Attacchi di rabbia bambino 5 anni
Mio figlio di 5 anni manifesta negli ultimi mesi improvvisi attacchi di rabbia, rivolti quasi esclusivamente verso la figura materna. La causa scatenante è spesso una scusa banale: una richiesta non soddisfatta (un gioco nuovo, un'uscita con gli amici, ...), un capo di abbigliamento non gradito, una visita medica,...
Il bambino è solitamente molto ragionevole, ascolta con attenzione la spiegazione del perchè dei no e delle nostre scelte educative e, nel limite del possibile, le accetta. E' un bambino generalmente tranquillo, che ha buoni rapporti con i coetanei (ha iniziato a frequentare il nido a 9 mesi), con la sorellina (di 3 anni e mezzo)e con gli adulti; ama molto disegnare,scrivere e farsi leggere o raccontare favole e filastrocche, ma partecipa altrettanto volentieri anche a giochi all'aria aperta, che prevedano la possibilità di correre e saltare liberamente. Teme molto, invece, le situazioni che lo pongono "in competizione" con gli altri (siano essi sconosciuti o amici/parenti, compresa la sorella)e tende a rifiutare tutte le situazioni "nuove". Giusto a titolo d'esempio, si rifiuta anche solo di provare qualunque attività sportiva o ludica(al contrario della sorellina che accoglie con entusiasmo e desiderio di sperimentare qualunque cosa le venga proposta); ha inoltre stabilito precise caratteristiche da evitare nei capi di abbigliamento (niente bottoni, nè cerniere, nè colletti, calzini lunghi,...)e ad ogni cambio di stagione insiste per giorni a rifiutare la manica lunga, il pantalone corto o il giubbotto.
Pur cercando di non assecondare i capricci, abbiamo sempre cercato di comprendere questo suo bisogno di sicurezze ed abitudini, lavorando con pazienza (anche se non sempre con i risultati voluti) per rafforzare il suo sè. Ultimamente, però, i capricci si sono trasformati in vere e proprie crisi "isteriche": di fronte all'imprevisto o al rifiuto di una richiesta, lui comincia a colpire con forza la mamma con calci, pugni o pizzicotti e urla rabbioso parole e frasi senza senso; talvolta prende a calci la porta o il muro o getta per terra gli oggetti e rischia di farsi male.In occasione dell'ultima vaccinazione un mese fa è stato necessario l'aiuto di tre infermieri per tenerlo fermo e durante la visita oculistica si è rifiutato di collaborare, cominciando a scalciare e gridare che voleva andarsene.
In questi frangenti diventa totalmente incapace di ascoltare e riflettere e a nulla servono spiegazioni ragionevoli, nè tantomeno sgridate o rimproveri. Al termine della crisi, che può durare dai 5 ai 30 minuti,(e durante la quale mi limito a vigilare sulla sua incolumità fisica ed, eventualmente a trattenerlo), rimane prostrato, quasi svuotato e, chiamato a riflettere sull'accaduto, è incapace di trovare le motivazioni della propria rabbia e profondamente dispiaciuto.
La mia impressione è che, da una parte, abbia una profonda insicurezza sulle sue possibilità, e che, dall'altra, si senta terribilmente tradito dalla mamma (che ha eretto a garante della sua tranquillità)quando si verificano episodi fuori dal suo controllo. Solo così riesco a spiegarmi perchè si scagli esclusivamente verso di me in quel modo.
Va aggiunto che;
- il papà è assente intere settimane per lavoro e che, nei confronti della figura paterna, il bambino nutre molto affetto, timore e anche un po' di gelosia (lo chiama quotidianamente per raccontare la propria giornata ma, a volte, è quasi infastidito quando ritorna ad occupare i suoi spazi)
- a scuola materna non ha assolutamente mai dato segni di disagio e le maestre lo descrivono come un bambino sereno, attento e collaborativo
- non siamo riusciti ad evidenziare una causa unica per lo scatenarsi di queste manifestazioni anche se il loro inizio è coinciso con il ritorno a scuola, con l'inserimento della sorellina nella stessa scuola (vissuto forse come un'invasione dei propri spazi/amicizie), con una serie di accertamenti medici succedutisi in breve tempo e con la ripresa del lavoro da parte della mamma.
E' forse vero che, di fronte a tanti avvenimenti, un bambino ha pure il diritto di essere arrabbiato (come fa notare il pediatra) ma siamo sinceramente preoccupati e vorremo capire come gestire e arginare la situazione, senza conseguenze o strascichi per il piccolo.
