Famiglia disfunzionale

Gent.mi Dottori,
vorrei sottoporre alla Vs attenzione un problema che attanaglia il mio ragazzo da tutta la vita.
Ha 35 anni e 5 anni fa, in seguito a un ricovero per psicosi (la prima a 23 anni), gli fu diagnosticata la schizofrenia. E' in terapia da allora, è seguito mensilmente da una psichiatra e settimanalmente da uno psicologo. E' compensato, lavora e stiamo benissimo insieme.
Il suo vero problema è la famiglia di origine, cosi descritta dalla psichiatra e dallo psicologo:
- padre: disturbo paranoide di personalità, mai curato. Ha costretto il mio ragazzo a iscriversi presso una facoltà che aveva abbandonato da giovane, per poi prendere la laurea in altro campo. Il figlio, quindi, ha conseguito la laurea realizzando il sogno del padre. Di fatti, a lui non piace affatto la facoltà che ha frequentato pur di non deludere il padre. Il mio ragazzo riferisce atti di violenza e scatti d'ira che l'hanno fatto crescere nel pieno terrore del genitore;
- madre: disturbo dell'umore, in cura con antidepressivi, stati maniacali relativi alla pulizia, con DOC. Il mio ragazzo la descrive come assente e ignava;
- sorella: prendeva ansiolitici. 32 anni, sposata da un anno, madre da giugno. Disoccupati, col marito abitano dai genitori di lei, mantenuti e riveriti, senza mai cercare lavoro. Totalmente anaffettiva col neonato, delega le responsabilità nella cura alla nonna del bimbo. Ha sposato uno schizofrenico a cui ha fatto smettere di prendere gli antipsicotici. Ortoressica, manie di controllo, assume un ruolo genitoriale nei confronti di tutti fuorchè del figlioletto.
Frequenti i controlli sulla nostra vita sentimentale. I dottori che seguono il mio ragazzo parlano di "famiglia disfunzionale", con evidenti riferimenti a "doppio legame" e a "triangolazione perversa".
La famiglia nega il disturbo e la psichiatra ha parlato di "istigazione al delirio". Cominciarono anni fa una terapia familiare, abbandonando l'idea dopo poche sedute poichè la sorella reputava inadeguato lo psicologo che aveva meno anni di quelli che ha lei.
Di tale ricaduta non si accorse nessuno, la famiglia non tollera le conflittualità, i genitori non parlano tra loro: lui è il paziente designato malato, la sorella regina della casa. Il mio ragazzo non ha più nemmeno uno spazio suo in casa dei suoi poichè la vecchia stanza è ora del nipotino.
A casa sua la situazione è insostenibile per lui. Non appena torna in città lo trovo sconvolto, pieno di sensi di colpa perchè rinfacciano il bene che gli vogliono ma che di fatto lui non nota e ciò gli crea confusione. Chiedo a voi come è il caso di procedere nei confronti di una famiglia in cui tutti i ruoli sono sovvertiti, mischiati, confusi e che provano sentimenti brutti nei miei riguardi. E' il caso si allontani definitivamente?
Vi ringrazio.
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
Penso che il ragazzo non sia cosi' malato di *schizofrenia* se e' riuscito a prendersi una laurea.
La psicosi non da' queste possibilita'. Quindi forse la diagnosi e' stata un po' estrema!
Una famiglia *disfunzionale*, se davvero e' questa la diagnosi rende tutti disfunzionanti e invischiati. Non ci si puo' stare e non la si puo' lasciare!
Quindi che dire?
Anzitutto di cercare di salvaguardare il Suo ragazzo!
Se se la sente di venire a vivere con Lei ( e Lei si sente n grado di costituire una *sponda* per lui) si potrebbe tentare. Alontanarlo dalla famiglia e stare a guardare come reagisce!
Vada per tentativi prudenti! E si faccia sostenere dallo psicologo, se puo!
Auguri! Anzi : in bocca al lupo!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa,
la ringrazio per la sua celere risposta!
Per mancanza di caratteri a disposizione, ho omesso di scrivere che attualmente conviviamo da qualche mese e ci troviamo benissimo!
Lui torna a casa solo quando "deve", ovvero una volta a settimana.
Ha conseguito la laurea nel 2004 ma, dopo il ricovero e la diagnosi nel 2011, è riuscito a conseguire due abilitazioni professionali e una certificazione B2 di lingua inglese.
Ama la musica e scrive moltissime canzoni, passione che ci accomuna. E' un ragazzo dolcissimo, affabile, è ben voluto da tutti. Come scrivevo, il reale problema è la famiglia.
