Non voglio uscire con i miei
Salve,sono una ragazza di 23anni e non so da dove cominciare.Ho questa sensazione,ogni volta che devo uscire con i miei genitori (mangiare fuori,fare spesa insieme),di ansia,depressione,detto chiaramente,non voglio.So che è una brutta cosa da dire,e per questo mi sento in colpa,so che ci sono molte persone che darebbero tutto per stare con i propri genitori,e mi sento ancora peggio.Vorrei capire perchè provo queste sensazioni,perchè sto così male ogni volta che succede.Spiego un po' la mia situazione.Partendo dal presupposto che sono una persona timida e abbastanza introversa,ho avuto un'infanzia/adolescenza traumatica,sono stata vittima di bullismo da quando avevo 8anni fino ai 18più o meno,non ne ho mai fatto parola con nessuno,perchè mi vergognavo,era troppo imbarazzante per me ammettere che mi prendevano in giro,ridevano di me,così un po' alla volta mi sono creata una corazza,dall'esterno sembrava che non mi importasse nulla,ma dentro mi logorava sempre di più.Così,quando avevo 15anni più o meno,mi sono allontanata dagli amici dell'epoca,(che non si sono mai permessi di difendermi),perchè non ne potevo più,avevo paura anche a uscire di casa,li vedevo tutti i giorni nel pullman e era puro terrore.Così ho abbandonato gli amici e mi sono chiusa in casa,errore,perchè all'inizio mi sembrava di stare bene,ma poi la cosa ha iniziato a diventare pesante,e dopo un paio di anni,siccome non mi sfogo mai,sono scoppiata,ho passato un periodo brutto,mi sentivo sola,non volevo stare a casa,ma poi è passato,sono riuscita a riprendermi.Purtroppo questa è una cosa che mi ha segnato parecchio, ancora ora mi porto dietro le conseguenze.Scusate questo era più uno sfogo,comunque credo sia cominciato tutto da qui,perchè mi sono persa tutto,le uscite con gli amici,le serate in discoteca,le chiacchiere,i viaggi,le notti in spiaggia,tutte cose che non potro' riavere e che non fanno parte del mio bagaglio personale.I miei genitori non mi hanno mai impedito di uscire,anzi mi invogliavano a farlo e non capivano perchè non volessi,ma sono persone chiuse,non hanno amici,se non ci sono io non fanno niente,non vanno da nessuna parte,e quelle poche volte che venivo invitata,tipo a capodanno,dicevo di no per non lasciarli soli.Qui si riallaccia il discorso di mia sorella,che è l'opppsto mio;non l'è mai importato degli altri,lei ha vossuto la sua vita,e durante l'adolescenza io non l'ho vista quasi mai (ha 2anni più di me).Anche questa è stata dura per me,ora,da un paio di anni,ha staccato con gli amici,il ragazzo,perchè "si vuole concentrare su se stessa" e ce l'ho sempre vicina;lei è abituata a uscire,quindi io la devo accompagnare,solo che odio uscire nel mio paese e limitrofi,e non voglio uscire sempre con lei,anche perchè ha un carattere forte e io non riesco a essere me stessa.Spero possiate aiutarmi a capire il problema esposto all'inizio,perchè ci sto veramente male,so di avere bisogno di uno psicologo,ma come fare?Non ho la forza di spiegare perchè ne ho bisogno.Grazie
[#1]
Gentile ragazza,
la famiglia deve essere un luogo in cui i figli vengono accolti, allevati e supportati nella loro crescita fisico-psichica, in vista della loro autonomia ed indipendenza che non dovrà essere affettiva , ma sicuramente economica e comportamentale.
In altre parole va soddisfatto l'istinto di prosecuzione della specie, dal momento che solitamente i genitori non sopravvivono ai loro figli. Ciò comporta ovviamente che i figli dall'ambiente ristretto familiare si proiettino sempre di più, durante la loro crescita, nella società.
Nel suo caso questo processo di autonomia e maggiore inserimento nella società sembra avere delle difficoltà maggiori delle usuali.
Le consiglio perciò di consultare uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
la famiglia deve essere un luogo in cui i figli vengono accolti, allevati e supportati nella loro crescita fisico-psichica, in vista della loro autonomia ed indipendenza che non dovrà essere affettiva , ma sicuramente economica e comportamentale.
In altre parole va soddisfatto l'istinto di prosecuzione della specie, dal momento che solitamente i genitori non sopravvivono ai loro figli. Ciò comporta ovviamente che i figli dall'ambiente ristretto familiare si proiettino sempre di più, durante la loro crescita, nella società.
Nel suo caso questo processo di autonomia e maggiore inserimento nella società sembra avere delle difficoltà maggiori delle usuali.
