Tic nervosi in aumento...
Sono un ragazzo di 19 anni e ho dei tic nervosi dagli anni della scuola media.
Ho cominciato con una smorfia della bocca che faceva arricciare anche il naso. Inizialmente mi succedeva soprattutto la sera, verso l'ora di cena, poi ha cominciato a manifestarsi anche a scuola e durante la giornata. A metà del liceo si è aggiunto un tic agli occhi che strizzavo con frenesia e talvolta mi portava a fare anche delle specie di ammiccamenti e ho cominciato a muovere involontariamente un gomito, con una specie di alzata di spalle.
Negli ultimi due anni, diciamo da quando ho cominciato a lavorare, ho cominciato a tirare su con il naso, talvolta in modo molto rumoroso, quasi un grugnito e soprattutto quando parlo al telefono mi schiarisco la voce di continuo e ho dei colpi di tosse. Quando per lavoro (sono un commerciale) devo indossare la cravatta, mi succede spesso di avere un tic al collo che mi porta ad allungarlo e a fare un movimento come per abbassare la testa. Talvolta faccio un movimento con la pancia come per pizzicarla su se stessa.
Per fortuna non sono movimenti molto marcati e non ci sono mai tutti insieme, diciamo che quello che mi accompagna costantemente è solo il primo tic alla bocca con il naso, a cui a turno si affiancano tutti gli altri alternandosi a seconda dei momenti e delle situazioni.
Diciamo che sono una parte di me e che in qualche modo ho imparato a conviverci, ma ho il timore che possano danneggiarmi sul lavoro e nella vita privata. Al momento non ho ancora la ragazza e non ho avuto esperienze sessuali.
Quello che mi preoccupa, soprattutto, è la comparsa continua di nuovi tic, quanti ne arriveranno ancora e perché? Spesso per il lavoro che faccio a contatto con i clienti mi imbarazzo e cerco di spiegarlo loro, ma vedo che molti si trovano a disagio e all'inizio non capiscono o fraintendono alcune mie mosse (es. ammiccamenti con gli occhi o alzata di spalle durante una trattativa a volte sono interpretati male). Anche il lavoro al telefono, che per me è uno strumento fondamentale, spesso è difficile. Talvolta mi offrono un fazzoletto perché tiro su con il naso e passo anche per maleducato, oppure mi chiedono se ho perso qualcosa quando abbasso la testa.
Quando sono molto stanco e rientro a casa sembrano esplodere e devo dire che consumano molte energie, sono faticosi, a volte mi sfiniscono.
I miei genitori sono morti in un incidente quando avevo 11 anni. Io vivo con i nonni materni che sono sempre stati molto affettuosi e presenti, ma sono anche diventati molto anziani e non sanno offrirmi un aiuto specifico. Nessuno in famiglia ha mai avuto dei tic. I nonni mi dicono che ho cominciato con i tic dopo la morte dei miei genitori e abbiamo sempre pensato che quel trauma fosse la causa di tutto. Non mi spiego, però, perché ora aumentino in modo così significativo, dopo tanto tempo.
Potete aiutarmi a capire e suggerirmi il percorso migliore? Spero che non siano necessari dei farmaci, preferirei altre vie.
Grazie.
Ho cominciato con una smorfia della bocca che faceva arricciare anche il naso. Inizialmente mi succedeva soprattutto la sera, verso l'ora di cena, poi ha cominciato a manifestarsi anche a scuola e durante la giornata. A metà del liceo si è aggiunto un tic agli occhi che strizzavo con frenesia e talvolta mi portava a fare anche delle specie di ammiccamenti e ho cominciato a muovere involontariamente un gomito, con una specie di alzata di spalle.
Negli ultimi due anni, diciamo da quando ho cominciato a lavorare, ho cominciato a tirare su con il naso, talvolta in modo molto rumoroso, quasi un grugnito e soprattutto quando parlo al telefono mi schiarisco la voce di continuo e ho dei colpi di tosse. Quando per lavoro (sono un commerciale) devo indossare la cravatta, mi succede spesso di avere un tic al collo che mi porta ad allungarlo e a fare un movimento come per abbassare la testa. Talvolta faccio un movimento con la pancia come per pizzicarla su se stessa.
Per fortuna non sono movimenti molto marcati e non ci sono mai tutti insieme, diciamo che quello che mi accompagna costantemente è solo il primo tic alla bocca con il naso, a cui a turno si affiancano tutti gli altri alternandosi a seconda dei momenti e delle situazioni.
Diciamo che sono una parte di me e che in qualche modo ho imparato a conviverci, ma ho il timore che possano danneggiarmi sul lavoro e nella vita privata. Al momento non ho ancora la ragazza e non ho avuto esperienze sessuali.
Quello che mi preoccupa, soprattutto, è la comparsa continua di nuovi tic, quanti ne arriveranno ancora e perché? Spesso per il lavoro che faccio a contatto con i clienti mi imbarazzo e cerco di spiegarlo loro, ma vedo che molti si trovano a disagio e all'inizio non capiscono o fraintendono alcune mie mosse (es. ammiccamenti con gli occhi o alzata di spalle durante una trattativa a volte sono interpretati male). Anche il lavoro al telefono, che per me è uno strumento fondamentale, spesso è difficile. Talvolta mi offrono un fazzoletto perché tiro su con il naso e passo anche per maleducato, oppure mi chiedono se ho perso qualcosa quando abbasso la testa.
Quando sono molto stanco e rientro a casa sembrano esplodere e devo dire che consumano molte energie, sono faticosi, a volte mi sfiniscono.
I miei genitori sono morti in un incidente quando avevo 11 anni. Io vivo con i nonni materni che sono sempre stati molto affettuosi e presenti, ma sono anche diventati molto anziani e non sanno offrirmi un aiuto specifico. Nessuno in famiglia ha mai avuto dei tic. I nonni mi dicono che ho cominciato con i tic dopo la morte dei miei genitori e abbiamo sempre pensato che quel trauma fosse la causa di tutto. Non mi spiego, però, perché ora aumentino in modo così significativo, dopo tanto tempo.
Potete aiutarmi a capire e suggerirmi il percorso migliore? Spero che non siano necessari dei farmaci, preferirei altre vie.
Grazie.
[#1]
Salve, so quanto possa essere tormentoso avere frequenti tic, di cui non abbiamo controllo. Capisco anche che sia preoccupato sia per il lavoro sia per la sua vita privata.
Il disagio che vede negli altri è spiacevole, ma non deve sentirsi un maleducato né in difetto, penso di poter dire che esprime un suo malessere in questo modo. Molte persone vivono condizioni di malessere, ma nel suo caso questo è evidente attraverso i tic.
L'incidente dei suoi genitori e la loro perdita è terribile, soprattutto perché era poco più che un bambino. Quello che le dicono i nonni può essere vero, cioè che abbia iniziato ad avere i tic a seguito di questo evento davvero traumatico.
Sarebbe importante che lei possa trovare uno spazio in cui fermarsi ad ascoltare il suo stato d'animo. Forse con i tic sta tentando di fare fronte a un carico emotivo che potrebbe essere molto doloroso, costellato da possibili paure e angosce. È il suo modo di gestirlo.
Il fatto che aumentino non è strano, finché non comprende il suo stato d'animo che li causa e non trova ciò di cui ha bisogno. Forse è arrivato il momento che questo accada.
In più il fatto che i suoi nonni, per lei figure di riferimento, siano "molto anziani" potrebbe rievocare in lei dei comprensibili sentimenti di perdita, che potrebbero essere molto forti.
Accanto a questo, confrontarsi con il mondo del lavoro e sentire il forte impulso dei desideri sessuali può creare ulteriore tensione.
Bisognerebbe approfondire di più il suo passato, perché i nostri vissuti sono complessi e ricchi di sfaccettature.
Per quanto riguarda i farmaci è necessario fare una valutazione dal vivo. Se è percorribile la strada della psicoterapia, che io le consiglio, personalmente non prevedo l'assunzione di farmaci. Questo è legato al mio modo di lavorare nonché al mio orientamento teorico che è psicoanalitico.
Se dovesse percorrere la strada della psicoterapia, cerchi di trovare un professionista verso il quale sente fiducia, intuendo il suo interesse a prendersi cura di lei.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Il disagio che vede negli altri è spiacevole, ma non deve sentirsi un maleducato né in difetto, penso di poter dire che esprime un suo malessere in questo modo. Molte persone vivono condizioni di malessere, ma nel suo caso questo è evidente attraverso i tic.
L'incidente dei suoi genitori e la loro perdita è terribile, soprattutto perché era poco più che un bambino. Quello che le dicono i nonni può essere vero, cioè che abbia iniziato ad avere i tic a seguito di questo evento davvero traumatico.
Sarebbe importante che lei possa trovare uno spazio in cui fermarsi ad ascoltare il suo stato d'animo. Forse con i tic sta tentando di fare fronte a un carico emotivo che potrebbe essere molto doloroso, costellato da possibili paure e angosce. È il suo modo di gestirlo.
Il fatto che aumentino non è strano, finché non comprende il suo stato d'animo che li causa e non trova ciò di cui ha bisogno. Forse è arrivato il momento che questo accada.
In più il fatto che i suoi nonni, per lei figure di riferimento, siano "molto anziani" potrebbe rievocare in lei dei comprensibili sentimenti di perdita, che potrebbero essere molto forti.
Accanto a questo, confrontarsi con il mondo del lavoro e sentire il forte impulso dei desideri sessuali può creare ulteriore tensione.
Bisognerebbe approfondire di più il suo passato, perché i nostri vissuti sono complessi e ricchi di sfaccettature.
Per quanto riguarda i farmaci è necessario fare una valutazione dal vivo. Se è percorribile la strada della psicoterapia, che io le consiglio, personalmente non prevedo l'assunzione di farmaci. Questo è legato al mio modo di lavorare nonché al mio orientamento teorico che è psicoanalitico.
Se dovesse percorrere la strada della psicoterapia, cerchi di trovare un professionista verso il quale sente fiducia, intuendo il suo interesse a prendersi cura di lei.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Ex utente
Gentile dr. de Sanctis,
la ringrazio per la sensibilità con cui ha parlato del mio problema, leggendola mi sembra quasi che lo abbia vissuto lei stesso...
Mi piace l'idea di trovare uno spazio in cui fermarmi ad ascoltare il mio stato d'animo, provare a capire ciò di cui ho bisogno.
Spesso mi capita di pensare a come sarebbe stata la mia vita senza la perdita dei miei genitori, ma non ho una visione chiara...
I miei nonni sono stati molto bravi a trovare un equilibrio tra le loro abitudini e le mie necessità. Erano abituati a viaggiare per il mondo, a trovarsi con gli amici, a visitare mostre e musei e improvvisamente hanno perso la loro figlia e il genero e si sono trovati un bambino con la scuola, i compiti, gli impegni e un vuoto affettivo enorme. Non hanno mai cercato di nascondere il loro dolore per la perdita della figlia e tante volte abbiamo ricordato la mamma ridendo e piangendo insieme. Hanno saputo essere premurosi ed affettuosi senza essere invadenti, sono riusciti a continuare ad essere nonni, senza volersi sostituire ai miei genitori, ma offrendomi il supporto di cui avevo bisogno e le regole e l'ordine che hanno indirizzato la mia vita. Nutro nei loro confronti un profondo affetto e una immensa gratitudine per aver sacrificato la loro vita per me, cosa che peraltro non mi hanno fatto mai pesare in alcun modo.
Questo senso di gratitudine nei loro confronti, forse, ha limitato in qualche modo, anche inconsciamente, alcune mie scelte. Ad esempio non ho mai insistito per il motorino che per timore di incidenti mi hanno negato, non mi sentivo in diritto di creare una contrapposizione con loro e dare dei problemi.
Non mi sono mai concesso molte libertà la sera per non farli stare in ansia e perchè non avrei potuto chiamarli nel cuore della notte in caso di problemi.
Forse sarei andato all'università, perchè con la presenza dei miei genitori avrei sentito meno pressante la necessità di crearmi una autonomia economica, credo che questo aspetto si ricolleghi anche al sentimento di perdita che ha ben individuato.
La loro età è avanzata (87 e 83 anni) e hanno buona salute, ma per quanto potrà durare? Se dovessero venire a mancare devo essere pronto a camminare con le mie gambe e questo mi porta a fare scelte che io possa monetizzare nel breve periodo e non nel medio-lungo termine, come forse potrei/dovrei fare alla mia età.
Questo impegno mi lascia poche occasioni per dedicarmi alla ricerca di una ragazza. Al lavoro ci sarebbe una persona che mi piace, ma per ora siamo in alto mare. Abbiamo cominciato la nostra conoscenza con un equivoco. Lei era appena arrivata nella mia sede perché trasferita da un'altra agenzia. Io lavoravo alla scrivania e avevo il mio tic agli occhi, sembrava che le stessi ammiccando e strizzando l'occhio. Lei mi si è avvicinata e mi ha detto che ero carino, ma che avrei almeno potuto aspettare che si sistemasse. Io mi sono messo a sorridere e le ho spiegato l'equivoco e lei è rimasta imbarazzatissima. Ora abbiamo una simpatica amicizia...
Quando ho cominciato ad avere i primi tic i nonni si preoccuparono molto e mi portarono da alcuni medici che li convinsero che era il mio modo di elaborare il lutto, che sarebbe stata una cosa passeggera, un modo per sopravvivere alla situazione. Credo che loro stiano ancora aspettando che passino. Ora che ne ho di nuovi vedo nuovamente la loro preoccupazione e la loro sofferenza. Quando sono con loro cerco di controllarmi il più possibile per non farli soffrire, ma quasi subito cedo sconfitto.
Questa sera ad esempio sono molto stanco, è l'ultima settimana di lavoro prima delle vacanze e sono stati giorni intensi. A cena non riuscivo quasi a mangiare perché avevo il tic alla bocca e naso, strizzavo gli occhi, tiravo su con il naso e ho un dolore alla pancia a forza di pizzicarla. Mentre raccontavo della mia giornata mi sono schiarito la voce così tante volte che alla fine mi sono stufato e ho smesso di parlare. Loro hanno capito che ero in difficoltà e mi hanno lasciato tranquillo. Ora hanno lo stereo acceso e stanno ascoltando musica classica, piaceva molto a mia madre e sanno che mi rilassa.
Vorrei essere per loro un supporto e una gioia, non un peso e una preoccupazione.
La ringrazio per avermi regalato questo spazio per ascoltare il mio stato d'animo.
Non mi è ancora chiaro di che cosa ho bisogno, ma mi fa sentire bene parlarne con lei.
Grazie
la ringrazio per la sensibilità con cui ha parlato del mio problema, leggendola mi sembra quasi che lo abbia vissuto lei stesso...
Mi piace l'idea di trovare uno spazio in cui fermarmi ad ascoltare il mio stato d'animo, provare a capire ciò di cui ho bisogno.
Spesso mi capita di pensare a come sarebbe stata la mia vita senza la perdita dei miei genitori, ma non ho una visione chiara...
I miei nonni sono stati molto bravi a trovare un equilibrio tra le loro abitudini e le mie necessità. Erano abituati a viaggiare per il mondo, a trovarsi con gli amici, a visitare mostre e musei e improvvisamente hanno perso la loro figlia e il genero e si sono trovati un bambino con la scuola, i compiti, gli impegni e un vuoto affettivo enorme. Non hanno mai cercato di nascondere il loro dolore per la perdita della figlia e tante volte abbiamo ricordato la mamma ridendo e piangendo insieme. Hanno saputo essere premurosi ed affettuosi senza essere invadenti, sono riusciti a continuare ad essere nonni, senza volersi sostituire ai miei genitori, ma offrendomi il supporto di cui avevo bisogno e le regole e l'ordine che hanno indirizzato la mia vita. Nutro nei loro confronti un profondo affetto e una immensa gratitudine per aver sacrificato la loro vita per me, cosa che peraltro non mi hanno fatto mai pesare in alcun modo.
Questo senso di gratitudine nei loro confronti, forse, ha limitato in qualche modo, anche inconsciamente, alcune mie scelte. Ad esempio non ho mai insistito per il motorino che per timore di incidenti mi hanno negato, non mi sentivo in diritto di creare una contrapposizione con loro e dare dei problemi.
Non mi sono mai concesso molte libertà la sera per non farli stare in ansia e perchè non avrei potuto chiamarli nel cuore della notte in caso di problemi.
Forse sarei andato all'università, perchè con la presenza dei miei genitori avrei sentito meno pressante la necessità di crearmi una autonomia economica, credo che questo aspetto si ricolleghi anche al sentimento di perdita che ha ben individuato.
La loro età è avanzata (87 e 83 anni) e hanno buona salute, ma per quanto potrà durare? Se dovessero venire a mancare devo essere pronto a camminare con le mie gambe e questo mi porta a fare scelte che io possa monetizzare nel breve periodo e non nel medio-lungo termine, come forse potrei/dovrei fare alla mia età.
Questo impegno mi lascia poche occasioni per dedicarmi alla ricerca di una ragazza. Al lavoro ci sarebbe una persona che mi piace, ma per ora siamo in alto mare. Abbiamo cominciato la nostra conoscenza con un equivoco. Lei era appena arrivata nella mia sede perché trasferita da un'altra agenzia. Io lavoravo alla scrivania e avevo il mio tic agli occhi, sembrava che le stessi ammiccando e strizzando l'occhio. Lei mi si è avvicinata e mi ha detto che ero carino, ma che avrei almeno potuto aspettare che si sistemasse. Io mi sono messo a sorridere e le ho spiegato l'equivoco e lei è rimasta imbarazzatissima. Ora abbiamo una simpatica amicizia...
