Agorafobia ... che fare?

Salve, sono una ragazza di 29 anni che soffre di agorafobia. Racconto brevemente la mia storia: ho sofferto di attacchi di panico sin dall'età di 16 anni. Solo nel 2010, con il peggiorare dei sintomi, mi sono decisa ad iniziare una psicoterapia. Scelsi l'indirizzo breve e strategico. Frequentai la terapeuta per più di un anno e interruppi il percorso quando la dottoressa si fermò per maternità. Ma decisi soprattutto di non proseguire perchè gli appuntamenti avevano cadenza mensile e io stavo così male che sentivo la necessità di esser seguita più frequentemente. A questo percorso comunque devo il superamento degli attacchi di panico improvvisi che mi stavano annientando in quel periodo. Il problema grave che restava (e tuttora ho), è l'agorafobia. Decisi quindi di cambiare indirizzo terapeutico, scegliendo quello cognitivo comportamentale. Da tre anni ho iniziato questo percorso con una dottoressa, solo che in questo momento sto vivendo un momento di crisi con la terapia perchè non mi sento più soddisfatta. La terapeuta è più interessata a parlare dei tantissimi problemi che ho a livello familiare e lavorativo, piuttosto che alleviare i sintomi agorafobici che mi bloccano ormai da sei anni a questa parte in maniera molto grave. Sicuramente i problemi familiari contribuiscono al non superamento del problema, ma è pur vero che ormai sono sei anni che non riesco ad uscire più dalla mia città (anzi,dal mio quartiere!), e che soffro tantissimo per questo. Ora ho passato l'ennesima estate rinchiusa dentro casa e purtroppo, dopo già tre anni di questa terapia, non mi sembra un bel traguardo. Sento ,con rammarico, la volontà di abbandonare anche questo percorso, ma a questo punto ho una confusione terribile su come muovermi per il futuro. In questo momento sta subentrando anche la depressione e la paura di esser condannata a questa triste reclusione per sempre se continuo a non trovare la persona giusta che possa aiutarmi. Come proseguire quindi? Premetto che non ho mai voluto prendere farmaci di alcun genere per curarmi, per questo ho sempre scelto di rivolgermi a psicoterapeuti, per me i farmaci sarebbero davvero l'ultima spiaggia e mi piacerebbe poter evitare ancora di prenderne. Ma d'altra parte, inizio anche a temere che senza, non riuscirò a migliorare la mia condizione. Insomma, la confusione regna sovrana e mi piacerebbe ricevere un gentile consiglio da parte di esperti come voi. Come scegliere un professionista che possa aiutarmi con questo problema? a chi rivolgermi? Un nuovo psicologo? un altro indirizzo terapeutico? uno psichiatra? un neurologo? Esistono dei centri che si occupano di queste cose? Grazie mille a chi avrà la pazienza di rispondermi.
[#1]
Dr. Giovanni Portuesi Psichiatra, Psicoterapeuta 668 38
Ovviamente non posso entrare nel merito della psicoterapia in atto. Ma da psichiatra e psicoterapeuta le consiglierei di porsi la domanda : la sua rispettabile opinione sui farmaci non potrebbe essere influenzata da alcune sue caratteristiche psicologiche, forse anche correlate alla agorafobia?. Tenga conto che la terapia farmacologica, combinata o no a una psicoterapia ha sostanzialmente migliorato l ' autonomia e la qualita' di vita di moltissime persone.
[#2]
Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile ragazza,
in genere la terapia strategica breve cura disturbi come il suo in tempi anche minori di un anno e comunque nel suo caso aveva ottenuto dei risultati, anche se non completi, per cui forse sarebbe il caso di riprenderla.

Ovviamente sarebbe bene anche avere un quadro più completo della sua situazione familiare e lavorativa per valutare se sarebbe utile ad es. coinvolgere nella terapia anche i familiari o cercarne comunque la collaborazione.

Le segnalo dei miei articoli sul trattamento degli attacchi di panico (che spesso si accompagnano ad agorafobia) che può trovare su mio sito professionale.

Cordiali saluti


Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

[#3]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ringrazio i Dottori delle gentili risposte.

