Paura d' amare
Circa un anno fa ho "conosciuto" lui, lo conoscevo già perché fratello di una mia cara amica. Quarantenne, lavoro di successo dove ha molte responsabilità, colto, ama viaggiare, di ottima compagnia, mi piace trascorrere del tempo con lui. Dopo il fine settimana che trascorro a casa di sua sorella, io vivo in un 'altra città, cominciamo a sentirci per telefono...ogni momento è buono per raccontarci qualcosa. Circa due settimane dopo ,mi chiede se ho voglia di rivederlo, accetto e organizza un week end lungo in una città a metà strada tra le nostre. Trascorriamo 4 giorni bellissimi e da li decidiamo di frequentarci. Mi invita a casa sua, mi fa entrare nel suo mondo, mi presenta ai suoi amici, trascorriamo le vacanze di Natale insieme...siamo fidanzati. I mesi volano felici, quando vado a trovarlo sento il piacere che ha di stare con me, anche lui viene a trovarmi nella mia città, è dolce, premuroso, attento. A giugno io sono sotto stress per via di un concorso che sto preparando, da un litigio banale viene fuori la sua difficoltà. ..aver paura di innamorarsi. Gli chiedo spiegazioni e mi dice che preferisce non amare completamente perché in questo modo se la storia finisce non soffre. Mi arrabbio e lo mollo. Mi cerca, ricominciamo a sentirci e decidiamo di rivederci. Vado da lui perché ho bisogno di capire cosa è successo. Nel frattempo ho cercato articoli sulla paura d' amare. Il giorno del mio arrivo sembriamo la coppia che siamo sempre stati, il giorno seguente lo vedo nervoso cerco di mantenere la calma e cominciamo a parlare...mi dice che mi farà soffrire, che in passato aveva contattato uno specialista "consleur" ma probabilmente non era la persona giusta(gli era già successo con altre ragazze) Gli chiedo da che cosa nasce la sua paura, se ha sofferto per una storia passata, dice di no, dice che l'unico ricordo che ha è legato ad un suo amico di infanzia che a 15 anni è caduto in depressione per essere stato lasciato, lui dice di essere rimasto molto scosso e mai gli sarebbe successo. Gli dico che insieme potremmo provare a superare questa difficoltà ma che dovevamo affidarci ad uno specialista (psicologo o psicoterapeuta) per capire cosa era meglio fare, visto che entrambi teniamo l'uno all' altro. Sembra convinto, il giorno dopo litighiamo e mi dice che non è convinto,che questa cosa se vorrà farla la farà da solo perché non si sente di trascinarmi in una situazione simile perché ha paura che io possa "andarmene" di testa per lui, e comincia a sminuire tutto il nostro rapporto.Dice che non è una persona che sente la mancanza, che non soffre l' abbandono, a me non sembra,probabilmente lo dice più per convincere se stesso che me. Sono stata troppo diretta nel proporgli di consultare uno psicologo?
Vorrei che ci dessimo una possibilità ma solo affrontando un percorso perché credo che non si possa far finta di niente quando c' è un problema. Non lo sento da una decina di giorni.
Ringrazio tutti anticipatamente per l'attenzione darmi.
Vorrei che ci dessimo una possibilità ma solo affrontando un percorso perché credo che non si possa far finta di niente quando c' è un problema. Non lo sento da una decina di giorni.
Ringrazio tutti anticipatamente per l'attenzione darmi.
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Salve,
immagino che per lei non sia facile sentire al contempo la vicinanza e la distanza di lui, è una situazione che può gettare nell'incertezza e nel dolore.
È possibile che lui viva un dissidio interiore, prova a lasciarsi andare perché sente per lei emozioni intense, e prova interesse e stima.
Ma poi deve fare un passo indietro, magari temendo di perdere il controllo, preoccupato che il vostro legame diventi troppo stretto e, chissà, magari anche non sentendosi del tutto libero di essere se stesso in una relazione, di cui magari non si sente all'altezza.
Come lei dice, potrebbe anche temere di essere rifiutato da lei, magari se ci sono state occasioni in cui lei è stata distante o scostante, lui potrebbe avere reagito con rabbia contro di lei, mettendo in atto meccanismi volti a proteggersi da un suo ipotetico abbandono.
I motivi della sua ambivalenza possono essere tanti e devono essere approfonditi in una sede adeguata.
Si possono tenere ferme le acque, potrebbe essere una scelta. Ma alla lunga dove porterebbe una situazione del genere?
D'altronde forse anche lui mostra il suo disagio e quindi potrebbe sollecitarne una qualche apertura. È lui stesso a smuovere le acque, o forse a mostrare una sua insofferenza.