Le consiglio perciò di consultare uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#2]
Gentile Ragazza,
mi colpiscono le sue parole e anche il fatto che dal "non voglio uscire con i miei" (titolo del suo post) poi leggendolo in effetti si apra un mondo che mi sembra vada al di là poi del caso specifico.
Lei ci ha aperto il suo cuore e anche la grande sofferenza che si è portata avanti tutti questi anni, il bullismo, la sua difficoltà a parlarne e anzi, la "corazza" come dice bene anche lei ossia il fatto di sforzarsi di far vedere che tutto va bene o che niente le importa quando invece non è così e il suo star male credo dimostri la sua alta sensibilità ... che però credo sia sia trasformata in paura, paura degli, dei giudizi, di essere presa ancora in giro, di non sentirsi mai all'altezza delle situazioni. Quanto deve esserle pesato!
Credo che la sua difficoltà di uscire e accompagnare i suoi debba essere inquadrata all'interno di tutto ciò che ha vissuto e di cui ci ha scritto e non come un fatto isolato con una sola causa.
Le sarebbe utile richiedere un aiuto con un/una nostro/a Collega, anche rivolgendosi a una struttura pubblica.
"Non ho la forza di spiegare perchè ne ho bisogno"
Cosa intende?
E' la mancanza di forza o la paura, il timore di non essere capita?
Cordialmente
mi colpiscono le sue parole e anche il fatto che dal "non voglio uscire con i miei" (titolo del suo post) poi leggendolo in effetti si apra un mondo che mi sembra vada al di là poi del caso specifico.
Lei ci ha aperto il suo cuore e anche la grande sofferenza che si è portata avanti tutti questi anni, il bullismo, la sua difficoltà a parlarne e anzi, la "corazza" come dice bene anche lei ossia il fatto di sforzarsi di far vedere che tutto va bene o che niente le importa quando invece non è così e il suo star male credo dimostri la sua alta sensibilità ... che però credo sia sia trasformata in paura, paura degli, dei giudizi, di essere presa ancora in giro, di non sentirsi mai all'altezza delle situazioni. Quanto deve esserle pesato!
Credo che la sua difficoltà di uscire e accompagnare i suoi debba essere inquadrata all'interno di tutto ciò che ha vissuto e di cui ci ha scritto e non come un fatto isolato con una sola causa.
Le sarebbe utile richiedere un aiuto con un/una nostro/a Collega, anche rivolgendosi a una struttura pubblica.
"Non ho la forza di spiegare perchè ne ho bisogno"
Cosa intende?
E' la mancanza di forza o la paura, il timore di non essere capita?
Cordialmente
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
[#3]
Utente
Vi ringrazio per le risposte, dr.ssa Sciubba prendero' in considerazione il suggerimento. Dr.ssa La manna, è vero quello che dice, sono molto sensibile, ci resto male facilmente, per ogni minima cosa, tendo a pensare prima agli altri e poi a me stessa, e questa cosa non mi piace. Immaginavo che questo problema fosse legato a quello dell'adolescenza, ma la mia priorità è capire perchè reagisco così. Cioè, ho passato tutte le feste (natale, pasqua) con i miei da quando ho 15anni, ora ho 23anni e le cose non sono cambiate; è frustrante, cioè, miei coetanei sono sposati, hanno un figlio, e io sto qui a fare cosa, mi sembra di essere ferma, di non andare nè avanti nè indietro. Non che io voglia sposarmi ora, ma non mi sento realizzata. Allora dico, perchè farlo vedere a tutti. Preferirei stare a casa, e vorrei che loro facessero queste cose senza di me. Non ho la forza di spiegare per vari motivi; perchè ripercorrere tutto quello che è successo non è facile, perchè mi sono costruita una maschera e non voglio che mi vedano in altro modo, perchè non so esprimere le mie emozioni e non voglio che pensino "poverina, chissa come ha sofferto", non voglio fargli pena e non voglio farli sentire in colpa. Ma credo soprattutto perchè non mi piace essere fragile.
[#4]
Gentile utente,
Da quello che ci racconta di se` Lei e' riuscita a compensare perfettamente le Sue caratteristiche caratteriali e le Sue difficolta' relative agli eventi di vita con le risposte ad esse.
Si e' *protetta* da un contesto che la spaventava e per farlo ha utilizzato i Suoi!
Di questo La invito a prendere atto! Con onesta` intellettuale verso se' stessa prima di tutto!
Ora vorrebbe fare un *passi fuori* ! E di questo ha senz'altro opportunita' e possibilita' ora!
