Quando ero piccolo utilizzavo un rituale di tipo doc

Salve, vi prego di dedicarmi un pò di attenzione, grazie infinite.
Vi racconto una mia esperienza che magari potrebbe aiutarvi alla comprensione:
Quando ero piccolo utilizzavo un rituale di tipo DOC: ripetendomi più volte delle frasi, una sorte di mantra; Utilizzato per fuggire dall'ansia provocata dall'assenza persistente dei miei. Dopo un bel pò di tempo, grazie solo e solamente a me stesso sono riuscito a non farne più uso, rarissime le volte che ne sento la necessità; Ma nonostante ciò, mi sento come se dovessi scappare da questo pensiero per paura di ricaderci credo e quindi, la maggior parte del mio tempo viene occupato nel cercare di distrarmi anzichè vivermi il momento, quando in realtà credo che se lasciassi perdere non creerebbe problemi; Una sorta di disfunzione mentale penso, la mia percezione in pratica è quella di un labirinto senza via d'uscita. Un'altro avvenimento che ha inciso sulla ricerca del rituale credo che sia questo: sempre da piccolo; Allora, tempo fà credevo che Dio potesse leggermi nella mente e che se non avessi partecipato psicologicamente contro una situazione che per me avrebbe presentato pericolo sarebbe accaduto ciò che non volevo; Questo credo sia un discorso un pò contorto e confusionario, non sò se sia facile da capire. Proseguendo, sempre legato a questo...una volta temetti che i miei zii al ritorno delle vacanza potessero fare un'incidente, è cosi fù; Senza conseguenze per fortuna. Immagino che questo sia legato a una certa responsabilità che ho dovuto attenere in passato nonostante la mia giovanissima età, sentendomi cosi da subito il peso sulle spalle e l'importanza del mio intervento in situazioni rilevanti; Legatosi sopratutto pervia di atteggiamenti e liti forti da parte dei miei cari.
Devo ammetterlo delle volte mi sento malato e spero di non esserlo realmente...okey, credo di aver collegato il tutto per quanto riguarda il mio contesto; Attendo con ansia un vostro riscontro, su tutti i punti di vista che ritenete importanti, vi ascolterò con gratitudine; Mi chiedo però in particolare se si tratti di un tipo di patologia e se potrei eliminare definitivamente il tutto, aiutandomi solo con le mie forze.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, ho letto con attenzione il suo racconto, che ha molti spunti su cui riflettere.

Da una parte il rituale che lei descrive sembra legato all'ansia per un profondo senso di solitudine, mi corregga pure se sente diversamente. Verosimilmente esperienze di questo tipo, legate alla separazione, con difficoltà possono passare in età adulta se non vengono affrontate in un modo specifico.

È infatti possibile che questi vissuti restino vivi interiormente, come lei forse testimonia: distrarsi infatti non basta, perché bisogna prendersi cura di quello stato d'animo e delle ferite che possono essere profonde.

Questo senso di solitudine potrebbe essere un elemento centrale e particolarmente complesso, che potrebbe riguardare anche la fantasia legata agli avvenimenti relativi a Dio e ai suoi zii.

In proposito mi sono chiesto se si è sentito responsabile di eventi difficili o negativi, che possono essere accaduti nella sua vita.
A volte capita di pensare così, di credere cioè di essere la causa di alcuni eventi, mentre in verità non dipende da noi quello che può accadere in generale o quello che gli altri sentono e fanno.

Potrebbe essersi sviluppato in lei un senso di solitudine e, insieme ad esso, un atteggiamento punitivo verso se stesso.

Dalle sue parole mi sembra chiedersi se parlare con uno psicoterapeuta può essere un'occasione. Penso che confrontarsi dal vivo possa essere un momento importante per lei per capire se proseguire con le sue forze o svilupparne di nuove attraverso un percorso su se stesso con l'aiuto di una persona, capace di comprenderla, sulla quale potrà fare affidamento.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Buongiorno Enrico de Sanctis, grazie per la sua risposta.
Allora per quanto riguarda al senso di solitudine, in passato penso che lo abbia provato sicuramente; Attualmente, non glielo so dire con certezza: ho pochi amici, delle volte mi isolo e credo che molte delle cose che ho perso di me stesso una delle più rilevanti, è una gran parte della mia autostima; Però spesso sento che al di fuori del contesto a prescindere, continuerei ad avere comunque questo fastidioso pensiero; Dunque, la presenza non so se sia pervia di una fissazione, di sensazioni che lo rimembrano o semplicemente, il tempo che deve fare la sua azione.

