Blocco nella tesi e nella vita
Buongiorno, sono uno studente di 26 anni e mi trovo in un periodo di profonda crisi e confusione.
Ho iniziato la tesi magistrale ormai 2 anni fa, attraverso uno stage non molto attinente al mio percorso di studi, quando ancora mi mancavano 3-4 esami. Durante lo stage e anche successivamente ho avuto però un blocco per cui non sono riuscito ancora a scrivere e ultimare il lavoro di tesi. Inizialmente ho dato la colpa di questo blocco a una serie di fattori tra cui un esame mancante, lutti e problemi familiari.
Speravo che una volta superate le difficoltà personali e, soprattutto, una volta superato l'ultimo esame, sarei riuscito a impegnarmi con la tesi. E invece, proprio da quando ho superato l'ultimo esame (un anno fa), non riesco più ad essere produttivo in niente (non studio e non lavoro), passo le giornate davanti al pc a cercare conforto su internet, leggendo alcuni consulti simili al mio, cercando corsi riguardo altre materie (forse gli interessi negli anni sono cambiati?), leggendo le notizie oppure cercando annunci di lavoro senza avere il coraggio di inviare nemmeno un cv. La navigazione sui social network mi porta poi una grande demoralizzazione, vedendo che molti colleghi più piccoli e forse anche meno determinati di me vanno avanti e hanno successo, mentre io resto fermo allo stesso punto.
Non mi sento in grado di scrivere una tesi, mi sento incapace in tutto, mi sembra di non ricordare nulla di quello che ho studiato negli ultimi anni, mi sento un analfabeta di ritorno e un fallito. Fino a due anni fa ero sereno, fiero del percorso e speranzoso riguardo il futuro. Ho avuto molti momenti di apatia totale o di tristezza generalizzata e sfiducia che mi portano anche a brutti pensieri.
Leggendo altri consulti mi sono chiesto se possa essere un modo per procrastinare la fine del mio status di studente, temendo le responsabilità che derivano da questo cambiamento...forse non voglio uscire dalla mia comfort zone, ma personalmente soffro nel non dare la soddisfazione della mia laurea a me e soprattutto alla mia famiglia, che tanto mi ha supportato fino ad ora. La mia famiglia infatti non mi ha mai messo pressione, però sono io che mi sento costantemente in colpa nei loro confronti per tutto questo tempo infruttuoso.
Dal punto di vista sociale sono una persona piuttosto timida e ansiosa, con una bassa autostima e che sente molto il giudizio degli altri, quasi zero amici. Inutile dire che da quando mi trovo in questa crisi ho smesso di sentire i compagni dell'università perché mi vergogno del mio ritardo.
Qualche mese fa mi sono rivolto allo sportello ascolto della mia università e grazie a queste sedute (4-5 perchè poi sono arrivate le vacanze estive) sono riuscito a risentire il relatore, che non contattavo da oltre un anno. Dopo l'incontro col relatore però mi sono bloccato nuovamente e mi trovo sempre nello stesso punto.
Avreste qualche consiglio da darmi per uscire da questo circolo vizioso?
Grazie e perdonate il lungo messaggio.
Ho iniziato la tesi magistrale ormai 2 anni fa, attraverso uno stage non molto attinente al mio percorso di studi, quando ancora mi mancavano 3-4 esami. Durante lo stage e anche successivamente ho avuto però un blocco per cui non sono riuscito ancora a scrivere e ultimare il lavoro di tesi. Inizialmente ho dato la colpa di questo blocco a una serie di fattori tra cui un esame mancante, lutti e problemi familiari.
Speravo che una volta superate le difficoltà personali e, soprattutto, una volta superato l'ultimo esame, sarei riuscito a impegnarmi con la tesi. E invece, proprio da quando ho superato l'ultimo esame (un anno fa), non riesco più ad essere produttivo in niente (non studio e non lavoro), passo le giornate davanti al pc a cercare conforto su internet, leggendo alcuni consulti simili al mio, cercando corsi riguardo altre materie (forse gli interessi negli anni sono cambiati?), leggendo le notizie oppure cercando annunci di lavoro senza avere il coraggio di inviare nemmeno un cv. La navigazione sui social network mi porta poi una grande demoralizzazione, vedendo che molti colleghi più piccoli e forse anche meno determinati di me vanno avanti e hanno successo, mentre io resto fermo allo stesso punto.
Non mi sento in grado di scrivere una tesi, mi sento incapace in tutto, mi sembra di non ricordare nulla di quello che ho studiato negli ultimi anni, mi sento un analfabeta di ritorno e un fallito. Fino a due anni fa ero sereno, fiero del percorso e speranzoso riguardo il futuro. Ho avuto molti momenti di apatia totale o di tristezza generalizzata e sfiducia che mi portano anche a brutti pensieri.
Leggendo altri consulti mi sono chiesto se possa essere un modo per procrastinare la fine del mio status di studente, temendo le responsabilità che derivano da questo cambiamento...forse non voglio uscire dalla mia comfort zone, ma personalmente soffro nel non dare la soddisfazione della mia laurea a me e soprattutto alla mia famiglia, che tanto mi ha supportato fino ad ora. La mia famiglia infatti non mi ha mai messo pressione, però sono io che mi sento costantemente in colpa nei loro confronti per tutto questo tempo infruttuoso.