Bisogna capire e sapere cosa Lei cerchi e se sia in grado ora di andare incontro a tali nuove esperienze. Per elaborare tutto cio' Lei dovrebbe rivolgersi ad uno psicoterapeuta dinamico con il quale ripercorrere le *tappe evolutive* che hanno portato al Suo *ritiro sociale* . Capire le *cause* profonde che lo hanno determinato. Per elaborarle e superarle. Senza schermarsi dietro a facili *timori*.
Spesso si possono erroneamente invertire le *cause* con *gli effetti* e cio' va decodificato con cura per evitare di arenarsi.
Ora ha raggiunto una maggiore maturita` e potrebbe cercare di farlo.
Ovviamente non si cambia dall'oggi al domani! Occorre procedere per tappe. E fare delle soste quando si sale di livello.
Occorre volonta', sincerita' verso se stessi e capacità'. E occorre una alleanza terapeutica valida per fronteggiare i momenti di destabilizzazione! Che possono capitare!
Quindi ci rifletta bene!
E ci mandi Sue notizie se lo desidera!
Da quello che ci racconta di se` Lei e' riuscita a compensare perfettamente le Sue caratteristiche caratteriali e le Sue difficolta' relative agli eventi di vita con le risposte ad esse.
Si e' *protetta* da un contesto che la spaventava e per farlo ha utilizzato i Suoi!
Di questo La invito a prendere atto! Con onesta` intellettuale verso se' stessa prima di tutto!
Ora vorrebbe fare un *passi fuori* ! E di questo ha senz'altro opportunita' e possibilita' ora!
Bisogna capire e sapere cosa Lei cerchi e se sia in grado ora di andare incontro a tali nuove esperienze. Per elaborare tutto cio' Lei dovrebbe rivolgersi ad uno psicoterapeuta dinamico con il quale ripercorrere le *tappe evolutive* che hanno portato al Suo *ritiro sociale* . Capire le *cause* profonde che lo hanno determinato. Per elaborarle e superarle. Senza schermarsi dietro a facili *timori*.
Spesso si possono erroneamente invertire le *cause* con *gli effetti* e cio' va decodificato con cura per evitare di arenarsi.
Ora ha raggiunto una maggiore maturita` e potrebbe cercare di farlo.
Ovviamente non si cambia dall'oggi al domani! Occorre procedere per tappe. E fare delle soste quando si sale di livello.
Occorre volonta', sincerita' verso se stessi e capacità'. E occorre una alleanza terapeutica valida per fronteggiare i momenti di destabilizzazione! Che possono capitare!
Quindi ci rifletta bene!
E ci mandi Sue notizie se lo desidera!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#5]
Gentile utente,
- non solo Lei non vuole uscire con i Suoi che - senza di Lei - <<sono persone chiuse,non hanno amici,se non ci sono io non fanno niente,non vanno da nessuna parte,e quelle poche volte che venivo invitata,tipo a capodanno,dicevo di no per non lasciarli soli.<<
- ma, oltre tutto, da un po' Sua sorella - sempre latitante - ora che si è concentrata su di sè, ha sempre bisogno di Lei e Le sta sempre vicina; e Lei la deve accompagnare se esce.
Cara ragazza,
Quando arriverà il suo turno?
Quello in cui penserà a sè?
Quando riuscirà a non provare sensi di colpa se, alla Sua età, pensa un poco a Sè finalmente?
Forse Le sembrano strane parole,
pensa di non farcela,
eppure l'aver scritto qui testimonia un'insoddisfazione e un bisogno profondi.
Se non ce la fa da sola, chieda aiuto ad un/a nostro/a Collega! Ne va della qualità della Sua vita.
- non solo Lei non vuole uscire con i Suoi che - senza di Lei - <<sono persone chiuse,non hanno amici,se non ci sono io non fanno niente,non vanno da nessuna parte,e quelle poche volte che venivo invitata,tipo a capodanno,dicevo di no per non lasciarli soli.<<
- ma, oltre tutto, da un po' Sua sorella - sempre latitante - ora che si è concentrata su di sè, ha sempre bisogno di Lei e Le sta sempre vicina; e Lei la deve accompagnare se esce.
Cara ragazza,
Quando arriverà il suo turno?
Quello in cui penserà a sè?
Quando riuscirà a non provare sensi di colpa se, alla Sua età, pensa un poco a Sè finalmente?
Forse Le sembrano strane parole,
pensa di non farcela,
eppure l'aver scritto qui testimonia un'insoddisfazione e un bisogno profondi.
Se non ce la fa da sola, chieda aiuto ad un/a nostro/a Collega! Ne va della qualità della Sua vita.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 10.8k visite dal 27/08/2016.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).