Per quanto riguarda i farmaci, son più che sicura che la paura a farne uso sia legata proprio ai miei disturbi d'ansia. Sono letteralmente terrorizzata pur sapendo che aiutano molte persone a vivere meglio. Per questo sto "iniziando" a prendere in considerazione la possibilità di assumerli anche se ancora una volta, è la paura a bloccarmi. Sono spaventata soprattutto dagli eventuali effetti collaterali e dalla paura di diventarne dipendente. Ma essendo in un momento di disperazione, sto iniziando a considerare questa strada tra le ipotesi.

Per quanto riguarda la Terapia breve strategica, come dicevo, sicuramente mi ha aiutata molto dandomi dei risultati solidi. Il panico improvviso e senza motivo non mi viene più, purtroppo però sto veramente male appena inizio ad allontanarmi da casa, è lì che torna. Ormai la mia agorafobia si è davvero cronicizzata, e non so se solo con la terapia riuscirei a riaffrontare le terribili esposizioni.

Dei miei problemi familiari preferirei non parlarne per privacy, però entrambe le terapie non hanno preso in considerazione di coinvolgere altre persone. Hanno cercato di farmi risolvere i problemi tramite i miei comportamenti.

Grazie ancora per le risposte.

[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Parto dalla questione *farmaci* che sembra affligerLa molto.
Gli psicofarmaci sono ottimi, e se non fosse un errore di italiano potrei dire *ottimissimi*.
Se si riesce a stabilire una *alleanza terapeutica* tale fra il medico e il paziente da permettere a quest'ultimo di *assumerli* e non *subirli*.
Hanno degli effetti collaterali che il paziente deve conoscere e fronteggiare volontariamente per guarire. Come chi assuma la *chemio* ne fronteggi gli effetti collaterali (molto piu' pesanti di quelli degli psicofarmaci) per guarire e non solo per sentirsi male!
Tutto questo per quanto attiene la terapia farmacologica e il rapporto con lo psichiatra che la prescrive.

Per quanto attiene a psicoterapia, nel caso della agorafobia occorre decodificare simbolicamente cosa rappresenti per Lei lo *spazio*.
Lo spazio e' simbolicamente un *vuoto* che puo' essere riempito o che terrorizza.
Il lavoro psicodinamico che va fatto e' quello di arrivare a comprendere cosa *rappresenti* per il paziente questo spaziom
Solo cosi' si potra' depotenziare, con un opportuno intervento sull'Io, i terrore che gli incute.
Andranno analizzati con cura i sogni da cui si estrapoleranno i significati dei simboli onirici.

Come vede si tratta di un *piano terapeutico* completo.

Quindi ci rifletta con calma e prenda le Sue decisioni!

I miei auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#5]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ringrazio Dottoressa Esposito, per la sua gentile risposta.

A me lo spazio terrorizza, e soprattutto "Disorienta". Devo sapere esattamente dove mi trovo per ridurre la sensazione di paura e smarrimento. Infatti negli ultimi tempi mi son ridotta a frequentare solo luoghi ben conosciuti, che mi danno una certa sicurezza illusoria. Lo spazio è paura...ma anche libertà. Per me è paura della libertà, paura delle cose che non conosco e tutto ciò secondo me riflette una grande sfiducia in me stessa. E purtroppo è così anche nei sogni. Forse andrebbero analizzati davvero, infatti anche nei sogni non sono libera di muovermi come vorrei...si riflettono tutte le mie angosce! Anche nei sogni non riesco a viaggiare, non riesco a partire o se inizio ad intraprendere un viaggio mi sveglio con la tachicardia, come se fosse un incubo! Per questo dico che ormai il disturbo si è davvero cronicizzato e che non posso più andare avanti così.

I farmaci mi spaventano anche perchè sto ultimando gli studi universitari e ho paura possano ridurre la mia (già precaria) capacità di concentrazione. Mi sarebbe piaciuto rimandare questa scelta a dopo la laurea ma purtroppo vedo che non sto affatto bene e devo trovare il prima possibile una strada per sentirmi meglio. Perchè così mi sento solo soffocare e porto avanti la mia vita con tanta difficoltà e insoddisfazione.