Grazie
Marina
Il bambino è solitamente molto ragionevole, ascolta con attenzione la spiegazione del perchè dei no e delle nostre scelte educative e, nel limite del possibile, le accetta. E' un bambino generalmente tranquillo, che ha buoni rapporti con i coetanei (ha iniziato a frequentare il nido a 9 mesi), con la sorellina (di 3 anni e mezzo)e con gli adulti; ama molto disegnare,scrivere e farsi leggere o raccontare favole e filastrocche, ma partecipa altrettanto volentieri anche a giochi all'aria aperta, che prevedano la possibilità di correre e saltare liberamente. Teme molto, invece, le situazioni che lo pongono "in competizione" con gli altri (siano essi sconosciuti o amici/parenti, compresa la sorella)e tende a rifiutare tutte le situazioni "nuove". Giusto a titolo d'esempio, si rifiuta anche solo di provare qualunque attività sportiva o ludica(al contrario della sorellina che accoglie con entusiasmo e desiderio di sperimentare qualunque cosa le venga proposta); ha inoltre stabilito precise caratteristiche da evitare nei capi di abbigliamento (niente bottoni, nè cerniere, nè colletti, calzini lunghi,...)e ad ogni cambio di stagione insiste per giorni a rifiutare la manica lunga, il pantalone corto o il giubbotto.
Pur cercando di non assecondare i capricci, abbiamo sempre cercato di comprendere questo suo bisogno di sicurezze ed abitudini, lavorando con pazienza (anche se non sempre con i risultati voluti) per rafforzare il suo sè. Ultimamente, però, i capricci si sono trasformati in vere e proprie crisi "isteriche": di fronte all'imprevisto o al rifiuto di una richiesta, lui comincia a colpire con forza la mamma con calci, pugni o pizzicotti e urla rabbioso parole e frasi senza senso; talvolta prende a calci la porta o il muro o getta per terra gli oggetti e rischia di farsi male.In occasione dell'ultima vaccinazione un mese fa è stato necessario l'aiuto di tre infermieri per tenerlo fermo e durante la visita oculistica si è rifiutato di collaborare, cominciando a scalciare e gridare che voleva andarsene.
In questi frangenti diventa totalmente incapace di ascoltare e riflettere e a nulla servono spiegazioni ragionevoli, nè tantomeno sgridate o rimproveri. Al termine della crisi, che può durare dai 5 ai 30 minuti,(e durante la quale mi limito a vigilare sulla sua incolumità fisica ed, eventualmente a trattenerlo), rimane prostrato, quasi svuotato e, chiamato a riflettere sull'accaduto, è incapace di trovare le motivazioni della propria rabbia e profondamente dispiaciuto.
La mia impressione è che, da una parte, abbia una profonda insicurezza sulle sue possibilità, e che, dall'altra, si senta terribilmente tradito dalla mamma (che ha eretto a garante della sua tranquillità)quando si verificano episodi fuori dal suo controllo. Solo così riesco a spiegarmi perchè si scagli esclusivamente verso di me in quel modo.
Va aggiunto che;
- il papà è assente intere settimane per lavoro e che, nei confronti della figura paterna, il bambino nutre molto affetto, timore e anche un po' di gelosia (lo chiama quotidianamente per raccontare la propria giornata ma, a volte, è quasi infastidito quando ritorna ad occupare i suoi spazi)
- a scuola materna non ha assolutamente mai dato segni di disagio e le maestre lo descrivono come un bambino sereno, attento e collaborativo
- non siamo riusciti ad evidenziare una causa unica per lo scatenarsi di queste manifestazioni anche se il loro inizio è coinciso con il ritorno a scuola, con l'inserimento della sorellina nella stessa scuola (vissuto forse come un'invasione dei propri spazi/amicizie), con una serie di accertamenti medici succedutisi in breve tempo e con la ripresa del lavoro da parte della mamma.
E' forse vero che, di fronte a tanti avvenimenti, un bambino ha pure il diritto di essere arrabbiato (come fa notare il pediatra) ma siamo sinceramente preoccupati e vorremo capire come gestire e arginare la situazione, senza conseguenze o strascichi per il piccolo.
Grazie
Marina
[#1]
Gentile utente,
un bambino ha certo diritto ad essere arrabbiato, come lei stessa dice ed è altrettanto vero che un bambino di 5 anni esprime il disagio e le paure attraverso segnali in grado di "attivare" coloro che si prendono cura di lui.
Pare che il malessere si faccia più acuto in momenti di cambiamento, di novità e di rottura rispetto a routines consolidate, momenti in cui verosimilmente il bambino potrebbe sentirsi più fragile e bisognoso di protezione e rassicurazione (che potrebbe equivalere- per il bambino- al desiderio di annullare ogni cambiamento).
Quando parla di "accertamenti medici succedutisi in breve tempo"...si riferisce al bambino o a qualche familiare?