Mentre per quanto riguarda la sua domanda sugli eventi, no...per quanto io ricordi non mi sono mai sentito e non sono mai stato colpevole in passato di accadimenti negativi; Forse più recentemente lo sono stato, ma comunque fuori luogo da ciò.

La mia "domanda" l'ho postata per avere nuove prospettive, magari per capire meglio la situazione e rispondermi a certi quesiti.

Beh, se desidera farmi altre domande sono disponibile se lei ha del tempo; Altrimenti le sono comunque grato per il suo riscontro.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Non possiamo trascurare una sua frase, quando dice che aveva ansia per l'assenza persistente dei suoi. Questo è un fatto che potrebbe essere cruciale in modo particolare. Soprattutto perché sottolinea la persistenza della loro assenza.

Dalle sue parole, questa assenza ha generato in lei uno stato d'animo di malessere di cui non possiamo non tenere conto.

Ci dice poi che ha messo in atto comprensibilmente una modalità che per lei è stata utile per abbassare l'ansia che viveva, forse potrei dire altrimenti intollerabile.

Quello che poi succede sembra accennarlo: da solo, è riuscito a fare a meno del rituale.

Questa sua esperienza deve essere approfondita e in questa sede non ne abbiamo la possibilità purtroppo, poiché è necessario uno spazio idoneo dal vivo.

Mi interessa tuttavia dirle che sento in lei il desiderio di affrontare il suo malessere. Sia quando ha cercato di fare a meno del rituale sia oggi, scrivendoci e ipotizzando la possibilità importante di parlare con uno psicoterapeuta dal vivo.

Fare a meno del rituale è fondamentale, ma potremmo dire che non è solo il rituale in sé il punto, ma il suo vissuto emotivamente pregno rispetto all'assenza persistente dei suoi.
Per questo carico emotivo, ipotizzo, certi fastidiosi pensieri forse restano.

Il fatto di affrontare tutto questo da solo è il segno del suo forte desiderio, ma allo stesso tempo potrebbe parlarci del fatto che deve fare tutto da solo, poiché se sente l'assenza, che fa parte della vita, potrebbe darsi che non senta la presenza degli altri, che è fondamentale.

L'autostima si sviluppa nella relazione, e questo conferma il nostro discorso, che lei rileva con acutezza.

Spetta a lei la decisione di parlare con uno psicoterapeuta dal vivo, forse dal canto mio proverei questa strada, poiché è importante che lei non faccia più tutto da solo.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
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Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Allora, innanzitutto mi scusi per il ritardo dottor: de Sanctis.
Nonostante il poco spazio a disposizione, dalla sua "analisi" è pervenuto che il mio è un atteggiamento puntivo, come già avevo intuito. L'altro giorno infatti, mi sono distratto, VERAMENTE; Solo dopo essere tornato a casa mi è tornato in mente il pensiero. Riflettendo sono arrivato alla conclusione che ciò dipende dalla persistenza dell'accaduto, ma sopratutto da me stesso: pensando in continuazione al desiderio di distrarmi e liberarmi, non fa altro che alimentarlo; La soluzione ideale credo sia lasciar stare e focalizzarmi su qualcos'altro di duraturo, cosi da mantere la mente "impegnata" anche se purtroppo momentaneamente non so a cosa. La ringrazio molto per la sua attenzione.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Potrei dire che condivido l'idea di focalizzarsi su qualcosa di duraturo, sarebbe importante che potesse focalizzarsi su se stesso, sulla sua "autostima", come diceva.
E sarebbe importante che potesse condividere i suoi vissuti, non facendosi carico di tutto da solo.

Un caro augurio,
Enrico de Sanctis