Quando ho cominciato ad avere i primi tic i nonni si preoccuparono molto e mi portarono da alcuni medici che li convinsero che era il mio modo di elaborare il lutto, che sarebbe stata una cosa passeggera, un modo per sopravvivere alla situazione. Credo che loro stiano ancora aspettando che passino. Ora che ne ho di nuovi vedo nuovamente la loro preoccupazione e la loro sofferenza. Quando sono con loro cerco di controllarmi il più possibile per non farli soffrire, ma quasi subito cedo sconfitto.
Questa sera ad esempio sono molto stanco, è l'ultima settimana di lavoro prima delle vacanze e sono stati giorni intensi. A cena non riuscivo quasi a mangiare perché avevo il tic alla bocca e naso, strizzavo gli occhi, tiravo su con il naso e ho un dolore alla pancia a forza di pizzicarla. Mentre raccontavo della mia giornata mi sono schiarito la voce così tante volte che alla fine mi sono stufato e ho smesso di parlare. Loro hanno capito che ero in difficoltà e mi hanno lasciato tranquillo. Ora hanno lo stereo acceso e stanno ascoltando musica classica, piaceva molto a mia madre e sanno che mi rilassa.
Vorrei essere per loro un supporto e una gioia, non un peso e una preoccupazione.
La ringrazio per avermi regalato questo spazio per ascoltare il mio stato d'animo.
Non mi è ancora chiaro di che cosa ho bisogno, ma mi fa sentire bene parlarne con lei.
Grazie
[#3]
Posso comprendere che non abbia una visione chiara di come sarebbe stata la sua vita con i suoi genitori, tuttavia mi ha colpito quando, a proposito dei suoi nonni, ha detto che non si è "mai concesso molte libertà la sera per non farli stare in ansia e perché non avrei potuto chiamarli nel cuore della notte in caso di problemi".
Se è vero che non sa come sarebbe stata la sua vita con i suoi genitori, lei purtroppo sa bene com'è la sua vita senza di loro.
Devo dire che ha una capacità riflessiva e narrativa spiccate, e questo non è così scontato. È toccante la sua generosità, il fatto che sia in grado di vedere che nel momento in cui ha perso drammaticamente entrambi i suoi genitori, anche i suoi nonni hanno avuto una perdita crudele, la perdita di una figlia.
È molto positivo che lei nutra per loro un affetto profondo e speciale, e vivere un sentimento di gratitudine ne rappresenta il valore.
Tuttavia, leggendo le sue parole, ho come l'impressione che lei si senta in qualche modo responsabile di esserci, come se fosse un peso, come se fosse lei a preoccuparsi per i suoi nonni.
Fa una distinzione sottile e molto acuta a riguardo, parlando del doppio volto della gratitudine: se da una parte rappresenta il valore di un legame, dall'altra può comprensibilmente rappresentarne anche il vincolo. A me sembra che lei lo dica con una sincera onestà, che è una virtù, quando afferma: "Questo senso di gratitudine nei loro confronti, forse, ha limitato in qualche modo, anche inconsciamente, alcune mie scelte. Ad esempio non ho mai insistito per il motorino che per timore di incidenti mi hanno negato, non mi sentivo in diritto di creare una contrapposizione con loro e dare dei problemi".
Come dicevo, la sensazione di essere un problema e che i suoi nonni si siano sacrificati è un aspetto cruciale che merita la massima attenzione e dev'essere approfondito.
Relativamente a questo, e anche per comprendere la presenza dei tic nel modo adeguato, sarebbe indispensabile approfondire dal vivo la sua storia e i suoi vissuti, il rapporto con i suoi genitori, se e come sono cambiate le sue memorie dopo la loro perdita.
Sarebbe importante conoscere gli avvenimenti immediatamente precedenti e successivi a quel tragico incidente, e aprire un dialogo sulle sue emozioni e su quelle esperienze che di volta in volta emergerebbero.
Venendo all'incontro con la ragazza che le piace, mi tocca dirle che quello che le ha detto non è del tutto vero. D'accordo, non era un ammiccamento né un invito, ma era il suo tic all'occhio.
Però ci pensi, non era del tutto un equivoco, cioè a lei questa ragazza piace. E poiché la ragazza si è esposta dicendole quanto lei è carino, non possiamo non chiederci perché ha chiarito un equivoco, creandone un altro. Così le ha fatto credere che non corrispondesse un interesse per lei.
Anche questa è una domanda che sento importante, potrebbe aprire discorsi legati al suo mondo interiore, che potrebbero essere particolarmente emblematici. Magari sarebbe ancora in tempo per chiarire il secondo equivoco?
Purtroppo i tic non sono stati passeggeri. Questo non vuol dire che dovrà conviverci, possono essere gestiti e possono passare.
Possiamo dire che è il suo modo per sopravvivere alla situazione che si verificata nella sua vita sì, il suo modo di sopportare un'esperienza intollerabile.
Accanto al dolore della perdita, sembra comunque esserci anche una modalità che caratterizza la sua persona, come stiamo dicendo: l'idea di essere un peso, la rinuncia alla sua libertà, l'attitudine a sacrificare se stesso per i suoi nonni. Bisognerebbe capire se i tic abbiano a che vedere anche con questo.
Sembra essere arrivato il momento in cui lei possa iniziare a ritrovare se stesso, ricominciare a esprimersi e, facendo progetti per sé, trovare la sua strada, magari in compagnia di un amore speciale, che forse potrebbe avere già trovato.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Se è vero che non sa come sarebbe stata la sua vita con i suoi genitori, lei purtroppo sa bene com'è la sua vita senza di loro.
Devo dire che ha una capacità riflessiva e narrativa spiccate, e questo non è così scontato. È toccante la sua generosità, il fatto che sia in grado di vedere che nel momento in cui ha perso drammaticamente entrambi i suoi genitori, anche i suoi nonni hanno avuto una perdita crudele, la perdita di una figlia.
È molto positivo che lei nutra per loro un affetto profondo e speciale, e vivere un sentimento di gratitudine ne rappresenta il valore.
Tuttavia, leggendo le sue parole, ho come l'impressione che lei si senta in qualche modo responsabile di esserci, come se fosse un peso, come se fosse lei a preoccuparsi per i suoi nonni.
Fa una distinzione sottile e molto acuta a riguardo, parlando del doppio volto della gratitudine: se da una parte rappresenta il valore di un legame, dall'altra può comprensibilmente rappresentarne anche il vincolo. A me sembra che lei lo dica con una sincera onestà, che è una virtù, quando afferma: "Questo senso di gratitudine nei loro confronti, forse, ha limitato in qualche modo, anche inconsciamente, alcune mie scelte. Ad esempio non ho mai insistito per il motorino che per timore di incidenti mi hanno negato, non mi sentivo in diritto di creare una contrapposizione con loro e dare dei problemi".
Come dicevo, la sensazione di essere un problema e che i suoi nonni si siano sacrificati è un aspetto cruciale che merita la massima attenzione e dev'essere approfondito.
Relativamente a questo, e anche per comprendere la presenza dei tic nel modo adeguato, sarebbe indispensabile approfondire dal vivo la sua storia e i suoi vissuti, il rapporto con i suoi genitori, se e come sono cambiate le sue memorie dopo la loro perdita.
Sarebbe importante conoscere gli avvenimenti immediatamente precedenti e successivi a quel tragico incidente, e aprire un dialogo sulle sue emozioni e su quelle esperienze che di volta in volta emergerebbero.
Venendo all'incontro con la ragazza che le piace, mi tocca dirle che quello che le ha detto non è del tutto vero. D'accordo, non era un ammiccamento né un invito, ma era il suo tic all'occhio.
Però ci pensi, non era del tutto un equivoco, cioè a lei questa ragazza piace. E poiché la ragazza si è esposta dicendole quanto lei è carino, non possiamo non chiederci perché ha chiarito un equivoco, creandone un altro. Così le ha fatto credere che non corrispondesse un interesse per lei.
Anche questa è una domanda che sento importante, potrebbe aprire discorsi legati al suo mondo interiore, che potrebbero essere particolarmente emblematici. Magari sarebbe ancora in tempo per chiarire il secondo equivoco?
Purtroppo i tic non sono stati passeggeri. Questo non vuol dire che dovrà conviverci, possono essere gestiti e possono passare.
Possiamo dire che è il suo modo per sopravvivere alla situazione che si verificata nella sua vita sì, il suo modo di sopportare un'esperienza intollerabile.
Accanto al dolore della perdita, sembra comunque esserci anche una modalità che caratterizza la sua persona, come stiamo dicendo: l'idea di essere un peso, la rinuncia alla sua libertà, l'attitudine a sacrificare se stesso per i suoi nonni. Bisognerebbe capire se i tic abbiano a che vedere anche con questo.
Sembra essere arrivato il momento in cui lei possa iniziare a ritrovare se stesso, ricominciare a esprimersi e, facendo progetti per sé, trovare la sua strada, magari in compagnia di un amore speciale, che forse potrebbe avere già trovato.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#4]
Ex utente
Gentile dr. de Santis,
sono molto stanco ma non riesco più a dormire. Sono in ansia per domani perché è l'ultimo giorno, ma devo assolutamente riuscire a visitare tutti i clienti in programma e il tempo per gli spostamenti è strettissimo. In queste condizioni ho anche paura di patire il treno, in realtà patisco tutto ciò che si muove, ma con l'aiuto della Xamamina spesso me la cavo. Quando però sono molto stanco o stressato è più facile che succeda. Quando mi prende veramente male ci metto anche un paio di giorni per riprendermi completamente e domani non me lo posso davvero permettere.
Ho letto la sua risposta e ho deciso di scriverle, spero che mi distragga un po'.
Credo che quando scrive "l'idea di essere un peso, la rinuncia alla sua libertà, l'attitudine a sacrificare se stesso per i suoi nonni" e anche "il doppio volto della gratitudine" abbia compreso perfettamente il mio stato d'animo, è come se lei mi conoscesse.
Per completezza le scrivo anche qualcosa a proposito del rapporto con i miei genitori.
Mia madre era una donna dai mille talenti, cantava, recitava, dipingeva, faceva sport, aveva un lavoro di prestigio...le piaceva sempre essere al centro della scena, sul palcoscenico e poi era bellissima, sempre ammirata e riverita da tutti. Lei era il sole e io il pianeta più importante del suo sistema. Io avevo con lei un rapporto di totale dipendenza, che a lei piaceva molto e a me sembrava naturale. Lei avrebbe desiderato una figlia femmina e quando ero molto piccolo mi faceva crescere i riccioli molto lunghi e mi pettinava come una bambina. A me probabilmente sembrava un gioco, ma a rivedere le foto adesso mi sembra una cosa singolare.
Mio padre era sempre impegnato con il lavoro, lo vedevo soltanto nelle sere in cui rincasava presto, ed erano rare. Il suo modo di relazionarsi con me era molto diverso da quello di mia madre, lei era sempre sensibile e attenta a non ferirmi o contrariarmi in alcun modo, mentre lui era spesso duro e severo.
Ricordo una sera in cui non ero soddisfatto di un disegno che stavo facendo e avevo deciso di strapparlo per rifarlo. Anche il secondo tentativo non era di mio gusto e lo avevo accantonato per ricominciarlo. Solo al quarto tentativo le cose stavano andando bene, ma mio padre strappò il disegno, impedendomi di completarlo. Il giorno seguente sarei andato a scuola senza aver fatto il compito e mi disse che avrei imparato a capire che ci sono dei limiti entro i quali bisogna imparare a muoversi.
Sono sicuro che mi volesse bene, ma non era facile per me, a quell'età decifrare il suo modo di amarmi.
Questo aveva fatto sì che nelle decisioni da prendere lo schieramento fosse sempre io e la mamma contro mio padre.
Mi sfidava sempre a fare meglio. Quando è morto la sfida in corso era riuscire a prendere 4 volte A nei 4 compiti di matematica del quadrimestre. Purtroppo non sono mai riuscito a fargli veder la quarta A.
Il giorno dell'incidente per me è stato un giorno normale, i nonni non hanno avuto il coraggio di dirmi nulla, io avrei dormito da loro, come da programma, perché sapevo che i miei genitori erano via per lavoro. Il giorno seguente, dopo la scuola, mi hanno spiegato che cosa era successo.
Mi ricorderò sempre le loro parole, hanno cominciato dicendo "da oggi vivremo insieme" era come se volessero farmi sentire di aver guadagnato qualcosa e non perso qualcosa. Poi ricordo le lacrime irrefrenabili di mio nonno, non lo avevo mai visto piangere, e l'abbraccio avvolgente della nonna e poi "i tuoi genitori saranno sempre con noi, nei nostri cuori".
Sono rimasto come pietrificato, sono rimasto avvolto nell'abbraccio della nonna, ma non riuscivo a piangere, a parlare a muovermi. Il loro calore e la loro umanità mi hanno riportato alla vita.
Dopo qualche mese sarebbero cominciati i primi tic.
Ora provo a stendermi ancora un po' perché tra poco mi dovrò alzare e non vorrei svegliare i nonni con il rumore del naso e i colpi di tosse, che purtroppo il sonno scadente non è riuscito a far passare. Domani prevedo tic in quantità...perfetto!
Mi rendo conto che la strada della psicoterapia abbia bisogno di tempi lunghi e di incontri dal vivo, ma le assicuro che lei questa sera ha fatto per me molto più di quello che probabilmente crede.
Grazie di tutto
P.S. Ci tengo a chiarire l'equivoco della ragazza.
Mi sono sentito di spiegarle che non era un ammiccamento né un invito, ma era il mio tic all'occhio perché ancora non avevo capito che mi piacesse. Pensavo fosse una di quelle ragazze che sapendo di essere belle "se la tirano" e danno per scontato che tutti i ragazzi debbano essere ai loro piedi, mi aveva infastidito. In realtà, conoscendola meglio, ho capito che è una ragazza semplice e spontanea e per nulla altezzosa. Da un po' di tempo giochiamo agli ammiccamenti veri, credo proprio che abbia capito che mi piace, ma lei non si è ancora sciolta del tutto e io non mi sono dichiarato completamente. Per ora è una bella amicizia con grandi potenzialità!
sono molto stanco ma non riesco più a dormire. Sono in ansia per domani perché è l'ultimo giorno, ma devo assolutamente riuscire a visitare tutti i clienti in programma e il tempo per gli spostamenti è strettissimo. In queste condizioni ho anche paura di patire il treno, in realtà patisco tutto ciò che si muove, ma con l'aiuto della Xamamina spesso me la cavo. Quando però sono molto stanco o stressato è più facile che succeda. Quando mi prende veramente male ci metto anche un paio di giorni per riprendermi completamente e domani non me lo posso davvero permettere.
Ho letto la sua risposta e ho deciso di scriverle, spero che mi distragga un po'.
Credo che quando scrive "l'idea di essere un peso, la rinuncia alla sua libertà, l'attitudine a sacrificare se stesso per i suoi nonni" e anche "il doppio volto della gratitudine" abbia compreso perfettamente il mio stato d'animo, è come se lei mi conoscesse.
Per completezza le scrivo anche qualcosa a proposito del rapporto con i miei genitori.
Mia madre era una donna dai mille talenti, cantava, recitava, dipingeva, faceva sport, aveva un lavoro di prestigio...le piaceva sempre essere al centro della scena, sul palcoscenico e poi era bellissima, sempre ammirata e riverita da tutti. Lei era il sole e io il pianeta più importante del suo sistema. Io avevo con lei un rapporto di totale dipendenza, che a lei piaceva molto e a me sembrava naturale. Lei avrebbe desiderato una figlia femmina e quando ero molto piccolo mi faceva crescere i riccioli molto lunghi e mi pettinava come una bambina. A me probabilmente sembrava un gioco, ma a rivedere le foto adesso mi sembra una cosa singolare.
Mio padre era sempre impegnato con il lavoro, lo vedevo soltanto nelle sere in cui rincasava presto, ed erano rare. Il suo modo di relazionarsi con me era molto diverso da quello di mia madre, lei era sempre sensibile e attenta a non ferirmi o contrariarmi in alcun modo, mentre lui era spesso duro e severo.
Ricordo una sera in cui non ero soddisfatto di un disegno che stavo facendo e avevo deciso di strapparlo per rifarlo. Anche il secondo tentativo non era di mio gusto e lo avevo accantonato per ricominciarlo. Solo al quarto tentativo le cose stavano andando bene, ma mio padre strappò il disegno, impedendomi di completarlo. Il giorno seguente sarei andato a scuola senza aver fatto il compito e mi disse che avrei imparato a capire che ci sono dei limiti entro i quali bisogna imparare a muoversi.
Sono sicuro che mi volesse bene, ma non era facile per me, a quell'età decifrare il suo modo di amarmi.
Questo aveva fatto sì che nelle decisioni da prendere lo schieramento fosse sempre io e la mamma contro mio padre.
Mi sfidava sempre a fare meglio. Quando è morto la sfida in corso era riuscire a prendere 4 volte A nei 4 compiti di matematica del quadrimestre. Purtroppo non sono mai riuscito a fargli veder la quarta A.
Il giorno dell'incidente per me è stato un giorno normale, i nonni non hanno avuto il coraggio di dirmi nulla, io avrei dormito da loro, come da programma, perché sapevo che i miei genitori erano via per lavoro. Il giorno seguente, dopo la scuola, mi hanno spiegato che cosa era successo.