Dal punto di vista sociale sono una persona piuttosto timida e ansiosa, con una bassa autostima e che sente molto il giudizio degli altri, quasi zero amici. Inutile dire che da quando mi trovo in questa crisi ho smesso di sentire i compagni dell'università perché mi vergogno del mio ritardo.
Qualche mese fa mi sono rivolto allo sportello ascolto della mia università e grazie a queste sedute (4-5 perchè poi sono arrivate le vacanze estive) sono riuscito a risentire il relatore, che non contattavo da oltre un anno. Dopo l'incontro col relatore però mi sono bloccato nuovamente e mi trovo sempre nello stesso punto.
Avreste qualche consiglio da darmi per uscire da questo circolo vizioso?
Grazie e perdonate il lungo messaggio.
[#1]
Gentile ragazzo,
il problema potrebbe essere legato al non voler abbandonare il ruolo da studente, più comodo e più ancorato alla gioventù, rispetto al mondo del lavoro che coincide con il mondo degli adulti.
Ma da qui io non saprei dirLe se qualcosa La sta trattenendo nella comfort zone e quali ragioni giustificano tale scelta inconsapevole.
Posso però dire che se Lei ha problemi di autostima, al punto che restare indietro con i progetti universitari l'ha completamente isolata dal mondo, forse se ne vergogna, si sente in colpa, ecc... è il caso di lavorare su questi aspetti per poter riprendere in mano la Sua vita.
Infatti, coloro che hanno una bassa autostima non credono di potercela fare. Se una persona non crede di poter portare a termine un progetto, allora non farà alcunché per poter davvero attuarlo.
Si comporterà di conseguenza, restando fermo, quasi per confermare il senso di sconfitta e di non valere abbastanza.
Perché non riparte da azioni concrete rispetto alla tesi?
In questo modo è possibile andare avanti, attraverso una scaletta/tabella di marcia. Quando vedrà i risultati, anche l'idea che ha di se stesso sarà diversa...
Tutti siamo capaci di dirci che non possiamo fare alcune cose: se io mi dico che non riuscirò mai a fare una certa cosa, non mi verrà mai in mente di attivarmi per farla, soprattutto se si tratta di qualcosa come la tesi che richiede costanza e impegno.
Provi a pensarci e, nel caso, chieda di nuovo aiuto allo psicologo.
Posso chiederLe com'è andata la consulenza e quali temi avete messo a fuoco? Soluzioni?
il problema potrebbe essere legato al non voler abbandonare il ruolo da studente, più comodo e più ancorato alla gioventù, rispetto al mondo del lavoro che coincide con il mondo degli adulti.
Ma da qui io non saprei dirLe se qualcosa La sta trattenendo nella comfort zone e quali ragioni giustificano tale scelta inconsapevole.
Posso però dire che se Lei ha problemi di autostima, al punto che restare indietro con i progetti universitari l'ha completamente isolata dal mondo, forse se ne vergogna, si sente in colpa, ecc... è il caso di lavorare su questi aspetti per poter riprendere in mano la Sua vita.
Infatti, coloro che hanno una bassa autostima non credono di potercela fare. Se una persona non crede di poter portare a termine un progetto, allora non farà alcunché per poter davvero attuarlo.
Si comporterà di conseguenza, restando fermo, quasi per confermare il senso di sconfitta e di non valere abbastanza.
Perché non riparte da azioni concrete rispetto alla tesi?
In questo modo è possibile andare avanti, attraverso una scaletta/tabella di marcia. Quando vedrà i risultati, anche l'idea che ha di se stesso sarà diversa...
Tutti siamo capaci di dirci che non possiamo fare alcune cose: se io mi dico che non riuscirò mai a fare una certa cosa, non mi verrà mai in mente di attivarmi per farla, soprattutto se si tratta di qualcosa come la tesi che richiede costanza e impegno.
Provi a pensarci e, nel caso, chieda di nuovo aiuto allo psicologo.
Posso chiederLe com'è andata la consulenza e quali temi avete messo a fuoco? Soluzioni?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
La ringrazio molto per la rapida risposta.
La consulenza in università è stata utile per contattare il relatore, ma purtroppo non ha risolto i problemi di autostima e svalutazione, che tuttora persistono.
L'approccio utilizzato è stato molto pragmatico, diretto a risolvere il blocco della tesi: innanzitutto stabilendo bene su cosa verte la tesi e i suoi confini (punto su cui ho ancora dubbi); quindi mi è stato proposto di stabilire obiettivi chiari e distinti e di darmi delle scadenze.
