Bugie ed invidia cronica
Sto diventando un bugiardo cronico.
Mento ai miei amici, con le persone che mi vogliono bene: voglio che gli altri pensino che la mia vita sia più interessante e meno deprimente di quanto in realtà non sia.
Mento a me stesso, mento dicendo quello che provo, quello che mi aspetto da una relazione.
Mento sui social network, ostentando una vita ed una personalità che non sempre sento mia.
Ostento una felicità che non mi è mai appartenuta.
E sto diventando invidioso, sono egoista, sto diventando cattivo e me ne rendo conto.
Mi capita delle volte di parlare a sproposito.
Ieri mi ha fermato una volante della polizia per un controllo di routine ed io mi sono preso una confidenza che non avevo e... ragazzi miei... io non me ne sono minimamente reso conto (a ripensaci sono stato assolutamente fuori luogo).
Ho conosciuto un ragazzo che potrebbe, forse, essere quello giusto.
Lo so perché lo osservo salire in macchina e fare quella smorfia e mi viene da sorridere.
E viene da sorridere a me, che sono così esigente sul fisico, così attento ai dettagli, a me che di gente ne incontro tanta e che non mi piace mai nessuno.
Eppure gli dico che cerco solo divertimento perché non lo so neanche io.
A volte penso di essere ancora fermo a tre anni, a quando avevo 18 anni e mi sono innamorato del mio migliore amico etero (classico).
Non gliel'ho mai detto, ho aspettato che si rifacesse una vita, che si rifacesse il giro di amicizie che aveva perso, che cambiasse città per lo studio.
Lui era così solo in quel periodo ed io mi sentivo così bene a sapere di poterlo aiutare, a sapere che lui potesse appoggiarsi su di me.
Mi confiderà tante di quelle cose, di quelle insicurezze: ''grazie di avermi ascoltato'' mi dirà una sera di luglio dal finestrino.
E credetemi che detto da lui, così uomo, così richiesto dalle ragazze, così popolare a me ha aiutato tanto a crescere, a diventare quello che sono oggi, ad uscire dal mio personaggio.
Poi quando proprio non ce la facevo più a sostenere la cosa sono scappato da quell'amicizia meravigliosa, dalla nostra invidiabile confidenza.
Probabilmente se anche non gliel'ho mai detto avrà capito lo stesso, magari l'ha sempre saputo.
Però ci sono giorni, tanti giorni, in cui immagino alcune scenette di vita con lui: non di sesso, non più.
E neanche d'amore, ho superato quella fase distruttiva se Dio vuole (e l'ho fatto come si superano tutte le fasi distruttive, con tanta tanta sofferenza).
Immagino di presentargli i miei amici di adesso, di parlargli dei miei successi con l'università, dei miei successi con la palestra.
Eppure è passato così tanto tempo: io so che un po' di sana nostalgia ci potrebbe pure stare, ma io sento che se non faccio pace con questo episodio della mia vita, se non faccio pace con lui, se non perdono me stesso per aver perso quello che -probabilmente- sarà il rapporto più autentico che potrò avere io non sentirò mai veramente di meritarmi la felicità.
E allora ecco le bugie, ecco l'invidia, ecco il non sapersi godere una vita piena di amici, di piccoli successi, piena di piacevoli flirt.
Una vita che, tuttavia, sento sempre incompleta e, per questo, tremendamente infelice.
Mento ai miei amici, con le persone che mi vogliono bene: voglio che gli altri pensino che la mia vita sia più interessante e meno deprimente di quanto in realtà non sia.
Mento a me stesso, mento dicendo quello che provo, quello che mi aspetto da una relazione.
Mento sui social network, ostentando una vita ed una personalità che non sempre sento mia.
Ostento una felicità che non mi è mai appartenuta.
E sto diventando invidioso, sono egoista, sto diventando cattivo e me ne rendo conto.
Mi capita delle volte di parlare a sproposito.
Ieri mi ha fermato una volante della polizia per un controllo di routine ed io mi sono preso una confidenza che non avevo e... ragazzi miei... io non me ne sono minimamente reso conto (a ripensaci sono stato assolutamente fuori luogo).
Ho conosciuto un ragazzo che potrebbe, forse, essere quello giusto.
Lo so perché lo osservo salire in macchina e fare quella smorfia e mi viene da sorridere.
E viene da sorridere a me, che sono così esigente sul fisico, così attento ai dettagli, a me che di gente ne incontro tanta e che non mi piace mai nessuno.
Eppure gli dico che cerco solo divertimento perché non lo so neanche io.