Mi ricorderò sempre le loro parole, hanno cominciato dicendo "da oggi vivremo insieme" era come se volessero farmi sentire di aver guadagnato qualcosa e non perso qualcosa. Poi ricordo le lacrime irrefrenabili di mio nonno, non lo avevo mai visto piangere, e l'abbraccio avvolgente della nonna e poi "i tuoi genitori saranno sempre con noi, nei nostri cuori".
Sono rimasto come pietrificato, sono rimasto avvolto nell'abbraccio della nonna, ma non riuscivo a piangere, a parlare a muovermi. Il loro calore e la loro umanità mi hanno riportato alla vita.
Dopo qualche mese sarebbero cominciati i primi tic.
Ora provo a stendermi ancora un po' perché tra poco mi dovrò alzare e non vorrei svegliare i nonni con il rumore del naso e i colpi di tosse, che purtroppo il sonno scadente non è riuscito a far passare. Domani prevedo tic in quantità...perfetto!
Mi rendo conto che la strada della psicoterapia abbia bisogno di tempi lunghi e di incontri dal vivo, ma le assicuro che lei questa sera ha fatto per me molto più di quello che probabilmente crede.
Grazie di tutto
P.S. Ci tengo a chiarire l'equivoco della ragazza.
Mi sono sentito di spiegarle che non era un ammiccamento né un invito, ma era il mio tic all'occhio perché ancora non avevo capito che mi piacesse. Pensavo fosse una di quelle ragazze che sapendo di essere belle "se la tirano" e danno per scontato che tutti i ragazzi debbano essere ai loro piedi, mi aveva infastidito. In realtà, conoscendola meglio, ho capito che è una ragazza semplice e spontanea e per nulla altezzosa. Da un po' di tempo giochiamo agli ammiccamenti veri, credo proprio che abbia capito che mi piace, ma lei non si è ancora sciolta del tutto e io non mi sono dichiarato completamente. Per ora è una bella amicizia con grandi potenzialità!
[#5]
Il suo lessico familiare è suggestivo, riesce a narrare il rapporto con i suoi genitori, comunicando una ricchezza straordinaria. Si sente che è stato un legame intenso con entrambi, seppure con le debite differenze tra sua madre e suo padre.
Le sue parole nei loro confronti hanno una qualità che mi sembra coerente con quel mondo interiore di cui stiamo parlando. Lei ha una sensibilità a cogliere lo stato d'animo dell'altro, a intuirne le sfumature nel dettaglio.
Non so se è un caso che descriva il suo dipendere da sua madre e il suo desiderio di decifrare l'amore di suo padre come caratteristiche che a me sembrano testimoniare la sua attenzione verso l'altro. È come se lei fosse capace di darsi e di prendersi cura.
Se questo è parte integrante di un legame - non so se possiamo dire che avrebbe fatto di tutto per loro, e questo è molto bello -, è altrettanto importante che lei possa essere riconosciuto per la persona che è, con i suoi desideri, le sue attitudini e i suoi tempi, potendo ricevere anche lei le attenzioni di cui ha bisogno.
Gli episodi che racconta relativamente ai suoi genitori sono pieni di stimoli e ci sarebbe tanto da dire in proposito. Quando le dicevo che la sua storia dev'essere approfondita dal vivo, lo facevo anche perché quelle di cui stiamo parlando sono esperienze molto delicate e intime, ed è importante che lei possa fermarsi ad ascoltare se stesso, profondamente, con il tempo necessario.
Quando le parlo della sua spiccata attenzione per gli altri e della capacità di cogliere le loro sfumature più affettive, mi chiedo se al contrario tende a tenere i suoi vissuti emotivi chiusi dentro se stesso.
Questa potrebbe essere una sua caratteristica che precede la perdita dei suoi genitori. E i tic forse devono essere compresi in un discorso ampio e complesso come questo. A partire dal lutto, ma anche tenendo conto del suo mondo interiore del passato.
Forse con l'aumento dei tic oggi, vuole far sentire la sua voce e ciò che prova, vuole emergere con la sua soggettività. Facendo i giusti passaggi, questo aumento potrebbe rappresentare l'occasione per prendersi cura di sé ed essere se stesso.
Quanto alla ragazza d'accordo, equivoco chiarito! Spero allora che potrete avvicinarvi se lo desidera, realizzando le vostre potenzialità.
Lei usa una parola che ho trovato significativa, dice "sciogliersi". Nel nostro scambio e durante la lettura del suo racconto, relativamente alla mia sensazione che tenesse tutto dentro di sé, pensavo alla parola congelamento. Per esistere e amare, sarà necessario scongelarsi, "sciogliersi", come lei dice.
Prima di salutarci, se ha voglia, posso chiederle che Università avrebbe voluto fare o che tipo di lavoro avrebbe immaginato per sé?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Le sue parole nei loro confronti hanno una qualità che mi sembra coerente con quel mondo interiore di cui stiamo parlando. Lei ha una sensibilità a cogliere lo stato d'animo dell'altro, a intuirne le sfumature nel dettaglio.
Non so se è un caso che descriva il suo dipendere da sua madre e il suo desiderio di decifrare l'amore di suo padre come caratteristiche che a me sembrano testimoniare la sua attenzione verso l'altro. È come se lei fosse capace di darsi e di prendersi cura.
Se questo è parte integrante di un legame - non so se possiamo dire che avrebbe fatto di tutto per loro, e questo è molto bello -, è altrettanto importante che lei possa essere riconosciuto per la persona che è, con i suoi desideri, le sue attitudini e i suoi tempi, potendo ricevere anche lei le attenzioni di cui ha bisogno.
Gli episodi che racconta relativamente ai suoi genitori sono pieni di stimoli e ci sarebbe tanto da dire in proposito. Quando le dicevo che la sua storia dev'essere approfondita dal vivo, lo facevo anche perché quelle di cui stiamo parlando sono esperienze molto delicate e intime, ed è importante che lei possa fermarsi ad ascoltare se stesso, profondamente, con il tempo necessario.
Quando le parlo della sua spiccata attenzione per gli altri e della capacità di cogliere le loro sfumature più affettive, mi chiedo se al contrario tende a tenere i suoi vissuti emotivi chiusi dentro se stesso.
Questa potrebbe essere una sua caratteristica che precede la perdita dei suoi genitori. E i tic forse devono essere compresi in un discorso ampio e complesso come questo. A partire dal lutto, ma anche tenendo conto del suo mondo interiore del passato.
Forse con l'aumento dei tic oggi, vuole far sentire la sua voce e ciò che prova, vuole emergere con la sua soggettività. Facendo i giusti passaggi, questo aumento potrebbe rappresentare l'occasione per prendersi cura di sé ed essere se stesso.
Quanto alla ragazza d'accordo, equivoco chiarito! Spero allora che potrete avvicinarvi se lo desidera, realizzando le vostre potenzialità.
Lei usa una parola che ho trovato significativa, dice "sciogliersi". Nel nostro scambio e durante la lettura del suo racconto, relativamente alla mia sensazione che tenesse tutto dentro di sé, pensavo alla parola congelamento. Per esistere e amare, sarà necessario scongelarsi, "sciogliersi", come lei dice.
Prima di salutarci, se ha voglia, posso chiederle che Università avrebbe voluto fare o che tipo di lavoro avrebbe immaginato per sé?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#6]
Ex utente
Oggi sono veramente orgoglioso di me.
Avevo dormito poco e male, ero in ansia perchè temevo di non riuscire a fare tutto, temevo di patire il treno e avevo un sacco di tic fin dall'alba, che mi trascinavo dalla sera prima. Invece sono stato inesorabile come una macchina da guerra. Nel pomeriggio ero talmente determinato che se ne sono andati anche il tic alla bocca e non tiravo più su con il naso, non c'era spazio per loro. Quando sono molto focalizzato su qualcosa in effetti succede spesso che non abbia tic, poi appena mi rilasso di solito tornano con gli interessi. Un cliente nuovo mi ha anche fatto i complimenti, mi ha detto che sono davvero bravo per la mia età. Ho avuto un mezzo cedimento solo nell'ultimo trasferimento in treno. Dovevo fare assolutamente un lavoro al pc, dovevo incrociare i dati di una tabella molto fitta e il tic agli occhi continuava a non darmi tregua, spesso l'aria condizionata mi fa anche bruciare gli occhi, la cravatta mi faceva muovere il collo e lavorare era difficile. Ho cominciato a patire un po' il movimento del treno, a sbadigliare, a sentire il collo che si irrigidiva e ho temuto il peggio. La Xamamina aveva anche probabilmente finito il suo effetto. La signora che avevo a fianco mi ha visto in difficoltà e ha cominciato a chiedermi maternamente come mi poteva aiutare. Quando mi ha visto muovere la spalla ha pensato che mi stessero venendo degli spasmi e si è quasi spaventata. Le ho spiegato che i tic li avevo sempre e che stavo solo patendo un po' il treno. Le ho chiesto di bere il suo bicchiere di coca cola. Non sopporto di bere il caffè, ma spesso la caffeina in questi momenti si rivela provvidenziale e per fortuna il viaggio era breve. Quando sono stato meglio abbiamo anche parlato un po'. Mi capita spesso di trovare persone che mi aiutano e mi trattano bene, mi dicono sempre che ho l'aria del bravo ragazzo e che sembro molto maturo per la mia età.
Ora sono esausto, un po' stordito da una intera giornata in treno e persino troppo stanco anche per i tic, che si stanno placando, e finalmente sono in vacanza!!
Questa sera i nonni erano contenti perchè a cena mi hanno visto più rilassato e sereno. Ho condiviso con loro la mia soddisfazione per quello che avevo fatto e loro avevano un sacco di cose da raccontarmi perchè sono stati a trovare un loro caro amico della montagna, che fa sempre viaggi bellissimi e la cena è trascorsa piacevolmente.
Il momento del pasto insieme, pranzo o cena che sia, è sempre stata una occasione di confronto e condivisione che mi piace molto. All'inizio non ero abituato perchè a casa con i miei genitori si guardava la tv mangiando e con loro non poterlo fare mi sembrava una privazione, ma ho capito ben presto quanto fosse importante raccontare le proprie esperienze, fare una sorta di bilancio della propria giornata e condividerne gioie e difficoltà. Non mi hanno mai forzato a farlo, ma mi è sembrato quasi da subito molto naturale. Quando non riusciamo a farlo mi manca molto.
Tra un paio di giorni partirò con i nonni per la nostra seconda casa. Non vedo l'ora! Ho un sacco di amici che conosco fin da quando eravamo molto piccoli che mi fa molto piacere rivedere. Per la prima volta guiderò io e porterò i nonni in vacanza!
Ho deciso di regalarmi ancora questo spazio con lei prima di sprofondare nel letto e probabilmente addormentarmi davanti alla tv.
Diciamo che questa mia spiccata attenzione per gli altri e la capacità di cogliere le sfumature più affettive, che lei mi riconosce, la devo a mia nonna e devo dire che mi aiuta molto nel mio lavoro di commerciale. Quando abbiamo cominciato a vivere insieme lei cercava spesso di mettersi nei miei panni e di provare a guardare la situazione del momento dal mio punto di vista. Doveva imparare a prendere le mie misure ed era molto attenta alle mie reazioni e ai miei comportamenti. Ho ben presto cominciato a fare lo stesso con loro. Credo che questo nostro "esercizio" ci abbia aiutati moltissimo nel costruire la nostra vita insieme.
Oggi lo faccio con tutte le persone che conosco, prima di agire mi chiedo sempre chi sia la persona che ho di fronte, come ragiona, che cosa desidera, di che cosa ha paura...diciamo che per prove ed errori riesco a farmi un'idea abbastanza precisa del profilo e riesco ad adottare il comportamento più adatto alla situazione per entrare in empatia con l'altro. E' una delicatezza che mi piace avere nei confronti degli altri e che mi fa stare bene con le persone.
Questo modo di relazionarmi mi ha anche aiutato molto a imparare a parlare dei miei sentimenti.Tante volte mia nonna ha saputo sciogliere il ghiaccio con cui nascondevo le mie emozioni.
Forse, come dice lei, è venuto il momento di prendermi cura di me stesso, di essere davvero me stesso. Non posso certo dire di non aver ricevuto attenzioni dai miei nonni e di non continuare a riceverne, ma forse comincio ad aver bisogno di qualcosa di diverso. Forse ho bisogno di qualcuno che mi sappia fare aprire come ha saputo fare mia nonna per tanti anni, qualcuno che non può continuare a essere la nonna, qualcuno che possa accompagnarmi nella vita e nell'amore. Forse è quello che cerco ora. Forse è quello che mi manca e che non ho ancora trovato. Qualcuno a cui i nonni possano in un certo senso passare il testimone. Loro ci saranno sempre per me e io per loro, ma forse comincio a sentire la necessità di entrare in una nuova dimensione.
Chissà se potrà essere la persona giusta la mia amica dalle tante potenzialità. Oggi ci siamo incrociati da un cliente, lei era di corsa e io pure, ma abbiamo trovato il tempo per scambiarci una parola e un sorriso, che per me ha molto valore.
Le chiedo, se possibile, un ultimo regalo: come pensa si sarebbe potuto evolvere, crescendo, il rapporto con mia madre? Come avrebbe condizionato le mie relazioni sentimentali e come eventualmente potrebbe condizionarle ugualmente il suo ricordo? Io ho una mia idea, ma mi farebbe molto piacere la sua opinione, per quel che si può fare in base a quel poco che le ho raccontato e quel molto che lei è riuscito a capire di noi.
In quanto alla sua domanda sulla facoltà. Credo che avrei scelto filosofia (amore per il sapere), non tanto perchè immaginassi uno sbocco di lavoro successivo, ma perchè mi ha sempre affascinato il tentativo di comprendere e dare un senso all'esperienza del mondo, alla ricerca di una identità personale e individuale, alle relazioni sociali. Non credo che mi avrebbe aiutato particolarmente nel mondo del lavoro, ma credo che avrebbe contribuito ad un arricchimento personale che, in qualche modo, in autonomia, sto cercando di perseguire ugualmente con la lettura. Se posso azzardare, credo che non avrebbe soddisfatto le aspettative di mio padre, che ha sempre dato più valore ai numeri che agli studi umanistici.
In quanto al tipo di lavoro ho sempre immaginato per me qualcosa che mi permettesse di stare a contatto con le persone, per sperimentare vite diverse dalla mia e arricchirmi umanamente e direi che quello che faccio soddisfa pienamente questa mia esigenza.
Le posso chiedere perchè questa domanda? E' semplice curiosità oppure cercava una conferma diciamo di una sua intuizione? Si aspettava questo o qualcosa di diverso?
Il suo modo di scrivere e sviluppare l'analisi mi piace molto, mi incuriosisce e mi stimola. Ho anche la sensazione che non ci siano alle suo spalle solo gli studi, ma anche un vissuto personale che la deve avere arricchita molto umanamente. Non so se sia il normale approccio della psicoterapia o se lei lo sappia impreziosire in modo particolare con la sua generosità a prendersi cura degli altri. Io propenderei per la seconda ipotesi. Ho curiosato sul sito tra gli altri post e francamente i commenti di molti suoi colleghi sono professionali, ma decisamente più lapidari, distaccati e standardizzati (link a libri, articoli e letture, interessanti, ma scritti una volta per tutti). Lei invece ha scritto molto, e solo per me, e questo ha un grande valore che mi fa piacere riconoscerle.
Se non fosse così lontano verrei sicuramente ad approfondire il discorso dal vivo. Mi incuriosiscono incredibilmente gli spunti e gli stimoli che vede in relazione a quanto le ho raccontato dei miei genitori e mi piacerebbe ascoltare le sue opinioni le sue indicazioni...Diciamo che sono stato molto fortunato per il tempo che mi ha dedicato.
Mi piacerebbe presentarla ai miei nonni perchè è una bella persona. La conosceranno attraverso i nostri scritti.
Grazie ancora.
Avevo dormito poco e male, ero in ansia perchè temevo di non riuscire a fare tutto, temevo di patire il treno e avevo un sacco di tic fin dall'alba, che mi trascinavo dalla sera prima. Invece sono stato inesorabile come una macchina da guerra. Nel pomeriggio ero talmente determinato che se ne sono andati anche il tic alla bocca e non tiravo più su con il naso, non c'era spazio per loro. Quando sono molto focalizzato su qualcosa in effetti succede spesso che non abbia tic, poi appena mi rilasso di solito tornano con gli interessi. Un cliente nuovo mi ha anche fatto i complimenti, mi ha detto che sono davvero bravo per la mia età. Ho avuto un mezzo cedimento solo nell'ultimo trasferimento in treno. Dovevo fare assolutamente un lavoro al pc, dovevo incrociare i dati di una tabella molto fitta e il tic agli occhi continuava a non darmi tregua, spesso l'aria condizionata mi fa anche bruciare gli occhi, la cravatta mi faceva muovere il collo e lavorare era difficile. Ho cominciato a patire un po' il movimento del treno, a sbadigliare, a sentire il collo che si irrigidiva e ho temuto il peggio. La Xamamina aveva anche probabilmente finito il suo effetto. La signora che avevo a fianco mi ha visto in difficoltà e ha cominciato a chiedermi maternamente come mi poteva aiutare. Quando mi ha visto muovere la spalla ha pensato che mi stessero venendo degli spasmi e si è quasi spaventata. Le ho spiegato che i tic li avevo sempre e che stavo solo patendo un po' il treno. Le ho chiesto di bere il suo bicchiere di coca cola. Non sopporto di bere il caffè, ma spesso la caffeina in questi momenti si rivela provvidenziale e per fortuna il viaggio era breve. Quando sono stato meglio abbiamo anche parlato un po'. Mi capita spesso di trovare persone che mi aiutano e mi trattano bene, mi dicono sempre che ho l'aria del bravo ragazzo e che sembro molto maturo per la mia età.