Insomma la causa potrebbe essere un calo di motivazione, gonfiato da una lunga procrastinazione. Inoltre siamo arrivati al punto di dire che la mia ricerca della perfezione o del voler fare qualcosa di originale (e qui ancora forte il giudizio e il confronto con gli altri) e adatto al mio percorso di studi mi ha fatto perdere di vista gli obiettivi della tesi e senza questa consapevolezza diventa difficile scrivere una tesi. Per risolvere questo problema ho così risentito il mio relatore, che non sentivo da oltre un anno, che mi ha consigliato di semplificare il lavoro. Dopo questo incontro, però, mi sono nuovamente bloccato ed ora non so più come gestire la cosa, probabilmente non accetto di voler fare un lavoro di tesi al di sotto delle mie aspettative (e il lavoro semplice proposto non riesco comunque a portarlo a compimento).
Altri consigli utili della psicologa (che testardamente non ho mai seguito) sono quelli di prendere la cosa con maggior leggerezza (ma comunque con risolutezza) e trovare una valvola di sfogo, come ad esempio fare attività fisica, una passeggiata o una corsa.
Mi sembra di aver buttato via un sacco di tempo e di aver così compromesso l'intero percorso. Vivo ancorato tra passato (nel quale cerco i motivi di questo blocco e delle mie fobie) e futuro (fantasticando su cosa mi piacerebbe fare una volta laureato e cercando in rete corsi, letture scientifiche e dispense), non occupandomi di ciò che dovrei fare nel presente. Vedo gli altri che si laureano con tesi fantastiche e complesse e io resto fermo e mi sento piccolo di fronte ai loro lavori e alla loro sicurezza. Mi pento di non aver chiesto prima un'altra tesi in dipartimento, più attinente con il percorso di studi e più in linea con i miei interessi, ma cambiare tesi ora non so cosa comporterebbe, se potrebbe risolvere il problema, considerato anche che tante nozioni le ho dimenticate.
Cercherò nuovamente di stabilire una tabella di marcia realistica e di portarla a compimento, sperando che il superamento di piccoli obiettivi possa rimotivarmi...
Grazie.
La consulenza in università è stata utile per contattare il relatore, ma purtroppo non ha risolto i problemi di autostima e svalutazione, che tuttora persistono.
L'approccio utilizzato è stato molto pragmatico, diretto a risolvere il blocco della tesi: innanzitutto stabilendo bene su cosa verte la tesi e i suoi confini (punto su cui ho ancora dubbi); quindi mi è stato proposto di stabilire obiettivi chiari e distinti e di darmi delle scadenze.
Insomma la causa potrebbe essere un calo di motivazione, gonfiato da una lunga procrastinazione. Inoltre siamo arrivati al punto di dire che la mia ricerca della perfezione o del voler fare qualcosa di originale (e qui ancora forte il giudizio e il confronto con gli altri) e adatto al mio percorso di studi mi ha fatto perdere di vista gli obiettivi della tesi e senza questa consapevolezza diventa difficile scrivere una tesi. Per risolvere questo problema ho così risentito il mio relatore, che non sentivo da oltre un anno, che mi ha consigliato di semplificare il lavoro. Dopo questo incontro, però, mi sono nuovamente bloccato ed ora non so più come gestire la cosa, probabilmente non accetto di voler fare un lavoro di tesi al di sotto delle mie aspettative (e il lavoro semplice proposto non riesco comunque a portarlo a compimento).
Altri consigli utili della psicologa (che testardamente non ho mai seguito) sono quelli di prendere la cosa con maggior leggerezza (ma comunque con risolutezza) e trovare una valvola di sfogo, come ad esempio fare attività fisica, una passeggiata o una corsa.
Mi sembra di aver buttato via un sacco di tempo e di aver così compromesso l'intero percorso. Vivo ancorato tra passato (nel quale cerco i motivi di questo blocco e delle mie fobie) e futuro (fantasticando su cosa mi piacerebbe fare una volta laureato e cercando in rete corsi, letture scientifiche e dispense), non occupandomi di ciò che dovrei fare nel presente. Vedo gli altri che si laureano con tesi fantastiche e complesse e io resto fermo e mi sento piccolo di fronte ai loro lavori e alla loro sicurezza. Mi pento di non aver chiesto prima un'altra tesi in dipartimento, più attinente con il percorso di studi e più in linea con i miei interessi, ma cambiare tesi ora non so cosa comporterebbe, se potrebbe risolvere il problema, considerato anche che tante nozioni le ho dimenticate.
Cercherò nuovamente di stabilire una tabella di marcia realistica e di portarla a compimento, sperando che il superamento di piccoli obiettivi possa rimotivarmi...
Grazie.
[#3]
"Cercherò nuovamente di stabilire una tabella di marcia realistica e di portarla a compimento, sperando che il superamento di piccoli obiettivi possa rimotivarmi..."
Mi sembra un'ottima idea. Ma ritengo sia utile anche approfondire per poter risolvere i problemi di autostima. Non è da escludere che potrebbe essere indicata una psicoterapia per questa problematica.
Cordiali saluti,
Mi sembra un'ottima idea. Ma ritengo sia utile anche approfondire per poter risolvere i problemi di autostima. Non è da escludere che potrebbe essere indicata una psicoterapia per questa problematica.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 27.3k visite dal 06/09/2016.
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