[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Mi fa piacere che in questo consulto on-line Lei sia gia' riuscita a mettere a punto delle certezze che la potranno guidare nel Suo percorso terapeutico.
Del resto *ridurre lo spazio vuoto* e' il Suo desiderio maggiore e il Suo bisogno piu` sentito, quindi delineare i *confini* del Suo disagio e' un primo passo molto utile!
Auguri!
[#7]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
La ringrazio Dottoressa,
spero di riuscire a trovare il percorso terapeutico adatto a ridimensionare le mie grandi paure.
[#8]
Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
gentile ragazza,
penso che se non ha ancora risolto l'agorafobia con le precedenti terapie ha con ogni probabilità delle paure inconsce che non ha superato. Le terapie potrebbero non averle prese in considerazione o le manovre terapeutiche non sono state abbastanza efficaci.
Mi sembra possibile che possa essersi verificata la prima ipotesi, dal momento che ambedue gli approcci con cui ha sostenuto le terapie non affrontano direttamente l'analisi dell'inconscio. Ciò non significa che tali approcci siano inefficaci, semplicemente utilizzano strade diverse per risolvere il problema.

Esiste però anche una terza via che, pur utilizzando ad es. la breve strategica, presta molta attenzione alle paure inconsce ed è quella che ho cercato di chiarire nell'articolo http://www.psicologi-italia.it/psicologia/attacchi-di-panico/1254/attacchi-di-panico-cura.html

Tenga comunque presente che anche la più efficace delle terapie presenta, secondo gli studi ad es. della breve strategica, una piccola percentuale di insuccessi ascrivibile a vari fattori.
cordialità
[#9]
Dr.ssa Michela De Simone Psicologo, Psicoterapeuta 61
Cara utente,
in accordo con la collega Sciubba, sarei anche io dell'opinione di riprendere un percorso di terapia breve strategica, visti i buoni risultati ottenuti.

Tenga presente che solitamente le sedute sono bisettimanali (questo potrebbe quindi permetterle di essere seguita con più continuità).

Per quanto riguarda il discorso farmacologico, ciò a cui deve pensare è che i farmaci sarebbero solo un'integrazione alla psicoterapia (che rimane comunque la manovra d'elezione per un disturbo come il suo); potrà concordare con la sua terapeuta se e quando sarà il caso di rivolgersi ad un medico che possa prescriverglieli, con lo scopo di ridurli e poi eliminarli non appena lo riterrà opportuno.

Quindi abbandoni le remore: sia per il trattamento farmacologico che per quello psicoterapeutico lo stallo è la decisione peggiore!

Prenda coraggio e, così come ha fatto finora, si dia un'altra opportunità!

Resto a disposizione per qualsiasi necessità o chiarimento,
un saluto,

Dr.ssa Michela De Simone
Psicologa
Nardò - Cutrofiano (Le)

[#10]
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ringrazio le dottoresse per le gentili risposte.

Posso dire che tra le due terapie, sicuramente la breve strategica mi stava dando dei risultati più concreti dal punto di vista dell'ansia. Avevo ripreso anche a muovermi un po' più serenamente, per lo meno in città. Ma era anche un altro periodo della mia vita, in cui potevo pensare solo a me stessa.
Quello che mi ha un po' scoraggiata,come dicevo, erano le sedute molto dilatate nel tempo e il fatto che speravo di risolvere un po' più rapidamente anche i problemi agorafobici.

Cambiando terapia invece ho notato sin da subito che questo mio problema è passato come in secondo piano, come se fosse per la terapeuta più importante affrontare altre mie problematiche piuttosto che questa. Quindi gradualmente ho ricominciato a peggiorare e adesso la paura di muovermi di casa ha ripreso il sopravvento.

Devo dire però per correttezza, che il peggioramento più grave è coinciso anche con il cambiamento di alcuni aspetti importanti della mia vita (tra cui l'occuparmi di una persona gravemente malata in famiglia), che mi hanno portata ad un sovraccarico di impegni stressanti che hanno limitato ancora di più la mia libertà.
Da un anno a questa parte ho poco tempo da dedicare a me stessa , e in quei pochi momenti in cui posso uscire e vorrei svagarmi e rilassarmi, son condannata invece a stare nell'ansia e nel panico.

Mi piacerebbe trovare la strada che mi aiuti a sconfiggere davvero questo problema, o quanto meno a gestirlo, in modo da poter avere un'esistenza dignitosa. Sono ancora giovane e sento che la mia vita mi sta scivolando di mano senza averla mai vissuta.

Vi ringrazio per le gentili risposte, sicuramente mi state aiutando a schiarire le idee.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto