Lutto.come si elabora ?

Buonasera..ho 30 anni, nel 2001 ho perso mio padre : mesotelioma. Era un medico, come abbia potuto prendere una malattia del genere rimane uno dei più grandi misteri della mia vita. Lascio immaginare cosa voglia dire essere familiari di un medico che si ammala : è stata una tragedia dall'inizio alla fine, dolore decuplicato. Nel 2008 si ammala mia madre: bronchioloalveolare. fino a questo 2016 sembrava tutto risolto se non fosse che la tac di marzo evidenzia che due noduli ( mai refertati prima) si sono ingrossati.nuovo intervento al polmone , il destro questa volta :durante l'intubazione salta fuori che è presente una massa alla base della lingua. ( mai evidenziata prima perché le tac fatte durante i follow up alla fine non erano total body , ma "total body tranne il collo"). Si arriva ad aprile alla visita otorino: prescrivono una biopsia urgente, tanto urgente che non verrà mai eseguita in anestesia per mancanza di posti letto. A giugno, senza ancora una diagnosi, si presenta uno dei sintomi più brutti del cancro alla lingua : la disfagia , motivo per il quale mia madre verrà ricoverata cachettica in oncologia e dove verrà sottoposta ad un agoaspirato il cui referto è arrivato il nove giugno. A tre giorni dalla diagnosi mia madre è mancata, senza un perché , senza una spiegazione, senza aver metabolizzato l'ennesima malattia .come si affronta questo? Cerco di stare a galla a lavoro o quando sono con gli altri e in effetti la cosa mi riesce bene.tanto bene che poi vengo assalita dai sensi di colpa : come posso riuscire a fingere quando ho perso tutto? Quando la persona più importante della mia vita mi ha lasciata sola per sempre?questi sensi di colpa mi logorano. Non riesco a dormire. Ormai non so da quanto. Se mi addormento dormo massimo 4/5 ore nel corso delle quali mi sveglio duecento volte .Mi è stato prescritto pasaden dal medico di base,8 gocce al dì: come bere acqua fresca.il risultato è che più passa il tempo più mi sento uno zombie: mi trascino nella quotidianità, a volte così stanca che mi sembra di non provare alcuna sensazione.mi sento stordita e passo le mie notti insonni a cercare su internet tutte le informazioni sul cancro orofaringeo: una morte a tre giorni dalla diagnosi non ha lasciato spazio a un colloquio coi medici ( e sull'argomento medici preferisco sorvolare in questa sede): nessuno ha mai risposto alle mie domande , alle mie perplessità . in tre giorni non ho potuto metabolizzare niente .Quello che vorrei sapere , se possibile, è se esiste un metodo per capire se devo rivolgermi a un medico o se quello che sto vivendo è naturale.come si elabora un lutto? Dovrei saperlo dato che ho già perso mio padre. Il guaio è che ora mi sembra di rivivere anche quella morte.mi tornano a galla momenti della malattia del mio papà che avevo rimosso. Certe volte sto pensando ad altro e mi vengono in mente i loro volti agonizzanti, momenti dei loro funerali o comunque episodi strazianti.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
il suo racconto è molto doloroso e tocca corde emotive profonde di ognuno di noi.
Solitamente una perdita attiva l'altra, e lo sconforto è dietro l'angolo.

Il dolore per la perdita equivale alla "paura dell’abbandono", angoscia della scomparsa della protezione genitoriale, quel sostegno necessario in molti momenti particolari e dolorosi o penosi della vita.

Questo significa però, anche crescere come "persona", un giorno come genitore anche lei, che adesso deve comunque farcela da sola e deve mostrare a se stessa la sua forza d’animo.

Suo padre l'accompagnerà sempre e dalla sua "imago interna" potrà trarre quella forza indispensabile per andare avanti- che diventerà sua- prima o poi, superata soprattutto la rabbia.

Immagino cosa avrà provato e cosa sta ancora provando, tra mancanza, dolore, rabbia e rimuginzione dei fatti accaduti, passati e recenti.

Appena passerà la rabbia- prima o poi si stempererà - potra occuparsi del dolore, quello profondo per la perdita, ma molto dopo, non di certo adesso.

Ci saranno momenti bui, tristi, cupi, altri durante i quali la vita prenderà prepotentemente il posto del suo mondo interno e penserà di stare bene, altri durante i quali un ricordo, un profumo, una sua fragilità ...la riporterà indietro nel tempo e ripiomberà nel dolore....

Suo padre, così come sua mamma, vivranno ancora e per sempre nei suoi ricordi, vivranno con lei e farà da guida al suo mondo interno.