Ora sono esausto, un po' stordito da una intera giornata in treno e persino troppo stanco anche per i tic, che si stanno placando, e finalmente sono in vacanza!!
Questa sera i nonni erano contenti perchè a cena mi hanno visto più rilassato e sereno. Ho condiviso con loro la mia soddisfazione per quello che avevo fatto e loro avevano un sacco di cose da raccontarmi perchè sono stati a trovare un loro caro amico della montagna, che fa sempre viaggi bellissimi e la cena è trascorsa piacevolmente.
Il momento del pasto insieme, pranzo o cena che sia, è sempre stata una occasione di confronto e condivisione che mi piace molto. All'inizio non ero abituato perchè a casa con i miei genitori si guardava la tv mangiando e con loro non poterlo fare mi sembrava una privazione, ma ho capito ben presto quanto fosse importante raccontare le proprie esperienze, fare una sorta di bilancio della propria giornata e condividerne gioie e difficoltà. Non mi hanno mai forzato a farlo, ma mi è sembrato quasi da subito molto naturale. Quando non riusciamo a farlo mi manca molto.
Tra un paio di giorni partirò con i nonni per la nostra seconda casa. Non vedo l'ora! Ho un sacco di amici che conosco fin da quando eravamo molto piccoli che mi fa molto piacere rivedere. Per la prima volta guiderò io e porterò i nonni in vacanza!
Ho deciso di regalarmi ancora questo spazio con lei prima di sprofondare nel letto e probabilmente addormentarmi davanti alla tv.
Diciamo che questa mia spiccata attenzione per gli altri e la capacità di cogliere le sfumature più affettive, che lei mi riconosce, la devo a mia nonna e devo dire che mi aiuta molto nel mio lavoro di commerciale. Quando abbiamo cominciato a vivere insieme lei cercava spesso di mettersi nei miei panni e di provare a guardare la situazione del momento dal mio punto di vista. Doveva imparare a prendere le mie misure ed era molto attenta alle mie reazioni e ai miei comportamenti. Ho ben presto cominciato a fare lo stesso con loro. Credo che questo nostro "esercizio" ci abbia aiutati moltissimo nel costruire la nostra vita insieme.
Oggi lo faccio con tutte le persone che conosco, prima di agire mi chiedo sempre chi sia la persona che ho di fronte, come ragiona, che cosa desidera, di che cosa ha paura...diciamo che per prove ed errori riesco a farmi un'idea abbastanza precisa del profilo e riesco ad adottare il comportamento più adatto alla situazione per entrare in empatia con l'altro. E' una delicatezza che mi piace avere nei confronti degli altri e che mi fa stare bene con le persone.
Questo modo di relazionarmi mi ha anche aiutato molto a imparare a parlare dei miei sentimenti.Tante volte mia nonna ha saputo sciogliere il ghiaccio con cui nascondevo le mie emozioni.
Forse, come dice lei, è venuto il momento di prendermi cura di me stesso, di essere davvero me stesso. Non posso certo dire di non aver ricevuto attenzioni dai miei nonni e di non continuare a riceverne, ma forse comincio ad aver bisogno di qualcosa di diverso. Forse ho bisogno di qualcuno che mi sappia fare aprire come ha saputo fare mia nonna per tanti anni, qualcuno che non può continuare a essere la nonna, qualcuno che possa accompagnarmi nella vita e nell'amore. Forse è quello che cerco ora. Forse è quello che mi manca e che non ho ancora trovato. Qualcuno a cui i nonni possano in un certo senso passare il testimone. Loro ci saranno sempre per me e io per loro, ma forse comincio a sentire la necessità di entrare in una nuova dimensione.
Chissà se potrà essere la persona giusta la mia amica dalle tante potenzialità. Oggi ci siamo incrociati da un cliente, lei era di corsa e io pure, ma abbiamo trovato il tempo per scambiarci una parola e un sorriso, che per me ha molto valore.
Le chiedo, se possibile, un ultimo regalo: come pensa si sarebbe potuto evolvere, crescendo, il rapporto con mia madre? Come avrebbe condizionato le mie relazioni sentimentali e come eventualmente potrebbe condizionarle ugualmente il suo ricordo? Io ho una mia idea, ma mi farebbe molto piacere la sua opinione, per quel che si può fare in base a quel poco che le ho raccontato e quel molto che lei è riuscito a capire di noi.
In quanto alla sua domanda sulla facoltà. Credo che avrei scelto filosofia (amore per il sapere), non tanto perchè immaginassi uno sbocco di lavoro successivo, ma perchè mi ha sempre affascinato il tentativo di comprendere e dare un senso all'esperienza del mondo, alla ricerca di una identità personale e individuale, alle relazioni sociali. Non credo che mi avrebbe aiutato particolarmente nel mondo del lavoro, ma credo che avrebbe contribuito ad un arricchimento personale che, in qualche modo, in autonomia, sto cercando di perseguire ugualmente con la lettura. Se posso azzardare, credo che non avrebbe soddisfatto le aspettative di mio padre, che ha sempre dato più valore ai numeri che agli studi umanistici.
In quanto al tipo di lavoro ho sempre immaginato per me qualcosa che mi permettesse di stare a contatto con le persone, per sperimentare vite diverse dalla mia e arricchirmi umanamente e direi che quello che faccio soddisfa pienamente questa mia esigenza.
Le posso chiedere perchè questa domanda? E' semplice curiosità oppure cercava una conferma diciamo di una sua intuizione? Si aspettava questo o qualcosa di diverso?
Il suo modo di scrivere e sviluppare l'analisi mi piace molto, mi incuriosisce e mi stimola. Ho anche la sensazione che non ci siano alle suo spalle solo gli studi, ma anche un vissuto personale che la deve avere arricchita molto umanamente. Non so se sia il normale approccio della psicoterapia o se lei lo sappia impreziosire in modo particolare con la sua generosità a prendersi cura degli altri. Io propenderei per la seconda ipotesi. Ho curiosato sul sito tra gli altri post e francamente i commenti di molti suoi colleghi sono professionali, ma decisamente più lapidari, distaccati e standardizzati (link a libri, articoli e letture, interessanti, ma scritti una volta per tutti). Lei invece ha scritto molto, e solo per me, e questo ha un grande valore che mi fa piacere riconoscerle.
Se non fosse così lontano verrei sicuramente ad approfondire il discorso dal vivo. Mi incuriosiscono incredibilmente gli spunti e gli stimoli che vede in relazione a quanto le ho raccontato dei miei genitori e mi piacerebbe ascoltare le sue opinioni le sue indicazioni...Diciamo che sono stato molto fortunato per il tempo che mi ha dedicato.
Mi piacerebbe presentarla ai miei nonni perchè è una bella persona. La conosceranno attraverso i nostri scritti.
Grazie ancora.
[#7]
Quando mi chiede: "Come pensa si sarebbe potuto evolvere, crescendo, il rapporto con mia madre? Come avrebbe condizionato le mie relazioni sentimentali e come eventualmente potrebbe condizionarle ugualmente il suo ricordo?", ci sarebbero diversi aspetti di cui parlare, provo a sottolineargliene alcuni in questa sede.
"Lei era il sole e io il pianeta più importante del suo sistema", un legame molto stretto e importante, che avrebbe mantenuto la sua forza, nonostante i cambiamenti che ci sarebbero stati. Chissà, potremmo iniziare così questo racconto.
Crescendo, piano piano, il pianeta del sistema solare sarebbe diventato grande, anche lui un sole desideroso di creare il suo sistema. O forse un pianeta diverso dal sole, magari la luna, magari la terra.
Magari ci sarebbero stati degli scontri, riconoscendosi prima o poi il "diritto di creare una contrapposizione" inevitabile, poiché anche lei è nello "spazio" e lo occupa.
Difficile dirlo, ma forse per un periodo avrebbe sviluppato ugualmente i tic, finché non si sarebbe riconosciuto i suoi diritti, senza sentirsi più condizionato, ma trovando anche lei la sua soggettività e le sue libertà.
Il sole d'altronde lo sa, prima di diventare tale, anche lei è stato il pianeta più importante di un sistema precedente. E lei stesso avrebbe aiutato il sole a capirlo, quando era il momento di farlo, come forse lo è ora.
Questo non avrebbe cambiato il cuore del vostro legame, che sarebbe rimasto vivo, come è oggi vivo in lei.
Anzi, voglio immaginare gli occhi di sua madre brillare per le sue conquiste.
I legami veri sono così, fatti di amore, di rotture e ritrovamenti.
Quando siamo piccoli vediamo i grandi come degli eroi, crescendo invece ci accorgiamo che sono vulnerabili quanto noi, a volte più di noi. Sono umani. Lei può fare questa esperienza con se stesso, che sarebbe una preziosa rilettura attraverso le sue memorie. D'altro canto in un lavoro terapeutico psicoanalitico, non c'è l'intera famiglia, ma il singolo individuo.
Oggi il ricordo di sua madre incide indipendentemente dalla sua presenza fisica, e può trasformarlo. Purtroppo non può cambiare il legame reale con lei, ma può cambiare la sua esperienza del rapporto che ha avuto con lei.
Spesso si dice che questi siano discorsi astratti, ma non è così. È come quando ha detto che "quando ero molto piccolo mi faceva crescere i riccioli molto lunghi e mi pettinava come una bambina. A me probabilmente sembrava un gioco, ma a rivedere le foto adesso mi sembra una cosa singolare".
È proprio così, la foto e le sue impressioni di oggi cambiano il ricordo, ciò che allora viveva come un gioco, incarnato nella sua esperienza, adesso le sembra singolare, vedendolo dall'esterno con un occhio diverso, da un'altra prospettiva. Di fatto ne fa un'ulteriore esperienza, e può arricchire la conoscenza di sua madre, anche se lei non c'è più.
D'altronde a volte non riusciamo a cambiare i legami con chi è vivo e ci sta accanto nella quotidianità, perché ognuno di noi ha i suoi limiti e riesce a fare quello che può. Non dipende da noi e non possiamo cambiare gli altri se non lo vogliono.
Della sua domanda sul rapporto con sua madre, lei ha detto di avere una sua idea.
Le sue idee contano. È fondamentale avere un dialogo, ascoltare gli altri, lasciarsi influenzare anche. Ma il primo e l'ultimo ad avere voce in capitolo su di sé, è soltanto lei.
Glielo sottolineo perché è un discorso che si muove su un filo unico e coerente, che mi sembra riguardarla. Ha parlato di una sua qualità, quella di intuire chi ha di fronte, ed è fondamentale che lei ce l'abbia. Tuttavia è anche fondamentale che possa agire indipendentemente dagli altri, senza fissarsi l'obiettivo di "adottare il comportamento più adatto alla situazione". A volte, può capitare che il comportamento più adatto contrasti la situazione, se lei ha posizioni differenti. Ed è importante che lei difenda se stesso e così si affermi, appunto, con le sue idee.
Tra poco dovremo salutarci perché non possiamo purtroppo proseguire online. Il nostro scambio è così importante che deve trovare lo spazio necessario che lei merita, e so di non poterglielo garantire online. Però, prima di congedarci, ha voglia di raccontare qual è la sua idea?
Venendo un momento al rapporto con i suoi nonni, si sente il valore che gli dà, il vostro legame è prezioso. E con piacere, li saluti da parte mia.
In ultimo, la domanda relativa al lavoro è legata al fatto che, nonostante il suo lavoro sia per lei importante, mi sembrava che lei desiderasse pensare anche ad altro. È vero che i suoi nonni non sono eterni, e lei mostra di essere responsabile e lucido a fare i conti con questo. Però è anche vero che sono ancora qui. Inoltre, anche se è faticoso, non è detto che lei non possa pensare di tentare altre strade, pur mantenendo il suo lavoro.
Lei ha molte potenzialità ed è giusto che le coltivi. Per farlo però deve riconoscersele. Ad esempio si sente che lei legge, ha uno stile preciso nella scrittura che la riflette, e a me appare molto naturale e diretta. Forse non è un caso che propenda per gli studi umanistici, ma se sente l'Università troppo lontana e poco utile per il lavoro, potrebbe comunque pensare se ci siano sbocchi professionali per il suo "amore per il sapere" e per le sue qualità letterarie oggi, fin da subito, accanto al suo attuale lavoro.
Sono contento che lei dica di essere orgoglioso di se stesso, lo merita. E la ringrazio davvero per le sue parole che sento sincere.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
"Lei era il sole e io il pianeta più importante del suo sistema", un legame molto stretto e importante, che avrebbe mantenuto la sua forza, nonostante i cambiamenti che ci sarebbero stati. Chissà, potremmo iniziare così questo racconto.
Crescendo, piano piano, il pianeta del sistema solare sarebbe diventato grande, anche lui un sole desideroso di creare il suo sistema. O forse un pianeta diverso dal sole, magari la luna, magari la terra.
Magari ci sarebbero stati degli scontri, riconoscendosi prima o poi il "diritto di creare una contrapposizione" inevitabile, poiché anche lei è nello "spazio" e lo occupa.
Difficile dirlo, ma forse per un periodo avrebbe sviluppato ugualmente i tic, finché non si sarebbe riconosciuto i suoi diritti, senza sentirsi più condizionato, ma trovando anche lei la sua soggettività e le sue libertà.
Il sole d'altronde lo sa, prima di diventare tale, anche lei è stato il pianeta più importante di un sistema precedente. E lei stesso avrebbe aiutato il sole a capirlo, quando era il momento di farlo, come forse lo è ora.
Questo non avrebbe cambiato il cuore del vostro legame, che sarebbe rimasto vivo, come è oggi vivo in lei.
Anzi, voglio immaginare gli occhi di sua madre brillare per le sue conquiste.
I legami veri sono così, fatti di amore, di rotture e ritrovamenti.
Quando siamo piccoli vediamo i grandi come degli eroi, crescendo invece ci accorgiamo che sono vulnerabili quanto noi, a volte più di noi. Sono umani. Lei può fare questa esperienza con se stesso, che sarebbe una preziosa rilettura attraverso le sue memorie. D'altro canto in un lavoro terapeutico psicoanalitico, non c'è l'intera famiglia, ma il singolo individuo.
Oggi il ricordo di sua madre incide indipendentemente dalla sua presenza fisica, e può trasformarlo. Purtroppo non può cambiare il legame reale con lei, ma può cambiare la sua esperienza del rapporto che ha avuto con lei.
Spesso si dice che questi siano discorsi astratti, ma non è così. È come quando ha detto che "quando ero molto piccolo mi faceva crescere i riccioli molto lunghi e mi pettinava come una bambina. A me probabilmente sembrava un gioco, ma a rivedere le foto adesso mi sembra una cosa singolare".
È proprio così, la foto e le sue impressioni di oggi cambiano il ricordo, ciò che allora viveva come un gioco, incarnato nella sua esperienza, adesso le sembra singolare, vedendolo dall'esterno con un occhio diverso, da un'altra prospettiva. Di fatto ne fa un'ulteriore esperienza, e può arricchire la conoscenza di sua madre, anche se lei non c'è più.
D'altronde a volte non riusciamo a cambiare i legami con chi è vivo e ci sta accanto nella quotidianità, perché ognuno di noi ha i suoi limiti e riesce a fare quello che può. Non dipende da noi e non possiamo cambiare gli altri se non lo vogliono.
Della sua domanda sul rapporto con sua madre, lei ha detto di avere una sua idea.
Le sue idee contano. È fondamentale avere un dialogo, ascoltare gli altri, lasciarsi influenzare anche. Ma il primo e l'ultimo ad avere voce in capitolo su di sé, è soltanto lei.
Glielo sottolineo perché è un discorso che si muove su un filo unico e coerente, che mi sembra riguardarla. Ha parlato di una sua qualità, quella di intuire chi ha di fronte, ed è fondamentale che lei ce l'abbia. Tuttavia è anche fondamentale che possa agire indipendentemente dagli altri, senza fissarsi l'obiettivo di "adottare il comportamento più adatto alla situazione". A volte, può capitare che il comportamento più adatto contrasti la situazione, se lei ha posizioni differenti. Ed è importante che lei difenda se stesso e così si affermi, appunto, con le sue idee.
Tra poco dovremo salutarci perché non possiamo purtroppo proseguire online. Il nostro scambio è così importante che deve trovare lo spazio necessario che lei merita, e so di non poterglielo garantire online. Però, prima di congedarci, ha voglia di raccontare qual è la sua idea?
Venendo un momento al rapporto con i suoi nonni, si sente il valore che gli dà, il vostro legame è prezioso. E con piacere, li saluti da parte mia.
In ultimo, la domanda relativa al lavoro è legata al fatto che, nonostante il suo lavoro sia per lei importante, mi sembrava che lei desiderasse pensare anche ad altro. È vero che i suoi nonni non sono eterni, e lei mostra di essere responsabile e lucido a fare i conti con questo. Però è anche vero che sono ancora qui. Inoltre, anche se è faticoso, non è detto che lei non possa pensare di tentare altre strade, pur mantenendo il suo lavoro.