A volte penso di essere ancora fermo a tre anni, a quando avevo 18 anni e mi sono innamorato del mio migliore amico etero (classico).
Non gliel'ho mai detto, ho aspettato che si rifacesse una vita, che si rifacesse il giro di amicizie che aveva perso, che cambiasse città per lo studio.
Lui era così solo in quel periodo ed io mi sentivo così bene a sapere di poterlo aiutare, a sapere che lui potesse appoggiarsi su di me.
Mi confiderà tante di quelle cose, di quelle insicurezze: ''grazie di avermi ascoltato'' mi dirà una sera di luglio dal finestrino.
E credetemi che detto da lui, così uomo, così richiesto dalle ragazze, così popolare a me ha aiutato tanto a crescere, a diventare quello che sono oggi, ad uscire dal mio personaggio.
Poi quando proprio non ce la facevo più a sostenere la cosa sono scappato da quell'amicizia meravigliosa, dalla nostra invidiabile confidenza.
Probabilmente se anche non gliel'ho mai detto avrà capito lo stesso, magari l'ha sempre saputo.
Però ci sono giorni, tanti giorni, in cui immagino alcune scenette di vita con lui: non di sesso, non più.
E neanche d'amore, ho superato quella fase distruttiva se Dio vuole (e l'ho fatto come si superano tutte le fasi distruttive, con tanta tanta sofferenza).
Immagino di presentargli i miei amici di adesso, di parlargli dei miei successi con l'università, dei miei successi con la palestra.
Eppure è passato così tanto tempo: io so che un po' di sana nostalgia ci potrebbe pure stare, ma io sento che se non faccio pace con questo episodio della mia vita, se non faccio pace con lui, se non perdono me stesso per aver perso quello che -probabilmente- sarà il rapporto più autentico che potrò avere io non sentirò mai veramente di meritarmi la felicità.
E allora ecco le bugie, ecco l'invidia, ecco il non sapersi godere una vita piena di amici, di piccoli successi, piena di piacevoli flirt.
Una vita che, tuttavia, sento sempre incompleta e, per questo, tremendamente infelice.
[#1]
Gentile utente,
E' un tema molto rilevante quello che desidera esprimerci!
Forse non tanto per porre una *domanda* terapeutica , quanto per condividerlo con persone che possano comprenderlo:
Quello della verita' di se stessi o della necessita` di celarsi.
Viviamo in un` epoca in cui la *menzogna* e' divenuta una forma di interazione sociale quasi obbligatoria per bypassare le difficolta'. Gli strumeti informatici, internet, i social, ci *regalano* la possibilita' di celarci, nasconderci, *venderci* come vorremmo essere e non siamo!
Poi all'improvviso tutto questo ci presenta il conto.
Ed ha ragione , perfettamente ragione, quando dice che in quel momento ci rendiamo conto dell'orrore della menzogna. Ci rendiamo conto che se neanche noi stessi ci attribuiamo la forza e la dignita` di mostrare la verita' di quello che siamo o sentiamo, e di apprezzarci per tutto questo, come potremmo mai sperare che lo facciano gli altri?
E' molto profondo il pensiero che ha condiviso qui con noi, molto forte e pudico ad un tempo! Ma forse l'emersione di questo pensiero Le sta comunicando che per Lei e' arrivato il momento di elaborarlo a fondo, compiutamente, di farlo sgorgare dal Suo inconscio, in un contesto condiviso con uno psicoterapeuta con cui sia riuscito a realizzare una comunicazione vera e autentica.
Divenire consapevoli della propria autenticita' e' un tema fondamentale delle teorie junghiane! L'esigenza di esprimerla per esistere come esseri umani. Per esserne degni.
E non per venderci! Come si farebbe con una merce.
Auguri e complimenti!
Non smetta di elaborare in se` tali temi!
E' un tema molto rilevante quello che desidera esprimerci!
Forse non tanto per porre una *domanda* terapeutica , quanto per condividerlo con persone che possano comprenderlo:
Quello della verita' di se stessi o della necessita` di celarsi.
Viviamo in un` epoca in cui la *menzogna* e' divenuta una forma di interazione sociale quasi obbligatoria per bypassare le difficolta'. Gli strumeti informatici, internet, i social, ci *regalano* la possibilita' di celarci, nasconderci, *venderci* come vorremmo essere e non siamo!
Poi all'improvviso tutto questo ci presenta il conto.
Ed ha ragione , perfettamente ragione, quando dice che in quel momento ci rendiamo conto dell'orrore della menzogna. Ci rendiamo conto che se neanche noi stessi ci attribuiamo la forza e la dignita` di mostrare la verita' di quello che siamo o sentiamo, e di apprezzarci per tutto questo, come potremmo mai sperare che lo facciano gli altri?