In ogni caso, e ne parli anche col pediatra, mi sembra che possa essere utile, a lei e a suo marito, un colloquio con uno psicologo che vi possa accompagnare nella comprensione e nella gestione di questi momenti, soprattutto in vista del fatto che possono mettere in pericolo l'incolumità del bambino stesso.
Ci tenga informati,
cordiali saluti
un bambino ha certo diritto ad essere arrabbiato, come lei stessa dice ed è altrettanto vero che un bambino di 5 anni esprime il disagio e le paure attraverso segnali in grado di "attivare" coloro che si prendono cura di lui.
Pare che il malessere si faccia più acuto in momenti di cambiamento, di novità e di rottura rispetto a routines consolidate, momenti in cui verosimilmente il bambino potrebbe sentirsi più fragile e bisognoso di protezione e rassicurazione (che potrebbe equivalere- per il bambino- al desiderio di annullare ogni cambiamento).
Quando parla di "accertamenti medici succedutisi in breve tempo"...si riferisce al bambino o a qualche familiare?
In ogni caso, e ne parli anche col pediatra, mi sembra che possa essere utile, a lei e a suo marito, un colloquio con uno psicologo che vi possa accompagnare nella comprensione e nella gestione di questi momenti, soprattutto in vista del fatto che possono mettere in pericolo l'incolumità del bambino stesso.
Ci tenga informati,
cordiali saluti
Dr.ssa Virginia Caprino
[#2]
Gentile signora
Di fronte a una descrizione ricca di dettagli come la sua, che offre più spunti di riflessione, la pur sempre necessaria premessa è che da qui è possibile formulare solo delle ipotesi. Una valutazione più precisa di quanto sta avvenendo può esser fatta solo a fronte di visite specialistiche, di persona. Quindi la prego di voler leggere quanto segue solo come un'ipotesi, non necessariamente esatta né definitiva.
Detto questo, se me lo permette, le dirò le mie impressioni.
Di fronte all'espressione di sensazioni forti come la rabbia, la cosa più utile è prenderla alla lettera, senza cercare troppo d'interpretare o di trovare secondi significati.
Se suo figlio manifesta espressioni di rabbia nei suoi confronti, è molto probabile che ciò che lui prova sia proprio rabbia, non insicurezza. L'insicurezza, semmai, può derivare dallo stare ricevendo un trattamento un po' troppo normativo, freddo e distaccato, per un bambino di quest'età.
Non vorrei che mi fraintendesse. Dò per scontato che nei confronti di suo figlio lei si stia comportando spinta dalle migliori intenzioni. Tuttavia, devo dirle che la sua descrizione è tanto ricca di dettagli, descrizioni, situazioni e regole, quanto arida d'espressioni d'affetto.
Provo a darle alcune indicazioni:
- Lei inizia riferendosi a se stessa, la madre, come "la figura materna";
- Dice che: "il bambino è solitamente molto ragionevole". Mi perdoni, ma da un bambino di 5 anni lei pensa che sia davvero meglio aspettarsi che sia "solitamente molto ragionevole", oppure "solitamente molto vivace"?
- "Ascolta con attenzione la spiegazione del perchè dei no e delle nostre scelte educative e, nel limite del possibile, le accetta". Se è davvero così, credo si possa dire che state trattando vostro figlio come se fosse già "grande". E il problema è che lui ci sta davvero credendo.
- Se il bambino a voi sembra avere "una profonda insicurezza sulle proprie possibilità" e paura della competizione, ciò potrebbe essere dovuto proprio al fatto che, avendo troppe regole da rispettare e dovendo stare attento a non infrangerle, preferisca non provare nemmeno a confrontarsi, per paura di sbagliare qualcosa.
Il risultato di tutto ciò è che a volte, per fortuna, scoppia e lascia andare tutto quanto ha dovuto reprimere fino a quel momento. Se non che, viene subito "chiamato a riflettere sull'accaduto, è incapace di trovare le motivazioni della propria rabbia e profondamente dispiaciuto".
E così non solo ha dovuto reprimere, non solo è dovuto scoppiare, ma ora deve anche farsi una ragione e "rendersi conto" che il suo scatto d'ira è pure sbagliato.
Non vorrei sembrarle troppo duro né scortese, ma se le cose stanno davvero come le ha descritte, non è il bambino che sta sbagliando qualcosa. Il bambino non sta sbagliando niente. Sta reagendo con le possibilità che può avere data la sua età e mi pare che da questo punto di vista stia facendo anche troppo. E l'ambivalenza che mostra nei confronti della "figura paterna" è del tutto comprensibile, date le scarse occasioni che "essa" ha di passare un po' di tempo con suo figlio.