Lei ha molte potenzialità ed è giusto che le coltivi. Per farlo però deve riconoscersele. Ad esempio si sente che lei legge, ha uno stile preciso nella scrittura che la riflette, e a me appare molto naturale e diretta. Forse non è un caso che propenda per gli studi umanistici, ma se sente l'Università troppo lontana e poco utile per il lavoro, potrebbe comunque pensare se ci siano sbocchi professionali per il suo "amore per il sapere" e per le sue qualità letterarie oggi, fin da subito, accanto al suo attuale lavoro.
Sono contento che lei dica di essere orgoglioso di se stesso, lo merita. E la ringrazio davvero per le sue parole che sento sincere.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#8]
Ex utente
Gentile dr. de Sanctis,
oggi è una giornata difficile, l'ho anche scritto in un altro post
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/528923-tic-nervosi-in-aumento-integrazione.html
ma ho letto con molto piacere le sue parole e le rispondo volentieri.
Devo dire che mi dispiace moltissimo che dovremo salutarci, ma lo comprendo e lo ritengo un segno di correttezza e professionalità da parte sua.
Per quanto riguarda il pensiero su mia madre provo a esporle la mia sensazione.
Anche grazie al suo aiuto di questi giorni sto prendendo coscienza della necessità di prendermi cura di me e cominciare a trovare e affermare la mia personalità liberamente.
Ho la sensazione, come anche lei mi ha confermato con le sue parole, che la figura tanto importante e di rilievo di mia madre sarebbe forse stata in qualche modo un ostacolo per la mia affermazione, fonte di scontri, rotture e ritrovamenti.
Quando penso a questo provo due sensazioni contrastanti.
Da un lato provo quasi il sollievo che non ci sia e che quindi non mi abbia costretto a questa battaglia per la mia affermazione e questo in qualche modo mi spaventa e mi dispiace.
Da un altro lato mi sembra che mi manchi questa lotta e contrapposizione, un conflitto che aiuterebbe la mia personalità a crescere e maturare, uno scontro che con lei non potrò mai avere e che con i nonni ho sempre cercato di evitare in ogni modo per rispetto e riconoscenza nei loro confronti. E' un po' come se avessi voglia di "attaccare briga" e non ci fosse nessuno con cui avere il diritto di farlo. Mi consenta la metafora: è un po' come se fossi uno di quei partiti politici nati per fare opposizione che, di colpo, si trova a governare e non ha più il nemico cattivo da criticare e attaccare. In politica, di solito, durano poco, se non hanno la capacità di rinnovarsi.
Proprio come dovrei fare io, forse è questa necessità di fare un passo avanti significativo nel mio percorso di crescita, che sta scombinando i miei tic. Sento di doverlo fare, ma sono anche incerto sulle modalità e sulla direzione da prendere.
Aveva saputo anticiparmi quando ha scritto: "mi sembrava che cercasse anche altro".
Scrivere mi piace molto e mi rilassa.
Mi stimola molto la sua proposta di sfruttare le mie qualità letterarie per cercare uno sbocco professionale parallelo al lavoro attuale. Ci penserò molto seriamente.
Dopo l'esperienza dei tic di oggi ho preso in seria considerazione la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Credo che la scelta del professionista sia determinante. Con lei mi sono trovato molto bene, anche se a distanza e solo on-line.
Altri colleghi che ho letto, a cui riconosco sicuramente la competenza e la professionalità, mi avrebbero fatto sentire meno a mio agio e forse non mi sarei aperto così tanto. E' come se il filone si esaurisse subito...
Spero di avere la fortuna di trovare sul mio percorso una persona come lei.
La cosa che più ho apprezzato nei nostri scambi è stata la sua capacità di ascoltare e comprendere le mie parole, analizzare in profondità e offrire continui stimoli per riflettere e rilanciare il discorso, aprendo altri temi e altri scenari. Cercherò di fare tesoro di quello che abbiamo fatto insieme e di continuare il percorso.
Grazie veramente.
P.S. Questa mattina, quando ho avuto la sorpresa dei supertic, ora le cose si stanno affievolendo, ho riletto insieme ai miei nonni le cose che ci siamo scritti. E' stato un momento molto bello e forse ha contribuito anche questo a rilassarmi un pochino...
Anche loro la salutano e concordano con me nel dire che è una persona speciale...
P.S. 2 Ho deciso che alle 17 giocherò comunque a calcetto, non voglio che i tic condizionino la mia vita, sono loro che si devono adattare a me.
P.S. 3 Oggi avrei voluto vedere Lara, la ragazza del lavoro, per augurarle buone vacanze, dopo il saluto frettoloso di ieri. Non era uno dei miei giorni di forma migliore, ma spero ancora in domani...
oggi è una giornata difficile, l'ho anche scritto in un altro post
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/528923-tic-nervosi-in-aumento-integrazione.html
ma ho letto con molto piacere le sue parole e le rispondo volentieri.
Devo dire che mi dispiace moltissimo che dovremo salutarci, ma lo comprendo e lo ritengo un segno di correttezza e professionalità da parte sua.
Per quanto riguarda il pensiero su mia madre provo a esporle la mia sensazione.
Anche grazie al suo aiuto di questi giorni sto prendendo coscienza della necessità di prendermi cura di me e cominciare a trovare e affermare la mia personalità liberamente.
Ho la sensazione, come anche lei mi ha confermato con le sue parole, che la figura tanto importante e di rilievo di mia madre sarebbe forse stata in qualche modo un ostacolo per la mia affermazione, fonte di scontri, rotture e ritrovamenti.
Quando penso a questo provo due sensazioni contrastanti.
Da un lato provo quasi il sollievo che non ci sia e che quindi non mi abbia costretto a questa battaglia per la mia affermazione e questo in qualche modo mi spaventa e mi dispiace.
Da un altro lato mi sembra che mi manchi questa lotta e contrapposizione, un conflitto che aiuterebbe la mia personalità a crescere e maturare, uno scontro che con lei non potrò mai avere e che con i nonni ho sempre cercato di evitare in ogni modo per rispetto e riconoscenza nei loro confronti. E' un po' come se avessi voglia di "attaccare briga" e non ci fosse nessuno con cui avere il diritto di farlo. Mi consenta la metafora: è un po' come se fossi uno di quei partiti politici nati per fare opposizione che, di colpo, si trova a governare e non ha più il nemico cattivo da criticare e attaccare. In politica, di solito, durano poco, se non hanno la capacità di rinnovarsi.
Proprio come dovrei fare io, forse è questa necessità di fare un passo avanti significativo nel mio percorso di crescita, che sta scombinando i miei tic. Sento di doverlo fare, ma sono anche incerto sulle modalità e sulla direzione da prendere.
Aveva saputo anticiparmi quando ha scritto: "mi sembrava che cercasse anche altro".
Scrivere mi piace molto e mi rilassa.
Mi stimola molto la sua proposta di sfruttare le mie qualità letterarie per cercare uno sbocco professionale parallelo al lavoro attuale. Ci penserò molto seriamente.
Dopo l'esperienza dei tic di oggi ho preso in seria considerazione la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Credo che la scelta del professionista sia determinante. Con lei mi sono trovato molto bene, anche se a distanza e solo on-line.
Altri colleghi che ho letto, a cui riconosco sicuramente la competenza e la professionalità, mi avrebbero fatto sentire meno a mio agio e forse non mi sarei aperto così tanto. E' come se il filone si esaurisse subito...
Spero di avere la fortuna di trovare sul mio percorso una persona come lei.
La cosa che più ho apprezzato nei nostri scambi è stata la sua capacità di ascoltare e comprendere le mie parole, analizzare in profondità e offrire continui stimoli per riflettere e rilanciare il discorso, aprendo altri temi e altri scenari. Cercherò di fare tesoro di quello che abbiamo fatto insieme e di continuare il percorso.
Grazie veramente.
P.S. Questa mattina, quando ho avuto la sorpresa dei supertic, ora le cose si stanno affievolendo, ho riletto insieme ai miei nonni le cose che ci siamo scritti. E' stato un momento molto bello e forse ha contribuito anche questo a rilassarmi un pochino...
Anche loro la salutano e concordano con me nel dire che è una persona speciale...
P.S. 2 Ho deciso che alle 17 giocherò comunque a calcetto, non voglio che i tic condizionino la mia vita, sono loro che si devono adattare a me.
P.S. 3 Oggi avrei voluto vedere Lara, la ragazza del lavoro, per augurarle buone vacanze, dopo il saluto frettoloso di ieri. Non era uno dei miei giorni di forma migliore, ma spero ancora in domani...
[#9]
Le due sensazioni che prova riguardo a sua madre sono significative, capisco quello che lei vuole dire.
Non possiamo sapere se, con la presenza fisica di sua madre, si sarebbe cimentato in una battaglia per la sua affermazione, magari lo avrebbe fatto o magari avrebbe tenuto calme le acque, forse come le è venuto spontaneo fare con i suoi nonni, per la sua riconoscenza verso di loro.
Se però la presenza di sua madre non c'è fisicamente, c'è interiormente, dentro di lei. E affinché lei possa affermare se stesso, potrebbe doversi trovare nella posizione di fare i conti con le sue esperienze relazionali del passato, quelle con sua madre, con suo padre e con tutte le figure che per lei sono state un importante riferimento.
Si tratta di fare un dialogo interiore, affinché lei possa riconoscersi un giorno i suoi diritti. In un certo senso quella battaglia la farà ugualmente.
La vita poi non risparmia momenti in cui ci si scontra con altre persone. Non saranno scontri con sua madre, ma è probabile che si troverà ad affrontare più volte dei conflitti.
Anzi, le sarà già capitato, e sarebbe un altro tema da aprire, come cioè ha affrontato nella sua vita i possibili conflitti con gli adulti, ma anche con i suoi coetanei, prima a scuola e poi a lavoro.
Condivido con lei che la scelta del professionista sia determinante. Se deciderà di seguire questa strada, cerchi di intuire se il professionista che ha davanti possiede le qualità che lei desidera.
Ho letto il link in cui è presente la sua integrazione. Mi spiace per il suo malessere, purtroppo non possiamo aspettarci che passi velocemente, senza un intervento specifico. So che l'aumento dei tic la sta preoccupando molto, è comprensibile.
Quello che dice, cioè che "forse è questa necessità di fare un passo avanti significativo nel mio percorso di crescita, che sta scombinando i miei tic", lo sento vero.
Inoltre non sottovaluti un insieme di altri aspetti, entrando nel mondo del lavoro e conoscendo Lara, ad esempio, può essere sollecitato più del solito emotivamente.
Anche le ferie possono generare un vissuto di tensione, poiché finché lavora impegna il suo tempo, mentre ora può sentire un senso di vuoto.
Ci sono tante ragioni che possono generare un sovraccarico emotivo, che sembra esprimersi con i tic. Provi lei stesso a dare un senso alle varie oscillazioni che ci sono, cercando di capire come mai a volte i tic aumentano e diminuiscono.
Il rilassamento può dare un po' di sollievo, operando un controllo volontario, quando è possibile, della muscolatura e dei suoi movimenti. È comunque poi importante dal mio punto di vista entrare nel profondo del suo malessere, in modo tale che possa esprimere se stesso - anche attaccando briga - al posto di avere i tic.
Anche a me spiace sinceramente di non poterla aiutare di più in questa sede e di doverla salutare, allora un grazie sentito per il nostro scambio e per la partecipazione generosa della sua storia.
I miei più cari auguri,
Enrico de Sanctis
Non possiamo sapere se, con la presenza fisica di sua madre, si sarebbe cimentato in una battaglia per la sua affermazione, magari lo avrebbe fatto o magari avrebbe tenuto calme le acque, forse come le è venuto spontaneo fare con i suoi nonni, per la sua riconoscenza verso di loro.
Se però la presenza di sua madre non c'è fisicamente, c'è interiormente, dentro di lei. E affinché lei possa affermare se stesso, potrebbe doversi trovare nella posizione di fare i conti con le sue esperienze relazionali del passato, quelle con sua madre, con suo padre e con tutte le figure che per lei sono state un importante riferimento.
Si tratta di fare un dialogo interiore, affinché lei possa riconoscersi un giorno i suoi diritti. In un certo senso quella battaglia la farà ugualmente.
La vita poi non risparmia momenti in cui ci si scontra con altre persone. Non saranno scontri con sua madre, ma è probabile che si troverà ad affrontare più volte dei conflitti.
Anzi, le sarà già capitato, e sarebbe un altro tema da aprire, come cioè ha affrontato nella sua vita i possibili conflitti con gli adulti, ma anche con i suoi coetanei, prima a scuola e poi a lavoro.
Condivido con lei che la scelta del professionista sia determinante. Se deciderà di seguire questa strada, cerchi di intuire se il professionista che ha davanti possiede le qualità che lei desidera.
Ho letto il link in cui è presente la sua integrazione. Mi spiace per il suo malessere, purtroppo non possiamo aspettarci che passi velocemente, senza un intervento specifico. So che l'aumento dei tic la sta preoccupando molto, è comprensibile.
Quello che dice, cioè che "forse è questa necessità di fare un passo avanti significativo nel mio percorso di crescita, che sta scombinando i miei tic", lo sento vero.
Inoltre non sottovaluti un insieme di altri aspetti, entrando nel mondo del lavoro e conoscendo Lara, ad esempio, può essere sollecitato più del solito emotivamente.
Anche le ferie possono generare un vissuto di tensione, poiché finché lavora impegna il suo tempo, mentre ora può sentire un senso di vuoto.
Ci sono tante ragioni che possono generare un sovraccarico emotivo, che sembra esprimersi con i tic. Provi lei stesso a dare un senso alle varie oscillazioni che ci sono, cercando di capire come mai a volte i tic aumentano e diminuiscono.
Il rilassamento può dare un po' di sollievo, operando un controllo volontario, quando è possibile, della muscolatura e dei suoi movimenti. È comunque poi importante dal mio punto di vista entrare nel profondo del suo malessere, in modo tale che possa esprimere se stesso - anche attaccando briga - al posto di avere i tic.
Anche a me spiace sinceramente di non poterla aiutare di più in questa sede e di doverla salutare, allora un grazie sentito per il nostro scambio e per la partecipazione generosa della sua storia.
I miei più cari auguri,
Enrico de Sanctis
[#10]
Ex utente
Gentile dott. de Sanctis,
so che ci siamo già congedati e che non possiamo proseguire questo percorso on-line, ma non ho resistito a non cogliere il suo spunto a riguardo dei conflitti con gli adulti e con i coetanei.
Prometto che, se lo vorrà ancora, le lascerò l'ultima parola.
Spero che mi possa perdonare.
Intanto vorrei cominciare dicendo che oggi mi sembra di essere quasi tornato alla normalità, non so esattamente che cosa mi fosse successo ieri, è stata per me una sensazione nuova e spero rimanga un episodio isolato.
Oggi potrò sicuramente vedere Lara per un saluto prima delle vacanze...
Veniamo al tema dei conflitti.
Con gli adulti posso dire che praticamente non ne ho mai avuti. Con mia madre mi sono mancate le occasioni, con i miei nonni li ho sempre evitati per quel senso di gratitudine di cui abbiamo già parlato, ma anche perchè la vecchiaia li sta rendendo sempre più fragili nel fisico e vulnerabili e mi sembrerebbe di attaccare briga con qualcuno più debole di me e non è corretto. Con gli insegnanti non ci sono mai state le ragioni per farlo, ho sempre avuto un grande desiderio e una curiosità di conoscere, capire e comprendere e i voti sono sempre stati una logica conseguenza. Mi sono diplomato con il massimo dei voti e mi hanno sempre detto che avrei potuto intraprendere qualsiasi percorso avessi voluto. Erano tutti molto sconcertati dal fatto che non avrei scelto l'università.
Con i miei clienti mi sembra controproducente e non ne avrei motivo, sono affari, non rapporti personali.
Per quanto riguarda i coetanei ho un gruppo di amici fraterni che conosco dai tempi delle elementari. Non ci sono mai stati grossi motivi di scontro. Diciamo anche che preferisco intraprendere la via della negoziazione. Invece di andare allo scontro per dividerci la torta, preferisco sempre cercare di far crescere la torta in modo da averne entrambi una fetta soddisfacente. Devo dire che funziona bene, non si tratta di soccombere o lasciare strada all'altro, ma di usare un po' di creatività.
Anche ai tempi della scuola, non ho mai trovato il classico bullo sbruffone o qualcuno che mi prendesse in giro o mi deridesse per qualche motivo, mi sono sempre fatto voler bene.
In realtà c'è stato forse un unico caso di scontro. Ero all'ultimo anno e mi capitava spesso di intrattenermi con una ragazza. Non provavo per lei alcun tipo di attrazione fisica o interesse particolare, ma mi piacevano molto alcuni discorsi e ragionamenti che facevamo insieme. C'era un ragazzo, che la corteggiava senza successo, a cui questa nostra intimità dava molto fastidio.
Un giorno ha cominciato a infastidirci. All'inizio ha cominciato ad attaccare me e la mia smorfia alla bocca. Non me la sono presa molto, perchè ho compreso il suo stato d'animo e non sentivo vere le cose che diceva sul mio conto. Quando ha cominciato ad attaccare lei in modo che mi sembrava volgare ed eccessivo allora ho cominciato ad infastidirmi. Dopo un lungo punzecchiamento, che ho sopportato, ha cominciato a parlare anche di mia madre in modo inappropriato. A qual punto sono esploso in modo direi "animalesco", solo a parole, intendiamoci, ma con un tale impeto, intensità e rabbia che ricordo all'epoca mi fecero quasi paura. Non immaginavo di avere sopito dentro di me un tale orco. Da allora ho cercato di non fare più svegliare l'orco.