Avete parlato dopo un litigio, lui stesso le ha detto di un counselor. In una secondo episodio lo ha sentito nervoso, e credo che sia giusto che lei non abbia fatto finta di niente.
In questa situazione non credo che sia stata troppo diretta a parlare di una consultazione. Mi sembra che già avevate parlato abbastanza di questi temi. Senz'altro lui deve sentire il desiderio di smuovere il suo mondo interiore per cambiare se stesso, non so se il suo silenzio attuale possa parlare dei suoi dubbi a riguardo o di certe paure.
Mi rendo conto che lei possa vivere un senso di frustrazione e di amarezza, a volte è molto doloroso quando la paura vince e noi perdiamo l'occasione preziosa di sviluppare un legame.
Ci vogliono però tempo e pazienza, anche se so che stare in una dimensione di ambivalenza è difficile.
Se da una parte penso che parlare di una consultazione non sia stato negativo, mi chiedo se dall'altra forse non senta di essere stata critica o fredda, volendo subito una soluzione. Se ha voglia di parlarne, qual è la sua impressione a riguardo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
immagino che per lei non sia facile sentire al contempo la vicinanza e la distanza di lui, è una situazione che può gettare nell'incertezza e nel dolore.
È possibile che lui viva un dissidio interiore, prova a lasciarsi andare perché sente per lei emozioni intense, e prova interesse e stima.
Ma poi deve fare un passo indietro, magari temendo di perdere il controllo, preoccupato che il vostro legame diventi troppo stretto e, chissà, magari anche non sentendosi del tutto libero di essere se stesso in una relazione, di cui magari non si sente all'altezza.
Come lei dice, potrebbe anche temere di essere rifiutato da lei, magari se ci sono state occasioni in cui lei è stata distante o scostante, lui potrebbe avere reagito con rabbia contro di lei, mettendo in atto meccanismi volti a proteggersi da un suo ipotetico abbandono.
I motivi della sua ambivalenza possono essere tanti e devono essere approfonditi in una sede adeguata.
Si possono tenere ferme le acque, potrebbe essere una scelta. Ma alla lunga dove porterebbe una situazione del genere?
D'altronde forse anche lui mostra il suo disagio e quindi potrebbe sollecitarne una qualche apertura. È lui stesso a smuovere le acque, o forse a mostrare una sua insofferenza.
Avete parlato dopo un litigio, lui stesso le ha detto di un counselor. In una secondo episodio lo ha sentito nervoso, e credo che sia giusto che lei non abbia fatto finta di niente.
In questa situazione non credo che sia stata troppo diretta a parlare di una consultazione. Mi sembra che già avevate parlato abbastanza di questi temi. Senz'altro lui deve sentire il desiderio di smuovere il suo mondo interiore per cambiare se stesso, non so se il suo silenzio attuale possa parlare dei suoi dubbi a riguardo o di certe paure.
Mi rendo conto che lei possa vivere un senso di frustrazione e di amarezza, a volte è molto doloroso quando la paura vince e noi perdiamo l'occasione preziosa di sviluppare un legame.
Ci vogliono però tempo e pazienza, anche se so che stare in una dimensione di ambivalenza è difficile.
Se da una parte penso che parlare di una consultazione non sia stato negativo, mi chiedo se dall'altra forse non senta di essere stata critica o fredda, volendo subito una soluzione. Se ha voglia di parlarne, qual è la sua impressione a riguardo?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Gentilissimo dottor De Sanctis,
La ringrazio per la sua risposta. Effettivamente nella mia proposta di consultare uno specialista c'era una certa fretta ,probabilmente dettata da una mia paura nel trovarmi in una situazione nuova e non semplice da affrontare, di trovare una soluzione. Ero già pronta a cercare e fare un elenco di papabili psicologi o psicoterapeuti da cui poterci recare. Questa crisi con lui mi è servita anche per capire a che punto di questa storia mi trovo io, cosa voglio da questa relazione e quanto è importante questo uomo. Lui crede che ricominciare ci farà stare bene per un po' e poi il problema si ripresentetà m a solo con un consulto a mio avviso questo si potrebbe evitare.
La ringrazio per la sua risposta. Effettivamente nella mia proposta di consultare uno specialista c'era una certa fretta ,probabilmente dettata da una mia paura nel trovarmi in una situazione nuova e non semplice da affrontare, di trovare una soluzione. Ero già pronta a cercare e fare un elenco di papabili psicologi o psicoterapeuti da cui poterci recare. Questa crisi con lui mi è servita anche per capire a che punto di questa storia mi trovo io, cosa voglio da questa relazione e quanto è importante questo uomo. Lui crede che ricominciare ci farà stare bene per un po' e poi il problema si ripresentetà m a solo con un consulto a mio avviso questo si potrebbe evitare.