Non è che un bambino ha il diritto ogni tanto d'essere arrabbiato, come vi ha detto il pediatra. È che QUESTO bambino ha il sacrosanto diritto di esserlo.
Credo che la cosa migliore da fare, soprattutto per il bene di vostro figlio, sia di cercare un aiuto specialistico per aiutarvi a ricreare un rapporto più armonioso, meno normativo e soprattutto più affettuoso almeno fra lei e suo figlio, se il padre è spesso assente per lavoro. Gli specialisti che potete interpellare sono o uno psicologo dell'età evolutiva o un neuropsichiatra infantile per quanto riguarda il bambino. Ma sarebbe indicata anche una consulenza psicologica di tipo familiare, e su questo potrete essere orientati da questi stessi specialisti.
Cordiali saluti
Di fronte a una descrizione ricca di dettagli come la sua, che offre più spunti di riflessione, la pur sempre necessaria premessa è che da qui è possibile formulare solo delle ipotesi. Una valutazione più precisa di quanto sta avvenendo può esser fatta solo a fronte di visite specialistiche, di persona. Quindi la prego di voler leggere quanto segue solo come un'ipotesi, non necessariamente esatta né definitiva.
Detto questo, se me lo permette, le dirò le mie impressioni.
Di fronte all'espressione di sensazioni forti come la rabbia, la cosa più utile è prenderla alla lettera, senza cercare troppo d'interpretare o di trovare secondi significati.
Se suo figlio manifesta espressioni di rabbia nei suoi confronti, è molto probabile che ciò che lui prova sia proprio rabbia, non insicurezza. L'insicurezza, semmai, può derivare dallo stare ricevendo un trattamento un po' troppo normativo, freddo e distaccato, per un bambino di quest'età.
Non vorrei che mi fraintendesse. Dò per scontato che nei confronti di suo figlio lei si stia comportando spinta dalle migliori intenzioni. Tuttavia, devo dirle che la sua descrizione è tanto ricca di dettagli, descrizioni, situazioni e regole, quanto arida d'espressioni d'affetto.
Provo a darle alcune indicazioni:
- Lei inizia riferendosi a se stessa, la madre, come "la figura materna";
- Dice che: "il bambino è solitamente molto ragionevole". Mi perdoni, ma da un bambino di 5 anni lei pensa che sia davvero meglio aspettarsi che sia "solitamente molto ragionevole", oppure "solitamente molto vivace"?
- "Ascolta con attenzione la spiegazione del perchè dei no e delle nostre scelte educative e, nel limite del possibile, le accetta". Se è davvero così, credo si possa dire che state trattando vostro figlio come se fosse già "grande". E il problema è che lui ci sta davvero credendo.
- Se il bambino a voi sembra avere "una profonda insicurezza sulle proprie possibilità" e paura della competizione, ciò potrebbe essere dovuto proprio al fatto che, avendo troppe regole da rispettare e dovendo stare attento a non infrangerle, preferisca non provare nemmeno a confrontarsi, per paura di sbagliare qualcosa.
Il risultato di tutto ciò è che a volte, per fortuna, scoppia e lascia andare tutto quanto ha dovuto reprimere fino a quel momento. Se non che, viene subito "chiamato a riflettere sull'accaduto, è incapace di trovare le motivazioni della propria rabbia e profondamente dispiaciuto".
E così non solo ha dovuto reprimere, non solo è dovuto scoppiare, ma ora deve anche farsi una ragione e "rendersi conto" che il suo scatto d'ira è pure sbagliato.
Non vorrei sembrarle troppo duro né scortese, ma se le cose stanno davvero come le ha descritte, non è il bambino che sta sbagliando qualcosa. Il bambino non sta sbagliando niente. Sta reagendo con le possibilità che può avere data la sua età e mi pare che da questo punto di vista stia facendo anche troppo. E l'ambivalenza che mostra nei confronti della "figura paterna" è del tutto comprensibile, date le scarse occasioni che "essa" ha di passare un po' di tempo con suo figlio.
Non è che un bambino ha il diritto ogni tanto d'essere arrabbiato, come vi ha detto il pediatra. È che QUESTO bambino ha il sacrosanto diritto di esserlo.
Credo che la cosa migliore da fare, soprattutto per il bene di vostro figlio, sia di cercare un aiuto specialistico per aiutarvi a ricreare un rapporto più armonioso, meno normativo e soprattutto più affettuoso almeno fra lei e suo figlio, se il padre è spesso assente per lavoro. Gli specialisti che potete interpellare sono o uno psicologo dell'età evolutiva o un neuropsichiatra infantile per quanto riguarda il bambino. Ma sarebbe indicata anche una consulenza psicologica di tipo familiare, e su questo potrete essere orientati da questi stessi specialisti.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 91.5k visite dal 30/10/2008.
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