Oggi, ogni tanto, ho la sensazione che questo orco stia aspettando l'occasione per tornare fuori. Ieri una sua collega che ha risposto al mio post sui tic parlava di ansia, io direi che non provo ansia, ma piuttosto rabbia. Rabbia per quello che non è stato e poteva essere, rabbia per alcune occasioni che non sto forse cogliendo, rabbia per quello che è successo ai miei genitori, rabbia per questi tic, rabbia che non so bene indirizzare e comprendere.
Ieri sono andato a giocare a calcetto. Quando i miei amici mi hanno visto, hanno subito capito che era una giornata no e sono stati molto affettuosi e comprensivi. Quando abbiamo cominciato la partita io ho giocato con una tale rabbia agonistica, che si sono impressionati, ho anche fatto 5 goal! Mi succede spesso che lo sport mi aiuti a sfogarmi, ad alleggerire il sovraccarico emotivo...adoro il nuoto e la corsa...sport di fatica e resistenza. E' un po' quella voglia di attaccare briga con qualcuno più forte di me...non riuscendo a trovare la persona giusta, sfido me stesso e i miei limiti.
Dopo la partita ero stanco, ma in pace con il mondo. La sera siamo andati in discoteca, mi piace molto la musica, ma anche il fatto che molti, credendo di ballare, si muovono in modo inconsulto e un poco mi assomigliano. Il mio tic al collo, che ieri era (molto stranamente) il più marcato e fastidioso, passava quasi inosservato.
Ora la saluto veramente e la ringrazio profondamente e di cuore.
Le ribadisco la promessa di non rispondere ulteriormente ad eventuali spunti che vorrà ancora regalarmi, ma di impegnarmi a proseguire questo lavoro con un professionista che mi possa seguire dal vivo.
P.S. Nel pomeriggio vedrò Lara, aveva avuto la mia stessa idea e mi ha invitato lei. Sarà il caldo di agosto, ma forse il ghiaccio si sta sciogliendo...ora toccherà a me dichiararmi apertamente...ma mi sento pronto per farlo...
so che ci siamo già congedati e che non possiamo proseguire questo percorso on-line, ma non ho resistito a non cogliere il suo spunto a riguardo dei conflitti con gli adulti e con i coetanei.
Prometto che, se lo vorrà ancora, le lascerò l'ultima parola.
Spero che mi possa perdonare.
Intanto vorrei cominciare dicendo che oggi mi sembra di essere quasi tornato alla normalità, non so esattamente che cosa mi fosse successo ieri, è stata per me una sensazione nuova e spero rimanga un episodio isolato.
Oggi potrò sicuramente vedere Lara per un saluto prima delle vacanze...
Veniamo al tema dei conflitti.
Con gli adulti posso dire che praticamente non ne ho mai avuti. Con mia madre mi sono mancate le occasioni, con i miei nonni li ho sempre evitati per quel senso di gratitudine di cui abbiamo già parlato, ma anche perchè la vecchiaia li sta rendendo sempre più fragili nel fisico e vulnerabili e mi sembrerebbe di attaccare briga con qualcuno più debole di me e non è corretto. Con gli insegnanti non ci sono mai state le ragioni per farlo, ho sempre avuto un grande desiderio e una curiosità di conoscere, capire e comprendere e i voti sono sempre stati una logica conseguenza. Mi sono diplomato con il massimo dei voti e mi hanno sempre detto che avrei potuto intraprendere qualsiasi percorso avessi voluto. Erano tutti molto sconcertati dal fatto che non avrei scelto l'università.
Con i miei clienti mi sembra controproducente e non ne avrei motivo, sono affari, non rapporti personali.
Per quanto riguarda i coetanei ho un gruppo di amici fraterni che conosco dai tempi delle elementari. Non ci sono mai stati grossi motivi di scontro. Diciamo anche che preferisco intraprendere la via della negoziazione. Invece di andare allo scontro per dividerci la torta, preferisco sempre cercare di far crescere la torta in modo da averne entrambi una fetta soddisfacente. Devo dire che funziona bene, non si tratta di soccombere o lasciare strada all'altro, ma di usare un po' di creatività.
Anche ai tempi della scuola, non ho mai trovato il classico bullo sbruffone o qualcuno che mi prendesse in giro o mi deridesse per qualche motivo, mi sono sempre fatto voler bene.
In realtà c'è stato forse un unico caso di scontro. Ero all'ultimo anno e mi capitava spesso di intrattenermi con una ragazza. Non provavo per lei alcun tipo di attrazione fisica o interesse particolare, ma mi piacevano molto alcuni discorsi e ragionamenti che facevamo insieme. C'era un ragazzo, che la corteggiava senza successo, a cui questa nostra intimità dava molto fastidio.
Un giorno ha cominciato a infastidirci. All'inizio ha cominciato ad attaccare me e la mia smorfia alla bocca. Non me la sono presa molto, perchè ho compreso il suo stato d'animo e non sentivo vere le cose che diceva sul mio conto. Quando ha cominciato ad attaccare lei in modo che mi sembrava volgare ed eccessivo allora ho cominciato ad infastidirmi. Dopo un lungo punzecchiamento, che ho sopportato, ha cominciato a parlare anche di mia madre in modo inappropriato. A qual punto sono esploso in modo direi "animalesco", solo a parole, intendiamoci, ma con un tale impeto, intensità e rabbia che ricordo all'epoca mi fecero quasi paura. Non immaginavo di avere sopito dentro di me un tale orco. Da allora ho cercato di non fare più svegliare l'orco.
Oggi, ogni tanto, ho la sensazione che questo orco stia aspettando l'occasione per tornare fuori. Ieri una sua collega che ha risposto al mio post sui tic parlava di ansia, io direi che non provo ansia, ma piuttosto rabbia. Rabbia per quello che non è stato e poteva essere, rabbia per alcune occasioni che non sto forse cogliendo, rabbia per quello che è successo ai miei genitori, rabbia per questi tic, rabbia che non so bene indirizzare e comprendere.
Ieri sono andato a giocare a calcetto. Quando i miei amici mi hanno visto, hanno subito capito che era una giornata no e sono stati molto affettuosi e comprensivi. Quando abbiamo cominciato la partita io ho giocato con una tale rabbia agonistica, che si sono impressionati, ho anche fatto 5 goal! Mi succede spesso che lo sport mi aiuti a sfogarmi, ad alleggerire il sovraccarico emotivo...adoro il nuoto e la corsa...sport di fatica e resistenza. E' un po' quella voglia di attaccare briga con qualcuno più forte di me...non riuscendo a trovare la persona giusta, sfido me stesso e i miei limiti.
Dopo la partita ero stanco, ma in pace con il mondo. La sera siamo andati in discoteca, mi piace molto la musica, ma anche il fatto che molti, credendo di ballare, si muovono in modo inconsulto e un poco mi assomigliano. Il mio tic al collo, che ieri era (molto stranamente) il più marcato e fastidioso, passava quasi inosservato.
Ora la saluto veramente e la ringrazio profondamente e di cuore.
Le ribadisco la promessa di non rispondere ulteriormente ad eventuali spunti che vorrà ancora regalarmi, ma di impegnarmi a proseguire questo lavoro con un professionista che mi possa seguire dal vivo.
P.S. Nel pomeriggio vedrò Lara, aveva avuto la mia stessa idea e mi ha invitato lei. Sarà il caldo di agosto, ma forse il ghiaccio si sta sciogliendo...ora toccherà a me dichiararmi apertamente...ma mi sento pronto per farlo...
[#11]
Non mi deve chiedere perdono, non ha fatto niente di male, anzi.
Ascolti bene le mie parole. Pur essendo questo spazio limitato, il nostro dialogo ha valore e ha creato tra noi uno scambio fatto di pensieri e di vissuti emotivi, avviando la possibilità di un progetto ambizioso per la sua vita. Non abbiamo avuto l'occasione di scambiarli dal vivo, ma penso di poter dire che entrambi li abbiamo provati, toccando attraverso la sua storia corde delicate e profonde. Questo significa che concludere il nostro dialogo, per quanto sia necessario, non può non dispiacerci e non vorremmo farlo. È come se si fosse creato qualcosa, e terminarla non è indifferente.
Non si senta solo quindi, siamo in due a doverci salutare. Abbiamo coltivato insieme un terreno per il tempo che era possibile, un terreno produttivo e promettente.
Prima di salutarci, le lascio le mie suggestioni con piacere.
Penso che la via della negoziazione e della condivisione sia molto valida. È bello che tutti possano avere la fetta della torta. Come lei dice, ci sono soluzioni creative senza trovarsi in una dimensione di privazione, "soccombendo o lasciando la strada all'altro".
Purtroppo a volte questo non è possibile, poiché bisogna che tutti alla fine siano d'accordo e ci siano intenti comuni. E può succedere che qualcuno voglia prendersi anche la nostra fetta della torta.
Allora è necessario prendere una posizione, altrimenti ci sono volte in cui gli altri, se lasciati fare, ci "mangiano".
In tal senso, l'episodio in cui siete stati ingiustamente offesi lei e la sua amica è emblematico. E immagino che lei, facendo sentire la sua voce, abbia messo in riga l'altro ragazzo.
Quando dice che all'inizio non se l'è "presa molto, perchè ho compreso il suo stato d'animo", è un discorso coerente con quello che ci siamo detti della sua attitudine a comprendere gli altri. Questa sua attitudine è un valore enorme, attenzione però al fatto che la sua comprensione gli altri la devono meritare e, in alcun modo, devono spadroneggiare, calpestarla e oltrepassare il limite.
So che lo sa, ma glielo voglio comunque dire, anche per il fatto che lei afferma che ha "cercato di non fare più svegliare l'orco".
A volte l'orco va svegliato, e bisogna capire come mai lei cerchi di addormentarlo.
Questo discorso mi fa pensare all'etimologia della parola aggressività che, nella complessità dei suoi significati, indica l'andare verso, l'avanzare. Non sto parlando ora di un'esplosione di rabbia, quanto del riconoscimento dei propri diritti e dell'espressione di questa dimensione, discorso che emerge fin dal suo primo scritto.
Per certi versi con lo sport sfoga il suo sovraccarico emotivo. Immagino che i tic si riducano in quel momento. Questo va bene. Tuttavia, è anche importante che lei possa utilizzare le sue emozioni, ascoltandole e gestendole, senza tenerle dentro o, al contrario, gettarle fuori indistintamente o bruciarle. Sono la sua guida, per questo sono una ricchezza inestimabile, la linfa della sua vita.
Come lei dice, bisogna saperle "indirizzare", bonificandole e canalizzandole. E a fare questo purtroppo non ce la facciamo qui, mio malgrado.
Se quello di ieri non sarà un episodio isolato non deve spaventarsi, mettiamo anche in conto che potrà ricapitare, ma non dimentichi che è una cosa che può risolvere e sono sicuro che nel tempo ci riuscirà.
Come dicevamo, è l'aumento dei tic d'altronde che ci ha dato la fortunata occasione di condividere questo nostro dialogo. Si legge anche dal titolo che lei ha scelto per il suo consulto: "Tic in aumento..."
E la sua decisione di scrivere qui è il segno che qualcosa in lei si sta muovendo, evidentemente c'è in lei il desiderio di cambiare.
Quanto allo sconcerto dei suoi insegnanti circa l'Università, so che rifletterà sulla possibilità di farla, o comunque di fare scelte anche più progettuali. E con Lara spero sia andata bene.
La saluto, sinceramente,
Enrico de Sanctis
Ascolti bene le mie parole. Pur essendo questo spazio limitato, il nostro dialogo ha valore e ha creato tra noi uno scambio fatto di pensieri e di vissuti emotivi, avviando la possibilità di un progetto ambizioso per la sua vita. Non abbiamo avuto l'occasione di scambiarli dal vivo, ma penso di poter dire che entrambi li abbiamo provati, toccando attraverso la sua storia corde delicate e profonde. Questo significa che concludere il nostro dialogo, per quanto sia necessario, non può non dispiacerci e non vorremmo farlo. È come se si fosse creato qualcosa, e terminarla non è indifferente.
Non si senta solo quindi, siamo in due a doverci salutare. Abbiamo coltivato insieme un terreno per il tempo che era possibile, un terreno produttivo e promettente.
Prima di salutarci, le lascio le mie suggestioni con piacere.
Penso che la via della negoziazione e della condivisione sia molto valida. È bello che tutti possano avere la fetta della torta. Come lei dice, ci sono soluzioni creative senza trovarsi in una dimensione di privazione, "soccombendo o lasciando la strada all'altro".
Purtroppo a volte questo non è possibile, poiché bisogna che tutti alla fine siano d'accordo e ci siano intenti comuni. E può succedere che qualcuno voglia prendersi anche la nostra fetta della torta.
Allora è necessario prendere una posizione, altrimenti ci sono volte in cui gli altri, se lasciati fare, ci "mangiano".
In tal senso, l'episodio in cui siete stati ingiustamente offesi lei e la sua amica è emblematico. E immagino che lei, facendo sentire la sua voce, abbia messo in riga l'altro ragazzo.
Quando dice che all'inizio non se l'è "presa molto, perchè ho compreso il suo stato d'animo", è un discorso coerente con quello che ci siamo detti della sua attitudine a comprendere gli altri. Questa sua attitudine è un valore enorme, attenzione però al fatto che la sua comprensione gli altri la devono meritare e, in alcun modo, devono spadroneggiare, calpestarla e oltrepassare il limite.
So che lo sa, ma glielo voglio comunque dire, anche per il fatto che lei afferma che ha "cercato di non fare più svegliare l'orco".
A volte l'orco va svegliato, e bisogna capire come mai lei cerchi di addormentarlo.
Questo discorso mi fa pensare all'etimologia della parola aggressività che, nella complessità dei suoi significati, indica l'andare verso, l'avanzare. Non sto parlando ora di un'esplosione di rabbia, quanto del riconoscimento dei propri diritti e dell'espressione di questa dimensione, discorso che emerge fin dal suo primo scritto.
Per certi versi con lo sport sfoga il suo sovraccarico emotivo. Immagino che i tic si riducano in quel momento. Questo va bene. Tuttavia, è anche importante che lei possa utilizzare le sue emozioni, ascoltandole e gestendole, senza tenerle dentro o, al contrario, gettarle fuori indistintamente o bruciarle. Sono la sua guida, per questo sono una ricchezza inestimabile, la linfa della sua vita.
Come lei dice, bisogna saperle "indirizzare", bonificandole e canalizzandole. E a fare questo purtroppo non ce la facciamo qui, mio malgrado.
Se quello di ieri non sarà un episodio isolato non deve spaventarsi, mettiamo anche in conto che potrà ricapitare, ma non dimentichi che è una cosa che può risolvere e sono sicuro che nel tempo ci riuscirà.
Come dicevamo, è l'aumento dei tic d'altronde che ci ha dato la fortunata occasione di condividere questo nostro dialogo. Si legge anche dal titolo che lei ha scelto per il suo consulto: "Tic in aumento..."
E la sua decisione di scrivere qui è il segno che qualcosa in lei si sta muovendo, evidentemente c'è in lei il desiderio di cambiare.
Quanto allo sconcerto dei suoi insegnanti circa l'Università, so che rifletterà sulla possibilità di farla, o comunque di fare scelte anche più progettuali. E con Lara spero sia andata bene.
La saluto, sinceramente,
Enrico de Sanctis
[#12]
Ex utente
Gentile dott. de Sanctis,
sono qui a scriverle perchè ieri sera mi è successa una cosa di cui ho bisogno di parlare, ma non so con chi farlo, con i nonni sono imbarazzato e con gli amici non sono a mio agio...e fino almeno a settembre non avrò il mio psicoterapeuta.
La questione è questa.
Lara mi ha fatto un regalo enorme, ha convinto i suoi genitori ad affittare un appartamento per le vacanze nel mio paesino, così trascorreremo l'estate insieme.
Questa prima settimana è stata meravigliosa...ci siamo avvicinati moltissimo. Lei è semplicemente meravigliosa e quando esce dal mare bagnata è così sensuale...
Mi è capitato spesso di fare il bagno con lei e anche solo sfiorarla mi ha provocato erezioni incontrollabili che ho fatto fatica a nascondere...
Ieri sera è successo questo.
Abbiamo cenato in spiaggia insieme a tanti altri ragazzi...poi ci siamo divertiti facendo baldoria...
Quando ha cominciato a essere tardi ci siamo appartati per guardare le stelle abbracciati. Ad un certo punto lei ha cominciato ad accarezzarmi le parti intime...mi piaceva molto e la risposta non ha tardato ad arrivare...
Quando però ha cominciato a fare sul serio mi sono irrigidito...non volevo che la prima volta fosse così, di nascosto, furtiva, avevo immaginato per noi qualcosa di diverso...
Non sapevo come dirglielo, ero a disagio, volevo smettere...lei mi accarezzava per stimolarmi e io mi toccavo per rilassarmi.
Alla fine ho perso l'erezione, ma ero quasi sollevato...
Dopo non molto gli altri ragazzi che erano ancora in spiaggia ci hanno raggiunti e io l'ho lasciata andare a casa.
Oggi sono tormentato, forse ho rovinato tutto...perchè non sono riuscito a parlarle? Perchè non le ho detto che cosa provavo? Ora penserà che oltre ai mille tic e al mal di movimento abbia anche problemi di erezione, magari ansia da prestazione...
Volevo solo che fosse speciale e non una cosa rubata sulla spiaggia.
