Sensazione di fallimento

Sono una donna di trent'anni. Cresciuta in un paese di provincia, ho dovuto per anni accantonare gli studi universitari, in cui riuscivo molto bene, per stare accanto alla mia famiglia (entrambi genitori anziani, malati, con forti problemi psicologici). I miei genitori mi hanno condannata ad un’infanzia, ad un’adolescenza e ad un inizio dell’età adulta molto castranti: non mi lasciavano uscire di casa e non mi permettevano di maturare esperienze utili alla mia crescita personale, influendo sulla mia autostima e sulla mia socialità.
Ho svolto i lavori più svariati, sebbene umili. Alla morte di mio padre, e proprio sulla scia di quella morte (rimasta colpita, cioè, dall'idea di una vita non vissuta se non tra le mura domestiche, terminata dopo una lunga malattia) ho deciso di riprendere in mano la mia vita e di trasferirmi in un’altra città, sia per fuggire da quell'ambiente opprimente e privo di stimoli che mi rendeva terribilmente depressa, sia per continuare a studiare, poiché ritenevo uno spreco quella laurea non presa.
Credo sia stata la scelta migliore della mia vita: mi sono riscoperta una persona incredibilmente socievole e curiosa, ho viaggiato, ho vissuto un’esperienza all'estero, ho riscoperto la gioia di vivere dopo anni di sofferenza passata tra casa e ospedali. Mi sono laureata (anche se in estremo ritardo, a causa dell’età in cui ho ripreso gli studi) con il massimo dei voti. Ho poi seguito un master, sperando così di aumentare le mie opportunità lavorative.
Tuttavia, ad oggi, mi sento una persona che ha fallito e ho una terribile paura per il (non) futuro che mi attende.
La mia ricerca di lavoro procede a rilento. Mi chiamano in pochi per colloqui e finiscono sempre per selezionare persone più giovani di me. Seppure cosciente del momento di crisi economica, della scarsa spendibilità della mia laurea e della mia età, e nonostante cerchi ogni giorno di dirmi che insistendo prima o poi qualcosa salterà fuori, questa condizione va avanti da mesi e mi fa soffrire tantissimo.
Inoltre, spesso mi ritrovo a pensare a quale sarebbe il lavoro dei miei sogni, senza riuscire a darmi una risposta.
A questo si aggiunge la mia vita sentimentale. Ho avuto storie importanti durate diversi anni, l’ultima delle quali si è conclusa alcuni mesi fa. Dopo un momento iniziale di naturale sofferenza sono riuscita ad andare avanti, ho frequentato altre persone, ma si trattava sempre di persone sbagliate (spesso già impegnate) con cui il tentativo era già in partenza destinato al fallimento.
Così, a volte, guardo i miei coetanei e penso a quello che immaginavo sarei stata oggi e a quello che sono. Alla mia età, senza un lavoro, senza un amore, senza una famiglia amorevole alle spalle, con tanta paura di dovermi arrendere e di dover tornare (priva di risorse economiche) al paese natio dove, sono sicura, la depressione tornerebbe ad uccidermi.
Cosa mi consigliate di fare per uscire da questo circolo vizioso?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Lei ha avuto delle ottime prove delle Sue risorse!
Ha ripreso quota in diverse occasioni, sia a proposito degli studi, intrapresi e conclusi con grande successo, sia delle esperienze *sociali* sia in sede che all'estero, e sia nel recupero da una storia sentimentale infelice.
Quindi perche' non guardare avanti con altrettanta fiducia?
La crisi economica e' oggettiva, ma le risorse di cui Lei dispone sono significative e possono attirare all'interno di un curriculum chi sappia *cosa* cercare.
Quindi un po' di ottimismo!
Non avere *legami* puo' essere pesante a momenti. Ma ricordi sempre che l'altra faccia della solitudine si chiama *liberta`*. E la liberta` e' la piu` grande risorsa che esista!
Auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentilissima Dr.ssa,
la ringrazio moltissimo per le parole di fiducia che mi ha riservato e che mi saranno sicuramente d'aiuto.
Ha ragione lei: devo provare ad essere fiduciosa anch'io, con più forza. Probabilmente tutte le nuove esperienze vissute mi hanno portata ad acquisire maggiore autostima, che fino a qualche anno fa non possedevo affatto, ma bisogna lavorarci ancora. Le sensazioni vissute nel passato, purtroppo o per fortuna, non si dimenticano, e vanno elaborate, piano piano, col tempo.
In più, immagino che essere "temporaneamente" uscita da una situazione complessa durata così tanti anni possa portare ad avere timore di perdere tutto quello che con fatica si è costruito e forse è proprio lì che subentra il pessimismo... forse altro non è che paura.
Quanto all'amore, quello non è mai stato un problema. Ho sempre sperimentato la solitudine dei figli unici e non avendo una famiglia calorosa alle spalle ho sempre cercato la mia "vera" famiglia negli amici, che per fortuna non mi sono mai mancati e mi hanno sempre supportata.
La mia era più un'immagine di insieme, l'ideale di una trentenne con un lavoro, una famiglia, una qualche forma di stabilità... ma probabilmente la perfezione non esiste. Non esistono tempi giusti, situazioni definite che valgano per tutti.

La ringrazio ancora infinitamente per l'ascolto.
B.
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<probabilmente la perfezione non esiste. Non esistono tempi giusti, situazioni definite che valgano per tutti.<<

Questo mutamento di punto di vista non può che giovarLe.

Lei dà l'impressione di essere una persona estremamente severa con se stessa: ha solo xx anni, è già laureata, già masterizzata, eppure scrive di sè: <<Mi sono laureata anche se in ESTREMO ritardo, <<

Questo sguardo severo e prescrittivo, forse fotocopia di quello dei Suoi genitori, corre il rischio di avvelenarLe la vita, di chiuderla dentro una cornice di "dover essere" che non tiene conto della storia di ognuno di noi, delle vicende personali, delle opportunita che ogni giorno si aprono ma solo se abbiamo occhi per coglierle.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/