Attacchi di rabbia e giramenti di testa
Salve, premetto che non ho trovato una risposta soddisfacente e ho aperto un nuovo topic. Ho ventidue anni e sto accusando attacchi di rabbia soprattutto ultimamente, premesso che non mi scaglio mai contro una persona senza un buon motivo. Questi attacchi mi provocano giramenti di testa, vertigini e difficolta nel respirare, quindi fiato corto. Ho iniziato un percorso con una psicologa da poco per altri problemi ma le ho omesso questo problema. Non sono sicuro che si tratti di veri attacchi o magari è un periodo di forte stress.
Voi esperti cosa pensate possa essere?
Ringrazio come sempre tutti anticipatamente.
Voi esperti cosa pensate possa essere?
Ringrazio come sempre tutti anticipatamente.
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Salve, ho letto con attenzione i consulti precedenti, in particolar modo il consulto dal titolo "Malessere generale" che ci ha scritto.
Il suo racconto è ricco di stimoli su cui è necessario soffermarsi. Quindi se ha sentito il bisogno di rivolgersi a una psicologa credo sia un passo importante. Posso chiederle da quanto tempo ha iniziato e ogni quanto tempo vede la psicologa?
La rabbia è un'emozione che parla di tanti aspetti di sé. Nell'immaginario è negativa, ma in realtà può significare anche il proprio desiderio di interrompere certi nostri vincoli che ci limitano oppure anche il desiderio di non soccombere più a certe ingiustizie.
Ad esempio la parola aggressività ha una interessante radice etimologica, che è "andare verso" qualcosa. Questo è consentito quando la rabbia è compresa e ben modulata.
In proposito, ho trovato molto suggestivo quando nel consulto precedente "Malessere generale" ha parlato della sua stanchezza di essere spettatore e non protagonista della sua vita. "Andare verso" questa strada richiede forza e autonomia. Può significare anche deludere chi non è d'accordo con noi e separarsene.
Un altro aspetto che ho trovato cruciale è il "tenere dentro" e il "reprimere", quasi come se non lasciasse emergere se stesso, come se non si autorizzasse a esprimere legittimamente delle parti di sé, come se non potesse essere autentico.
Questo mi sembra coerente con il nostro discorso.
Allora nel suo caso gli "attacchi di rabbia", al momento, potrebbero rendere conto di un conflitto interiore tra una parte di sé che vuole emergere e una parte di sé che deve stare al suo posto, ancora da spettatore.
Compressa in questo modo, la rabbia potrebbe generare la costellazione sintomatologica di cui soffre, producendo vertigini, difficoltà a respirare e uno stato di tensione generalizzata.
Come dire implode internamente. Bisogna trovare una via alternativa, non quella dell'implosione o quella dell'esplosione, ma quella che le consentirà di "andare verso", elaborando i suoi vissuti più profondi.
In questo suo nuovo consulto, racconta che ha omesso alla psicologa dei suoi "attacchi di rabbia". Posso chiederle, se le va di parlarne, secondo lei come mai?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Il suo racconto è ricco di stimoli su cui è necessario soffermarsi. Quindi se ha sentito il bisogno di rivolgersi a una psicologa credo sia un passo importante. Posso chiederle da quanto tempo ha iniziato e ogni quanto tempo vede la psicologa?
La rabbia è un'emozione che parla di tanti aspetti di sé. Nell'immaginario è negativa, ma in realtà può significare anche il proprio desiderio di interrompere certi nostri vincoli che ci limitano oppure anche il desiderio di non soccombere più a certe ingiustizie.
Ad esempio la parola aggressività ha una interessante radice etimologica, che è "andare verso" qualcosa. Questo è consentito quando la rabbia è compresa e ben modulata.
In proposito, ho trovato molto suggestivo quando nel consulto precedente "Malessere generale" ha parlato della sua stanchezza di essere spettatore e non protagonista della sua vita. "Andare verso" questa strada richiede forza e autonomia. Può significare anche deludere chi non è d'accordo con noi e separarsene.
Un altro aspetto che ho trovato cruciale è il "tenere dentro" e il "reprimere", quasi come se non lasciasse emergere se stesso, come se non si autorizzasse a esprimere legittimamente delle parti di sé, come se non potesse essere autentico.
Questo mi sembra coerente con il nostro discorso.
Allora nel suo caso gli "attacchi di rabbia", al momento, potrebbero rendere conto di un conflitto interiore tra una parte di sé che vuole emergere e una parte di sé che deve stare al suo posto, ancora da spettatore.
Compressa in questo modo, la rabbia potrebbe generare la costellazione sintomatologica di cui soffre, producendo vertigini, difficoltà a respirare e uno stato di tensione generalizzata.
Come dire implode internamente. Bisogna trovare una via alternativa, non quella dell'implosione o quella dell'esplosione, ma quella che le consentirà di "andare verso", elaborando i suoi vissuti più profondi.
In questo suo nuovo consulto, racconta che ha omesso alla psicologa dei suoi "attacchi di rabbia". Posso chiederle, se le va di parlarne, secondo lei come mai?
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Innanzitutto la ringrazio per la risposta molto dettagliata.
Sinceramente parlando le dico che non lo so perché l'ho fatto, probabilmente perché avendo cominciato da poco con la psicologa (ho fatto due sedute finora, una a settimana e domani farò la terza) ho avuto poco tempo a disposizione e ho ritenuto fondamentale concentrarmi su altri problemi. Lei lo sa meglio di me, i primi colloqui sono conoscitivi, ragion per cui ho deciso di anteporre determinate cose ad altre, ma domani parlerò anche di questa cosa con la dottoressa. Secondo la mia psicologa, gran parte dei miei problemi (ansia, panico, rabbia, ossessioni ecc) si riconducono al rapporto con mio padre, una persona poco presente da piccolo e quasi inesistente adesso.
Sinceramente parlando le dico che non lo so perché l'ho fatto, probabilmente perché avendo cominciato da poco con la psicologa (ho fatto due sedute finora, una a settimana e domani farò la terza) ho avuto poco tempo a disposizione e ho ritenuto fondamentale concentrarmi su altri problemi. Lei lo sa meglio di me, i primi colloqui sono conoscitivi, ragion per cui ho deciso di anteporre determinate cose ad altre, ma domani parlerò anche di questa cosa con la dottoressa. Secondo la mia psicologa, gran parte dei miei problemi (ansia, panico, rabbia, ossessioni ecc) si riconducono al rapporto con mio padre, una persona poco presente da piccolo e quasi inesistente adesso.
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Ha ragione a dire che è necessario un po' di tempo, e se domani sente di volergliene parlare, mi sembra una cosa positiva.
Da qui non so dirle se gran parte dei suoi problemi si riconducono al rapporto con suo padre, ci sono molte variabili in gioco e una complessità di fattori da considerare. Senz'altro figure di riferimento importanti per noi ci hanno formato e il rapporto che abbiamo con loro conta.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Da qui non so dirle se gran parte dei suoi problemi si riconducono al rapporto con suo padre, ci sono molte variabili in gioco e una complessità di fattori da considerare. Senz'altro figure di riferimento importanti per noi ci hanno formato e il rapporto che abbiamo con loro conta.
Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 20.3k visite dal 14/07/2016.
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