Oggi non so come comportarmi, come lei reagirà...come fare a spiegare senza che tutto sembri una scusa...
Che cosa mi succede? Ho rinunciato volontariamente alla cosa che pensavo di desiderare di più negli ultimi giorni.
Sono confuso...
[#13]
Ci sono tanti aspetti nelle sue parole ricche di sfumature. Aspetti che aprono non poche domande.
Una parte di lei avrebbe voluto proseguire in spiaggia, l'erezione (e non solo) testimoniavano il suo desiderio.
Un'altra parte invece ha preferito interrompere questo desiderio, poiché sentiva quell'incontro "rubato", come se avesse un carattere effimero e non continuativo, se non ho capito male.
Non credo che abbia rovinato tutto. La cosa che sento più importante è capire la qualità del suo desiderio di interruzione volontaria. Potrebbe essere un sentimento complesso.
In proposito penso che l'importante sia chiarirsi, giustamente rarefacendo quella confusione che sente in se stesso, come lei dice.
Intanto voglio chiederle: come immagina la prima volta, come vorrebbe che fosse?
Devo dire che il fatto che non ne ha parlato con Lara è un elemento significativo che potrebbe aiutarci.
Ad esempio aveva paura che il suo desiderio di trovarsi in un'altra circostanza, avrebbe deluso Lara, che invece aveva "cominciato a fare sul serio" lì, scegliendo evidentemente di andare avanti in spiaggia?
Oppure questa scelta di Lara le è parsa superficiale, generando in lei un senso di diffidenza? L’ha sentita in qualche modo pressante e poca sintonizzata con lei?
E ancora, teme che sia una situazione grande da dover gestire o questo non c'entra?
Queste domande ci darebbero l’occasione di approfondire i suoi stati d'animo interiori e, quindi, di fare chiarezza anche con Lara. Per questo è importante avere il tempo di dialogare intorno a questi interrogativi, che lei per primo acutamente si pone, e a tutti quelli che emergerebbero a partire dagli stimoli in essere.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Una parte di lei avrebbe voluto proseguire in spiaggia, l'erezione (e non solo) testimoniavano il suo desiderio.
Un'altra parte invece ha preferito interrompere questo desiderio, poiché sentiva quell'incontro "rubato", come se avesse un carattere effimero e non continuativo, se non ho capito male.
Non credo che abbia rovinato tutto. La cosa che sento più importante è capire la qualità del suo desiderio di interruzione volontaria. Potrebbe essere un sentimento complesso.
In proposito penso che l'importante sia chiarirsi, giustamente rarefacendo quella confusione che sente in se stesso, come lei dice.
Intanto voglio chiederle: come immagina la prima volta, come vorrebbe che fosse?
Devo dire che il fatto che non ne ha parlato con Lara è un elemento significativo che potrebbe aiutarci.
Ad esempio aveva paura che il suo desiderio di trovarsi in un'altra circostanza, avrebbe deluso Lara, che invece aveva "cominciato a fare sul serio" lì, scegliendo evidentemente di andare avanti in spiaggia?
Oppure questa scelta di Lara le è parsa superficiale, generando in lei un senso di diffidenza? L’ha sentita in qualche modo pressante e poca sintonizzata con lei?
E ancora, teme che sia una situazione grande da dover gestire o questo non c'entra?
Queste domande ci darebbero l’occasione di approfondire i suoi stati d'animo interiori e, quindi, di fare chiarezza anche con Lara. Per questo è importante avere il tempo di dialogare intorno a questi interrogativi, che lei per primo acutamente si pone, e a tutti quelli che emergerebbero a partire dagli stimoli in essere.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#14]
Ex utente
Grazie per questo ulteriore consulto fuoriprogramma, ma lei si è guadagnato la mia fiducia e avevo bisogno di dirlo a qualcuno.
Lara sarà via fino a domani per una escursione con i suoi genitori e fino ad allora non avremo modo di parlarne.
Credo che di tutte le cose che mi ha scritto, per cui la ringrazio molto e cercherò di riflettere, ci siano due parole centrali: superficialità e diffidenza. Credo che sia stato questo a bloccare il mio desiderio. Non mi sono sentito in sintonia. sarebbe stata la prima volta per lei, per me, per noi.
Io immagino un momento speciale in cui noi e i nostri sentimenti sono il centro di tutto, non un riempitivo di un momento buco di una festa sulla spiaggia. Mi andava bene l'intimità e anche qualcosa in più, ma non questo e non così! Come ha fatto a non avere questa sensibilità...come ha fatto a non desiderare qualcosa di più romantico e solo nostro? In qualche modo mi è sembrata una inversione delle parti, mi sono sentito come la principessina che aspettava il principe azzurro che è rimasta delusa dall'uomo grezzo. Da qui probabilmente la diffidenza...e se per lei non fosse così importante? E se non fosse neanche la prima volta
come ha detto? Nei giorni scorsi l'avevo sentita vicina come non mai, ma ora...
Grazie per avermi lasciato sfogare e per avermi fatto riflettere.
Oggi cercherò di godermi il pomeriggio e domani sera vedrò di parlarne con lei, anche se temo di rimanerne deluso. Forse l'avevo idealizzata e questo è un momento di ritorno alla realtà. Sono così difficili le relazioni con le donne?
Grazie ancora, come al solito mi ha offerto molto su cui pensare
P.s. In questi giorni tormentati i tic sono praticamente assenti, mi sembra molto molto strano, ma non mi dispiace.
Lara sarà via fino a domani per una escursione con i suoi genitori e fino ad allora non avremo modo di parlarne.
Credo che di tutte le cose che mi ha scritto, per cui la ringrazio molto e cercherò di riflettere, ci siano due parole centrali: superficialità e diffidenza. Credo che sia stato questo a bloccare il mio desiderio. Non mi sono sentito in sintonia. sarebbe stata la prima volta per lei, per me, per noi.
Io immagino un momento speciale in cui noi e i nostri sentimenti sono il centro di tutto, non un riempitivo di un momento buco di una festa sulla spiaggia. Mi andava bene l'intimità e anche qualcosa in più, ma non questo e non così! Come ha fatto a non avere questa sensibilità...come ha fatto a non desiderare qualcosa di più romantico e solo nostro? In qualche modo mi è sembrata una inversione delle parti, mi sono sentito come la principessina che aspettava il principe azzurro che è rimasta delusa dall'uomo grezzo. Da qui probabilmente la diffidenza...e se per lei non fosse così importante? E se non fosse neanche la prima volta
come ha detto? Nei giorni scorsi l'avevo sentita vicina come non mai, ma ora...
Grazie per avermi lasciato sfogare e per avermi fatto riflettere.
Oggi cercherò di godermi il pomeriggio e domani sera vedrò di parlarne con lei, anche se temo di rimanerne deluso. Forse l'avevo idealizzata e questo è un momento di ritorno alla realtà. Sono così difficili le relazioni con le donne?
Grazie ancora, come al solito mi ha offerto molto su cui pensare
P.s. In questi giorni tormentati i tic sono praticamente assenti, mi sembra molto molto strano, ma non mi dispiace.
[#15]
C'è un filo narrativo su cui possiamo muoverci, leggendo il suo consulto nella sua interezza. Ne prendo una parte e mi limito a riflettere sulle sue parole distintive rispetto al discorso che lega rabbia e tic.
Mi sono chiesto se è in qualche modo arrabbiato con Lara, e questo può essere assolutamente legittimo. Il fatto che lei possa iniziare a vivere questa emozione, che invece in genere mette a tacere, le potrebbe consentire un'integrazione di una parte di sé, che non deve essere espressa tramite i tic o soltanto sfogata nello sport ad esempio. La assume interiormente e, comprendendola, se ne può assumere la responsabilità.
Questo è un itinerario appena abbozzato che percorrerei nella sede adatta, mi sembra significativo.
Parlare con Lara, se è quello che sente giusto fare, è senz'altro una strada. Può scegliere se essere più o meno diretto, e quello che cercherei di capire è se Lara è quella "ragazza che se la tira e dà per scontato che tutti i ragazzi debbano essere ai suoi piedi" o se è quella ragazza "semplice e spontanea", che le è sembrata in un momento successivo. O magari potrebbe essere entrambe.
Per vedere chi abbiamo davanti è necessario non farci influenzare dalle nostre letture e interpretazioni o da certi condizionamenti che possono appartenerci. Quanto ci metto di mio e quanto invece sono libero di riconoscere l'altro per quello che è?
È un discorso difficile, è lungo l'allenamento necessario per arrivare a distinguere l'altro da se stessi, ma sono sicuro che lei sappia cogliere ciò che voglio dirle.
Ad esempio quando dice che Lara "ora penserà che oltre ai mille tic e al mal di movimento abbia anche problemi di erezione, magari ansia da prestazione...", fa una lettura inevitabilmente parziale, riferita a una parte di sé che sembra inadeguata. Di questo non possiamo non tenere conto, questa parte sembra esserci.
Diversamente, se invece di concentrarsi su un suo presunto senso di inadeguatezza, lei riconosce in sé un possibile senso di rabbia, lo scenario si arricchisce di nuove prospettive. Lei diventa soggetto attivo che vive certe sensazioni e usa l'intuito. Il punto non è più soltanto che Lara può dubitare della sua ansia da prestazione, ma diventa anche il fatto che lei può chiedersi se Lara può guadagnarsi la sua fiducia, se è la ragazza che lei desidera.
E questo è un discorso indefinitamente aperto.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Mi sono chiesto se è in qualche modo arrabbiato con Lara, e questo può essere assolutamente legittimo. Il fatto che lei possa iniziare a vivere questa emozione, che invece in genere mette a tacere, le potrebbe consentire un'integrazione di una parte di sé, che non deve essere espressa tramite i tic o soltanto sfogata nello sport ad esempio. La assume interiormente e, comprendendola, se ne può assumere la responsabilità.
Questo è un itinerario appena abbozzato che percorrerei nella sede adatta, mi sembra significativo.
Parlare con Lara, se è quello che sente giusto fare, è senz'altro una strada. Può scegliere se essere più o meno diretto, e quello che cercherei di capire è se Lara è quella "ragazza che se la tira e dà per scontato che tutti i ragazzi debbano essere ai suoi piedi" o se è quella ragazza "semplice e spontanea", che le è sembrata in un momento successivo. O magari potrebbe essere entrambe.
Per vedere chi abbiamo davanti è necessario non farci influenzare dalle nostre letture e interpretazioni o da certi condizionamenti che possono appartenerci. Quanto ci metto di mio e quanto invece sono libero di riconoscere l'altro per quello che è?
È un discorso difficile, è lungo l'allenamento necessario per arrivare a distinguere l'altro da se stessi, ma sono sicuro che lei sappia cogliere ciò che voglio dirle.
Ad esempio quando dice che Lara "ora penserà che oltre ai mille tic e al mal di movimento abbia anche problemi di erezione, magari ansia da prestazione...", fa una lettura inevitabilmente parziale, riferita a una parte di sé che sembra inadeguata. Di questo non possiamo non tenere conto, questa parte sembra esserci.
Diversamente, se invece di concentrarsi su un suo presunto senso di inadeguatezza, lei riconosce in sé un possibile senso di rabbia, lo scenario si arricchisce di nuove prospettive. Lei diventa soggetto attivo che vive certe sensazioni e usa l'intuito. Il punto non è più soltanto che Lara può dubitare della sua ansia da prestazione, ma diventa anche il fatto che lei può chiedersi se Lara può guadagnarsi la sua fiducia, se è la ragazza che lei desidera.
E questo è un discorso indefinitamente aperto.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#16]
Ex utente
Credo che in questo momento il sentimento assolutamente predominante sia la rabbia. Io pensavo di aver trovato l'amore e forse Lara cercava solo il sesso. Forse non merita la mia fiducia...forse è come tutte le altre che vedono solo un ragazzo alto e biondo, con gli occhi azzurri e un bel fisico...io pensavo di aver coltivato qualcosa in piú.
Questa sera ci rivedremo e molto dipenderà da come deciderà di comportarsi...ha molti punti da recuperare.
In questi giorni che era via non si è fatta sentire e io nemmeno...ma credo che abbiamo un discorso in sospeso...
Non credo di dovermi giustificare per aver perso l'erezione, ma voglio spiegarle perchè non ho voluto farlo e capire le sue motivazioni. Mi era sembrata una ragazza sensibile...sono arrabiato anche per essermi sbagliato...
Se non chiariremo i nostri sentimenti non credo che riuscirò più a farlo con lei...anche se lo desideravo moltissimo.
La ringrazio, come al solito, per la generosità della sua analisi.
Crede che nella scelta dello psicoterapeuta possa servire far leggere i nostri scritti per capire se il metodo di lavoro del professionista assomigli al suo?
È una cosa che si può fare o è fuori luogo?
Lei, professionalmente come la prenderebbe?
Grazie infinitamente,
Giulio (ci tenevo a presentarmi).
Questa sera ci rivedremo e molto dipenderà da come deciderà di comportarsi...ha molti punti da recuperare.
In questi giorni che era via non si è fatta sentire e io nemmeno...ma credo che abbiamo un discorso in sospeso...
Non credo di dovermi giustificare per aver perso l'erezione, ma voglio spiegarle perchè non ho voluto farlo e capire le sue motivazioni. Mi era sembrata una ragazza sensibile...sono arrabiato anche per essermi sbagliato...
Se non chiariremo i nostri sentimenti non credo che riuscirò più a farlo con lei...anche se lo desideravo moltissimo.
La ringrazio, come al solito, per la generosità della sua analisi.
Crede che nella scelta dello psicoterapeuta possa servire far leggere i nostri scritti per capire se il metodo di lavoro del professionista assomigli al suo?
È una cosa che si può fare o è fuori luogo?
Lei, professionalmente come la prenderebbe?
Grazie infinitamente,
Giulio (ci tenevo a presentarmi).
[#17]
Caro Giulio,
per prima cosa voglio dirle che mi spiace non poterla seguire personalmente a causa della distanza. Lei mi diceva che sarebbe venuto ad approfondire il discorso dal vivo se non fossi stato così lontano. Dal canto mio, le avrei dato la mia disponibilità a seguirla.
Detto questo, se mi leggesse gli scritti intercorsi tra lei e un collega penserei che siano importanti per lei e cercherei di capire che cosa vive dentro di sé, e in che modo eventualmente potrei aiutarla.
Senz'altro l'orientamento psicoanalitico è indicativo, ma non è soltanto questo. Ci sono una serie di elementi in gioco legati al professionista e all'incontro.
Quando chiede se "si può fare o è fuori luogo?", io penso che non si tratti di questo, ma di dare un senso alla sua domanda, magari evocativa di una sua attitudine a occuparsi dell'altro senza risultare sbagliato, "fuori luogo" appunto.
Io non mi offenderei, se è questo che intendeva quando ha chiesto "come la prenderei", ma ascolterei con la massima attenzione la sua richiesta, e cercherei di darle il mio punto di vista.
Penserei che lei preferirebbe essere seguito dal collega, le chiederei se si è sentito rifiutato da lui in qualche modo, le domanderei se ha considerato tutte le strade per riuscire a essere in cura da lui.
Se valutassi che Giulio potrebbe diventare un mio paziente per un percorso a lungo termine, spererei che il nostro scambio a poco a poco le risultasse incisivo, nonostante la sua scelta originaria non fossi io.
Mi focalizzerei inoltre sul mio dubbio che magari si sta anche preoccupando per me, dimenticandosi i suoi diritti, tra cui quello di essere un paziente libero di valutare qual è lo psicoterapeuta più adatto per sé.
Questi discorsi ci porterebbero dritti nel suo mondo interiore e lei capirebbe se è questo che vuole.
Farei così perché credo in questo modo di interazione, che non è standardizzato, non prevede compiti né prescrizioni, ma utilizza il manifestarsi del suo modo di essere nello spazio analitico e nella relazione terapeutica.
Se incontra qualcuno che ha un altro modo di lavorare potrebbe però muoversi con lei in un modo differente. Ma sarà sempre lei a farsi le sue idee, intuendo se quel professionista è la persona con cui lei vuole condividere un periodo importante della sua vita, nel quale vivrà una nuova rinascita di sé.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
per prima cosa voglio dirle che mi spiace non poterla seguire personalmente a causa della distanza. Lei mi diceva che sarebbe venuto ad approfondire il discorso dal vivo se non fossi stato così lontano. Dal canto mio, le avrei dato la mia disponibilità a seguirla.
Detto questo, se mi leggesse gli scritti intercorsi tra lei e un collega penserei che siano importanti per lei e cercherei di capire che cosa vive dentro di sé, e in che modo eventualmente potrei aiutarla.
Senz'altro l'orientamento psicoanalitico è indicativo, ma non è soltanto questo. Ci sono una serie di elementi in gioco legati al professionista e all'incontro.
Quando chiede se "si può fare o è fuori luogo?", io penso che non si tratti di questo, ma di dare un senso alla sua domanda, magari evocativa di una sua attitudine a occuparsi dell'altro senza risultare sbagliato, "fuori luogo" appunto.
Io non mi offenderei, se è questo che intendeva quando ha chiesto "come la prenderei", ma ascolterei con la massima attenzione la sua richiesta, e cercherei di darle il mio punto di vista.
Penserei che lei preferirebbe essere seguito dal collega, le chiederei se si è sentito rifiutato da lui in qualche modo, le domanderei se ha considerato tutte le strade per riuscire a essere in cura da lui.