E' molto profondo il pensiero che ha condiviso qui con noi, molto forte e pudico ad un tempo! Ma forse l'emersione di questo pensiero Le sta comunicando che per Lei e' arrivato il momento di elaborarlo a fondo, compiutamente, di farlo sgorgare dal Suo inconscio, in un contesto condiviso con uno psicoterapeuta con cui sia riuscito a realizzare una comunicazione vera e autentica.
Divenire consapevoli della propria autenticita' e' un tema fondamentale delle teorie junghiane! L'esigenza di esprimerla per esistere come esseri umani. Per esserne degni.
E non per venderci! Come si farebbe con una merce.
Auguri e complimenti!
Non smetta di elaborare in se` tali temi!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta e condivido l'osservazione secondo cui era più uno sfogo che volevo condividere più che una vera e propria richiesta terapeutica.
Tempo fa, quando finì la storia d'amicizia col tipo di cui parlo (sicuramente è stato uno degli eventi che ha scandito la mia vita, la mia adolescenza di sicuro) mi sono rivolto ad uno psicoterapeuta: ma mi creda quando Le dico che sono rimasto molto deluso, insoddisfatto e con un certo risentimento dentro.
Complice poi il fatto che la mia storia coi medici (generalizzo, ma mi creda che non parlo di un'esperienza isolata), è stata molto scadente: ho sempre risolto i piccoli problemi fisici (per quanto un ventenne possa averne, ma qualcuno purtroppo non era così lieve) da solo, dato che i vari medici che ho consultato mi hanno sempre fornito soluzioni che alla fine non portavano a niente (se non a far spendere tanti soldi ai miei)
Probabilmente ero solo sbagliato il terapeuta per me, non lo metto in dubbio, ma sinceramente non ho tempo né voglia di spendere i pochi soldi che metto da parte con le ripetizioni per trovarne un altro.
Non sopporterei un altro tentativo fallito, accrescerebbe solo la mia rabbia verso la categoria.
Vedrò di coltivare al meglio le amicizie, che fortunatamente non mancano, e trovare la persona giusta con cui confidarmi di questa storia: molti miei amici la sanno a grandi linee, ma ho ormai spesso di parlarne, non si possono trascinare certe lamentele all'infinito, soprattutto con gli altri, che più che ascoltarti altro non possono fare.
Grazie comunque :)
Tempo fa, quando finì la storia d'amicizia col tipo di cui parlo (sicuramente è stato uno degli eventi che ha scandito la mia vita, la mia adolescenza di sicuro) mi sono rivolto ad uno psicoterapeuta: ma mi creda quando Le dico che sono rimasto molto deluso, insoddisfatto e con un certo risentimento dentro.
Complice poi il fatto che la mia storia coi medici (generalizzo, ma mi creda che non parlo di un'esperienza isolata), è stata molto scadente: ho sempre risolto i piccoli problemi fisici (per quanto un ventenne possa averne, ma qualcuno purtroppo non era così lieve) da solo, dato che i vari medici che ho consultato mi hanno sempre fornito soluzioni che alla fine non portavano a niente (se non a far spendere tanti soldi ai miei)
Probabilmente ero solo sbagliato il terapeuta per me, non lo metto in dubbio, ma sinceramente non ho tempo né voglia di spendere i pochi soldi che metto da parte con le ripetizioni per trovarne un altro.
Non sopporterei un altro tentativo fallito, accrescerebbe solo la mia rabbia verso la categoria.
Vedrò di coltivare al meglio le amicizie, che fortunatamente non mancano, e trovare la persona giusta con cui confidarmi di questa storia: molti miei amici la sanno a grandi linee, ma ho ormai spesso di parlarne, non si possono trascinare certe lamentele all'infinito, soprattutto con gli altri, che più che ascoltarti altro non possono fare.
Grazie comunque :)
[#3]
Gentile utente,
Mi dispiace che abbia avuto delle esperienze negative che ora Le consigliano di disimpegnarsi da un tentativo, forse desiderato a livello embrionale, di confrontarsi in un contesto professionale su temi per Lei rilevanti.
Spero tuttavia che l`avere scritto qui costituisca un riavvicinamento!
I migliori saluti
Mi dispiace che abbia avuto delle esperienze negative che ora Le consigliano di disimpegnarsi da un tentativo, forse desiderato a livello embrionale, di confrontarsi in un contesto professionale su temi per Lei rilevanti.
Spero tuttavia che l`avere scritto qui costituisca un riavvicinamento!
I migliori saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 07/08/2016.
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