Il genitore amico
E' proprio vero, a quanto vedo, che i genitori sbagliano sempre! Noi figli sembriamo desiderare sempre ciò che non abbiamo: chi viene lasciato libero desidera più presenza, chi viene controllato desidera la libertà, e così via.
I miei genitori, intelligenti e sensibili, si sono posti nei miei confronti come punti di riferimento incrollabili: non hanno mai voluto mostrarmi le loro debolezze, le incertezze di fronte ai casi della vita, la vulnerabilità che senz'altro anche loro hanno. Non hanno mai accettato di lasciar trapelare il loro dolore nei momenti difficili, nemmeno gli attimi di indecisione, né tantomeno - guai a Dio! - di ammettere con me un loro errore. Si comportano così tutt'oggi, sebbene io abbia ormai 37 anni e sia moglie e madre, più che adulta.
Inutile dire che... li avrei voluti un pochino più umani a volte! Oggi soprattutto, e comunque da quando sono cresciuta anch'io, trovo molto fuori luogo e fastidioso il loro comportamento.
Mi viene in mente la frase di mia madre, che da ragazza mi ripeteva spesso che lei non era e non voleva essere "un'amica" per me, ma mia madre. Va bene, è giusto, è un atteggiamento maturo e responsabile, certo... ma non è lecito pensare che, ad un certo punto della vita, possa esserci anche una sorta di amicizia fra madre e figlia? Non si può pensare che, di fronte ad una figlia adulta, serena, realizzata, una mamma possa mollare un po' le redini di questo autocontrollo stakanovista e lasciarsi andare a qualche confidenza, a qualche momento di umana debolezza? Che bisogno c'è di volersi mostrare sempre retti, infallibili, distaccati?
Non credo di voler essere questo tipo di genitore per i miei figli, non demonizzerei l'amicizia fra mamma e figlia, altrimenti da dove dovrebbe nascere la complicità di cui molti parlano?
I miei genitori, intelligenti e sensibili, si sono posti nei miei confronti come punti di riferimento incrollabili: non hanno mai voluto mostrarmi le loro debolezze, le incertezze di fronte ai casi della vita, la vulnerabilità che senz'altro anche loro hanno. Non hanno mai accettato di lasciar trapelare il loro dolore nei momenti difficili, nemmeno gli attimi di indecisione, né tantomeno - guai a Dio! - di ammettere con me un loro errore. Si comportano così tutt'oggi, sebbene io abbia ormai 37 anni e sia moglie e madre, più che adulta.
Inutile dire che... li avrei voluti un pochino più umani a volte! Oggi soprattutto, e comunque da quando sono cresciuta anch'io, trovo molto fuori luogo e fastidioso il loro comportamento.
Mi viene in mente la frase di mia madre, che da ragazza mi ripeteva spesso che lei non era e non voleva essere "un'amica" per me, ma mia madre. Va bene, è giusto, è un atteggiamento maturo e responsabile, certo... ma non è lecito pensare che, ad un certo punto della vita, possa esserci anche una sorta di amicizia fra madre e figlia? Non si può pensare che, di fronte ad una figlia adulta, serena, realizzata, una mamma possa mollare un po' le redini di questo autocontrollo stakanovista e lasciarsi andare a qualche confidenza, a qualche momento di umana debolezza? Che bisogno c'è di volersi mostrare sempre retti, infallibili, distaccati?
Non credo di voler essere questo tipo di genitore per i miei figli, non demonizzerei l'amicizia fra mamma e figlia, altrimenti da dove dovrebbe nascere la complicità di cui molti parlano?
[#1]
Gentile Signora,
In ogni rapporto umano occorre mantenere saldo uno *schema* che funga da *timone* oppure la *barca* sbanda, imbarca acqua e va a fondo.
Lei vorrebbe davvero essere *complice* dei Suoi figli? Non essere costretta a mantenere il timone? Avere momenti di cedimento? E si! Si cara Signora! Temo che Lei vorrebbe essere piu' libera di non avere piu' il *ruolo* che Le compete. E vorrebbe non sentire la responsabilita' di questo.
I figli sono creati dai gentori per fare la loro strada e per fare questo hanno diritto ad una formazione seria e amorosa che solo i genitori possono dargli e assicurargli.
Di complicita' ne troveranno tanta. E non sara' a loro vantaggio!
Forza cara Signora! Lei ha avuto un ottimo esempio nei Suoi genitori di come e' giusto essere! Ora sta a Lei avere la forza di seguirlo!
Auguri!
In ogni rapporto umano occorre mantenere saldo uno *schema* che funga da *timone* oppure la *barca* sbanda, imbarca acqua e va a fondo.
Lei vorrebbe davvero essere *complice* dei Suoi figli? Non essere costretta a mantenere il timone? Avere momenti di cedimento? E si! Si cara Signora! Temo che Lei vorrebbe essere piu' libera di non avere piu' il *ruolo* che Le compete. E vorrebbe non sentire la responsabilita' di questo.
I figli sono creati dai gentori per fare la loro strada e per fare questo hanno diritto ad una formazione seria e amorosa che solo i genitori possono dargli e assicurargli.
Di complicita' ne troveranno tanta. E non sara' a loro vantaggio!