Se valutassi che Giulio potrebbe diventare un mio paziente per un percorso a lungo termine, spererei che il nostro scambio a poco a poco le risultasse incisivo, nonostante la sua scelta originaria non fossi io.
Mi focalizzerei inoltre sul mio dubbio che magari si sta anche preoccupando per me, dimenticandosi i suoi diritti, tra cui quello di essere un paziente libero di valutare qual è lo psicoterapeuta più adatto per sé.
Questi discorsi ci porterebbero dritti nel suo mondo interiore e lei capirebbe se è questo che vuole.
Farei così perché credo in questo modo di interazione, che non è standardizzato, non prevede compiti né prescrizioni, ma utilizza il manifestarsi del suo modo di essere nello spazio analitico e nella relazione terapeutica.
Se incontra qualcuno che ha un altro modo di lavorare potrebbe però muoversi con lei in un modo differente. Ma sarà sempre lei a farsi le sue idee, intuendo se quel professionista è la persona con cui lei vuole condividere un periodo importante della sua vita, nel quale vivrà una nuova rinascita di sé.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#18]
Ex utente
Gentile dr. De Sanctis,
ho pensato che le facesse piacere sapere che ho cominciato le sedute di psicoterapia dal vivo e come avevamo ipotizzato questa estate abbiamo iniziato a lavorare dagli scritti che ci siamo scambiati su questo sito.
Il professionista con cui lavoro probabilmente non sarà super come lei (almeno alla prima impressione), ma ho deciso di dargli fiducia e mi ha chiesto di ringraziarla per il lavoro che ha fatto con me e che in parte sta aiutando molto anche lui.
All'inizio pensava che fossero trascrizioni di sedute dal vivo, poi quando gli ho spiegato che era uno scambio su internet è rimasto molto impressionato dalla profondità delle analisi che abbiamo sviluppato insieme.
Credo che abbia capito come mi piacerebbe lavorare.
Spero che lei abbia trascorso buone vacanze e le auguro una buona ripresa della sua attività. Ho visto che ci sono molte richieste di consulto, sono sicuro che riuscirà ad aiutare molte persone, come ha fatto con me.
Un caro saluto,
Giulio
P.S. Con Lara abbiamo chiarito tutto...non mi ero sbagliato con lei! Dopo quella volta in spiaggia non lo abbiamo ancora fatto, ma lo abbiamo deciso insieme e siamo felici così.
P.S. 2 Ho deciso di regalarmi un'opportunità: mi sono iscritto all'Università. Non ho optato per Psicologia, il mio primo amore, ma per Economia, perché ho scoperto avere molte materie interessanti e si sposa bene con il lavoro che faccio attualmente. Mi potrebbe garantire interessanti sviluppi professionali. Farò lo studente lavoratore, non sarà semplice, ma ne vale la pena, spero che i nonni abbiamo abbastanza salute per seguire il mio percorso. Mi piacerebbe regalare loro ancora qualche soddisfazione.
P.S.3 Le vacanze mi hanno fatto bene, i tic sono al minimo storico...speriamo che duri!
ho pensato che le facesse piacere sapere che ho cominciato le sedute di psicoterapia dal vivo e come avevamo ipotizzato questa estate abbiamo iniziato a lavorare dagli scritti che ci siamo scambiati su questo sito.
Il professionista con cui lavoro probabilmente non sarà super come lei (almeno alla prima impressione), ma ho deciso di dargli fiducia e mi ha chiesto di ringraziarla per il lavoro che ha fatto con me e che in parte sta aiutando molto anche lui.
All'inizio pensava che fossero trascrizioni di sedute dal vivo, poi quando gli ho spiegato che era uno scambio su internet è rimasto molto impressionato dalla profondità delle analisi che abbiamo sviluppato insieme.
Credo che abbia capito come mi piacerebbe lavorare.
Spero che lei abbia trascorso buone vacanze e le auguro una buona ripresa della sua attività. Ho visto che ci sono molte richieste di consulto, sono sicuro che riuscirà ad aiutare molte persone, come ha fatto con me.
Un caro saluto,
Giulio
P.S. Con Lara abbiamo chiarito tutto...non mi ero sbagliato con lei! Dopo quella volta in spiaggia non lo abbiamo ancora fatto, ma lo abbiamo deciso insieme e siamo felici così.
P.S. 2 Ho deciso di regalarmi un'opportunità: mi sono iscritto all'Università. Non ho optato per Psicologia, il mio primo amore, ma per Economia, perché ho scoperto avere molte materie interessanti e si sposa bene con il lavoro che faccio attualmente. Mi potrebbe garantire interessanti sviluppi professionali. Farò lo studente lavoratore, non sarà semplice, ma ne vale la pena, spero che i nonni abbiamo abbastanza salute per seguire il mio percorso. Mi piacerebbe regalare loro ancora qualche soddisfazione.
P.S.3 Le vacanze mi hanno fatto bene, i tic sono al minimo storico...speriamo che duri!
[#19]
Caro Giulio,
penso che lei abbia un grande potenziale e le faccio sinceramente gli auguri per il suo promettente inizio.
Tenga presente, se ci fosse bisogno di dirglielo, che un dialogo in questa sede è differente da una terapia. Qui sono condensati molti concetti in breve tempo. Leggere e relazionarsi con un'altra persona sono due esperienze diverse.
Non conosco chi sia il collega, ma se ha deciso di dargli fiducia, mi sembra un gesto importante, che ha scelto di fare.
Aspettiamo allora le successive impressioni, dopo che si sarà misurato un po' di più insieme a lui. Ci tengo che vada tutto bene, io sono qui.
Sono contento per Lara, per i suoi interessi e per i suoi progetti, e per l'occasione che si sta dando di esprimere se stesso.
Quanto ai tic, il fatto che sono al minimo storico è una notizia davvero positiva. Costituisce oltretutto un precedente inequivocabile, che traccia una memoria di un'esperienza nuova.
Sarebbe prezioso riflettere sulle ragioni per cui questo sta succedendo. Le vacanze le hanno fatto bene, ma non dimentichi che è stato lei a essere soggetto attivo, forse più aperto e desideroso di essere se stesso? È Giulio che è andato in vacanza.
Sarà argomento di terapia, le dico questo perché è importante che lei possa riconoscersi come autentico protagonista della sua esistenza, valorizzandosi come merita.
Con sincerità,
Enrico de Sanctis
penso che lei abbia un grande potenziale e le faccio sinceramente gli auguri per il suo promettente inizio.
Tenga presente, se ci fosse bisogno di dirglielo, che un dialogo in questa sede è differente da una terapia. Qui sono condensati molti concetti in breve tempo. Leggere e relazionarsi con un'altra persona sono due esperienze diverse.
Non conosco chi sia il collega, ma se ha deciso di dargli fiducia, mi sembra un gesto importante, che ha scelto di fare.
Aspettiamo allora le successive impressioni, dopo che si sarà misurato un po' di più insieme a lui. Ci tengo che vada tutto bene, io sono qui.
Sono contento per Lara, per i suoi interessi e per i suoi progetti, e per l'occasione che si sta dando di esprimere se stesso.
Quanto ai tic, il fatto che sono al minimo storico è una notizia davvero positiva. Costituisce oltretutto un precedente inequivocabile, che traccia una memoria di un'esperienza nuova.
Sarebbe prezioso riflettere sulle ragioni per cui questo sta succedendo. Le vacanze le hanno fatto bene, ma non dimentichi che è stato lei a essere soggetto attivo, forse più aperto e desideroso di essere se stesso? È Giulio che è andato in vacanza.
Sarà argomento di terapia, le dico questo perché è importante che lei possa riconoscersi come autentico protagonista della sua esistenza, valorizzandosi come merita.
Con sincerità,
Enrico de Sanctis
[#20]
Ex utente
Gentile dr. De Sanctis,
la ringrazio molto per le sue riflessioni sempre preziose e per una frase che mi ha fatto molto piacere: "Ci tengo che vada tutto bene, io sono qui."
Volevo solo chiederle un approfondimento in merito alla sua osservazione circa la differenza tra gli scambi scritti che abbiamo fatto noi e una terapia di persona.
Per ora posso dire di aver osservato due aspetti:
1. I tempi sono molto dilatati e ogni concetto è ripreso e analizzato in profondità. Per sviluppare con queste modalità tutti i temi che abbiamo toccato noi ci metteremo un'eternità, ma spero che il passo lento possa portare altri vantaggi.
2. Il fatto di avere solo un testo da leggere e non una persona con cui relazionarsi permette di concentrarsi molto bene sul contenuto, ma ci priva di molte altre informazioni non verbali che involontariamente comunichiamo. Io avevo almeno il vantaggio di avere una foto dell'interlocutore e lei nemmeno quella. (Non mi sono mai permesso di scriverglielo perchè mi sembrava fuori luogo e non pertinente, ma se fossimo stati di persona avrei interpretato la sua espressione come triste, probabilmente sbagliando perchè non ci conosciamo e una foto è statica, ma mi sarei soffermato a riflettere su questo e mi sarei distratto.) Sono sicuro che il professionista sappia cogliere e interpretare i miei messaggi e risulti arricchito di informazioni nella sua analisi. Da parte mia, invece, mi sono talvolta sentito confuso nel percepire una apparente distonia tra le sue parole e il linguaggio del corpo, come reazione a informazioni che io stavo comunicando. Devo dire che questo mi ha portato a fare altre riflessioni che talvolta mi hanno fatto perdere il filo del discorso. Il linguaggio e le finalità delle analisi della persona che mi segue mi risultano anche più difficili da capire rispetto ai suoi scritti, che ho sempre trovato molto chiari e ricchi di spunti stimolanti.
Penso anche che sia ancora necessaria una fase di adattamento per entrare in empatia, anche se con lei il tutto mi era sembrato più semplice e naturale.
Ma come le dicevo ho deciso di dargli fiducia e spero che, con il tempo, sarò ripagato.
Le chiedo se, rispetto a queste due differenze che ho evidenziato, lei avesse in mente altri aspetti particolari da sottolineare.
Grazie ancora per tutto...mi ha dato quella spinta che ancora mi mancava per essere "soggetto attivo, più aperto e desideroso di essere me stesso".
In questo momento sono molto felice e i miei nonni, che hanno percepito il cambiamento in atto, lo sono ancora più di me!
la ringrazio molto per le sue riflessioni sempre preziose e per una frase che mi ha fatto molto piacere: "Ci tengo che vada tutto bene, io sono qui."
Volevo solo chiederle un approfondimento in merito alla sua osservazione circa la differenza tra gli scambi scritti che abbiamo fatto noi e una terapia di persona.
Per ora posso dire di aver osservato due aspetti:
1. I tempi sono molto dilatati e ogni concetto è ripreso e analizzato in profondità. Per sviluppare con queste modalità tutti i temi che abbiamo toccato noi ci metteremo un'eternità, ma spero che il passo lento possa portare altri vantaggi.
2. Il fatto di avere solo un testo da leggere e non una persona con cui relazionarsi permette di concentrarsi molto bene sul contenuto, ma ci priva di molte altre informazioni non verbali che involontariamente comunichiamo. Io avevo almeno il vantaggio di avere una foto dell'interlocutore e lei nemmeno quella. (Non mi sono mai permesso di scriverglielo perchè mi sembrava fuori luogo e non pertinente, ma se fossimo stati di persona avrei interpretato la sua espressione come triste, probabilmente sbagliando perchè non ci conosciamo e una foto è statica, ma mi sarei soffermato a riflettere su questo e mi sarei distratto.) Sono sicuro che il professionista sappia cogliere e interpretare i miei messaggi e risulti arricchito di informazioni nella sua analisi. Da parte mia, invece, mi sono talvolta sentito confuso nel percepire una apparente distonia tra le sue parole e il linguaggio del corpo, come reazione a informazioni che io stavo comunicando. Devo dire che questo mi ha portato a fare altre riflessioni che talvolta mi hanno fatto perdere il filo del discorso. Il linguaggio e le finalità delle analisi della persona che mi segue mi risultano anche più difficili da capire rispetto ai suoi scritti, che ho sempre trovato molto chiari e ricchi di spunti stimolanti.
Penso anche che sia ancora necessaria una fase di adattamento per entrare in empatia, anche se con lei il tutto mi era sembrato più semplice e naturale.
Ma come le dicevo ho deciso di dargli fiducia e spero che, con il tempo, sarò ripagato.
Le chiedo se, rispetto a queste due differenze che ho evidenziato, lei avesse in mente altri aspetti particolari da sottolineare.
Grazie ancora per tutto...mi ha dato quella spinta che ancora mi mancava per essere "soggetto attivo, più aperto e desideroso di essere me stesso".
In questo momento sono molto felice e i miei nonni, che hanno percepito il cambiamento in atto, lo sono ancora più di me!
[#21]
Le sue osservazioni sono del tutto valide Giulio.
Ci vuole tempo, come dice. Sono tante le ragioni, tra queste il fatto che sarà lei a trovare le sue risposte, dando senso alle sue esperienze esistenziali, lasciando emergere le sue emozioni e scegliendo la strada più giusta per sè.
Inoltre, solitamente ci sono potenti modalità che ci proteggono da ferite che possono essere molto profonde. È un modo per difenderci magari, e su questo succede che le persone fondino la loro identità, come fosse una maschera, magari mortifera, ma indispensabile per non crollare.
Bisogna allora piano piano abbassare il potere di queste difese per arrivare alle ferite e prendersene cura. Ma il dolore e la paura possono essere grandi, per questo sono necessari il massimo rispetto e cautela.
Assieme al tempo, contano la costanza, la continuità, la presenza e anche una breve mancanza.
Questo fonda un senso di forza in se stessi e sviluppa la creatività della persona.
Non si tratta di fare un'analisi razionale di sè, si tratta di fare una nuova esperienze di sè.
È un discorso complesso e pieno di stimoli verso il quale mostra una vivace curiosità.
Il vivo della relazione consente una maggiore condivisione come lei suggerisce nel secondo aspetto, molto importante da vivere.
Lei fa un esempio calzante. Attraverso la mia foto lei percepisce in me un senso di tristezza. Questo è un suo vissuto prezioso che può parlarci di lei, portandoci dritti nel suo mondo interiore.
Il fatto che non si sia sentito di parlarne qui, ma dal vivo lo avrebbe fatto, conferma che questa non è la sede adatta per entrare in una relazione terapeutica.
Il fatto che abbia "perso il filo del discorso", se non ho capito male, distratto da una "distonia" che ha percepito "tra parole e linguaggio del corpo" del professionista che la segue, potrebbe essere di fondamentale importanza. Così come a me avrebbe parlato della sua percezione di una mia espressione di tristezza, così può fare lo stesso con lui. Almeno Giulio, questo è il mio modo di intendere un percorso terapeutico, lei è lì per quello e insieme allo specialista siete lì per occuparvi di quello che sente.
Magari faccia attenzione se non glielo dice perché non sente una sintonia o se ci sono altre ragioni. Come lei dice con un po' di tempo potrà capire se merita la sua fiducia, magari anche mettendovi un po' alla prova.
Ora mi fermo qui, sicuro che sarà perfettamente in grado di proseguire le sue osservazioni, apprendendo dall'esperienza.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Ci vuole tempo, come dice. Sono tante le ragioni, tra queste il fatto che sarà lei a trovare le sue risposte, dando senso alle sue esperienze esistenziali, lasciando emergere le sue emozioni e scegliendo la strada più giusta per sè.
Inoltre, solitamente ci sono potenti modalità che ci proteggono da ferite che possono essere molto profonde. È un modo per difenderci magari, e su questo succede che le persone fondino la loro identità, come fosse una maschera, magari mortifera, ma indispensabile per non crollare.
Bisogna allora piano piano abbassare il potere di queste difese per arrivare alle ferite e prendersene cura. Ma il dolore e la paura possono essere grandi, per questo sono necessari il massimo rispetto e cautela.
Assieme al tempo, contano la costanza, la continuità, la presenza e anche una breve mancanza.
Questo fonda un senso di forza in se stessi e sviluppa la creatività della persona.
Non si tratta di fare un'analisi razionale di sè, si tratta di fare una nuova esperienze di sè.
È un discorso complesso e pieno di stimoli verso il quale mostra una vivace curiosità.
Il vivo della relazione consente una maggiore condivisione come lei suggerisce nel secondo aspetto, molto importante da vivere.
Lei fa un esempio calzante. Attraverso la mia foto lei percepisce in me un senso di tristezza. Questo è un suo vissuto prezioso che può parlarci di lei, portandoci dritti nel suo mondo interiore.
Il fatto che non si sia sentito di parlarne qui, ma dal vivo lo avrebbe fatto, conferma che questa non è la sede adatta per entrare in una relazione terapeutica.
Il fatto che abbia "perso il filo del discorso", se non ho capito male, distratto da una "distonia" che ha percepito "tra parole e linguaggio del corpo" del professionista che la segue, potrebbe essere di fondamentale importanza. Così come a me avrebbe parlato della sua percezione di una mia espressione di tristezza, così può fare lo stesso con lui. Almeno Giulio, questo è il mio modo di intendere un percorso terapeutico, lei è lì per quello e insieme allo specialista siete lì per occuparvi di quello che sente.
Magari faccia attenzione se non glielo dice perché non sente una sintonia o se ci sono altre ragioni. Come lei dice con un po' di tempo potrà capire se merita la sua fiducia, magari anche mettendovi un po' alla prova.
Ora mi fermo qui, sicuro che sarà perfettamente in grado di proseguire le sue osservazioni, apprendendo dall'esperienza.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 21 risposte e 19.4k visite dal 04/08/2016.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?