Se dovesse stare così male ancora per un po, il medico di famiglia ed uno psicologo potrebbero aiutarla, riprenderebbe a dormire e troverebbe lo spazio necessario per elaborare il/i suoi lutti.

Questo è stato il mio.
http://www.valeriarandone.it/articoli/1297-congresso-nazionale-sia-2015/

La vita delle persone morte sta nella memoria di noi vivi..
Condoglianze e coraggio...

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
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Buonasera Dottoressa,
La ringrazio per le Sue parole.
Ogni giorno emerge un nuovo dolore nella quotidianità che riprende..ma penso sia normale e sento di poterlo gestire. Con mia mamma avevo un rapporto molto stretto.. Eravamo più amiche , era la mia migliore amica. Mi ha fatto anche da padre, quando papà è venuto a mancare. In questi quindici anni papà mi è mancato tanto, un dolore gestibile, ma una malinconia sempre viva. Credo che Lei possa capirmi.ora invece mi sembra quasi di concentrare tutto il mio dolore su mamma.. E mi sento in colpa perché mi sembra di "trascurare " papà .. È davvero molto dura. A dire il vero i sensi di colpa sono tanti : avrei potuto portarla in un altro ospedale?avrei dovuto dare maggior peso a determinati sintomi ?( che lei mi nascondeva a essere sinceri, perché sapeva quanto fossi apprensiva bei suoi confronti).. L'unico rimpianto che non ho no è quello di non averle dimostrato abbastanza quanto la amavo : forse non glielo dicevo spesso, ma lei sapeva di essere il mio mondo. Ora in questo mondo ci sono solo io. Ora devo imparare ad avere una mia vita.,una vita nuova fuori dagli ospedali, dove non si parla solo di tumori. Dove la vita non è l'ansia fino al prossimo controllo tac. Tutti mi dicono che sarà più facile. Le voglio fare un altro esempio: i primi dieci giorni dalla morte di mamma mi alzavo con la solita ansia e la solita paura che le potesse succedere qualcosa. Poi realizzavo che il peggio era già successo e dopo la prima botta di dolore acuto realizzavo che non dovevo più avere questa ansia e questa paura che lei potesse morire e subito da una parte mi sentivo meglio. Come se per questo potevo tirare un sospiro di sollievo: inutile dirle che dopo questo sollievo rifletto e i sensi di colpa triplicano. Pochi giorni prima che mamma morisse lei stessa mi aveva detto : sei sempre così tesa , sempre così preoccupata , vedrai che quando morirò tirerai un sospiro di sollievo. Invece ora vorrei tutte le ansie di prima.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

tutto ciò che prova è del tutto comprensibile: non è facile lasciare andare le persone che amiamo, non vorremmo mai neppure vederle soffrire.

E, da una parte, sono comprensibili sia i Suoi sensi di colpa, per quanto incongrui, sia il Suo bisogno/desiderio di poter ancora controllare la situazione, tanto da voler ancora provare quell'ansia pur di avere ancora qui la mamma.

Ma la morte è incontrollabile e, soprattutto, è un evento cui non siamo preparati.

Però è possibile elaborare il lutto. Intanto il senso di colpa è un'emozione che si attiva nel momento in cui danneggiamo qualcosa/qualcuno e Lei ha fatto di tutto per i Suoi genitori.
D'altra parte il senso di colpa del sopravvissuto è noto da tempo.

Invece, il rimuginio che La porta a pensare "Se avessi fatto di più... se avessi sentito un altro parere medico... se fossi stata più
attenta..." è tipico dell'essere umano ed è un tentativo di recuperare un po' di controllo sull'evento (incontrollabile). Se ci pensa, lo facciamo anche per questioni meno importanti (es. "Se non avessi fatto quel viaggio... se fossi arrivata prima...").

Per rispondere alla Sua domanda sulla possibilità di elaborare il lutto, Le direi di sì, anche senza rivolgersi al medico o allo psicologo. Infatti, in passato il gruppo sociale (es vicini di casa, parenti) costituiva un grande aiuto per poter aver aiuto e supporto. Oggi, purtroppo, i ritmi della vita sono diversi e anche l'attenzione alle persone, ma direi di NON patologizzare un evento che, per quanto doloroso, fa parte del ciclo di vita.

Si prenda cura di se stessa, circondandosi delle persone che Le vogliono bene, e riposando quanto Le serve.

Le auguro di superare presto questo momento difficile e di riprendere in mano la Sua vita, che Le riserverà ancora cose belle.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica