà strada , una zona a me piu comoda anche per raggiungere grandi città per il lavoro,ma lui non ha dimostrato entusiasmo e tentennava e io, per carattere, quando vedo questo atteggiamento non insisto perché passa la motivazione anche a me se non vedo compartecipazione. Nel frattempo si profilava l'ipotesi di un buon lavoro qui per me e il suo atteggiamento, il fatto di non vedere mai un passo verso di me, per lenire il mio disagio, unito al fatto che finalmente forse potevo lavorare anche io e diventare in qualche modo indipendente e adulta gli ho comunicato che avrei continuato a rimanere (non senza dolore per l'interrompersi del nostro progetto e del nostro rapporto) nella mia città. Stavamo per rompere ma a quel punto lui si è dichiarato pronto a venire da me, qualora fosse spuntata fuori un 'occasione di lavoro nella mia zona. A me questo diede ansia perché mi faceva comunque permanere nel solito conflitto: il lavoro o lui e come conciliare le due cose. Il lavoro non è comunque poi arrivato.
Ad ogni modo ho iniziato a provare ansia, ambivalenza, ho dubbi, mi sento paralizzata, anche se ora lui per me farebbe di tutto e ha abbattuto ogni paletto. Vorrei capire cos'ho ed essere lucida. Aspetto un vostra gentile risposta. Grazie
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Carissima, per il mio modo di pensare , a 34 anni è indispensabile averlo un lavoro e col lavoro più sicurezza, più autonomia. Penso che a Milano, con una certa normale flessibilità un lavoro Lei lo possa trovare, quanto a lui deve domandarsi cosa vuole, non sarà mica, che aspira ad avere Lei dipendente, incerta, con pochi soldi.. che ci sia sotto una dinamica di potere?? Tutti questi anni di tira e molla non sono in effetti molto rassicuranti.. Ci pensi , mia cara l'intesa spirituale è una bella cosa , ma ci vuole anche avere una armonia di sguardi sul mondo e le sue esigenze.. Perdoni la franchezza, ma se non si decide , alla fine si rischia che la vita decida per noi.. Cari auguri per tutto.. Ci riscriva , se crede, restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Il dilemma in cui Lei si trova e' delicato.
Purtroppo le dimensioni *pratiche* dei rapporti possono impimere una direzione significativa ad essi. E senza che nessuno dei due componenti la *coppia* possa ovviare.
Per *convivere* anche a livello emozionale bene occorre rispetto reciproco e comprensione profonda. E questo talvolta non e' proprio facile.
Percio', prima di *arroccarvi* ognuno sulle proprie posizioni sarebbe utile un consulto di coppia. Per inquadrare le rappresentazioi reciproche, in particolare il rispetto delle posizioni reciproche.
Poi deciderete.
Provi a proporglielo!

I miei auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Grazie per le vostre risposte.
Gent.le Dott.ssa Ragonese non si tratta di una dinamica di potere, questo no. E' che siamo troppo simili, anche su quegli aspetti in cui avrebbe fatto comodo essere diversi ( la volontà effettiva di staccarsi dai propri posti, cosa che lui sta manifestando ora)
Il fatto è a me a volte sembra che il suo atteggiamento (insistere dapprima tanto per farmi andare ancora da lui e poi addirittura professarsi pronto a venire costi quel che costi) mi abbia creato delle ambivalenze. E' qui che mi paralizzo, non ci capisco molto.
Gent.le Dott.ssa Esposito, non è male l'idea della terapia di coppia ma come si fa a intraprenderla a distanza?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
A distanza non si puo' intraprendere alcuna terapia.
E' vietato dall'Ordine degli Psicologi!
Occorre trovare il modo di essere presenti. Tutti e tre: voi due e il terapeuta
Pensa di poterlo fare?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

a me colpiscono in prima battuta alcuni aspetti: il titolo che Lei mette a questa richiesta "come chiusa..." e il fatto che questo fidanzato a distanza ha creato in Lei ambivalenza....

Intanto diciamo che gli altri non hanno il potere né di chiuderci in una gabbia, né di creare in noi delle ambivalenze.

Sta a Lei prendere la decisione di aprire questa gabbia, uscirne, guardarsi attorno e superare le Sue paure, perché a me Lei sembra ferma e paralizzata, ma dalle Sue paure, non in balia delle idee di qualcun altro. Se davvero Lei avesse avuto la forza, la determinazione e una sufficiente dose di autostima, non avrebbe mai rinunciato alla Sua vita, alle Sue scelte per assecondare le scelte del Suo fidanzato.

Tenga anche presente che questo Suo comportamento non motiva il Suo fidanzato a prendere delle decisioni da adulto, perché in ogni caso Lei è sempre ferma, sempre disponibile, sempre pronta a lasciare altri impegni.

Ma alla fine la responsabilità di tutto ciò sarà solo Sua: non avere un lavoro perché aspettava questa persona è stata una Sua scelta, così come tutto il resto.

Vale davvero la pena restare nella gabbia o vuole uscirne?
Se ora si sente paralizzata e non saprebbe che fare una volta fuori dalla gabbia, sarebbe il caso di una consulenza psicologica di persona, che però riguarderà solo Lei.

Scusi la franchezza, ma prima deve occuparsi di Lei e della Sua crescita, autonomia, indipendenza, autostima. Solo dopo saprà effettuare scelte più consapevoli.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Gent.le Dott.ssa Esposito, ad oggi no, non credo sia possibile.

Gent.le Dott.ssa Pileci, certo, non intendevo dire che mi ci abbia messo il mio fidanzato in una gabbia, ma che appunto mi sono autoingabbiata in questa situazione, che è dipeso da una commistione di aspetti "esterni" (la distanza) ma senz'altro anche "interni", ossia limiti miei.
So bene che la responsabilità delle scelte fatte è stata mia; ho sempre pensato che non avrei mai potuto rinunciare a lui. Lui obbiettivamente vuole che io sia autonoma, quello che non è andato da un certo punto in poi è stato non riuscire a trovare un punto d'incontro sul posto dove stare, avendogli io proposto la metà strada e avendo lui tentennato.
L'aspetto su cui lei ha posto l'accento, l'autonomia personale, è quello su cui rifletto spesso, perché è appunto come se, priva di questa, non sia più in grado di effettuare una scelta consapevole, unito al fatto che l'ultimo anno è stato oltremodo stressante.
Secondo lei qual è il tipo di terapia più adeguto nel mio caso?
La ringrazio.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

credo che Lei sia consapevole del fatto che in prima battuta ha bisogno di occuparsi di se stessa, mettendo al centro della Sua vita se stessa e i Suoi bisogni.

Quando Lei scrive: "ho sempre pensato che non avrei mai potuto rinunciare a lui..." è proprio su questi aspetti che dovrebbe riflettere, in quanto le nostre idee influenzano le nostre scelte. Se Lei pensa che fare scelte diverse, relative alla Sua crescita e autonomia implica rinunciare ad una relazione sentimentale, allora c'è un problema!

La psicoterapia di solito viene suggerita previa valutazione; non è neppure detto che Lei abbia bisogno di una psicoterapia.

Certamente una consulenza psicologica può essere utile a fare luce su molti aspetti che riguardano Lei e le Sue scelte e a valutare se sia il caso di impostare un tipo di trattamento terapeutico.

Cordiali saluti,