[#3]
Condivido quando dice che non basta ricominciare, il problema si ripresenterà. Comprendo inoltre bene il suo stato d'animo, non è semplice sentirlo distante senza un motivo apparente. Questo non può non generare in lei un senso di rabbia e di dolorosa instabilità.
Anche la fretta non è strana, forse questo è un punto su cui possiamo soffermarci, per comprendere quanta pazienza pensa di poter investire in questo rapporto, affinché nel tempo, non senza difficoltà, si possa magari sviluppare un legame.
Non so se in questo potremmo dire che lei senta di averlo messo un po' all'angolo, risultando accusatoria e facendogli sentire il peso di una situazione che per lui è difficile cambiare. Potrebbe essere spaventato ed evitare, più che affrontare, lo stimolo che genera in lui uno stato d'animo di questo tipo. Soprattutto se questo lo fa sentire vulnerabile e apre in lui, magari, vecchie ferite.
Come dire, se lei sceglie di provarci, può valutare se lui ha bisogno che lei non "si arrabbi e molli" subito, ma al contrario resti lì con lui ancora un po', mostrandogli che può fidarsi di lei, piano piano. Chiedergli di essere un altro fin da subito, d'altronde, potrebbe essere un'utopia.
Quando dico restare, intendo non solo in termini di presenza fisica, anche perché forse lui potrebbe anche mettere distanza da questo punto di vista.
Restare significa anche crederci e fermarsi a pensare, certo assieme ai segnali propositivi di lui, e non all'infinito. Anche lui cioè deve volerlo e mostrare nell'ambivalenza una parte consistente di desiderio per lei e di voglia di cambiare.
Per lei, quindi, non deve diventare una crociata solitaria e illusoria. D'altronde se lui non vuole non cambierà, e una volta capito è giusto che lei segua altre strade, se la situazione non le piace.
Restare significa, nonostante tutto, avere fiducia che una dimensione potenziale possa svilupparsi. Con l'aiuto di uno psicoterapeuta di coppia sì, ma prima di tutto con la vostra speranza, insieme.
Anche la fretta non è strana, forse questo è un punto su cui possiamo soffermarci, per comprendere quanta pazienza pensa di poter investire in questo rapporto, affinché nel tempo, non senza difficoltà, si possa magari sviluppare un legame.
Non so se in questo potremmo dire che lei senta di averlo messo un po' all'angolo, risultando accusatoria e facendogli sentire il peso di una situazione che per lui è difficile cambiare. Potrebbe essere spaventato ed evitare, più che affrontare, lo stimolo che genera in lui uno stato d'animo di questo tipo. Soprattutto se questo lo fa sentire vulnerabile e apre in lui, magari, vecchie ferite.
Come dire, se lei sceglie di provarci, può valutare se lui ha bisogno che lei non "si arrabbi e molli" subito, ma al contrario resti lì con lui ancora un po', mostrandogli che può fidarsi di lei, piano piano. Chiedergli di essere un altro fin da subito, d'altronde, potrebbe essere un'utopia.
Quando dico restare, intendo non solo in termini di presenza fisica, anche perché forse lui potrebbe anche mettere distanza da questo punto di vista.
Restare significa anche crederci e fermarsi a pensare, certo assieme ai segnali propositivi di lui, e non all'infinito. Anche lui cioè deve volerlo e mostrare nell'ambivalenza una parte consistente di desiderio per lei e di voglia di cambiare.
Per lei, quindi, non deve diventare una crociata solitaria e illusoria. D'altronde se lui non vuole non cambierà, e una volta capito è giusto che lei segua altre strade, se la situazione non le piace.
Restare significa, nonostante tutto, avere fiducia che una dimensione potenziale possa svilupparsi. Con l'aiuto di uno psicoterapeuta di coppia sì, ma prima di tutto con la vostra speranza, insieme.
[#4]
Utente
Ho chiuso la relazione perché lui mi ha detto di non essere convinto, di voler affrontare da solo un percorso, mi disse che non poteva permettere di trascinarmi in una situazione dove io avessi potuto perdere la testa, credo parlasse di lui e non di me. Gli ho chiesto di fidarsi, di stare tranquillo e mi ripeteva che lo era tranquillo...ero arrabbiata, delusa per questo non sono più fatta sentire e ho chiesto a lui di non cercarmi. Dovrei contattarlo e provare a parlare con calma. Io non voglio mollare, so che ci vorrà tempo e pazienza ma come dice lei dobbiamo volerlo in due, la mia difficoltà sta nel fargli accettare che non deve aver paura che io possa soffrire.
La ringrazio per le sue parole.
La ringrazio per le sue parole.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.6k visite dal 22/07/2016.
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