Si sente in colpa perchè il padre lo spronava a provarci con le ragazzine di 18 anni o con le colleghe anche se sposate.
Il padre ha quasi 70 anni ma compra riviste femminili e guarda un programma in cui c'è una ragazza di circa 20 anni.
Una volta al mio ragazzo capitò che gli si trovò davanti una ragazza, che pensò essere carina, ma giustificandosi mentalmente dicendo "ma la mia ragazza lo è di più". Non so perchè ma lo raccontò al padre, il quale rispose che non era un problema se guardava le altre, anzi, meglio: significava che non era abbastanza preso da me.
Agli esordi del primo delirio di persecuzione, a 23 anni, viveva ancora in famiglia e il padre sottovalutò il tutto poichè "tutti abbiamo deliri di tal genere da ragazzi".
Fu invitato dallo psicologo ad andar via di casa, stando al nord per 7 anni (durante i quali era fidanzato), 5 dei quali trascorsi in assenza dei genitori, che non lo cercarono più (a detta loro, si fidarono di persone sbagliate, quindi ancora una volta declinarono la responsabilità).
A casa sua il cognato che non assume più antipsicotici mostra segni di rimuginio, di alienazione, con occhi strabuzzati, a detta del mio ragazzo che conosce fin da dentro la "follia".
Preoccupato per il nipote, di ciò ha avvisato i suoi, che hanno glissato e sottostimato il problema. Attualmente si ritrovano a casa uno schizofrenico non curato e pare che non se ne curino.
Il mio ragazzo oscilla tra volersi staccare e restare invischiato, esattamente come dice, Dott.ssa Esposito.
Da bambino giocava con le costruzioni, da ragazzo suonava la chitarra ed era bravissimo a scuola (scelta ancora una volta dai suoi). Mi racconta che era timido e non aveva una elevata autostima, dato che i suoi gli dicevano che aveva la pancia grassa, motivo per cui cominciò a mangiar meno per cercare di piacere alle compagne di scuola, dimagrendo eccessivamente. Già da allora il medico gli prescrisse gocce per colite nervosa, ma non vollero che le prendesse.
Questa famiglia pare voglia controllarci e mi sento oppressa. Davanti a loro non riesce a ribellarsi, ma con me si lamenta delle ingiustizie perpetuate dai suoi.
Non so cosa fare.
[#3]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Credo che Lei debba avere tanto amore e pazienza, per *contenere* i momenti di crisi emotiva di questo ragazzo. Ma in modo positivo, stando dalla sua parte per creare momenti insieme.
Mi sembra che Lei abbia queste caratteristiche e lui le percepisca.
Le faccio i miei complimenti oltre che i miei auguri!
Spero che questo amore riesca a renderla felice davvero! Potrebbe darsi, lo sa?
[#4]
Utente
Utente
Grazie mille, Dott.ssa Esposito.
Mi spiace solo non poter fare altro, ma le confesso che questa situazione di astio gratuito che hanno verso me non fa altro che accrescere in me un senso di oppressione.
Penso ci osteggeranno sempre per il semplice fatto che non sono stata scelta da loro.
Ho cercato di far capire al mio ragazzo che non deve sentirsi in colpa, che rispondere alle prevaricazioni della sorella non vuol dire essere un "figlio cattivo".
Per ora, cara Dott.ssa, restano solo discorsi eterei. Mi dice di capire ma all'atto pratico, anche sentendoli al telefono, non mostra loro le proprie rimostranze, nonostante i tentativi stucchevoli di controllo.
Chiude il telefono e... si lamenta con me del loro comportamento.
Pensi che il cognato ha segni di rimuginio, alienazione e occhi strabuzzati: tutto ciò è stato notato dal mio ragazzo che, preoccupato per il nipote, ha tempestivamente avvisato i suoi genitori in modo da far attenzionare il cognato da uno psichiatra.
Inutile dirle che il tutto si è risolto con un sonoro: "la priorità è il bambino", come se il padre schizofrenico non curato non fosse per il bimbo un reale problema.
[#5]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
Purtroppo queste famiglie sono molto problematiche e la loro vita regge sulle *battaglie*. Battaglie *esterne* per non soccombere a quelle *interne*!
Lei puo' farci molto poco! Soltanto *contenere* le reazioni del Suo ragazzo con un atteggiamento tranquillo e sicuro che cerchi di dargli calma.
Non e' facile ma per mantenere il Vostro rapporto e' necessario!
Se ne ha voglia legga qualcosa a proposito di queste *famiglie disfunzionali*. Per comprendere un po'!
Coraggio!
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