Forza cara Signora! Lei ha avuto un ottimo esempio nei Suoi genitori di come e' giusto essere! Ora sta a Lei avere la forza di seguirlo!
Auguri!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile signora,
riprendo le Sue parole:
" Non si può pensare che, di fronte ad una figlia adulta, serena, realizzata, una mamma possa mollare un po' le redini di questo autocontrollo stakanovista e lasciarsi andare a qualche confidenza, a qualche momento di umana debolezza? Che bisogno c'è di volersi mostrare sempre retti, infallibili, distaccati?"
E le rispondo: certo che si può lasciarsi andare , o almeno Lei al loro posto si sarebbe lasciata andare.
Mi chiedo quale situazione della Sua vita le abbia posto questa riflessione:
ha figli piccoli
si è da poco sposata o convive
Mi chiedo anche se i suoi genitori hanno tenuto quella "linea" per scelta o per cultura o per educazione a loro volta ricevuta..
riprendo le Sue parole:
" Non si può pensare che, di fronte ad una figlia adulta, serena, realizzata, una mamma possa mollare un po' le redini di questo autocontrollo stakanovista e lasciarsi andare a qualche confidenza, a qualche momento di umana debolezza? Che bisogno c'è di volersi mostrare sempre retti, infallibili, distaccati?"
E le rispondo: certo che si può lasciarsi andare , o almeno Lei al loro posto si sarebbe lasciata andare.
Mi chiedo quale situazione della Sua vita le abbia posto questa riflessione:
ha figli piccoli
si è da poco sposata o convive
Mi chiedo anche se i suoi genitori hanno tenuto quella "linea" per scelta o per cultura o per educazione a loro volta ricevuta..
Dr. Monica Zoni, Psicologa clinica, Milano sud e Skype
zoni.monica@gmail.com cell. 3394939556
[#3]
Utente
Dottoressa Zoni,
grazie per la sua risposta! Come giustamente immagina, ho un bambino di quattro anni ed una bimba in arrivo, per me è un piacere pensare a loro, a noi, al nostro rapporto e a come vorrei che evolvesse. Mi viene naturale fare un paragone fra come io sono e come i miei genitori sono e sono stati con me.
Probabilmente mia madre ha tenuto la linea per reazione, a sua volta, al comportamento di mia nonna, donna fragile che, senza mala fede ovviamente, ha forse caricato un po' troppo i suoi figli del peso dei suoi malesseri fisici e psicologici.
Mio padre, invece, credo abbia un bisogno immenso di sentirsi per me un punto di riferimento, una persona da non mettere in discussione e, soprattutto, credo abbia un grande bisogno di vedermi sempre piccola, ancora non adulta.
I nostri rapporti, con entrambi intendo, sono stati difficilissimi per molti anni, ma posso onestamente dire che ora le cose vanno bene.
Dottoressa Esposito, lei mi sorprende! Non pensavo proprio di poter dar adito alle ipotesi che lei formula, non credo affatto di essere una madre che ambirebbe a "rinunciare al proprio ruolo". Certo è che i miei genitori sono stati talmente giudicanti nei miei confronti, talmente normativi per alcuni versi, che io davvero non desidero ricalcare le loro orme coi miei figli in questi ambiti specifici. Ho sempre mal tollerato l'autorità e le gerarchie e non amo l'idea di essere autoritaria coi miei figli, ma voglio con tutta me stessa essere un genitore autorevole. Riflettevo più da figlia adulta, che da madre di un bimbo piccolo. Ma grazie per lo spunto, ci rifletto volentieri.
grazie per la sua risposta! Come giustamente immagina, ho un bambino di quattro anni ed una bimba in arrivo, per me è un piacere pensare a loro, a noi, al nostro rapporto e a come vorrei che evolvesse. Mi viene naturale fare un paragone fra come io sono e come i miei genitori sono e sono stati con me.
Probabilmente mia madre ha tenuto la linea per reazione, a sua volta, al comportamento di mia nonna, donna fragile che, senza mala fede ovviamente, ha forse caricato un po' troppo i suoi figli del peso dei suoi malesseri fisici e psicologici.
Mio padre, invece, credo abbia un bisogno immenso di sentirsi per me un punto di riferimento, una persona da non mettere in discussione e, soprattutto, credo abbia un grande bisogno di vedermi sempre piccola, ancora non adulta.
I nostri rapporti, con entrambi intendo, sono stati difficilissimi per molti anni, ma posso onestamente dire che ora le cose vanno bene.
Dottoressa Esposito, lei mi sorprende! Non pensavo proprio di poter dar adito alle ipotesi che lei formula, non credo affatto di essere una madre che ambirebbe a "rinunciare al proprio ruolo". Certo è che i miei genitori sono stati talmente giudicanti nei miei confronti, talmente normativi per alcuni versi, che io davvero non desidero ricalcare le loro orme coi miei figli in questi ambiti specifici. Ho sempre mal tollerato l'autorità e le gerarchie e non amo l'idea di essere autoritaria coi miei figli, ma voglio con tutta me stessa essere un genitore autorevole. Riflettevo più da figlia adulta, che da madre di un bimbo piccolo. Ma grazie per lo spunto, ci rifletto volentieri.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.2k visite dal 02/08/2016.
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